E’ evidente che la narrazione della trama fin qui raccontata è parziale ma rende l’idea di quanto siano dannose le sanzioni applicate alla Russia. Che tendono a un generale impoverimento (chi più chi meno, l’Italia tra i più-più) di tutto il mondo, ricacciano nella povertà strati diffusi di popolazione, spezzano la filiera di collaborazione economico commerciale andando a passo spedito verso una decrescita infelice.
Giorni fa, nei diversi angoscianti talk televisivi, c’erano alcuni cosiddetti esperti che contavano i minuti per dichiarare finalmente il default della Russia. Se l’applicazione delle sanzioni dà come effetto un rallegramento perché ci saranno popoli affamati, francamente viene da chiedersi come s’intende la solidarietà e la cooperazione tra i popoli. E quindi lo spirito con il quale si sta aiutando il popolo ucraino.
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Formiche.net ho già scritto perché le sanzioni sono un vulnus catastrofico. Che danneggia gli ucraini, i russi, gli italiani, gli europei e il resto del mondo. Incolpevoli al cospetto del conflitto. L’ha spiegato bene la posizione della Cina che, infatti, ne ha chiesto l’immediata cessazione. L’Europa di contro risponde mettendone altre. In un risiko che lascia spazio a un non so che di dilettantismo della classe politica. Chiariamoci. Qual è il nuovo paradigma della globalizzazione ‘the day after’? Che non si farà più commercio e investimenti con i paesi che violano i diritti umani? Che sfruttano la manodopera minorile? Che mettono in galera gli oppositori? Che usano la pena di morte per gli innocenti? I nuovi paesi fornitori dove andremo a foraggiarci di gas sono anime belle, paesi specchiati, democrazie liberali di buon e quieto vivere?