Un’analisi di rischio (o di sensibilità) sulle variabili esogene
Sebbene la previsione di crescita dello scenario tendenziale già incorpori le conseguenze
negative sul piano economico dell’invasione russa del territorio ucraino, l’evolversi del
conflitto avviene in una cornice di incertezza riguardo sia la durata sia gli esiti. Ciò
suggerisce l’opportunità di prendere in esame incognite ed elementi di rischio insiti nel
quadro economico internazionale e valutare come il loro materializzarsi possa
ripercuotersi sull’economia italiana.
Le ipotesi alternative analizzate riguardano difficoltà per l’approvvigionamento e le
importazioni di gas. Il profilo delle variabili esogene del quadro internazionale è stato
modificato anche riguardo ai tassi di cambio e alle condizioni dei mercati finanziari.
Utilizzando sia il modello econometrico ITEM sia il modello computazionale di equilibrio
generale MACGEM-IT, sono stati presi in considerazione quattro diversi scenari, due dei
quali riferiti all’interruzione nelle forniture di gas dalla Russia a seguito di un inasprimento
delle sanzioni e ognuno degli altri riguardanti un altro specifico fattore di rischio dello
scenario tendenziale.
Per i due scenari di embargo sul gas russo si suppone che il blocco delle importazioni di
gas si verifichi a partire dalla fine del mese di aprile 2022 e perduri per tutto il 2023. Il
primo scenario assume che le aziende del settore riescano ad assicurare il
soddisfacimento del fabbisogno grazie alla diversificazione degli approvvigionamenti,
anche se l’embargo provoca un ulteriore rialzo dei prezzi del gas, dell’elettricità e del
petrolio rispetto a quello prefigurato nel quadro tendenziale. In particolare, si è ipotizzato
che il prezzo del gas risulti nel 2022 più elevato rispetto allo scenario del DEF del 37 per
cento (69 per cento nel 2023), il prezzo del petrolio del 9 per cento (4,5 per cento nel
2023) e quello dell’elettricità del 30 per cento (58 per cento nel 2023). Mediante il
modello MACGEM-IT si è determinato l’impatto del rialzo dei prezzi sui livelli di produzione,
tenendo conto dell’utilizzo di materie energetiche nei diversi settori e dei legami
intersettoriali. Inoltre, poiché l’embargo riguarda anche gli altri Paesi europei, lo scenario
considera anche gli effetti di un calo delle loro attività dovuto al forte rialzo dei prezzi
energetici, che si manifestano attraverso una minore domanda estera.
Nel secondo scenario si ipotizza che gli sforzi di diversificazione nell’approvvigionamento
non producano i risultati attesi a causa di difficoltà di varia natura. L’interruzione nelle
forniture di gas dalla Russia si accompagna, quindi, oltre che a un ancor più marcato
incremento dei prezzi del gas, dell’elettricità e del petrolio (+10 per cento in media rispetto
a quanto già ipotizzato nel primo scenario), anche ad una carenza di gas, stimata pari al
18 e al 15 per cento delle importazioni in volume, rispettivamente, nel 2022 e nel 2023.
Anche in questo scenario si considerano gli effetti dell’analoga caduta di attività nei
partner commerciali europei.
La terza simulazione riguarda i tassi di cambio. Nello scenario alternativo essi sono stati
fissati, nell’orizzonte di previsione, ai livelli corrispondenti alle quotazioni medie dei tassi
di cambio a termine (forward exchange rates) registrate nel periodo più recente (nei 10
giorni a partire dal 3 marzo 2021). Nel 2022 risulterebbe un minore apprezzamento del
dollaro nei confronti dell’euro rispetto allo scenario di base (del 4,8 per cento invece che
del 6,3). Inoltre, a fronte di una sostanziale invarianza del tasso di cambio nominale
effettivo nello scenario di riferimento, si registrerebbe un apprezzamento medio dell’euro
rispetto alle altre valute di circa lo 0,3 per cento nel 2022 e del 2,3 nel 2023. Nel 2024 e
2025 l’apprezzamento sarebbe, rispettivamente, del 3,2 e 0,8 per cento.
La quarta e ultima simulazione si riferisce a fattori di rischio connessi alle condizioni
finanziarie dell’economia. Rispetto allo scenario di riferimento, si è ipotizzato un livello del
tasso di rendimento del BTP a dieci anni più elevato di 100 punti base. Queste condizioni
meno favorevoli per il finanziamento del debito pubblico non riguardano l’anno in corso
ma soltanto gli anni successivi, a motivo del programma di acquisti di titoli finanziari da
parte della banca centrale tuttora in corso, che concorre a limitare il rischio di tensioni nei
mercati finanziari. In questo scenario alternativo, i livelli più elevati dello spread BTP-Bund
dall’anno 2023 si traducono in condizioni meno favorevoli per l’accesso al credito, con
l’applicazione di tassi di interesse più elevati sui prestiti alle famiglie e le imprese.
La valutazione dell’impatto sui livelli di attività economica degli elementi di rischio appena
esposti è documentata nella Tavola R4. Nell’ipotesi di interruzione dei flussi di gas dalla
Russia secondo il primo scenario, il tasso di crescita del PIL sarebbe inferiore rispetto a
quello dello scenario tendenziale di 0,8 punti percentuali nel 2022 e di 1,1 punti nel 2023.
La ripresa negli anni successivi, con tassi di crescita superiori a quelli dello scenario di
base (rispettivamente dell’1,1 e dello 0,8 per cento), fa sì che, all’inizio del 2025, il livello
del PIL risulti in linea con quello corrispondente dello scenario di base. Nell’altro scenario
di embargo sul gas russo, quello in cui si prospettano sviluppi ancor più sfavorevoli,
l’incremento dei prezzi delle materie energetiche, la minore disponibilità di gas per le
utenze domestiche e la riduzione della domanda estera concorrerebbero a determinare
una contrazione del tasso di crescita del prodotto rispetto allo scenario tendenziale di 2,3
punti percentuali nel 2022 e di 1,9 punti percentuali nel 2023. Il tasso di crescita del PIL
sarebbe, invece, superiore rispetto al quadro tendenziale di 1,9 punti percentuali nel 2024
e di 2,3 punti nel 2025.
Riguardo ai tassi di cambio, il maggiore apprezzamento dell’euro rispetto a quanto
prospettato nel quadro tendenziale ridurrebbe il tasso di crescita del PIL rispetto allo
scenario tendenziale dello 0,4 per cento nel 2023, dello 0,8 per cento nel 2024 e dello
0,6 per cento nel 2025. In questa simulazione non si incorpora alcuna ipotesi circa il
blocco di parte dell’interscambio commerciale tra l’Italia e la Russia e, dunque, gli effetti
sia sulle esportazioni sia sul prodotto di un apprezzamento dell’euro (dovuto, in gran parte,
all’apprezzamento rispetto al rublo) potrebbe contenere elementi di sovrastima.
Nell’ipotesi di peggiori condizioni finanziarie dal 2023 in poi, si assisterebbe a un impatto
negativo sul profilo di crescita dell’economia italiana. In particolare, il tasso di variazione
del prodotto risulterebbe inferiore nel 2023 di 0,1 punti percentuali rispetto al quadro
tendenziale e, nel 2024 e 2025, rispettivamente, di 0,4 e 0,5 punti.