Fleursdumal
फूल की बुराई
MATERIE PRIME N° 63 venerdì12novembre
Resta alta la tensione per il cacao che trascina anche caffe' e zucchero:
proseguono scontri in Costa d'Avorio
(a cura di Laura Chiapponi - Teleborsa S.p.a.)
IN SINTESI
Resta alta la tensione sul mercato dei coloniali, soprattutto con riferimento al cacao i cui prezzi in pochissimi giorni sono lievitati. Evidente lo strappo rispetto ai valori segnati solo una settimana fa, quando i prezzi del cacao oscillavano attorno ai 1.450-1.460 dollari la tonnellata. A far schizzare il mercato si è inserita la guerra civile in Costa d'Avorio, una situazione critica, mai sopita, che si è riaccesa negli ultimi giorni. Preoccupante l'impatto sulla produzione mondiale di cacao, dato che la Costa d'Avorio è il principale produttore mondiale. Per comprendere la gravità della situazione basti pensare che la produzione ivoriana conta per circa un terzo della produzione mondiale, mentre la produzione del vicino Ghana, pari a circa il 12% della produzione mondiale, deriva in buona parte dalle coltivazioni della Costa d'Avorio, vendute al mercato del contrabbando.INsieme rappresentano quasi la metà dell'intera èroduzione di cacao. La situazione appare come una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Non si tratta della prima volta che i mercati subiscono l'impatto della situazione geopolitica africana, la quale aveva già fatto lievitare le quotazioni del cacao alla fine del 2002, quando i prezzi del coloniale raggiunsero i 2.400 dollari la tonnellata.
In scia si muovono i prezzi del caffè e dello zucchero, non fosse altro che per un effetto traino. Ma la situazione fondamentale, che appare propizia ad una ripresa delle quotazioni nel medio-lungo periodo, non riesce a supportare sufficientemente i prezzi nel breve. I fondi speculativi, che avevano fatto salire i corsi durante dell'estate, appaiono ora intenti liquidare le posizioni lunghe.
I MERCATI
CACAO Il cacao ha chiuso ieri a 1.740 dollari la tonnellata, in aumento di quasi l'11% rispetto ai 1..568 dollari di una setitmana prima e del 18,5% rispetto ai 1.469 dollari di inizio mese. Le punte più alte sono però state toccate martedì a 1.806 dollari in chiusura di contrattazione ed a 1.830 dollari con un massimo intraday.
Un bel rally se si considera che dal minimo toccato al 1° novembre a 1.451 usd al massimo del 9 novembre a 1.830 dollari l'incremento è di oltre il 26%. Sul fronte mercati, il più recente Comitment of Traders (COT) evidenzia per i commercials un incremento delle posizioni lunghe pari a 2.044 contratti, facendo attestare il totale a 101.053 contratti, mentre le posizioni corte segnano un incremento di 2.735 unità a 105.289 contratti. Restano così sostanzialmente short i commercials (i produttori), a fronte di un aumento delle net long positions dei non commercials (i fondi ed i grandi speculatori) a 1.806 contratti. Un dato che non sorprende dal momento che i produttori mirano ora a spuntare prezzi più alti sul cacao, mentre i Fondi acquistano sulle prospettive di ulteriori aumenti delle quotazioni.
A galvanizzare il cacao, come accennato, è sopraggiunto un peggioramento della crisi politica in Costa d'Avorio, dove la situazione, già appesa ad un filo di lana, è divenuta insostenibile la scorsa settimana quando alcuni gruppi ribelli, oppositori del Presidente Laurent Gbagbo, hanno attaccato le truppe francesi in missione di pace. La capitale economica del Paese Abijan è stata letteralmente posta sotto assedio, provocando la paralisi di magazzini ed imbarchi. Sempre più difficile appare mantenere la stabilità, anche perché la presenza francese in Costa d'Avorio diviene ogni giorno più scomoda. A poco o nulla è servito un intervento mediatore del Presidente del Sud Africa, Thabo Mbeki, giunto mercoledì in Costa d'Avorio per ristabilire la pace. Insomma un bel grattacapo per lo scacchiere internazionale, che rischia di far collassate la produzione mondiale. Intanto, lo scorso 17 agosto l'International Cocoa Organization ha pubblicato il consueto bollettino trimestrale, da cui risulta che la stagione 2002/2003 si è chiusa con una produzione in aumento di 193 mila tonnellate (+6,1%) a 3,34 milioni, a fronte di macinazioni in crescita di 108 mila tonnellate (+3,5%) a 3,16 milioni. Ne risulterebbe un surplus di 148 mila tonnellate e stocks finali in aumento del 12,6% a 1,32 milioni. Lo stocks/grinding ratio (rapporto scorte/macinazione) ha raggiunto il 41,9%. Occorre ora capire come e quanto le ostilità in Costa d'Avori impatteranno sulla produzione del Paese, un elemento chiave per fare una stime sulla stagione appena iniziata.
COFFEE In salita i prezzi del caffè che hanno dato negli ultimi giorni qualche segno di vitalità, dopo un lungo torpore che aveva vistole quotazioni oscillare al di sotto degli 80 cents la libbra, un importante livello di resistenza che si era più volte confermato valido, spingendo i prezzi del caffè sotto tale quota. La resistenza è stata rotta ad inizio settimana ed ha portato i prezzi del caffè sino ad un massimo di 82,1 cents la libbra proprio mercoledì.
Ieri il caffè ha chiuso a 81,45 cents, vantando rispetto alla scorsa ottava un rialzo del 4,56%, mentre dai minimi toccati ad inizio mese la crescita sale a quasi il 10%. Sebbene le condizioni meteorologiche in Brasile depongano a favore del raccolto nella stagione appena iniziata, con piogge intermittenti che favoriscono la fioritura della piante di caffè, tuttavia i recenti tagli produttivi hanno reso il mercato vulnerabile ad una carenza di offerta. La forte contrazione dei prezzi registrata in questi ultimi anni, ha infatti indotto molti coltivatori ad abbandonare la produzione di caffè, a beneficio di produzioni più remunerative. Questo dovrebbe farsi sentire a breve sulla produzione mondiale, dicono alcuni analisti che stimano un calo della produzione brasiliana a 34 mln di sacchi nella stagione 2005-2006, a fronte dei 41 milioni stimati ancora per la stagione 2004-2005 dall'USDA. Nel suo ultimo raporto il Department of Agricolture statunitense ha anche stimato un incremento della produzione mondiale a 117,7 milioni di sacchi da 60-Kg a fronte di un utilizzo per 117,1 milioni, che porterebbe gli stocks finali a 23,9 milioni. Intanto, l'International Cofee Organization ha stimato che le esportazioni mondiali di caffè a fine settembre sono calate a 6,26 milioni di sacchi, il 6,9% in meno rispetto ai 6,91 mln riportati al settembre 2003, con un volume di esportazioni che è calato da inizio anno dello 0,7% a 87,49 mln di sacchi.
SUGAR In ripresa le quotazioni dello zucchero, che dopo aver toccato lo scorso 12 ottobre i massimi dell'anno a 9,32 cents, il valore più elevato dall'estate del 2001, aveva poi subito una correzione di circa il 10% a 8,35 cents la libbra (livello toccato il 3 novembre scorso). Rispetto a questo minimo lo zucchero ha guadagnato a ieri il 3,5% chiudendo a 8,65 cents.
Alla base del movimento dei prezzi, che va anche in parte riferito ad un effetto traino dell'aumento dei prezzi degli altri coloniali, sono da segnalare i positivi fondamentali. Secondo le più recenti stime dell'USDA infatti la produzione mondiale 2004-2005 si attesterà a 141,5 milioni di tonnellate a fronte di utilizzi per 146,9 milioni, che vengono sospinti in parte da una ripresa della domanda mondiale ed in parte dall'utilizzo per la produzione di etanolo dati gli elevati prezzi raggiunti dalle benzine. Gli stocks finali sono perciò visti in calo a 30,3 milioni di tonnellate, pari al 21% del totale degli utilizzi, che rappresenta il più basso valore negli ultimi sette anni. Anche l'International Sugar Organization ha anticipato per la stagione in corso un deficit pari a 2,25 milioni di tonnellate contro un surplus precedente di 220 mila tonnellate. D'altro canto è da segnalare che nell'ultimo COT le posizioni lunghe dei non commercials sono state fortemente ridotte a 94.118 contratti (-23.976), mentre aumentano quelle dei commercials a 151.964 contratti (+9.891).
Resta alta la tensione per il cacao che trascina anche caffe' e zucchero:
proseguono scontri in Costa d'Avorio
(a cura di Laura Chiapponi - Teleborsa S.p.a.)
IN SINTESI
Resta alta la tensione sul mercato dei coloniali, soprattutto con riferimento al cacao i cui prezzi in pochissimi giorni sono lievitati. Evidente lo strappo rispetto ai valori segnati solo una settimana fa, quando i prezzi del cacao oscillavano attorno ai 1.450-1.460 dollari la tonnellata. A far schizzare il mercato si è inserita la guerra civile in Costa d'Avorio, una situazione critica, mai sopita, che si è riaccesa negli ultimi giorni. Preoccupante l'impatto sulla produzione mondiale di cacao, dato che la Costa d'Avorio è il principale produttore mondiale. Per comprendere la gravità della situazione basti pensare che la produzione ivoriana conta per circa un terzo della produzione mondiale, mentre la produzione del vicino Ghana, pari a circa il 12% della produzione mondiale, deriva in buona parte dalle coltivazioni della Costa d'Avorio, vendute al mercato del contrabbando.INsieme rappresentano quasi la metà dell'intera èroduzione di cacao. La situazione appare come una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Non si tratta della prima volta che i mercati subiscono l'impatto della situazione geopolitica africana, la quale aveva già fatto lievitare le quotazioni del cacao alla fine del 2002, quando i prezzi del coloniale raggiunsero i 2.400 dollari la tonnellata.
In scia si muovono i prezzi del caffè e dello zucchero, non fosse altro che per un effetto traino. Ma la situazione fondamentale, che appare propizia ad una ripresa delle quotazioni nel medio-lungo periodo, non riesce a supportare sufficientemente i prezzi nel breve. I fondi speculativi, che avevano fatto salire i corsi durante dell'estate, appaiono ora intenti liquidare le posizioni lunghe.
I MERCATI
CACAO Il cacao ha chiuso ieri a 1.740 dollari la tonnellata, in aumento di quasi l'11% rispetto ai 1..568 dollari di una setitmana prima e del 18,5% rispetto ai 1.469 dollari di inizio mese. Le punte più alte sono però state toccate martedì a 1.806 dollari in chiusura di contrattazione ed a 1.830 dollari con un massimo intraday.
Un bel rally se si considera che dal minimo toccato al 1° novembre a 1.451 usd al massimo del 9 novembre a 1.830 dollari l'incremento è di oltre il 26%. Sul fronte mercati, il più recente Comitment of Traders (COT) evidenzia per i commercials un incremento delle posizioni lunghe pari a 2.044 contratti, facendo attestare il totale a 101.053 contratti, mentre le posizioni corte segnano un incremento di 2.735 unità a 105.289 contratti. Restano così sostanzialmente short i commercials (i produttori), a fronte di un aumento delle net long positions dei non commercials (i fondi ed i grandi speculatori) a 1.806 contratti. Un dato che non sorprende dal momento che i produttori mirano ora a spuntare prezzi più alti sul cacao, mentre i Fondi acquistano sulle prospettive di ulteriori aumenti delle quotazioni.
A galvanizzare il cacao, come accennato, è sopraggiunto un peggioramento della crisi politica in Costa d'Avorio, dove la situazione, già appesa ad un filo di lana, è divenuta insostenibile la scorsa settimana quando alcuni gruppi ribelli, oppositori del Presidente Laurent Gbagbo, hanno attaccato le truppe francesi in missione di pace. La capitale economica del Paese Abijan è stata letteralmente posta sotto assedio, provocando la paralisi di magazzini ed imbarchi. Sempre più difficile appare mantenere la stabilità, anche perché la presenza francese in Costa d'Avorio diviene ogni giorno più scomoda. A poco o nulla è servito un intervento mediatore del Presidente del Sud Africa, Thabo Mbeki, giunto mercoledì in Costa d'Avorio per ristabilire la pace. Insomma un bel grattacapo per lo scacchiere internazionale, che rischia di far collassate la produzione mondiale. Intanto, lo scorso 17 agosto l'International Cocoa Organization ha pubblicato il consueto bollettino trimestrale, da cui risulta che la stagione 2002/2003 si è chiusa con una produzione in aumento di 193 mila tonnellate (+6,1%) a 3,34 milioni, a fronte di macinazioni in crescita di 108 mila tonnellate (+3,5%) a 3,16 milioni. Ne risulterebbe un surplus di 148 mila tonnellate e stocks finali in aumento del 12,6% a 1,32 milioni. Lo stocks/grinding ratio (rapporto scorte/macinazione) ha raggiunto il 41,9%. Occorre ora capire come e quanto le ostilità in Costa d'Avori impatteranno sulla produzione del Paese, un elemento chiave per fare una stime sulla stagione appena iniziata.
COFFEE In salita i prezzi del caffè che hanno dato negli ultimi giorni qualche segno di vitalità, dopo un lungo torpore che aveva vistole quotazioni oscillare al di sotto degli 80 cents la libbra, un importante livello di resistenza che si era più volte confermato valido, spingendo i prezzi del caffè sotto tale quota. La resistenza è stata rotta ad inizio settimana ed ha portato i prezzi del caffè sino ad un massimo di 82,1 cents la libbra proprio mercoledì.
Ieri il caffè ha chiuso a 81,45 cents, vantando rispetto alla scorsa ottava un rialzo del 4,56%, mentre dai minimi toccati ad inizio mese la crescita sale a quasi il 10%. Sebbene le condizioni meteorologiche in Brasile depongano a favore del raccolto nella stagione appena iniziata, con piogge intermittenti che favoriscono la fioritura della piante di caffè, tuttavia i recenti tagli produttivi hanno reso il mercato vulnerabile ad una carenza di offerta. La forte contrazione dei prezzi registrata in questi ultimi anni, ha infatti indotto molti coltivatori ad abbandonare la produzione di caffè, a beneficio di produzioni più remunerative. Questo dovrebbe farsi sentire a breve sulla produzione mondiale, dicono alcuni analisti che stimano un calo della produzione brasiliana a 34 mln di sacchi nella stagione 2005-2006, a fronte dei 41 milioni stimati ancora per la stagione 2004-2005 dall'USDA. Nel suo ultimo raporto il Department of Agricolture statunitense ha anche stimato un incremento della produzione mondiale a 117,7 milioni di sacchi da 60-Kg a fronte di un utilizzo per 117,1 milioni, che porterebbe gli stocks finali a 23,9 milioni. Intanto, l'International Cofee Organization ha stimato che le esportazioni mondiali di caffè a fine settembre sono calate a 6,26 milioni di sacchi, il 6,9% in meno rispetto ai 6,91 mln riportati al settembre 2003, con un volume di esportazioni che è calato da inizio anno dello 0,7% a 87,49 mln di sacchi.
SUGAR In ripresa le quotazioni dello zucchero, che dopo aver toccato lo scorso 12 ottobre i massimi dell'anno a 9,32 cents, il valore più elevato dall'estate del 2001, aveva poi subito una correzione di circa il 10% a 8,35 cents la libbra (livello toccato il 3 novembre scorso). Rispetto a questo minimo lo zucchero ha guadagnato a ieri il 3,5% chiudendo a 8,65 cents.
Alla base del movimento dei prezzi, che va anche in parte riferito ad un effetto traino dell'aumento dei prezzi degli altri coloniali, sono da segnalare i positivi fondamentali. Secondo le più recenti stime dell'USDA infatti la produzione mondiale 2004-2005 si attesterà a 141,5 milioni di tonnellate a fronte di utilizzi per 146,9 milioni, che vengono sospinti in parte da una ripresa della domanda mondiale ed in parte dall'utilizzo per la produzione di etanolo dati gli elevati prezzi raggiunti dalle benzine. Gli stocks finali sono perciò visti in calo a 30,3 milioni di tonnellate, pari al 21% del totale degli utilizzi, che rappresenta il più basso valore negli ultimi sette anni. Anche l'International Sugar Organization ha anticipato per la stagione in corso un deficit pari a 2,25 milioni di tonnellate contro un surplus precedente di 220 mila tonnellate. D'altro canto è da segnalare che nell'ultimo COT le posizioni lunghe dei non commercials sono state fortemente ridotte a 94.118 contratti (-23.976), mentre aumentano quelle dei commercials a 151.964 contratti (+9.891).