CRISI UCRAINA-GUERRA.POLITICA ETICA MORALE CONSIDERAZIONI RANDOM

...l'ukraino ha le idee confuse:
vuole ivitare la Russia a novembre in Svizzera,per il secondo summit di "' pace"".
Nel durante ha cercato di occupare il territorio Russo e,tutti i giorni si lamenta che non puo' tirargli i missili ipersonici sul Cremlino.Delle 2 l'una...
Se lui spara sul Cremlino, anche i russi potrebbero sparare su qualche palazzo governativo ucra. Magari se un missiletto piccolo colpisse qualche ambasciata occidentale, per sbaglio con tanto di profonde scuse... È successo. Ci ricordiamo dell'ambasciata cinese a Belgrado colpita, per sbaglio naturalmente, da un bombardamento usa
 
Questo tipo di notizie vanno prese con le pinze, sono speculazioni in parte basate su delle "soffiate".
SAMA = Saudi Arabian Monetary Authority
PBoC = People's Bank of China



Per spingere il prezzo a questi livelli ci devono essere grossi acquisti. Per una banca centrale che vuole liberarsi di qualche miliardata di dollari comprare oro è un sistema ideale 160 tonnellate =1600 quintali x83, 5 milioni di dollari = 13 miliardi 360 milioni. Milione più o meno
Se&o
 
Anche questo grafico di Goldman Sachs rientra nel filone dove si sostiene che le banche centrali, dopo le sanzioni alla banca centale russa, stanno accumulando molto più oro di prima, ed inoltre non tutti gli acquisti vengono resi pubblici.


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Unreported buying = the difference between quarterly data presented in Gold Demand Trends (World Gold Council) and central bank activity reported via public sources (IMF)
 
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E' difficile stabilire se è una delle sue "sparate" da bullo oppure se c'è un fondo di verità su questa tecnologia militare innovativa alternativa al nucleare. In alcuni settori militari la Russia è molto più avanti di altri, ad esempio coi missili ipersonici.

Medvedev, who likes to rattle nuclear sabers, said the Kremlin already has "formal" grounds to use nuclear weapons after Ukraine's cross-border incursion into Russia's Kursk region, but could instead utilize newer technologies to create a "giant melted spot" on the site of the Ukrainian capital.

 
Non trovo una logica di fondo in tutta la storia, a meno di qualche retroscena non noto. Nell'oleodotto che attraversa l'Ucraina transiterà in futuro il petrolio russo ma ri-etichettato come ungherese.

L’Ungheria e l’Ucraina hanno infatti trovato un accordo il 10 settembre per mettere fine alla disputa sull’importazione del greggio russo attraverso l’oleodotto Druzhba che attraversa l’Ucraina. L’accordo – riporta il giornale on line americano Politico – prevede che l’azienda energetica russa Lukoil, i cui prodotti sono attualmente esclusi dall’ingresso in Ucraina, venda il suo petrolio alla compagnia ungherese MOL prima dell’attraversamento nell’oleodotto.
Il greggio che transita attraverso l’Ucraina verso l’Ungheria e la UE sarà quindi di proprietà della MOL. “La compagnia MOL ha annunciato di essere attualmente la proprietaria del prodotto che transita in Ucraina e ne siamo felici”, ha dichiarato il primo ministro ucraino Denys Shmyhal.
“Non si tratta di una compagnia russa ma della compagnia MOL che fa transitare il suo prodotto attraverso il sistema ucraino”.
Per il vicepresidente del gruppo MOL, Gabriel Szabo, “i nuovi accordi offrono una soluzione sostenibile per il trasporto di petrolio attraverso l’oleodotto Druzhba”.
L’intesa consente anche alla Slovacchia di evitare il blocco degli approvvigionamenti di greggio. La raffineria della società Slovnaft, controllata da MOL, continuerà a ricevere petrolio russo attraverso l’oleodotto Druzhba, come ha riferito una rappresentante della società all’agenzia di stampa TASR.


Ho letto anche questa notizia e mi sovviene qualche perplessità... i costi incrementali per acquistare il gas da nuovi fornitori non verranno scaricati sul consumatore finale austriaco. Perciò: o c'è malafede in questa rassicurazione, oppure se questa è la verità, o l'azienda perderà una fetta di utili oppure sarà lo stato austiaco in qualche modo a ripianare la differenza di introiti in via indiretta con le tasse sui cittadini.

The state-owned heat and gas provider for Vienna, Wien Energie, will avoid purchasing Russian gas and ensure none is sold to its customers from 2025, according to a statement on Friday (13 September).
Ensuring no Russian gas is purchased will involve costs in the single-digit millions of euros due to the need to switch up supply contracts, which the company says it will not pass on to its customers.
This puts Vienna ahead of the rest of the country, which currently has no concrete phase-out plans for Russian gas.
In July, Austria received 83% of its gas from Russia, with the country importing around six billion cubic metres a year, implicitly helping the Kremlin fund its war on Ukraine.


Sullo stop al gas russo via gasdotti che attraversano l'Ucraina: secondo Kpler il gas via gasiere dovrebbe essere sufficiente a coprire le necessità europee anche in caso di un inverno rigido, ma saremo più soggetti alle variazioni di prezzo di mercato (= speculazione).

Russia is currently transiting around 15 bcm/year of pipeline gas via Ukraine and this supply is at risk of ceasing from 1 January 2025 due to the end of the transit agreement between Russia and Ukraine, which is unlikely to be renegotiated.
We estimated that Slovakia, Austria, and Czechia face the highest energy security risk, while other countries such as Poland, Hungary, and Serbia are in a better place to weather what could be another disruption to Europe’s gas supply.
As we will explain in this blog piece, LNG stands as the primary option for the CEE region boosted by upcoming capacity additions. However, the debottlenecking of pipeline infrastructure in the South-North and West-East directions will be crucial for countries to succeed in the quest for energy security from 2025 onwards.
One option that the media often covers is to make Azeri gas transit Ukraine to reach the EU. Although political efforts are underway, Kpler Insight does not consider it as our base case. Our view is that not only can it be difficult to find a political compromise between the parties involved, but also Azerbaijan’s output potential is currently unable to make for the loss of Russian gas supply. Moreover, the fact that Azerbaijan also imports gas from Russia, could cast doubts about the origins of EU’s gas supplies and whether the region would be increasing its reliance on Russia. Although this would not be the first time that such controversy comes to light, it could become increasingly important considering the EU Commission’s objective to stop importing Russian gas in 2027.
LNG imports will be at the centerpiece of supply diversification strategy and energy security in the CEE region. Countries with LNG regasification facilities in place such as Poland, Croatia, Greece, Italy, and to a lesser extent Turkey, will play a pivotal role in providing landlocked countries in Central and Eastern Europe. In addition, LNG import terminals in Northwest Europe could also make available additional volumes, should enough firm capacity be available at key interconnection points, as we will discuss later.
All in all, our analysis shows that CEE countries have enough optionality to deal with the loss of Russian gas via Ukraine, even in the case of a cold winter. LNG will play a pivotal role in securing gas flows, however, its impact will be constrained by how quickly interconnecting pipeline capacity could be made available in 2025. It is important to mention the new additional volumes will likely be more influenced by LNG pricing dynamics across the globe as well as the evolution of tariff costs across the system. In any case, with additional LNG supply expected to be available in H2 2025 as new liquefaction plants come online and ramp up, and with the materialisation of infrastructure projects within the next couple of years, the EU will be in capacity to significantly reduce the risks of gas supply going forward.

 
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I costi indiretti della guerra si scaricano sui cittadini europei, in varie forme.

Il primo ministro greco ha avvertito che un aumento significativo delle esportazioni di elettricità dell’UE verso l’Ucraina, in seguito agli attacchi russi sulla sua rete, ha causato un’impennata dei prezzi nell’Europa sudorientale.
In una lettera al Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, citata dal Financial Times, Kyriakos Mitsotakis ha dichiarato che il mese scorso il prezzo dell’elettricità ha raggiunto i 130 euro per MWh, in aumento rispetto ai 60 euro per MWh. Uno dei motivi dell’impennata è il fatto che le esportazioni di elettricità dell’UE verso l’Ucraina sono aumentate di quasi sei volte quest’anno.
Tra gli altri fattori che hanno contribuito all’aumento dei prezzi dell’energia elettrica nell’Europa sudorientale vi sono le scarse precipitazioni, che hanno svuotato le dighe, il caldo estivo e le interruzioni della produzione di energia, scrive il FT nel suo resoconto della lettera del premier greco.

 
Energia dalla Russia. Ma no, non è russa
 

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