Sentite un pò che è successo ieri davanti a casa mia.
Robe da pazzi
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Grida da un tombino
Il traffico va in tilt
Il tratto di corso Ferrucci è stato chiuso per permettere a vigili e sommozzatori di calarsi nel tombino e perlustrare il sottosuolo. Alla voce misteriosa, però, non si è riusciti a dare un volto
Una donna: «Una voce gridava
aiuto». E corso Ferrucci va in tilt
gianni giacomino
torino
Alle otto della sera, con il traffico in tilt in corso Ferrucci da più di due ore, lei continua a giurare ai poliziotti: «Io quella voce l’ho sentita». Si agita: «Proveniva proprio da quel tombino lì, sono sicura. Gridava aiuto». Clara è un’infermiera romena di 36 anni, non ha dubbi, nemmeno dopo che, il suo allarme ha scatenato il finimondo.
Con i sommozzatori dei vigili del fuoco che si sono calati nelle fogne in cerca di quella «voce». E la polizia municipale che è stata costretta a chiudere alla circolazione il tratto di corso Ferrucci, tra corso Peschiera e via Braccini, proprio nell’ora di punta. «Non mi credete? Ma io l’ho sentita, davvero, altrimenti non vi avrei mai chiamato, non sono mica una matta» continua a ripetere come una litania. E c’è quasi da crederle visto che per tre ore se n’è stata lì ad aspettare che dicessero qualcosa: doveva andare a casa dai parenti, Clara, aveva anche un appuntamento. Ma no, è rimasta a guardare e ripetere: «Non sono una visionaria». Intanto le auto si incolonnano, pestano sul clacson, chiedono strada, ma i vigili inflessibili deviano il serpentone di operai e impiegati che fanno ritorno a casa su percorsi alternativi. «A destra, poi gira a sinistra al semaforo, poi...».
L’emergenza rientra dopo le 8 quando s’affaccia da un chiusino l’ultimo Saf dei pompieri che hanno setacciato, palmo a palmo, la rete fognaria della zona: «Per noi è tutto negativo, qui sotto non c’è nessuno». Era solo un falso allarme. E l’infermiera biondina, in tuta da ginnastica, adesso è quasi spaventata: «Comincio ad avere freddo, dovrei tornare a casa a Settimo, posso andare?» domanda agli agenti. Loro allargano le braccia: che dire? Non c’era nulla. E lei ha fatto solo il dovere di ogni buon cittadino. Così risale sulla sua Wolkswagen Passat e sfila davanti a quella feritoia dell’asfalto dove, poco dopo le 17, giura di aver udito chiaramente una voce «rimbombante» che usciva dal sottosuolo.
«Avevo il finestrino abbassato per questo ho sentito quel grido d’aiuto». Allora si ferma. Scende dall’auto, chiama il 112 con il telefonino. In quel momento, all’altezza del civico 122 di corso Ferrucci, proprio davanti al giardino dedicato ai Caduti di Cefalonia e Corfù, passa una volante del commissariato San Paolo. Clara la ferma: «Ho sentito un urlo provenire da lì sotto, fate qualcosa». Un quarto d’ora più tardi arrivano i Saf e i sommozzatori dei vigili del fuoco. Si calano nella fogna e cominciano a cercare: luci di torce e fetore, in venti centimetri d’acqua.
Intanto fuori il traffico impazzisce: tutti a passo d’uomo, vigili che si sgolano nei fischietti, imprecazioni di chi è al volante. Il caos dell’ora di punta, ma al cubo. E serve tutta la pazienza di cui dispongono i vigili per domare i motorizzati. «Io ho fretta, devo andare da mia madre non potevate mettere i cartelli di strada chiusa 500 metri prima?» sbraita alle 19 una ragazza al volante di una Matiz. «Abbia pazienza c’è un’emergenza» tentano di consolarla gli agenti delle volanti del 113. Lei sbuffa, accelera, frena, cerca una via di fruga. Lei come qualche altro migliaio di auto. Ieri, in corso Ferrucci, dalle 17 alle 20.