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IL CAMBIO AL VERTICE È il caso dell’ultimo cambio al vertice nella cooperativa rossa. Lo hanno ribattezzato “il golpe Fioretti” ed è avvenuto a luglio scorso, un mese che ormai in Italia coincide molto spesso con i rovesciamenti apicali. In piena estate, il Gran consiglio della Cmc ha portato il potente amministratore delegato Roberto Macrì alle dimissioni. Tutto accade il 27, nel giro di poche ore; Macrì esce dopo 20 anni di salda guida al vertice della cooperativa e lascia il posto a a Paolo Porcelli, altra figura interna alla Cmc molto vicina al nuovo assetto del potere politico, al punto da garantire le commesse più vantaggiose, tutte solidamente basate all’estero, con preferenza nell’area dell’Africa australe. Succede spesso in questi casi: l’avvicendamento viene presentato come una sorta di divorzio consensuale condito da grande amicizia e stima perpetua. Peccato che il comunicato stampa ufficiale lasci aperte vistose crepe e gravi contraddizioni. Ad esempio si bada bene a sottolineare che è stato Macrì a voler andare via perché dopo 20 anni «cerca nuovi stimoli professionali». E andrebbe tutto bene, se non fosse che qualche rigo dopo lo stesso comunicato spiega che Macrì non ha nessuna fretta di dare sfogo ai suoi nuovi stimoli professionali, tant’è che resterà a disposizione dell’azienda per un tempo indefinito.
IL MONDO POLITICO CAMBIA Macrì è il più illustre dei fuoriusciti ma non è l’unico; contemporaneamente (o quasi) anche un altro uomo storico di Cmc lascia il prestigioso incarico di responsabile della sede romana e va via. Si tratta di Marco Poncetta. Vanno via anche altre figure minori: tutte quelle, per intenderci, legate al mondo della cooperazione e della sinistra storica. E alcuni osservatori pensano che l’azienda si trovi davanti a un mutamento epocale e strategico.
Ecco tornare all’attenzione una serie di voci qualificate che nei mesi scorsi hanno riferito di un tentativo da parte del padrone di Cmc, Alberto Fioretti, di trasformare la struttura cooperativa della Cmc in una società per azioni regolata da contratti assolutamente privatistici. Un percorso, questo, che potrebbe portare anche all’affrancamento della Cmc dal suo mondo politico di riferimento, quello della sinistra operaia… di lotta e di governo.
Siamo ai preliminari ma molti garantiscono che presto sarà lotta dura, il che non può non preoccupare, visto che parliamo di un colosso delle costruzioni.
NON SOLO LOTTE INTERNE Come (e se) questi nuovi movimenti potranno influire sul più importante appalto è presto anche solo per ipotizzarlo. Di certo c’è che – secondo questi rumors – l’allontanamento dei vertici di Cmc dall’area politica di riferimento avrebbe subìto una brusca accelerazione. A Cosenza, intanto, molti guardano al cantiere (transennato qualche settimana fa, anche se i lavori non sono certo entrati nel vivo). Guarda con interesse – soprattutto – la politica. Dopo lo stop imposto dal Tar all’abbattimento dell’hotel Jolly, il sindaco Mario Occhiuto ha minacciato di far saltare l’accordo complessivo con la Regione, all’interno del quale figura anche il cantiere dell’opera che cambierà il volto del viale Parco, la principale arteria della città. Sullo sfondo c’è la mobilitazione per il “no” alla metro, accanto ai documenti ufficiali che raccontano di un’accelerazione nell’iter del progetto che si accompagna, però, a tutta una serie di prescrizioni ancora da rispettare. Il progetto esecutivo per il primo lotto dell’opera è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale, ma va rivisto in molte parti. Le «criticità» cominciano da una «stima economica delle opere non in conformità alle disposizioni regolamentari e contrattuali» per finire a una miriade di punti riassunti nell’espressione «le modifiche apportate al progetto non sono esaustive». Si va avanti, però, nonostante tutto. Sempre ammesso che non saltino gli equilibri politici. E con la nuova incognita dei rapporti di forza all’interno di Cmc.
IL MONDO POLITICO CAMBIA Macrì è il più illustre dei fuoriusciti ma non è l’unico; contemporaneamente (o quasi) anche un altro uomo storico di Cmc lascia il prestigioso incarico di responsabile della sede romana e va via. Si tratta di Marco Poncetta. Vanno via anche altre figure minori: tutte quelle, per intenderci, legate al mondo della cooperazione e della sinistra storica. E alcuni osservatori pensano che l’azienda si trovi davanti a un mutamento epocale e strategico.
Ecco tornare all’attenzione una serie di voci qualificate che nei mesi scorsi hanno riferito di un tentativo da parte del padrone di Cmc, Alberto Fioretti, di trasformare la struttura cooperativa della Cmc in una società per azioni regolata da contratti assolutamente privatistici. Un percorso, questo, che potrebbe portare anche all’affrancamento della Cmc dal suo mondo politico di riferimento, quello della sinistra operaia… di lotta e di governo.
Siamo ai preliminari ma molti garantiscono che presto sarà lotta dura, il che non può non preoccupare, visto che parliamo di un colosso delle costruzioni.
NON SOLO LOTTE INTERNE Come (e se) questi nuovi movimenti potranno influire sul più importante appalto è presto anche solo per ipotizzarlo. Di certo c’è che – secondo questi rumors – l’allontanamento dei vertici di Cmc dall’area politica di riferimento avrebbe subìto una brusca accelerazione. A Cosenza, intanto, molti guardano al cantiere (transennato qualche settimana fa, anche se i lavori non sono certo entrati nel vivo). Guarda con interesse – soprattutto – la politica. Dopo lo stop imposto dal Tar all’abbattimento dell’hotel Jolly, il sindaco Mario Occhiuto ha minacciato di far saltare l’accordo complessivo con la Regione, all’interno del quale figura anche il cantiere dell’opera che cambierà il volto del viale Parco, la principale arteria della città. Sullo sfondo c’è la mobilitazione per il “no” alla metro, accanto ai documenti ufficiali che raccontano di un’accelerazione nell’iter del progetto che si accompagna, però, a tutta una serie di prescrizioni ancora da rispettare. Il progetto esecutivo per il primo lotto dell’opera è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale, ma va rivisto in molte parti. Le «criticità» cominciano da una «stima economica delle opere non in conformità alle disposizioni regolamentari e contrattuali» per finire a una miriade di punti riassunti nell’espressione «le modifiche apportate al progetto non sono esaustive». Si va avanti, però, nonostante tutto. Sempre ammesso che non saltino gli equilibri politici. E con la nuova incognita dei rapporti di forza all’interno di Cmc.