CMC Ravenna 6,875% 2017-22 (XS1645764694) - 6% 2017-23 (XS1717576141)

Corriere di Romagna 04/06/20

LA NUOVA ERA DEL COLOSSO DELLE COSTRUZIONI - di ANDREA TARRONI
La Cmc riparte dall'Argentina Scaverà un tunnel di 13,5 km
Il progetto, a sud di Buenos Aires, porterà acqua potabile dall'impianto di depurazione di Bernal all'area di Lomas di Zamora. Vale 270 milioni
RAVENNA La Cmc riparte da una grande commessa estera, che arriverà ad impiegare, a pieno regime, fino a 400 persone. All'indomani dall'omologa da parte del tribunale di Ravenna del concordato preventivo da parte della cooperativa di costruzioni, il rilancio viene suggellato dalla partenza di un grande cantiere in Argentina. Nelle ore successive al definitivo sì del giudice al piano di rilancio che il colosso cooperativo aveva presentato a tribunale e creditori, veniva posata a 25 metri di profondità, nel ventre del territorio a sud di Buenos Aires, la testa rotante "Eva". L' enorme fresa, che prende il nome da Eva Peron, scaverà un tunnel idraulico di 13,5 chilometri, che servirà a portare acqua potabile dall'impianto di depurazione di Bernal all'area di Lomas di Zamora. La 'talpa' meccanica, modello Tbm Epb, era stata consegnata nella fine dello scorso luglio da Terratec a Cmc, e ha un diametro di 4,66 metri. Il colosso delle costruzioni ravennate ne utilizzerà due per costituire questo primo tunnel del mastodontico progetto attivato in Sudamerica.

Il troncone affidato a Cmc rappresenta infatti solo la spina dorsale del progetto «Sistema Agua Sur», gestito dalla compagnia pubblica argentina Aysa. L' opera è considerata di grande importanza strategica a livello nazionale, sia per essere la più importante degli ultimi 40 anni in questo settore, sia per la funzione sociale rivestita. Infatti, grazie all' ampliamento dell' impianto di potabilizzazione «General Belgrano» di Bernal, la produzione di acqua passerà da 1.950.000 a 2.950.000 di metri cubi al giorno, e il servizio pubblico raggiungerà settori della provincia tradizionalmente arretrati. Non a caso a presenziare alla cerimonia di avvio tenutasi quattro giorni fa a Quilmes, centro a 20 chilometri a sud della capitale argentina, c' erano anche il presidente argentino Alberto Fernández insieme a numerose personalità del governo, del Parlamento e della Provincia, oltre che all'ambasciatore italiano Giuseppe Manzo. Una volta terminata, l' infrastruttura porterà acqua potabile ad una popolazione di 2 milioni e mezzo di persone che ora ne sono prive. Il rifornimento idrico all'area sud di Buenos Aires dovrebbe essere compiuto nel 2027, ma il lotto a cui fa capo Cmc dovrebbe concludersi già nel 2022. Valore del progetto 170 milioni di euro.
 
Corriere di Romagna 04/06/20

Venerdì scorso l' omologa al concordato CMC

Un nuovo elemento simbolico: l' attivazione della fase cruciale di un importante cantiere estero, che segna la ripartenza anche concreta di un gruppo che anche nella fase più dura di una crisi profonda non si era mai fermato. Ma l' ombra del fallimento è stata dissipata solo venerdì scorso, con l' omologa del tribunale al piano con cui Cmc vuole voltare pagina dopo un anno e mezzo durissimo. Da quando, il 4 dicembre 2018, la cooperativa ravennate aveva chiesto il concordato preventivo. Anche l' azienda di Via Trieste entrava nel novero delle realtà italiane delle costruzioni in grave crisi. Ma ora si può tornare a pensare in grande.
 
Corriere di Romagna (ed. Ravenna-Imola) 07/06/20

L' INTERVISTA GIOVANNI MONTI / PRESIDENTE REGIONALE LEGACOOP - di ANDREA TARRONI
Alta velocità e hub portuale, la nuova Cmc pronta al rilancio del Paese
«Dopo l' omologa la coop sarà protagonista del rilancio annunciato da Conte»
RAVENNA Una crisi sanitaria che ha sconvolto l' economia e che ha fermato anche tra il 30 e il 40 per cento del sistema cooperativo. Che ora, per ripartire, propone un modello basato su sostenibilità e rafforzamento del welfare. A farsene portavoce è Giovanni Monti.

Ravennate, dal 2013 è presidente di Legacoop Emilia Romagna e fa parte anche del Cda di Cmc
.



Monti, partiamo da qui. Dopo l' omologa al concordato da parte del Tribunale, il gruppo di via Trieste può definitivamente voltare pagina. Il contesto economico però è complicatissimo. Quali armi ha la cooperativa ravennate per rilanciarsi?

«Intanto vanno ringraziati gli advisor e i dirigenti cooperativi hanno saputo dare solidità, a partire dal presidente Fioretti. Con importanti sacrifici ce la si è fatta e penso che Legacoop abbia dato un contributo importante per salvare un marchio simbolo, lanciando un segnale che va oltre i confini di Ravenna e della Romagna. Ora Cmc deve ripartire dalle sue competenze, in un quadro rivoluzionato».



E come le può far valere?

«Sembra che il nostro Paese voglia impostare un rilancio infrastrutturale. Cmc ha la forza per stare sul mercato, anche intessendo alleanze. Può giocare un ruolo fondamentale per la grande viabilità, la sua manutenzione, l' infrastrutturazione civile e ospedaliera».

Entri nello specifico «Il presidente Conte ha parlato nell'ultima conferenza stampa dell' alta velocità verso Taranto.

Penso sia fondamentale per il Paese che non coinvolga solo Pescara ma che colleghi l' Emilia Romagna attraverso Bologna. Poi la metropolitana di costa, proposta da Bonaccini. Il trasporto su ferro può dare competitività al Paese, un' opportunità alle imprese e sostenere una vera cultura ambientale. Che l' elaborazione del mondo cooperativo può arricchire. Non solo con Cmc, ma anche attraverso i vari consorzi con cui essa collabora».

Intanto però sta per essere scelto il "general contractor" per il Progetto Hub nel porto di Ravenna. Cmc non ha partecipato...

«Sarebbe stato prematuro, ma ora ritengo possa giocare un ruolo.

La crisi di Cmc e del mondo delle costruzioni deve però cambiare qualcosa nel rapporto fra realtà pubblica e privato in Italia. I costruttori non possono più fare da banca. Ancora oggi la situazione con Anas non è del tutto sanata».

Allarghiamo la lente. Come esce il mondo cooperativo dal lockdown?

«I settori sono stati colpiti in modo diversificato. Chi dava servizi alla scuola è in fortissimo affanno, come il mondo culturale. Di per contro, l' agroalimentare ha continuato a lavorare. In generale il 60/70 per cento del fatturato di Legacoop Emilia Romagna non si è mai fermato. Compreso il mondo delle cooperative sociali, che hanno contribuito alla tenuta della comunità».



E ora che quadro si profila?

«Sull'agroalimentare c'è la grande incognita dei consumi, e su questo bisogna dare più certezza sulla liquidità. Per quel che riguarda il welfare, penso si sia capito che non si può fare a meno di una realtà che in regione dà servizi a un milione di persone. Credo sia giusto che il pubblico pensi a riprendersi spazi di governance. Ma l' integrazione pubblico -privato e la coprogettazione compongono una formula vincente, che va rilanciata».



Quanto siete preoccupati per la realtà legata all'educativo e al culturale?

«Beh, parliamo di un mondo che ha già perso 30 per cento del fatturato. Il sistema può reggere, ma a settembre qualcosa deve cambiare e riponiamo fiducia nella commissione di cui fa parte anche Patrizio Bianchi. Anche perché si pone un enorme tema educativo, oltre che sociale».



E sul fronte della cultura?

Qualcosa si muove. Vediamo che non si è rinunciato a Ravenna Festival, si ragiona sulla Fiera di Rimini e Bologna. Ma servono più fondi per ripartire.
 
Che silenzio sui due miliardi di passivo della Cmc
Stampa
Il sindaco ci ha messo un punto esclamativo nel suo comunicato inviato alla stampa, un inedito per uno come Michele de Pascale che dosa le dichiarazioni pubbliche con il bilancino: “Un’ottima notizia per tutta la nostra città e non solo!”. Il riferimento è all’approvazione definitiva del tribunale di Ravenna, arrivata il 29 maggio, per il concordato richiesto dalla Cmc un anno e mezzo fa. Altrettanto entusiasmo dal presidente della cooperativa, Alfredo Fioretti, il giorno dopo su Il Resto del Carlino: «Siamo arrivati a cogliere un risultato incredibile. Sono veramente molto felice».
Se chiedi un concordato significa che hai dei debiti e nel futuro c’è un rischio di fallimento. L’approvazione del concordato scongiura quel finale. Ma non cancella l’esposizione. Il passivo totale della coop è quasi due miliardi di euro. Per i 1.300 creditori è stata definita la percentuale di credito che potranno riavere e in quanto tempo: pochi più fortunati avranno tutto entro un anno, gli ultimi avranno un decimo attorno al 2030.
Ma chi, dove, come e quando ha causato la passività? Qualcuno ha intenzione di chiederlo a chi sta ai vertici della cooperativa? Se si esclude la lista Ravenna in Comune, finora la politica, anche quella di opposizione, non ha fatto commenti su questa vicenda, non ha chiesto chiarimenti. Ma la dimensione della cosa è talmente imponente e il soggetto coinvolto ricorda così spesso l’etica dei valori cooperativi del suo dna che ci si potrebbe anche aspettare una presa di parola spontanea, oltre alle carte consegnate ai giudici. Chiamatela trasparenza, se volete. Obbligatoria? No. Fattibile? Certo. Invece in questi diciotto mesi di travaglio per arrivare all’omologa è proseguita la nota ritrosia di via Trieste a comunicare. Le relazioni con i media sono ufficialmente affidate a quotate agenzie di Milano che alla prova dei fatti tengono rapporti soprattutto con qualche giornale più amico di altri e vergano più che altro comunicati forse un po’ troppo edulcorati. Un esempio: nel 2018 si annunciava il nuovo dg parlando di «grandi ritmi di crescita» e quattro mesi dopo Cmc bussava in tribunale. La pagina Facebook ha 5mila fan (8mila sono gli occupati in giro per il mondo) e ha fatto sei post negli ultimi diciotto mesi, nessuno sul concordato. “La Betoniera”, house organ della coop consultabile sul sito, è uscita a ottobre 2018 senza accenni di crisi.
Il sindaco dice che «nella ripartenza (post pandemia, ndr) è importante che la città e il Paese possano usufruire delle competenze di una protagonista assoluta come Cmc». Vale la pena ricordare che Cmc da tempo ha il 60 percento del suo giro d’affari all’estero e le ricadute locali si esauriscono in qualche occupato e poche sponsorizzazioni. Forse all’Italia e a Ravenna interessebbe sapere altro. Ad esempio cosa è successo alle dighe in Kenya, perché venne spostata lungo il Candiano una bomba, perché una cooperativa costruì un albergo di lusso su commissione della finanziaria di Gheddafi, come mai i fanghi dragati al porto di Ravenna sono rimasti nelle casse di colmata oltre i tempi autorizzati, perché il bitumificio in darsena ci ha messo così tanto a chiudere…


Di Andrea Alberizia - Ravenna & Dintorni

 
Ci hanno trombati scientificamente...
Ci hanno rubato tutti i nostri averi...
Hanno azzerato i nostri Bond - secondo me con una strategia -
La verità era che questa mirabolante cooperativa era andata semplicemente in malora e a tavolino venne deciso di sacrificare gli obbligazionisti.
Tutto qui...
Questo era l'unico disegno strategico di una azienda peraltro assolutamente incapace di fare quadrare un conto economico...
A proposito : ma quanto vale ii Bond oggi ???
Salutò a tutti.
Ravenna resterà per sempre con me come simbolo della più grande stangata mai subita...
E soprattutto IMPUNITA...
 
Corriere di Romagna 25/06/2020
L' INCHIESTA IN SICILIA
Peculato, truffa e traffico di rifiuti Avvisi di garanzia per la Cmc - di ALESSANDRO CICOGNANI
Perquisita la sede di via Trieste nel corso dell' indagine diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Sotto la lente i lavori per il raddoppio della strada statale 640
RAVENNA Una nuova bufera torna ad addensarsi sopra gli uffici del civico 76 di via Trieste. Da alcune ore le fondamenta di Cmc sono state scosse da un' inchiesta di cui al momento si conosce ancora poco, ma dai profili comunque pesantissimi. Le ipotesi di reato iscritte nel fascicolo d' indagine aperto dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta parlano infatti di peculato, associazione a delinquere, frode in pubbliche forniture e traffico illecito dei rifiuti. Al centro dell' inchiesta, ancora una volta, vi sono i cantieri siciliani per l' ormai interminabile raddoppio della strada statale 640, la cosiddetta Agrigento-Caltanisetta che dovrebbe collegare i due territori con l' autostrada veloce.

Per chi non la conoscesse, si parla di un' opera definita strategica e fondamentale per il sostegno di centinaia di imprese siciliane, ma sui cui da anni Cmc è impegnata senza riuscire a muovere praticamente un solo passo.

Alla base del problema, fondamentalmente, c' era un contenzioso tra la cooperativa ravennate e Anas per un valore di quasi un miliardo e mezzo di riserve.

Finalmente nell' agosto dell' anno scorso era stato raggiunto un accordo tra le due società grazie, si legge in una nota di allora, all'impegno del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Da una parte Cmc, dall' altra Anas e in mezzo il premier Giuseppe Contee l' allora ministro Danilo Toninelli avevano così assicura la ripresa del cantiere.

Nuova inchiesta Ora però la Dda di Caltanissetta ha deciso di gettare un faro su uno degli ultimi stralci dei lavori.

Si parla del rifacimento del ponte San Giuliano, uno degli ultimi viadotti che porta alla galleria che collega con l' autostrada Palermo -Catania. Il sostituto procuratore Simona Russo, in questo ambito, ha dato mandato alla guardia di finanza di dare il via a una vasta operazione di perquisizioni e sequestri in tutte le aziende coinvolte nei lavori, ovvero la Cmc di Ravenna e le altre società a cui la cooperativa nel tempo aveva ceduto parte del cantiere. Ieri mattina le fiamme gialle sono entrate anche negli uffici della "casa madre", in via Trieste, cercando e sequestrando tutto i documenti relativi all' appalto del ponte San Giuliano.

Inoltre, sono stati eseguite perquisizioni e sequestri ad Agrigento, a Caltanissetta e in Toscana, dove i finanziari avrebbero portato via pc, documenti e altro materiale ritenuto utile per l' indagine.

Stando ai primi particolari emersi in queste prime e concitate ore, la magistratura nissena avrebbe già iscritto i primi nomi nel registro degli indagati - dando quindi il via anche alla notifica degli avvisi di garanzia - e si tratterebbe di persone al vertice delle imprese coinvolte.

I reati Non è trascorso nemmeno un mese dall'omologa del concordato, che ne ha di fatto sancito il salvataggio dopo un anno e mezzo di crisi, che il colosso ravennate del cemento Cmc si trova a quindi a dover affrontare quello che si preannuncia come un grave terremoto giudiziario. Nelle carte dell' inchiesta, ancora nella sua fase iniziale, sembrerebbe infatti che la Dda stia cercando di fare chiarezza su una lunga serie di reati: prima di tutto il peculato e la frode in pubbliche forniture, a cui si aggiungerebbero il disastro ambientale, il crollo colposo, la truffa aggravata, l' abuso di ufficio, l' associazione a delinquere e il traffico illecito dei rifiuti.
 

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