LA BANALITA' DI UN DEFAULT
Moltissimi risparmiatori sono stati coinvolti, loro malgrado, nella "ristrutturazione" del debito dello Stato greco vedendo evaporare i propri risparmi.
La stragrande maggioranza ha acquistato i titoli di stato confidando sulle garanzie offerte dall'appartenenza di Atene all'Eurozona, per avere solo un minimo rendimento superiore rispetto ai nostri BTP.
Così non è stato.
Ci siamo ritrovati coinvolti nella più grande crisi economica del dopoguerra, nonostante le molteplici rassicurazioni delle autorità politiche e monetarie europee che invitavano caldamente a non vendere i titoli perchè "la Grecia non sarebbe mai fallita".
Del resto, tutti si ricordano le dichiarazioni di Jean Claude Trichet e Juncker quando lo scorso anno inducevano in errore i risparmiatori che anzichè vendere subito (con danni molto minori) si sono fidati delle loro parole: "Non c'è possibilità alcuna di fallimento. E' un'ipotesi totalmente estranea alla nostra azione".
In realtà il risultato è stato un taglio nominale delle obbligazioni intorno al 50% che si avvicina a valori del 75% a livello di mercato.
Tutto questo con il benestare del mio banchiere centrale Mario Draghi che non ha subito perdite, avendo concambiato i propri titoli alla pari pochi giorni prima dell'avvio delle procedure fallimentari.
Neanche in Argentina si è arrivati a tanto.
Gli obbligazionisti si ritengono quindi ingiustamente colpiti dagli accadimenti per il solo fatto di aver sostenuto la Grecia tenendo i titoli anzichè venderli, come invece hanno fatto - contrariamente - banche e speculatori.
Per aver creduto alle proprie autorità, confidando nella solidarietà europea e nel destino comune di tutte le genti del Vecchio Continente.
Ma ancora più colpiti sono stati i nostri risparmi, falcidiati da una logica che ha accumunato speculatori, banche, fondi pensione e piccoli risparmiatori.
Con una sostanziale differenza, i primi sono stati ricompensati con il pagamento dei CDS avendo scommesso (e vincendo) sul fallimento della Grecia, i secondi con l'apertura di liquidità illimitata da parte della BCE a tassi irrisori, i terzi saranno compensati dagli aiuti di Stato mentre gli ultimi hanno dovuto subire forzosamente un cambio di 24 bond in luogo di quello precedente (ultima scadenza 2042).
Un'assurdità che si è trasformata in una beffa per le spese di gestione bancarie e incasso cedole di fronte a valori facciali che possono partire da 50 euro.
Era chiedere troppo ottenere un solo titolo in cambio?
Così ci sian trovati in balia del libero arbitrio, con le norme di uno Stato di diritto gettate nella spazzatura, per non parlare di norme contrattuali riscritte in via unilaterale.
Certamente un bell'insegnamento partito dalla "culla della civiltà europea" e dai tutori del "Diritto Romano".
Si è trattato dunque di un vero e proprio default, ma si è voluto più semplicemente chiamarlo salvataggio.
Il conto è stato però pagato dai soli risparmiatori, altrochè Merkel o Europa.
Molto banale, ma è così.
Tommy271