Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi (3 lettori)

mostromarino

Guest
Non e' tanto una questione di aumentare la produttivita', quanto di alleggerire la zavorra.
Il principale motivo per il quale le banche hanno rincorso rischi e leverage sempre maggiori era la necessita' di coprire spese per il personale in continuo esponenziale aumento.
Dimezzino i salari delle sanguisughe da sportello e potranno tornare a campare del vecchio 3% di forbice tra depositi ed impieghi senza dover ricorrere a SICAV che comprano ABS di subprime con leverage 100 a 1.

caro gaudente

il problema è stato ben diverso

il vecchio personale è stato quasi tutto riciclato o pensionato
il surplus è la parte commerciale-patrimoniale che è stata enfiata
interi gruppi di gestori-(ormai commerciali e basta) sono stati comperati a carisssimo prezzo da altre banche,seguiti spesso dai loro back offices di fiducia
interi gruppi..in blocco

che garantivano di portarsi dietro i rispettivi portafogli
ed ogni banca che cambiavano aumentavano i bonus

gli uffici crediti-fidi sono stati spopolati
ed il vecchio kow how creditizio manca e non è stato tramandato
nessuno sa piu`cosa sia una lettera di credito o una polizza di carico
in compenso tutti sanno cartolarizzare
un mutuo ad un diseredato...si fa piu`in fretta

ripeto..non è lo sportello..se intendi gli addetti -cassa

il front line di gestori retail,non ha alcun potere,il cliente decide con una crocetta il livello di rischio
e quello passa ai cervelloni di strategia ,che gli rifilan quel che decidono loro
 

mostromarino

Guest
come la vedono gli extracomunitari

:D




IL COMMENTO

PREPARIAMOCI AL PEGGIO

TITO TETTAMANTI *È passata inosservata nei media svizzeri una notizia che per contro dovrebbe preoccuparci. Alla fine di ottobre il presidente dell’Unione europea (UE) Barroso ha conferito mandato al professor Mario Monti, già commissario UE dal 1994 al 2004, di studiare il «coordinamento» delle imposte tra gli Stati della Comunità.
La correttezza mi impone di precisare che con l’abile semantica di Bruxelles e l’abituale giuoco di sponda ufficialmente il mandato concernerebbe il rilancio del mercato unico.
L’UE ha due grossi meriti. Quello di aver pacificato il Continente, specie dopo le due ultime devastanti guerre mondiali, creando le premesse per evitare ulteriori scontri armati e frontali tra Francia e Germania, e quello di avere con il mercato unico rilanciato gli scambi e quindi lo sviluppo economico dell’Europa.

Purtroppo, e ancor più in seguito alla recente crisi, gli Stati, specie quelli più grandi, sono tentati dai demoni del protezionismo.
La liberalizzazione dei mercati è vista come un ostacolo per miopi politiche di protezione di qualche industria nazionale decotta (vedi Opel in Germania), oppure alla possibilità di interventi clientelari per la momentanea difesa di posti di lavoro (senza dover ricorrere a politiche più difficili, magari impopolari, ma più durature).
Il professor Monti è persona stimata per competenza, integrità, rigore, ma rappresenta una visione tecnocratica e una concezione del liberalismo economico che non possiamo condividere. Il suo pensiero sull’argomento, ritengo, può venir così riassunto: – il mercato unico dà segni di cedimento

e particolarmente Francia e Germania non esitano
a palesare (con i fatti) la loro insofferenza. Un pilastro dell’UE rischia pericolose incrinature.

– L’insofferenza è spesso ispirata da un presunto conflitto tra le esigenze del mercato unico e quelle dei singoli Stati membri, specie in relazione alle politiche sociali nazionali diventate più pressanti con la crisi.

L’UE si oppone a sussidi o interventi statali che compromettono la concorrenza e che gli Stati per contro difendono con motivazioni occupazionali e sociali in genere.
– Un riequilibrio tra le due esigenze potrebbe venire anche dall’abolizione di una concorrenza, quella fiscale.
Più soavemente si dice, vediamo di coordinare la pressione delle imposte evitando che alcuni Stati si avvantaggino con tassi d’imposizione troppo favorevoli.

Espressa in termini più brutali, la realtà è la seguente: i grossi Stati dell’UE, che sono quelli che decidono, non vogliono concorrenza in materia di imposte.

Sono sovraindebitati, i parametri di Maastricht (deficit annuale non oltre il 3% e debito pubblico non oltre il 60% del PIL) sono andati a farsi benedire e tra qualche anno si raggiungerà per molti Paesi il 100%.
$
L’economia viene attualmente sostenuta (dopata) con enormi iniezioni di liquidità dalle banche centrali e aumento dei debiti nazionali.

Prima o dopo però, i debiti dovranno venir ripagati.

Non vi sono molte scelte: o si lavora molto di più e si risparmia molto di più (ipotesi illusoria), o si spende molto di meno (ancor più illusorio) o si incassa di più (torchiando il contribuente), o si fallisce (nel caso degli Stati si ricorre ad una massiccia inflazione pagando i debiti con moneta svalutata).
Ora, per poter spremere maggiormente il contribuente, non debbono esistere sul piano europeo Stati con regimi fiscali più favorevoli.

Bisogna impedire al cittadino e alle imprese di votare con i piedi e scegliere residenze meno ostiche per i propri affari. La posta in giuoco per noi è preoccupante e già possiamo immaginare le pressioni dell’UE ammantate dal solito moralismo ipocrita.

Ho detto in apertura prepariamoci, il che non vuol dire assolutamente rassegnarsi ed aspettare ciò che gli altri decideranno per noi, giocando sempre in difesa (e talvolta anche male) come sembra essere diventata una nostra caratteristica.

Vuol dire elaborare progetti e politiche, stabilire alleanze (anche extraeuropee), individuare coincidenze di interessi, anticipare soluzioni di compromesso.

Lo scontro per il segreto bancario ci apparirà nei prossimi anni come un leggero antipasto rispetto a ciò che ci attende. Speriamo nel frattempo di riuscire a trovare qualche ottimo cuoco, perché quelli che hanno messo le mani nell’antipasto non sono stati certo da stelle Michelin.

tito tettamanti
cdt oggi
 

Gaudente

Forumer storico
caro gaudente

il problema è stato ben diverso

il vecchio personale è stato quasi tutto riciclato o pensionato
il surplus è la parte commerciale-patrimoniale che è stata enfiata
interi gruppi di gestori-(ormai commerciali e basta) sono stati comperati a carisssimo prezzo da altre banche,seguiti spesso dai loro back offices di fiducia
interi gruppi..in blocco

che garantivano di portarsi dietro i rispettivi portafogli
ed ogni banca che cambiavano aumentavano i bonus

gli uffici crediti-fidi sono stati spopolati
ed il vecchio kow how creditizio manca e non è stato tramandato
nessuno sa piu`cosa sia una lettera di credito o una polizza di carico
in compenso tutti sanno cartolarizzare
un mutuo ad un diseredato...si fa piu`in fretta

ripeto..non è lo sportello..se intendi gli addetti -cassa

il front line di gestori retail,non ha alcun potere,il cliente decide con una crocetta il livello di rischio
e quello passa ai cervelloni di strategia ,che gli rifilan quel che decidono loro
Per sanguisughe da sportello intendo i dipendenti di banca in generale, ed ovviamente ce l'ho molto di piu' con il trader imboscato strapagato che non con lo sfigato spacciatore di ciofeche che deve stare a prendersi gli sputi dei clienti allo sportello.
 

Comandante Gerard

Forumer storico
Per sanguisughe da sportello intendo i dipendenti di banca in generale, ed ovviamente ce l'ho molto di piu' con il trader imboscato strapagato che non con lo sfigato spacciatore di ciofeche che deve stare a prendersi gli sputi dei clienti allo sportello.

E chi pensi sarebbero i primi ad essere tagliati...i gangstrader imboscati...?

P.S.: non sono un bancario e non uso conti "fisici" da quasi 10 anni
 

tommy271

Forumer storico
però
borsa statunitense chiusa per ingurgitare tacchini, proprio quel giorno dubai dice che non paga, guasto tecnico di 3 ore al LSE, borse dubai possiede il 22% di LSE ... LSE = London Stock Exchange ... LSE controlla la borsa italiana

sostenere il dollaro .... a tutti i costi
tempi interessanti :ciao:

London Stock Exchange cede 4% su semestrale, timori quota Dubai | Reuters

Ciao Stock, in effetti l'avevo notato anch'io. Una serie di combinazioni e guasti tecnici strani ...
 

mostromarino

Guest
CRISI ECONOMICA

IL RITORNO ALLA REALTÀ DOPO IL DOPING

ALFONSO TUOR La crisi non è affatto superata e il costo degli interventi di Governi e banche centrali, che hanno permesso di evitare temporaneamente il collasso del sistema finanziario e di frenare la caduta dell’economia, è enorme e sta creando nuovi rischi per il futuro dell’economia mondiale.

Il fallimento di Dubai, il rialzo dei rendimenti sui titoli pubblici di Italia e Grecia e i ribassi delle azioni delle banche potrebbero rappresentare un segnale che sia prossima un’altra fase di grande attività di questa crisi, che contrariamente a tutte le aspettative potrebbe manifestarsi prima della fine dell’anno.

Cerchiamo di procedere con ordine.

Cominciano ad emergere chiari segnali di allarme dei mercati dei capitali sulla sostenibilità nel tempo dell’esponenziale crescita dell’indebitamento degli Stati.
L’ultimo campanello d’allarme è giunto dalla penisola arabica con la moratoria sul debito del fondo di Dubai.
Ma quella che è di fatto la dichiarazione di insolvenza dell’Emirato è solo l’ultimo tassello di un mosaico che si stava chiaramente delineando da alcuni giorni.

I premi sui Credit Default Swap (un discutibile strumento attraverso cui ci si dovrebbe assicurare contro i rischi di insolvenza dell’emittente di un’obbligazione) sui titoli statali di Stati Uniti e di Gran Bretagna erano sensibilmente saliti, come si era allargato il differenziale dei rendimenti dei titoli statali all’interno di Eurolandia con il forte aumento degli spread sui titoli di Grecia e di Italia, ossia dei Paesi gravati da debiti pubblici che superano il 100% del loro PIL e quindi a maggior rischio di insolvenza.

Se questo processo, come è probabile, continuerà e se si estenderà ad altri Paesi, determinerà l’esplosione di una nuova fase di forte attività di questa crisi finanziaria, che come un vulcano dall’estate del 2007 intervalla periodi di quiete a periodo di forte eruzione.

Ma soprattutto contribuirà a mettere in luce l’insostenibilità nel tempo delle politiche finora seguite per affrontare la crisi.
Infatti, il miglioramento dei dati economici, che registrano negli Stati Uniti e in Eurolandia una crescita economica nel terzo trimestre di quest’anno, sono solo il frutto dei piani di rilancio statali, di un costo del denaro di poco superiore allo zero e del ricorso alla stampa di moneta da parte delle banche centrali.

La crescita attuale non è il frutto di una dinamica economica che si sta rimettendo lentamente in moto, ma unicamente il risultato di queste impressionanti dosi di doping.

Questa affermazione è del resto implicitamente riconosciuta da autorità monetarie e politiche, che continuano a ripetere che un cambiamento di politica economica sarebbe prematuro, poiché vi sarebbe un grande rischio di una ricaduta in recessione.

Governi e banche centrali non si esprimono però sulla sostenibilità di queste politiche e nemmeno sui nuovi pericoli che potrebbero emergere dalla conseguente esplosione dei debiti pubblici e dalla politica del denaro facile e a costo zero.

Eppure questi rischi cominciano ad essere sotto gli occhi di tutti.

Il primo elemento è l’impressionante e crescente scollamento tra mercati finanziari ed economia reale.
Questo risultato è la conseguenza dell’approccio in base al quale le autorità americane hanno deciso di affrontare la crisi: salvare il sistema finanziario (tramite anche il trasferimento ai contribuenti di una parte delle ingenti perdite di banche e società finanziarie), stabilizzare i mercati finanziari attraverso l’irrorazione di enormi quantità di liquidità e varare un piano di stimolo con il proposito di rilanciare la crescita.

Questo approccio è stato seguito anche dai Paesi europei, seppur con modalità diverse.

I risultati non sono affatto esaltanti. La liquidità non ha risolto, ma ha semplicemente rinviato i problemi delle grandi banche.

Secondo il Fondo monetario internazionale, le banche hanno finora denunciato solo la metà delle loro perdite, l’altra metà è ancora nascosta nelle pieghe dei bilanci degli istituti di credito, aiutati in quest’opera di occultamento dal cambiamento delle regole contabili.

Ad esempio, per la Bundesbank vi sono almeno 90 miliardi di euro di perdite nascoste nei bilanci delle sole banche tedesche.

Dunque, il sistema bancario non è stato risanato ed è ancora in condizioni precarie, nonostante i grandi utili presentati da alcuni grandi gruppi bancari.

Questi ultimi sono l’espressione più evidente degli effetti perversi delle politiche adottate.

Essi sono infatti dovuti all’uso del denaro facile e a costo zero per quel tipo di attività di speculazione sui mercati responsabile della crisi, cui si voleva porre un freno.

Le continue iniezioni di liquidità delle banche centrali e il denaro a costi di poco superiori allo zero hanno invece rimesso in moto i mercati finanziari.

I corsi delle azioni e delle obbligazioni sono volati, i prezzi delle materie prime hanno ripreso a salire e via dicendo.
Questi movimenti al rialzo sono dovuti principalmente all’aspettativa che le politiche monetarie non cambino.

Ma mentre i mercati finanziari nuotano nella liquidità, l’economia reale non ha sete e non beve.
Sia negli Stati Uniti sia in Eurolandia il volume dei crediti elargiti dal sistema bancario ad imprese e famiglie è in contrazione in termini assoluti.

Quindi all’euforia dei mercati finanziari, destinata a formare nuove e pericolose bolle, si contrappone la sobrietà di imprese, che non hanno ripreso ad investire, e di famiglie, spaventate dall’aumento della disoccupazione, che tentano di risparmiare o di ridurre i loro debiti.

Ma nel frattempo sono esplosi i debiti pubblici. Dunque l’indebitamento complessivo delle economie occidentali si è aggravato.

E ora i nodi cominciano a venire al pettine. Le politiche finora adottate hanno solo permesso di guadagnar tempo, ma non hanno risolto alcun problema. Inoltre esse non sono sostenibili nel tempo.

Quindi sarà profondamente delusa la speranza di uscire dalla crisi facendo volare i debiti degli Stati e stampando moneta.

E lo scollamento tra mercati finanziari ed economia reale è destinato a chiudersi a scapito dei primi che in questi ultimi mesi sono stati i principali beneficiari delle dosi di doping, costituito dal denaro facile e a costo di poco superiore allo zero dispensato dalle banche centrali.




corriere del ticino oggi
 

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