tontolina
Forumer storico
Jack Abramoff conosceva Atta
Maurizio Blondet
07/01/2006
Jack Abramoff (destra) a stretto colloquio con il suo avvocatoLa Washington politica trema: Jack Abramoff, il lobbista supremo per il partito repubblicano, ha scelto - per evitare oltre 10 anni di galera per corruzione, frode ed evasione fiscale - di «collaborare».
Ossia di fare i nomi dei complici e dei beneficiari delle sue manovre.
Brillante e losco gestore di case da gioco, Abramoff si faceva pagare 750 dollari l'ora per fare lobby.
E convinceva senatori e deputati, di destra e di sinistra, offrendo loro viaggi gratis per vacanze da favola, cene in ristoranti famosi, l'iscrizione a campi di golf costosi ed esclusivi.
Non sembrano grosse corruzioni, in confronto a quel che succede in Italia tra Fiorani e Ricucci e i loro referenti del «palazzo».
Ma non è tutto, e lo rivela il panico che ha colto i politici.
Dopo Dennis Hastert (portavoce repubblicano alla Camera) e il già inguaiato Tom DeLay (ex capogruppo repubblicano e intimo di Bush e Karl Rove) anche Bush in persona ha fatto annunciare che destinerà in beneficenza i fondi ricevuti da Abramoff per la campagna elettorale.
Il lobbista aveva raccolto più di 100 mila dollari per la rielezione di Bush-Cheney nel 2004.
Alla Casa Bianca era ospite fisso, avendo partecipato a tre ricevimenti per Hanukkah indetti dal presidente (Abramoff è ebreo osservante).
Ora tutti cercano di prendere le distanze da lui.
Perché quel denaro puzza tanto?
Non solo perché i soldi di Abramoff vengono in parte dai suoi casinò galleggianti che incrociano al largo della Florida (dove governa Jeb Bush, il fratello) e si pratica il gioco d'azzardo semi-legale, o dalle sale da gioco che Abramoff gestisce per conto dei Seminole e dei Chippewa, tribù sfavorite che hanno il permesso di far girare le slot machine.
Quel particolare mestiere implica, come vedremo, intrecci con la criminalità comune, ma non basta ancora.
Ci sono indizi che Abramoff conosceva Mohamed Atta, il capo dei presunti dirottatori suicidi dell'11 settembre.
E' una notizia lanciata dall'Associated Press il 26 settembre 2001 con il titolo: «SunCruz Casinos consegna documenti sull'inchiesta sui terroristi».
Gli impiegati del SunCruz, una delle navi d'azzardo di Abramoff, avevano infatti riconosciuto Atta e altri tre o quattro presunti dirottatori suicidi come clienti della bisca galleggiante.
L'FBI aveva chiesto la lista dei passeggeri, e «alcuni dei nomi nella lista dei passeggeri a bordo il 5 settembre coincidono con quelli di alcuni dirottatori», diceva l'agenzia.
E raccontava che il casinò da crociera aveva preso il largo da Madeira Beach in Florida per allontanarsi nel Golfo, in acqua extraterritoriali, come tutte le sere.
Poi la notizia scompare, come tante altre su quel soggetto.
Ma dimostra che Atta e alcuni dei suoi, solo cinque giorni prima dell'11 settembre, erano nel casinò galleggiante.
Per giocare?
Che brivido può dare il rischio dei dadi e delle slot machine a personaggi che poche ore dopo si sarebbero lanciate a morire alla guida di aerei di linea?
Il fatto è che tra i terroristi presunti suicidi e le case da gioco sembra esserci una relazione abbastanza frequente.
28 giugno 2001: dal Boston Logan Airport Mohammed Atta (o un uomo che ha questo nome sul biglietto) s'imbarca su un United Airlines e vola fino a San Francisco.
Prima classe, volo non-stop.
A San Francisco prende la coincidenza per Las Vegas.
10 agosto: dall'aeroporto Dulles di Washington Hani Hanjour e Nawaf Alhazmi (due dei dirottatori dell'11 settembre) prendono un United Airlines con destinazione a Los Angeles.
Volo di prima classe, costoso.
E anche loro cambiano e vanno a Las Vegas.
Vanno a puntare sul tavolo verde?
Forse.
Ma la gestione di casinò è notoriamente il modo giusto di riciclare.
«L'azzardo è un mestiere che si fa con denaro liquido», spiega Keith Cooper, capo della security del Nevada Control Board (Las Vegas): «quando hai denaro di provenienza sospetta, droga armi o altro, è il modo migliore per ripulirlo e farlo sembrare legittimo».
A Las Vegas ciò non succede perché «abbiamo delle regole», giura Cooper.
Ma chi controlla le navi bisca al largo della Florida?
«Queste 'crociere' del gioco sono la più grossa attività non regolamentata degli USA», dice Bill Thompson, che insegna «Gioco d'azzardo» all'Università di Las Vegas (eh sì: a Las Vegas c'è un'università, e queste sono le materie d'insegnamento).
«Il guadagno lordo è sui 170 milioni di dollari all'anno. Ma attenzione, questa è solo la cifra che loro dichiarano volontariamente. Tutti sanno che sulla cifra c'è una 'scrematura'».
Denaro nero.
Tanto.
Non tassato.
Liquido e senza controllo.
Non sarà che dalla «scrematura» il pio Jack Abramoff trae i fondi per finanziare il partito repubblicano, e pagare le cene e i viaggi turistici a senatori e deputati?
E magari i fondi per Atta e i suoi «fondamentalisti islamici»?
Certo Bin Laden, dalla sua caverna afgana, deve aver avuto qualche difficoltà a garantire la rete logistica di protezione e sostentamento per i suoi terroristi suicidi.
Nulla di meglio che appoggiarsi alla rete gangsteristica già esistente attorno ai casinò.
Di queste bische galleggianti, Abramoff ne possiede una dozzina.
E poiché sono sottratte al controllo di qualunque Stato e di ogni polizia, è più che probabile che la criminalità organizzata ne abbia fatto il proprio nido (dalle uova d'oro), il centro di riciclaggio e il rifugio dorato delle persone che devono sparire.
Il fatto è che il primo proprietario della SunCruz, un losco armatore greco di nome Gus Boulis, ricevette da tre individui la classica «offerta che non si può rifiutare»: sicchè vendette ai tre la ditta. Poco dopo, il 6 febbraio 2001, Boulis fu trovato morto nella sua BMW a Fort Lauderdale, e non di morte naturale: era crivellato di proiettili.
La polizia locale puntò l'attenzione sulla recente vendita della SunCruz e sui nuovi proprietari.
Il nuovo presidente della società si chiama Adam Kidan, ebreo.
Sua madre era stata assassinata in quella che sembrava una spedizione punitiva mafiosa a New York: dell'omicidio fu poi accusato Chris Paciello, un piccolo mafioso, proprietario di un ristorante e per breve tempo boy-friend della cantante Madonna.
Ora Paciello è «sotto protezione» e anche lui sta cantando, e la sua è una storia americana alla Hellroy.
Il vicepresidente della SunCruz risulta essere Jack Abramov.
Al suo fianco, con lo stesso grado, è Rob Tiller: personaggio interessante per altri versi.
Tiller è un appassionato di aviazione, ed è stato socio di Wally Hilliard, il finanziere di estrema destra proprietario della scuola di volo (la Huffman Aviation) in cui si sono addestrati i presunti terroristi suicidi dell'11 settembre.
Tiller ammette persino di aver visto Atta mentre, con Hilliard, stava mettendo su una nuova compagnia di volo chiamata Havana Air.
Tiller è stato uno degli ultimi a vedere Boulis vivo.
Lo ha ammesso parlando con il giornalista Daniel Hopsicker, il solo che abbia condotto un'approfondita inchiesta sulle scuole di volo dei terroristi, «il circo volante di Venice» (Venice in Florida, terra di fratello Jeb Bush).
Tiller è un tipo loquace, come se non avesse nulla da temere.
A un certo punto ha detto: «Boulis è stato ammazzato nello stesso preciso modo di Don Aronow, l'altro socio di Bush».
Socio di Bush?Il presidente o il fratello?
E socio in affari di gioco e di delitto organizzato?
Tiller tace.
Ma il cerchio si chiude: è un piccolo mondo.
Qualche particolare in più: poco prima della morte di Boulis, Adam Kidan ha staccato un assegno di 30 mila dollari a Anthony Moscatiello, personaggio un tempo associato a John Gotti.
Per quale servizio?
Forse per le pallottole? (quelle dentro Boulis erano a testa cava, le più sicure).
Subito dopo il passaggio di proprietà, la SunCruz ha annunciato un piano di rilancio: piazzare una nave da crociera da 10 milioni di dollari, ovviamente un casinò, alle Marianne del Nord.
Sia Abramoff sia Tom DeLay facevano insieme «affari» non meglio specificati in queste isolette.
Ultimo dettaglio: Abramoff ha stretti legami con Pat Robertson, il tele-predicatore della «destra cristiana» più vicino a Bush (il presidente).
Anche se pare un po' strana questa amicizia tra il capo della Christian Coalition che difendei «valori della famiglia» e un biscazziere d'alto bordo.
Ecco perché la Washington repubblicana trema. Abramoff «collabora», ossia deve fare i nomi. Naturalmente, tutti sono sicuri che non farà «quel» nome.
Non spiegherà quale relazione ci fosse tra i suoi casinò e Atta, e perché Boulis e quel tale Aronow erano «soci di Bush» in un ambiente malavitoso, tra gioco d'azzardo, riciclaggio e compagnie aeree sospette di trasportare coca, dai nomi tipo «Havana Air».
Ma per tener celato questo fatto - il fatto cruciale che spiega l'11 settembre -; dovrà essere generoso di altre rivelazioni.
Tirar fuori una quantità di panni sporchi: viaggi con amanti al seguito offerti ai politici, iscrizioni a circolo esclusivi, fondi neri passati al Partito, evasioni fiscali e sessuali…tanto per far contenti investigatori e giornali.
Perché nessuno gli rivolga la domanda: che faceva Atta sulle tue navi, cinque giorni prima dell'11 settembre?
Maurizio Blondet
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Note
1) Daniel Hopsicker, «The secret world of Jack Abramoff», MadCow Morning News, 21 giugno 2001. Il materiale di questo articolo viene da Hopsicker.
Bush coinvolto negli attentati dell'11 ettembre 2001?
è UN DUBBIO LEGITTIMO...
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Maurizio Blondet
07/01/2006
Jack Abramoff (destra) a stretto colloquio con il suo avvocatoLa Washington politica trema: Jack Abramoff, il lobbista supremo per il partito repubblicano, ha scelto - per evitare oltre 10 anni di galera per corruzione, frode ed evasione fiscale - di «collaborare».
Ossia di fare i nomi dei complici e dei beneficiari delle sue manovre.
Brillante e losco gestore di case da gioco, Abramoff si faceva pagare 750 dollari l'ora per fare lobby.
E convinceva senatori e deputati, di destra e di sinistra, offrendo loro viaggi gratis per vacanze da favola, cene in ristoranti famosi, l'iscrizione a campi di golf costosi ed esclusivi.
Non sembrano grosse corruzioni, in confronto a quel che succede in Italia tra Fiorani e Ricucci e i loro referenti del «palazzo».
Ma non è tutto, e lo rivela il panico che ha colto i politici.
Dopo Dennis Hastert (portavoce repubblicano alla Camera) e il già inguaiato Tom DeLay (ex capogruppo repubblicano e intimo di Bush e Karl Rove) anche Bush in persona ha fatto annunciare che destinerà in beneficenza i fondi ricevuti da Abramoff per la campagna elettorale.
Il lobbista aveva raccolto più di 100 mila dollari per la rielezione di Bush-Cheney nel 2004.
Alla Casa Bianca era ospite fisso, avendo partecipato a tre ricevimenti per Hanukkah indetti dal presidente (Abramoff è ebreo osservante).
Ora tutti cercano di prendere le distanze da lui.
Perché quel denaro puzza tanto?
Non solo perché i soldi di Abramoff vengono in parte dai suoi casinò galleggianti che incrociano al largo della Florida (dove governa Jeb Bush, il fratello) e si pratica il gioco d'azzardo semi-legale, o dalle sale da gioco che Abramoff gestisce per conto dei Seminole e dei Chippewa, tribù sfavorite che hanno il permesso di far girare le slot machine.
Quel particolare mestiere implica, come vedremo, intrecci con la criminalità comune, ma non basta ancora.
Ci sono indizi che Abramoff conosceva Mohamed Atta, il capo dei presunti dirottatori suicidi dell'11 settembre.
E' una notizia lanciata dall'Associated Press il 26 settembre 2001 con il titolo: «SunCruz Casinos consegna documenti sull'inchiesta sui terroristi».
Gli impiegati del SunCruz, una delle navi d'azzardo di Abramoff, avevano infatti riconosciuto Atta e altri tre o quattro presunti dirottatori suicidi come clienti della bisca galleggiante.
L'FBI aveva chiesto la lista dei passeggeri, e «alcuni dei nomi nella lista dei passeggeri a bordo il 5 settembre coincidono con quelli di alcuni dirottatori», diceva l'agenzia.
E raccontava che il casinò da crociera aveva preso il largo da Madeira Beach in Florida per allontanarsi nel Golfo, in acqua extraterritoriali, come tutte le sere.
Poi la notizia scompare, come tante altre su quel soggetto.
Ma dimostra che Atta e alcuni dei suoi, solo cinque giorni prima dell'11 settembre, erano nel casinò galleggiante.
Per giocare?
Che brivido può dare il rischio dei dadi e delle slot machine a personaggi che poche ore dopo si sarebbero lanciate a morire alla guida di aerei di linea?
Il fatto è che tra i terroristi presunti suicidi e le case da gioco sembra esserci una relazione abbastanza frequente.
28 giugno 2001: dal Boston Logan Airport Mohammed Atta (o un uomo che ha questo nome sul biglietto) s'imbarca su un United Airlines e vola fino a San Francisco.
Prima classe, volo non-stop.
A San Francisco prende la coincidenza per Las Vegas.
10 agosto: dall'aeroporto Dulles di Washington Hani Hanjour e Nawaf Alhazmi (due dei dirottatori dell'11 settembre) prendono un United Airlines con destinazione a Los Angeles.
Volo di prima classe, costoso.
E anche loro cambiano e vanno a Las Vegas.
Vanno a puntare sul tavolo verde?
Forse.
Ma la gestione di casinò è notoriamente il modo giusto di riciclare.
«L'azzardo è un mestiere che si fa con denaro liquido», spiega Keith Cooper, capo della security del Nevada Control Board (Las Vegas): «quando hai denaro di provenienza sospetta, droga armi o altro, è il modo migliore per ripulirlo e farlo sembrare legittimo».
A Las Vegas ciò non succede perché «abbiamo delle regole», giura Cooper.
Ma chi controlla le navi bisca al largo della Florida?
«Queste 'crociere' del gioco sono la più grossa attività non regolamentata degli USA», dice Bill Thompson, che insegna «Gioco d'azzardo» all'Università di Las Vegas (eh sì: a Las Vegas c'è un'università, e queste sono le materie d'insegnamento).
«Il guadagno lordo è sui 170 milioni di dollari all'anno. Ma attenzione, questa è solo la cifra che loro dichiarano volontariamente. Tutti sanno che sulla cifra c'è una 'scrematura'».
Denaro nero.
Tanto.
Non tassato.
Liquido e senza controllo.
Non sarà che dalla «scrematura» il pio Jack Abramoff trae i fondi per finanziare il partito repubblicano, e pagare le cene e i viaggi turistici a senatori e deputati?
E magari i fondi per Atta e i suoi «fondamentalisti islamici»?
Certo Bin Laden, dalla sua caverna afgana, deve aver avuto qualche difficoltà a garantire la rete logistica di protezione e sostentamento per i suoi terroristi suicidi.
Nulla di meglio che appoggiarsi alla rete gangsteristica già esistente attorno ai casinò.
Di queste bische galleggianti, Abramoff ne possiede una dozzina.
E poiché sono sottratte al controllo di qualunque Stato e di ogni polizia, è più che probabile che la criminalità organizzata ne abbia fatto il proprio nido (dalle uova d'oro), il centro di riciclaggio e il rifugio dorato delle persone che devono sparire.
Il fatto è che il primo proprietario della SunCruz, un losco armatore greco di nome Gus Boulis, ricevette da tre individui la classica «offerta che non si può rifiutare»: sicchè vendette ai tre la ditta. Poco dopo, il 6 febbraio 2001, Boulis fu trovato morto nella sua BMW a Fort Lauderdale, e non di morte naturale: era crivellato di proiettili.
La polizia locale puntò l'attenzione sulla recente vendita della SunCruz e sui nuovi proprietari.
Il nuovo presidente della società si chiama Adam Kidan, ebreo.
Sua madre era stata assassinata in quella che sembrava una spedizione punitiva mafiosa a New York: dell'omicidio fu poi accusato Chris Paciello, un piccolo mafioso, proprietario di un ristorante e per breve tempo boy-friend della cantante Madonna.
Ora Paciello è «sotto protezione» e anche lui sta cantando, e la sua è una storia americana alla Hellroy.
Il vicepresidente della SunCruz risulta essere Jack Abramov.
Al suo fianco, con lo stesso grado, è Rob Tiller: personaggio interessante per altri versi.
Tiller è un appassionato di aviazione, ed è stato socio di Wally Hilliard, il finanziere di estrema destra proprietario della scuola di volo (la Huffman Aviation) in cui si sono addestrati i presunti terroristi suicidi dell'11 settembre.
Tiller ammette persino di aver visto Atta mentre, con Hilliard, stava mettendo su una nuova compagnia di volo chiamata Havana Air.
Tiller è stato uno degli ultimi a vedere Boulis vivo.
Lo ha ammesso parlando con il giornalista Daniel Hopsicker, il solo che abbia condotto un'approfondita inchiesta sulle scuole di volo dei terroristi, «il circo volante di Venice» (Venice in Florida, terra di fratello Jeb Bush).
Tiller è un tipo loquace, come se non avesse nulla da temere.
A un certo punto ha detto: «Boulis è stato ammazzato nello stesso preciso modo di Don Aronow, l'altro socio di Bush».
Socio di Bush?Il presidente o il fratello?
E socio in affari di gioco e di delitto organizzato?
Tiller tace.
Ma il cerchio si chiude: è un piccolo mondo.
Qualche particolare in più: poco prima della morte di Boulis, Adam Kidan ha staccato un assegno di 30 mila dollari a Anthony Moscatiello, personaggio un tempo associato a John Gotti.
Per quale servizio?
Forse per le pallottole? (quelle dentro Boulis erano a testa cava, le più sicure).
Subito dopo il passaggio di proprietà, la SunCruz ha annunciato un piano di rilancio: piazzare una nave da crociera da 10 milioni di dollari, ovviamente un casinò, alle Marianne del Nord.
Sia Abramoff sia Tom DeLay facevano insieme «affari» non meglio specificati in queste isolette.
Ultimo dettaglio: Abramoff ha stretti legami con Pat Robertson, il tele-predicatore della «destra cristiana» più vicino a Bush (il presidente).
Anche se pare un po' strana questa amicizia tra il capo della Christian Coalition che difendei «valori della famiglia» e un biscazziere d'alto bordo.
Ecco perché la Washington repubblicana trema. Abramoff «collabora», ossia deve fare i nomi. Naturalmente, tutti sono sicuri che non farà «quel» nome.
Non spiegherà quale relazione ci fosse tra i suoi casinò e Atta, e perché Boulis e quel tale Aronow erano «soci di Bush» in un ambiente malavitoso, tra gioco d'azzardo, riciclaggio e compagnie aeree sospette di trasportare coca, dai nomi tipo «Havana Air».
Ma per tener celato questo fatto - il fatto cruciale che spiega l'11 settembre -; dovrà essere generoso di altre rivelazioni.
Tirar fuori una quantità di panni sporchi: viaggi con amanti al seguito offerti ai politici, iscrizioni a circolo esclusivi, fondi neri passati al Partito, evasioni fiscali e sessuali…tanto per far contenti investigatori e giornali.
Perché nessuno gli rivolga la domanda: che faceva Atta sulle tue navi, cinque giorni prima dell'11 settembre?
Maurizio Blondet
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Note
1) Daniel Hopsicker, «The secret world of Jack Abramoff», MadCow Morning News, 21 giugno 2001. Il materiale di questo articolo viene da Hopsicker.
Bush coinvolto negli attentati dell'11 ettembre 2001?
è UN DUBBIO LEGITTIMO...
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