DAL 4 MAGGIO USCIREMO SCAGLIONATI. SECONDO ME C'E' UNA VOCALE SBAGLIATA

Secondo una stima della Coldiretti, effettuata sulla base di coloro i quali hanno beneficiato degli aiuti alimentari,
è aumentato di oltre un milione il numero delle persone che non hanno di che sfamarsi.

Caritas e Banco Alimentare registrano un aumento del 40% delle richieste con picchi anche superiori in alcune zone del Paese.

Le maggiori criticità sono in Campania (20%), Calabria (14%), Sicilia (11%), Lazio (10%) e Lombardia (9%).

3,7 milioni è il nuovo numero di poveri in Italia, prodotto di settimane di blocco del sistema economico-produttivo.

Dietro questo numero ci sono persone che hanno perso il lavoro e non possono lavorare in smart working,
persone con contratti a tempo determinato, o che lavoravano saltuariamente, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere,
persone che non godono di aiuti pubblici o sussidi e non hanno risparmi.

Si tratta di una emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra.

Tra i centri di distribuzione dei pacchi alimentari e le mense solidali si vedono tanti volti nuovi,
che mai prima di adesso si erano trovati in condizioni così problematiche.

I volontari raccontano che arrivano numerose chiamate di madri e padri
che non sanno come sfamare i propri figli e si vergognano di trovarsi in questa difficoltà.

Aumenta il numero di persone che contribuiscono attraverso donazioni:
più di un terzo (36%) lo ha fatto con donazioni via web, il 17% ha usato il telefono, mentre 1 italiano su 4 (25%)
si è preoccupato di fare la spesa per anziani.
 
Con questo articolo andremo a leggere le parti più importanti di un articolo di venerdì 9 luglio 1926,
comparso sul Corriere della Sera dal titolo

“Produrre di più, consumare di meno ed esportare, i discorsi di Mussolini e Pirelli all’inaugurazione dell’Istituto nazionale


Dopo aver letto questo articolo, ci renderemo conto di come la storia – la storia economica –
non ci ha insegnato nulla e continuiamo, in loop, a ripetere sempre gli stessi errori.

Il fascismo prima di diventare autarchico era liberista.



La pagina originale la potete scaricare qui

Leggiamo le parti più importanti dell’articolo

I discorsi di Mussolini e Pirelli all’inaugurazione dell’Istituto nazionale
Roma, 8 luglio, notte.

Stamane ha avuto luogo l’inaugurazione dell’Istituto nazionale per le esportazioni nella sua sede di via Torino,
con l’intervento del Capo del Governo on. Mussolini, di parecchi ministri, di quasi tutti i membri del Consiglio generale dell’Istituto
e delle personalità più interessate al nuovo movimento che ha trovato la sua prima espressione nella creazione dell’Istituto.



IL PROBLEMA DELL’ESPORTAZIONE

Il dottor Alberto Pirelli, che ha accettato dal Governo l’incarico di organizzare i servizi dell’Istituto, ha pronunciato il discorso inaugurale.

Dopo un ringraziamento rivolto a nome dei produttori e commercianti d’Italia al Capo del Governo e ai ministri che vollero creato l’Istituto,
l’oratore ha posto in lucidi termini il problema dell’esportazione, necessaria più per l’Italia che per altri paesi
per le note ragioni economiche finanziarie che congiuntamente esercitano un’influenza favorevole sulla nostra bilancia dei pagamenti.


« L’esportazione – ha detto – non è che un fenomeno derivato, ossia dipendente dallo stato di produzione e dalla tendenza al risparmio.
Il capo del Governo l’ha detto ripetute volte: la restaurazione dell’economia nazionale non può compiersi che sulla base del binomio: produzione e risparmio.


In una maggior produzione si trovano – se mi si consente l’espressione – i soli rimedi naturali che la farmacopea economia ci offre
contro i mali che tormentano ancora la nostra vita economica.

Bisogna produrre di più se si vuole esportare; bisogna produrla ad un costo che permetta di vincere la concorrenza sul mercato mondiale
.




FONTE: Banca d’Italia – rapporto annuale sul 1925 (pag 26) – Bilancia commerciale 1924-25

Ma non basta produrre di più, se poi si accresce anche il consumo privato interno: bisogna che il Paese risparmi.
Non solamente perché il risparmio forma il capitale, patrimonio delle generazioni future,
ma anche perché tanto più si può esportare quanto meno si consuma.


Solo un incremento dell’esportazione potrà aiutare a risolvere il problema della nostra stabilizzazione monetaria,
problema che sta veramente al primo piano della nostra vita economica
». (…)

CIFRE E MONITI DEL CAPO DEL GOVERNO


Ha preso infine la parola il Capo del Governo, il quale ha detto:

« (…) Che cosa è questo istituto nazionale per le esportazioni? Cerchiamo di definirlo agli effetti dello stato civile.
Esso è una sezione distaccata del Ministero dell’economia nazionale. Questo già ne delinea il carattere e la figura.


Naturalmente, essendo distaccato ed autonomo, ha le maggiori possibilità di movimento e la maggiore elasticità di funzioni.
Per questo lo abbiamo creato autonomo e lo abbiamo voluto autonomo anche topograficamente, cioè in una sede propria.


Due anni fa, parlando al Cova, io dissi a questi ottimi costituzionali che mi ascoltavano,
che si andava verso un periodo nel quale la lotta economica fra le nazioni sarebbe stata più dura
e più spietata della lotta militare fra le Nazioni stesse
.


È quello che si verifica oggi. Non si deve credere a un’attenuazione di questo fenomeno. No!
Dobbiamo renderci conto di questo fatto: che la vita diventa dura, non più comoda per nessuno.


Quando si parte da questo che io chiamo senso virile della realtà, tanto lontano dal disfattismo lacrimogeno e imbelle
come dall’ottimismo panglossiano e inconcludente, si è bene inquadrati per comprendere l’attuale epoca storica e per vedere quali sono i nostri compiti.


E veniamo a cose concrete e precise. Questione dei cambi.
La lira è malata e allora noi, che sentiamo la nostra responsabilità, abbiamo cominciato con l’esaminare quali potevano essere le cause di questa anemia.


Questione dei debiti non sistemati? Li abbiamo sistemati.

Questione della circolazione? L’abbiamo ridotta: la nostra tendenza è piuttosto deflazionistica.

Bilancio dello Stato? Il bilancio dello Stato non solo è in pareggio, ma è in avanzo notevolissimo. (NDR – 417 milioni di lire, foto sotto)



FONTE: Banca d’Italia – rapporto annuale sul 1925 (pag 15)

Dunque, procedendo per eliminazione, nessuno di questi fattori è la causa dell’anemia.
Bisogna continuare nell’esame delle cause, e allora veniamo a un punto
che è quello della bilancia dei pagamenti di cui è parte preponderante la bilancia commerciale.
(…)

NDR – per il resto dell’articolo Mussolini elenca i saldi di importazioni ed esportazioni di molti prodotti, andiamo alla conclusione dall’articolo

« Fatto l’Istituto non c’è che un elemento di più per risolvere il problema;
ma questo dovrà essere risolto da tutti gli elementi che compongono la parte vitale della Nazione:
Governo, industriali, lavoratori, agricoltori, commercianti, banchieri: tutto, insomma, il popolo italiano che sente la grandezza,
l’importanza, la necessità di questa vasta opera che solleverà – ne sono certissimo – le sorti della nostra economia
e mostrerà al mondo la potenza, la volontà, la capacità di lavoro della nuova Italia
»

Il discorso del Primo Ministro è stato salutato alla fine da una lunga, calorosa ovazione.

OSSERVAZIONI
Insomma un deja-vù di quello che stiamo vivendo oggi.
Mussolini ben consapevole della guerra commerciale in atto, cercava lo scontro col resto del mondo a suon di “durezza del vivere“.

Un po’ come oggi gli euroinomani invocano “più europa” per competere con la Cina,
ma il finale di questo disegno è la guerra ieri con la WWII oggi – di questo passo – vedremo la terza guerra mondiale.

Il discorso di Pirelli – ovvero le politiche di distruzione della domanda interna per poter esportare di più –
ricorda molto quello che fece Monti nel 2012 per internderci… Ed entrambi volevano difendere un cambio fisso!

Mussolini parlava anche della gestione dei conti pubblici, come quella di un’azienda.
Le politiche di avanzo infatti – nel 1925 di 417 milioni di lire – continuarono fino alla fine del decennio.

In una nota del rapporto Banca d’Italia sul 1931 – a pag 14 – leggiamo



Nel suo discorso al Senato, il 6 giugno 1931, l’On. Ministro delle Finanze,
dopo aver accennato come il fenomeno del disavanzo fosse comune a quasi tutti i Paesi,
anche di gran lunga più ricchi del nostro, osservava:

« Ma a prescindere da tali considerazioni, è da por mente che il deficit si manifesta in Italia dopo sei esercizi chiusi in avanzo,
e dopo il salutare risanamento, faticosamente compiuto, nel triennio 1928-30, del preoccupante sbilancio passivo dei residui ereditati dai cessati governi


E dopo quasi 90 anni non abbiamo ancora capito che il deficit di bilancio, per uno Stato, è la normalità!
All’epoca poteva esserci la “scusa” del gold standard che dal 1971 non esiste più!



FONTE: portale storico camera dei deputati

Per la cronaca nel 1931 il ministro delle Finanze era Antonio Mosconi, carica che hanno svolto diverse persone nel governo Mussolini.

Un’altra “perla” di un altro ministro delle finanze, stavolta sul pareggio di bilancio:



FONTE: Banca d’Italia – rapporto annuale sul 1927 (pag 12)

Come, appunto, ha detto, nel suo recente discorso in Senato, l’on. Ministro per le finanze,
« il pareggio del bilancio dello Stato è il fondamento di qualsiasi opera che si volesse costruire, e senza di esso tutto sarebbe vano »


In questo caso il ruolo era ricoperto da Giuseppe Volpi.

Ricapitolando: distruggere la domanda interna, aumentare la produttività per competere sulle esportazioni,
bilancio di uno Stato come quello di un’azieda cos’è che manca per chiudere il cerchio? Moneta forte e cambio fisso!

TASSI DI CAMBIO
Sempre dal rapporto sul 1927, in una nota a pagina 23 leggiamo



Secondo il Ministro per l’Economia nazionale, « la rivalutazione della lira è stato lo sforzo
che ha cimentato fino al limite massimo la economia nazionale, come si possono cimentare al limite massimo,
prima di deformarli permanentemente o di spezzarli, i metalli
».

(Dal testo ufficiale del discorso dell’on. Ministro Belluzzo, alla Camera dei Deputati, per il bilancio dell’Economia nazionale).
 
Vediamo allora le quotazioni dal 1920 al 1940 sulle principali valute, grafici dal portale tassi di cambio della Banca d’Italia.

Quotazioni sul dollaro USA (aumento dell’indice significa svalutazione della lira)



Cambio Lira – Sterlina, nel 1927-30 potete ammirare il famoso “quota 90” (aumento dell’indice significa svalutazione della lira)



Quotazioni sul Franco svizzero (aumento dell’indice significa svalutazione della lira)



Cambio con il Marco tedesco (diminuzione dell’indice significa rivalutazione della lira)



Quotazioni sul Franco francese (diminuzione dell’indice significa rivalutazione della lira)



Durante il ventennio l’andamento della lira era quello di rivalutarsi su tutte le cinque valute considerate, per poi diventare fisso dal 1926.

Il massimo picco su dollaro, sterlina e franco svizzero fu raggiunto il 28 luglio 1926, lo stesso mese del discorso di Mussolini che abbiamo analizzato.

Dopo la rivalutazione del 1926-27 inzio il periodo di fissità del cambio, secondo voi cosa è successo alla bilancia commerciale dopo tutte queste misure?



FONTE: Banca d’Italia – rapporto annuale sul 1928 (pag 20)

Rimase chiaramente in deficit, con le importazioni superiori alle esportazioni, sopra nella foto gli anni 1927 e 1928.

Per quanto riguarda il PIL, ecco come andarono le cose.
Vi propongo un passaggio dalla pubblicazione “la crescita economica italiana 1861-2011“, a pagina 27 leggiamo



« Tra il 1922 (l’anno in cui fu grosso modo nuovamente raggiunto il più alto livello di PIL del periodo prebellico) e il 1929,
il tasso di crescita annuale dell’Italia fu un notevole 4%. La crescita raggiunse il 6,1% annuo tra il 1922 e il 1925
– la fase “liberale” del regime fascista – con un aumento delle esportazioni a un ritmo annuo del 18,7%.
Il primo governo Mussolini riprese le fortunate politiche macroeconomiche prebelliche:
il deficit fu eliminato nel 1925, il rapporto debito/PIL scese e il tasso di sconto fu mantenuto a livelli relativamente bassi.
»

Insomma il PIL andò meglio prima delle politiche di avanzo e cambio fisso.

DOPO LA CRISI DEL 29
Cosa accadde dopo il crollo di Wall Street del 1929? Riporto una parte di questo articolo preso, tanto per cambiare, dalla Banca d’Italia.

« Nel pieno della Grande Depressione, la svalutazione della sterlina (settembre 1931)
e di gran parte delle altre monete equivalse di fatto a un’ulteriore rivalutazione della lira.


Si accentuò il carattere deflativo della politica italiana e pesanti furono le conseguenze sull’attività economica e sul sistema finanziario.
Lo Stato e la Banca centrale salvarono dal tracollo le maggiori banche miste, gonfie di partecipazioni azionarie sempre più svalutate.
(…)

Alla fine del 1936 la svalutazione della lira, lungamente attesa, favorì la ripresa economica e il riequilibrio dei conti con l’estero.
Contemporaneamente, per effetto di un semplice decreto ministeriale,
fu rimosso ogni limite alla possibilità dello Stato di finanziarsi per mezzo di debiti verso la Banca centrale
:
l’autonomia di quest’ultima toccò il punto più basso.
»

Vediamo il PIL dopo la crisi del 29, in un confronto con gli altri paesi europei,
sempre dalla pubblicazione “la crescita economica italiana 1861-2011“, a pagina 26 leggiamo



« La guerra segnò un tragico spartiacque tra la prima globalizzazione e la successiva de-globalizzazione,
durante la quale la storia dell’economia italiana è divisa in due periodi.
Fino al 1929 il tasso di crescita del Paese fu di poco superiore alla media dell’Europa occidentale
,
più alto di quello del Regno Unito ma inferiore a quello della Francia.
Negli anni Trenta, al contrario, la crescita del Paese non riuscì a stare al passo con quella delle maggiori potenze europee
.
»

Insomma ricorda l’andamento dell’Italia all’entrata nell’euro:
una iniziale crescita (seppur inferiore agli ultimi anni della lira)
e poi dopo un forte shock esterno – in questo la crisi del 2008 – siamo finiti a gambe all’aria.

In questo parallelismo storico il covid-19 rappresenta la guerra, che sembra aver fatto “resuscitare” un illustre protagonista degli anni 30.

KEYNES COME UN FARO NELLA NEBBIA


Vorrei concludere l’articolo con dei brevi passaggi di autarchia economica del 1933,
saggio breve facilmente reperibile in rete (per esempio qui)

« Cominciamo con la questione della pace.
Oggi noi siamo pacifisti con così vigorosa convinzione che, se l’internazionalista economico riuscisse ad averla vinta su questo punto,
in breve egli riotterrebbe la nostra adesione.


Ma oggi non pare ovvio che il concentrare gli sforzi di una nazione nella conquista del commercio estero,
che la penetrazione dell’economia di un Paese da parte delle risorse e dell’influenza di capitalisti stranieri,
e che una stretta dipendenza della nostra particolare vita economica dalle ondeggianti politiche economiche dei Paesi stranieri,
siano salvaguardie e garanzie di pace internazionale.


Alla luce dell’esperienza e della prudenza, è più facile giungere alla conclusione opposta. »

La circolazione schizzofrenica delle merci non porta la pace, e dopo oltre 80 anni non l’abbiamo ancora capito!
E ancora su come bisognava gestire le finanze pubbliche

« Oggi noi soffriamo una delusione, non perché siamo più poveri di quello che eravamo,
– al contrario, anche oggi, in Inghilterra almeno, noi godiamo di un tenore di vita più elevato che in ogni altra epoca, –
ma perché ci pare che altri valori siano stati sacrificati e perché ci sembra che siano stati sacrificati senza necessità.


Infatti, il nostro sistema economico non ci permette davvero di sfruttare al massimo l
e possibilità di ricchezza economica offerteci dai progressi della tecnica, resta anzi ben lontano da questo ideale
,
e ci fa sentire come se avessimo potuto benissimo usare tutto il margine disponibile in tanti altri modi più soddisfacenti.


Ma, una volta che ci siamo permessi di disubbidire al criterio dell’utile contabile, noi abbiamo cominciato a cambiare la nostra civiltà.
E noi dobbiamo farlo molto prudentemente, cautamente e coscientemente
.
Perché c’è un ampio campo dell’attività umana in cui sarà bene che conserviamo i consueti criteri pecuniari.


È lo Stato, piuttosto che l’individuo, che bisogna cambi i suoi criteri.
È la concezione del ministro delle Finanze, come del presidente di una specie di società anonima, che deve essere respinta.
»

La “società anomina” era l’equivalente delle s.p.a. di oggi, insomma Keynes dice che lo Stato non è un’impresa,
ma come avete visto i ministri delle finanze che abbiamo analizzato credevano di gestire un’azienda…

Insomma chi oggi accusa gli euroscettici di essere fascisti,
ignorano che il fascismo ha applicato le stesse demenziali politiche economiche che l’unione europea ha codificato nei trattati.
Ma è impossibile spiegarlo a loro.

Del resto come diceva Ezra Pound chi non s’intende di economia non capisce affatto la storia“.

ARTICOLO ORIGINALE
 
La Germania ha “un’immagine distorta e fatale dell’Italia”, un’immagine che finirà per “fare a pezzi l’Unione europea”.

Lo scrive oggi in un lungo editoriale lo Spiegel, che lo pubblica addirittura in apertura del proprio sito.

Un articolo molto duro nei confronti della classe politica tedesca: Thomas Fricke, che firma il pezzo,
non esita a parlare di “tutta questa arroganza tedesca che - non solo adesso, ma soprattutto adesso – è particolarmente tragica”.

E non solo perché “la solita lagna tedesca ha a che fare con la realtà della vita degli italiani
quanto i crauti hanno a che vedere con le abitudini alimentari dei tedeschi”.

A detta dello Spiegel, la lite sull’eventuale partecipazione dei tedeschi agli eurobond “è imbarazzante”,
perché si preferisce “fantasticare sul fatto che gli italiani avrebbero dovuto risparmiare prima”,
fantasie che “spiegano la mancanza di zelo da parte della Germania nel far partire al vertice Ue di questa settimana una storica azione di salvataggio”.

Ed ecco l’affondo: “L’Europa rischia di sprofondare nel dramma, non perché gli italiani sono fuori strada,
ma a causa di una parte predominante della percezione tedesca”.

E ancora: “Forse è per colpa dei tanti film sulla mafia”, scrive il settimanale tedesco
ironizzando sui rispettivi stereotipi tra i due Paesi, “forse è solo l’invidia per il fatto che l’Italia ha il clima migliore, il cibo migliore, più sole e il mare”.

Secondo Fricke, “se lo Stato italiano in una crisi come questa finisce sotto pressione dal punto di vista finanziario,
dipende – se proprio deve dipendere dagli italiani – dal fatto che il Paese ha una quota di vecchi debiti pubblici, ossia dai tempi passati.
Solo che questo ha poco a che vedere con la realtà della vita di oggi, ma con una fase di deragliamento degli anni ’80,
il che ha a sua volta a che vedere con gli interessi improvvisamente schizzati in alto”.

Lo Spiegel fa anche un paragone storico sempre molto scottante per la Germania:
“Se noi tedeschi non avessimo avuto all’estero amici tanto cari che nel 1953 ci abbuonarono una parte dei nostri debiti,
staremmo ancora oggi con un pesante fardello in mano. E come va a finire quando le persone devono continuare a pagare debiti nati storicamente,
la Germania lo ha dimostrato alla fine della Prima guerra mondiale, quando alla fine il sistema si rovesciò, come da anni rischia di succedere anche in Italia”.

Inoltre, l'editoriale del settimanale ricorda che “da 30 anni lo Stato italiano spende meno per i suoi cittadini di quello che prende loro,
con l’unica eccezione dell’anno della crisi finanziaria mondiale 2009. Questo vuol dire risparmi record, non sperperare”.

Il giornale cita anche gli investimenti pubblici
“tagliati di un terzo dal 2010 al 2015”, così come “si sono rimpicciolite le spese per l’istruzione e la pubblica amministrazione”.

Insomma: “Dolce vita? Stupidaggini. Gli investimenti pubblici dal 2010 in Italia sono calati del 40%. Un vero e proprio collasso”.

Questo mentre in Germania, la spesa pubblica “è cresciuta quasi del 20%”,
ossia “lo Stato spende a testa un quarto di più di quello che spende in Italia. Il che in queste settimane si percepisce dolorosamente”.

Una situazione che con l’attuale crisi da pandemia del coronavirus si tramuta “in un dramma incredibile”:

“In Italia sono mancati i posti letto e sono morte tante persone che oggi forse potrebbero essere ancora in vita.
Non è direttamente colpa dei politici tedeschi, ovvio. Ma sarebbe ben giunto il tempo di smettere con folli lezioncine,
e di contribuire a far piazza pulita delle cause del disastro, caro signor Schaeuble
(già ministro alle Finanze negli anni più caldi dell’eurocrisi, ndr). O di dire “scusateci” almeno una volta”.

E invece “con assoluta serietà” si continua ancora a parlare della “dipendenza da credito” degli italiani, continua lo Spiegel.

“Ma anche qui, un piccolo suggerimento fattuale: i debiti privati, commisurati al Pil, in quasi nessun Paese dell’Ue sono così bassi come in Italia”.

Infine: “È giunta finalmente l’ora di mettere fine a questo dramma, e magari proprio con gli eurobond,
quali simbolo della comunità del destino della quale comunque facciamo parte sin da quando abbiamo una moneta comune”, conclude Fricke.

“Ancora i tedeschi hanno tempo di raddrizzare la curva dopo le contorte settimane scorse:
altrimenti l’Unione europea nel giro di qualche anno non sarà più un’unione.

In Italia come in Francia arriveranno al potere delle persone che, come adesso già fanno Donald Trump o Boris Johnson,
non hanno nessuna voglia di stare al gioco: quel gioco sul quale la Germania da decenni costruisce il proprio benessere”.
 
Da un mese vado ripetendo che tutta questa manfrinata è una presa per i fondelli.
Lo ripeto a tutti quelli che incontro.
Nel 1968 l'hong kong uccise almeno 24.000 Italiani, ma Vi potete immaginare quanti di più ne siamo morti.
E da 1 a 2 milioni nel mondo.
Tutti abbiamo continuato a frequentare la scuola, tutti andavamo a morosa, tutte le domeniche
andata a fare una gara di regolarità, i miei genitori hanno lavorato tutti i giorni.
Le scuole erano aperte. Le fabbriche erano aperte. I negozi erano aperti.
Mai visto una mascherina. Mai un medico che avesse qualche pericolo da raccontare.
Non ricordo un giornale con una notizia tragica come di questi tempi.

Ogni anno in Italia si ammalano di cancro circa 371.000 persone e ne muoiono quasi 500 al giorno.
Dieci milioni all’anno nel mondo, con un trend di crescita del 17% .


Per infezioni ospedaliere, in Italia, i morti sono 49 mila l’anno.

Nel 2017 i decessi nel mondo causati da malattie cardiovascolari sono stati più di 17 milioni.


Ogni giorno nel mondo sono circa 3300 i morti per tubercolosi (1.200.000/anno)

Le morti premature provocate dai principali inquinanti dell’aria nei paesi dell’Unione Europea relative all’anno 2016
– particolato fine (PM2,5) – biossido di azoto (NO2) – ozono (O3) sono rispettivamente pari a: 412000- 71000 – 15100 per un totale di 498100 casi.

I limiti europei per i tre inquinanti principali sono violati sistematicamente.

Nel mondo muoiono circa 6,5 milioni all’anno per disturbi respiratori e infezioni che colpiscono le vie respiratorie.

Qualcuno si preoccupa dei morti “in tempo di pace“ causati dalle guerre USA/NATO.

Da 3 a 400000 vittime di guerra all’anno, per settanta anni
, il numero reale di uccisi causato dall’accoppiata USA-NATO;
una finta pace fatta di guerre reali, colpi di stato e operazioni sovversive di varia natura, effettuate su scala globale, dal ’45 ad oggi.

Venti – trenta milioni di uccisi
, il bilancio complessivo, da moltiplicare per 10,
se nel conto si volessero includere i feriti, evitando, tuttavia, di far menzione delle centinaia di milioni di vittime
provocate dagli effetti indiretti delle guerre: carestie, epidemie, migrazioni forzate, schiavismo e sfruttamento,
danni ambientali, sottrazione di risorse ai bisogni vitali per coprire le spese militari.

Il terribile bilancio risulta dal resoconto di una circostanziata ricerca di James A. Lucas a
pparsa recentemente sulla prestigiosa rivista internazionale Global Research.

Ad oggi nel mondo i decessi dovuti ufficialmente al contagio da coronavirus sono pari a 170 mila.
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La percentuale di morti per malattie infettive nel mondo sta diminuendo; una quota maggiore sta morendo a causa di malattie non trasmissibili.

Nella visualizzazione vediamo la distribuzione delle morti globali suddivisa in tre grandi categorie:

1 – in giallo: decessi causate da incidenti stradali, omicidi, decessi per conflitti, annegamento, incidenti correlati al fuoco, calamità naturali e suicidi;
2 – in blu: malattie non trasmissibili. Queste sono spesso malattie croniche a lungo termine e comprendono malattie cardiovascolari (incluso ictus), tumori, diabete e malattie respiratorie;
3 – In rosso: malattie trasmissibili (cioè malattie infettive) come l’HIV / AIDS, la malaria e la tubercolosi insieme a decessi materni, decessi neonatali e decessi per malnutrizione. (our World in Data)

Emergenza democratica
C’è da interrogarsi sul perché la “crisi sanitaria” scatenata dal covid-19 sia riuscita a provocare una reazione che appare smisurata
(una sorta di shock anafilattico di dimensioni planetarie) rispetto alla dimensione corrente delle morti anticipate provocate da altre cause.

Quale è la differenza sostanziale tra le varie cause di morte?

Ci vorrà molto tempo prima di sviscerare e comprendere nella loro complessità gli eventi inediti che il mondo sta vivendo.

Qui si ribadirà quel che è già evidente ai più e cioè che la paura da contagio permette di esercitare controllo sociale
e imposizione di “misure economiche” impensabili in condizioni normali.


L’evento covid-19, ha potenzialità tali da rischiare di trasformarsi in un esperimento di ingegneria sociale dalle proporzioni mai viste prima.

Facendo leva sul panico collettivo ai fini della tutela della salute pubblica si può ostacolare la protesta popolare;
già nell’era immediatamente precovid manifestare era diventato reato.

Le aberranti norme del cosiddetto Decreto Sicurezza avevano, infatti, già colpito i lavoratori della Tintoria Superlativa di Prato,
i cui operai, senza stipendio da 7 mesi, in condizioni lavorative inaccettabili, si sono visti affibbiare 21 multe dai 1000 ai 4000 euro ciascuna,
per un totale di 84.000 euro “colpevoli“ del reato di “blocco stradale” grazie al quale le Questure
possono incriminare i lavoratori che fanno i picchetti davanti alle aziende.

Oggi, dopo averci imposto una pletora di governi tecnici, il governo abdica al suo ruolo affidandosi ad una squadra di tecnici,
naturalmente non eletti, provenienti in parte dalla grande finanza, che decideranno tutto su di noi:

cosa potremo fare e cosa no, dove andare quanto allontanarci da casa…. in violazione di ogni legge e della stessa Costituzione Italiana di fatto sospesa.

Il Parlamento è sistematicamente aggirato quale organo supremo di indirizzo dell’esecutivo.

I membri della task force, un organo di fatto decisionale, non di semplice indirizzo, diretta da Colao,
potranno agire in segreto godendo dell’immunità totale rispetto a eventuali richieste di risarcimento danni che potrebbero causare.

Questo accade già con i membri della BCE, della UBE, o quelli del MES.

Si pensi poi al fatto che come ribadito da G. Tebaldi:

“Vittorio Colao ricoprirebbe attualmente il ruolo di advisor della General Atlantic,
un fondo di investimenti americano specializzato nell’acquisizione di società fallite ai tempi del coronavirus.
Il conflitto di interessi fa accapponare la pelle… “


Importante e significativo, infine, il pronunciamento dei medici dell’AMPAS che nel loro comunicato del 21 aprile dichiarano,
in apertura di un corposo documento di denuncia della condizione attuale imposta ai cittadini italiani:

“Con serenità, ma anche con determinazione, i medici del gruppo della medicina di segnale
(735 iscritti all’AMPAS, la nostra associazione, di cui tanti impegnati in prima linea),
preoccupati per le possibili derive autoritarie in atto, desiderano fare chiarezza circa la possibilità
che siano lesi dei diritti costituzionalmente garantiti per i cittadini”


Quale rapporto tra aspettativa di vita e distribuzione della Ricchezza?

La povertà estrema nel mondo, attenuata grazie alla crescita portentosa della Cina, colpiva nel 2015 circa 700 milioni di poveri assoluti.

Chi segue e conteggia il destino di 6 milioni di poveri assoluti (senza casa) italiani?

Torneranno sulla strada come niente fosse stato?

Difficile stabilire quale destino sia stato loro riservato se è potuto accadere che, in molti casi, i cittadini “normali”
si sono visti sottrarre i parenti contagiati, restituiti dopo qualche tempo, inceneriti, dentro un barattolo;
e il destino di rom, sinti, immigrati che vivevano di espedienti e piccoli commerci prima della crisi sanitaria…? chi ne conteggerà le sparizioni?

Il video illustra la relazione tra Pil pro-capite e aspettativa di vita dei vari Paesi del mondo.
La correlazione è evidente. Più grande il reddito nazionale maggiore l’aspettativa di vita.

How Does Income Relate to Life Expectancy? from Gapminder on Vimeo.

e bravo Bill! Il tuo osceno patrimonio è davvero meritato…

Il reddito totale (il PiL mondiale) aumenta paradossalmente insieme a diseguaglianza e povertà.

La ricchezza si concentra nelle mani di pochi a discapito di tutti gli altri.

Si pensi ad un caso emblematico, quello di Bill Gates, secondo solo a Bezos che contribuisce pesantemente al reddito mondiale.

Egli vanta, infatti, un patrimonio pari a 113 miliardi di euro. Immaginiamo che investendolo esso gli renda il 5% all’anno.
Poiché il 5% di 113 mld sono 5 mld e 650 milioni, perché non aumenti il suo patrimonio,
facendo di Bill un uomo ancora più ricco, egli dovrebbe riuscire a spendere mediamente ogni giorno una cifra pari a 15 milioni 479 mila 452 dollari …

La stampa osanna Bill perché avrebbe donato 150 milioni in beneficenza per la lotta contro il coronavirus…
nel frattempo Bill che ha il fiuto degli affari e che investe in tante diverse case farmaceutiche private
e addirittura contribuisce al finanziamento dell’OMS, pensa all’obbligo vaccinale
e ad un modo pratico perché noi tutti ci si possa mostrare in regola con il programma vaccinale previsto nei vari paesi,
pena l’accesso all’istruzione pubblica, ai posti di lavoro ecc. ecc.

Bill, infatti, è da tempo che ha avuto la “genialata“ di proporre la registrazione dell’Identità digitale in un microchip da inserire sotto pelle,
una proposta brevettata da microsoft, quale lascia passare universale, perché mai come ora non si può non essere d’accordo
sulla opportunità di rendere chiunque identificabile essendo che:

«La capacità di dimostrare chi sei è un diritto umano fondamentale e universale.
Poiché viviamo in un’era digitale, abbiamo bisogno di un modo affidabile per farlo sia nel mondo fisico che online»
parola di Bill.

Considerazioni conclusive
Perché ai dati più o meno costanti come quello di un miliardo di poveri assoluti nel mondo ci si abitua talmente tanto
da relegarli sullo sfondo indistinto della nostra percezione?

La novità sta nel fatto che è in corso una terzomondializzazione anche di paesi di antica industrializzazione.

La diseguaglianza è ormai sistemica.

Mercantilismo, liberismo, mercato abusivo del denaro (capitalismo finanziario fondato sul monopolio della moneta privata a debito)
concentrano la ricchezza nelle mani di una minoranza sempre più esigua.

Il resto dell’umanità viene progressivamente proletarizzato/schiavizzato facendo dilagare sfruttamento, disoccupazione, miseria,
diseguaglianza, sovvertendo la finanza pubblica, sostituendo le grandi multinazionali al tessuto delle micro e piccole imprese,
le grandi banche private d’affari alle banche pubbliche, alle popolari e alle banche di credito cooperativo,
cercando la massimizzazione dei profitti a discapito dei diritti dei lavoratori, espropriando i contadini della propria terra (land grabbing),
a discapito della cura dell’ambiente, causando disperazione, carestie, fame, inquinamento, malattie, guerre, morte.

Verso la catastrofe economica, finanziaria e sociale
Come recita la nostra Costituzione, non a caso all’articolo che precede tutti gli altri:

L’Italia è una Repubblica democratica, FONDATA SUL LAVORO.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

La ricchezza la costruisce il lavoro…

Con le parole di Carlo Marx: “Se una nazione sospendesse il lavoro, non dico per un anno,
ma anche solo per un paio di settimane, quella nazione creperebbe. Questo lo sa anche un bambino”


L’ufficio parlamentare di bilancio stima una perdita record del 15% del PiL nel primo semestre dell’anno in corso!

Sono 50 mila le imprese che fanno riferimento alla FiPE (confcommercio) sull’orlo del fallimento e che molto difficilmente potranno riaprire.

A rischio, nel settore, 300 mila posti di lavoro.

Drammatici i dati riportati da confindustria.

Se si escludono la filiera alimentare e quella farmaceutica si registra il blocco di tutte le filiere produttive, insieme al crollo repentino dell’export.

Cassa integrazione (Cig) sospesa nel nulla.

Fuga all’estero di 113 miliardi di euro.

Gli altri paesi stanno chiedendo e ottenendo che le rispettive banche centrali finanzino direttamente
con politiche di Qe direttamente i governi che sotto l’indirizzo dei parlamenti possano così trovare le risorse
per guidare la ripresa con finaziamenti a fondo perduto alle imprese e sostegno a lavoratori e dipendenti
piuttosto che buttarsi tra le braccia dei memorandum della troika mettendo a rischio l’enorme risparmio privato italiano (4200 miliardi)
piuttosto che valorizzarlo per liberarci dal giogo dei mercati finanziari e per la ripresa.

Il governo sceglie una ricetta omicida chiedendo di far indebitare ulteriormente le imprese e il paese
che stanno già perdendo emorragicamente fatturato e quindi reddito.

La via del maggior indebitamento non potrà che aggravare l’enorme crisi di liquidità in corso (1).

Che fare?
Chi non vede qualcosa di strutturalmente patologico in tutto questo risulta cieco alla realtà del mondo come è ridotto oggi.

Chi decide cosa produrre e quanto?

Non dovrebbero forse essere cittadini e lavoratori a pianificare secondo i propri concreti bisogni?

Chi dice che proprietà e patrimoni non debbano essere sottoposti a limiti invalicabili?

Perché adottare un sistema basato sulla liquidità a debito che schiavizza il mondo?

La moneta può essere riportata alla sua funzione principale che è quella di favorire gli scambi tra il prodotto del lavoro di ciascuno.

Ecco, infine, un grafico dinamico comparativo tra le varie cause di morte nel mondo dal 1990 al 2017 offerto all’analisi del lettore.
56 milioni le persone decedute nel corso del 2017

(1) I coronabonds quali strumenti di debito condiviso si trasformerebbero in strumenti di debito
da risarcire non appena la troika ne pretendesse la restituzione imponendo nuove eurotasse (perdita sovranità fiscale).

Andrebbero bene se restituibili a tempo indeterminato (perpetuals), nel caso in cui, emessi dagli Stati,
venissero comprati dalla BCE che è l’unica banca autorizzata ad emettere nuovi euro.
 
Per chi non avesse schiacciato il link

Continuano ad accumularsi gli aspetti paradossali che emergono dalla strategia finora adottata dall’esecutivo Conte bis per il contrasto alla diffusione del Coronavirus.


Abbiamo dato per esempio conto della denuncia dell’avvocato Taormina che metteva in luce
l’inspiegabile esitazione del Governo italiano nell’intraprendere misure di contenimento.

Dai primi di gennaio, periodo in cui la Cina aveva informato Palazzo Chigi sulla pericolosità del virus,
fino alla data dei primi decreti, adottati tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo.

Quasi due mesi di incomprensibile attesa
prima di ricorrere a misure d’emergenza.

Abbiamo poi fatto notare la strategia di deresponsabilizzazione attuata dallo stesso esecutivo
che grazie al supporto di un apparato mediatico pateticamente compiacente verso il Governo,
ha creato una narrazione volta a colpevolizzare in maniera estrema le responsabilità individuali.

Da qui la caccia ai runners, ai genitori con bambini, alla sanità lombarda e infine alle case di riposo.

Un frame narrativo creato con lo scopo di far passare un preciso messaggio tra la gente:
ovvero che l’eventuale fallimento del contenimento e della ripartenza non rientrerebbe tra le responsabilità del Governo,
ma sarebbe da ricondurre all’irresponsabilità dei cittadini.

Dopo questa sottile mossa scarica barile

il Governo Conte ha poi optato per un’altra discutibile scelta: la nomina di una task force di esperti
per dettare l’agenda della cosiddetta fase due, ovvero quella delle riaperture.

Discutibile perché, tra i circa 900 rappresentanti eletti dal popolo tra Camera e senato
dovrebbe già risiedere la competenza e l’esperienza necessaria per risolvere un momento di crisi.

D’altronde politica e democrazia esistono per questo motivo.

Eppure da tempo si è diffusa la credenza che tavoli, pool, task force di competenti (più il nome è anglicizzato e più avrà legittimità)
possano trovare la soluzione migliore e in meno tempo
.

Facilmente si dimentica però che questi squadroni di esperti sono spesso composti da persone prestate dal sistema privato a quello pubblico,
e che nel pubblico, tuttavia, mantengono la mentalità aziendale.

Tali esperti non fanno quindi altro che applicare soluzioni aziendali al settore statale,
che privato non è, con conseguenze disastrose per impatto sociale.

In poche parole, gli esperti tagliano, tagliano e tagliano ancora.
Come se avessero tra le mani un’azienda che debba fare profitto,
quando invece hanno uno stato che, per natura, dovrebbe garantire servizi essenziali di qualità per tutti.

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Il disastro sociale del Governo Monti

ne è un esempio e la nuova task force guidata da Vittorio Colao sembra ricalcarne l’agenda.
Non tutti sanno forse che il super manager Colao ha la facoltà di decidere vita morte e miracoli della fase due direttamente dalla corte di sua Maestà.

Colao si trova infatti a Londra e da lì si collega per le riunioni con il Governo e con la sua squadra di esperti.

Non pochi dubbi sorgono quindi sulla reale capacità di giudizio di una persona
che risiede a Londra in merito ad una delicatissima fase dell’Italia
.

Per superare la fase due serve infatti una persona con una straordinaria conoscenza del territorio italiano
e in particolare della situazione reale delle piccole e medie imprese, che compongono la maggioranza del tessuto economico italiano.

Colao, da Londra da qualche anno, può avere una conoscenza approfondita di questo?

Questi dubbi vengono poi ulteriormente fomentati dal doppio lavoro di Colao.

Come riporta il giornalista Alberto Negri, Vittorio Colao ricoprirebbe attualmente il ruolo di advisor della General Atlantic,
un fondo di investimenti americano specializzato nell’acquisizione di società fallite ai tempi del coronavirus.
Il conflitto di interessi fa accapponare la pelle e i cosiddetti esperti dimostrano come in passato la loro incapacità di gestire la cosa pubblica.
 
A me son sempre stati sulle palle, ma qui devo togliere loro il cappello :

10.127.986 abitanti

18.640 infetti

2.194 morti

Noi in casa, loro no.
Noi con le scuole chiuse, loro no.
Noi senza jogging, loro no.

Sono pazzi questi svedesi?

No, dicono gli svedesi, i pazzi siete voi: è il mondo che s’è imposto il lockdown e ha cambiato il suo modo di vivere, non noi.

Le aziende e le scuole elementari restano aperte e se pure con prudenza, si può ancora andare al ristorante.

«Le strade non sono piene, ma non sono neanche vuote», spiega un cronista di Euronews.
 
In Italia, i contagiati da Covid-19 non sono i 175.000 conteggiati oggi dalla Protezione civile,
basandosi solo sui pochi tamponi diagnostici effettuati dalle Regioni.

Le stime più attendibili prospettano, al pari delle periodiche epidemie influenzali, dai sei a dieci milioni di contagiati da Covid-19 in Italia.

E a tal riguardo, non so proprio su quali indagini il professor Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore della Sanità,
abbia ricavato il numero dei contagiati in Italia per arrivare a sconsigliare, addirittura, di prendere il sole sulle spiagge.


Quindi che si dovrebbe fare, oggi?

Con la percentuale di contagiati evidenziata dalle stime, si può dedurre che, in Italia, tutto quello che avrebbe potuto fare il Covid-19
(in termini di guariti, immuni, deceduti) lo ha già fatto.
 
«Vigileremo e impediremo che vada in porto il piano oligarchico di chi intende trasformare l’emergenza coronavirus
(e l’evidente, disastrosa inadeguatezza di Conte) in un pretesto per commissariare l’Italia».

«Si deve leggere in questi termini la tentazione di sostituire Conte con l’aziendalista Vittorio Colao, per poi magari eleggere Romano Prodi al Quirinale».

Attenzione: «Questa “cordata”, che ora rinfaccia a Conte di non aver tempestivamente assistito gli italiani colpiti dalla crisi,
è ispirata dagli stessi soggetti che hanno fatto in modo che, a livello europeo, l’Italia non ottenesse le necessarie concessioni finanziarie,
tanto più necessarie in un momento come questo».

A preoccupare è anche il possibile corollario, che già si affaccia: l’idea infatti è quella di
«ridurre gli italiani a sudditi di una post- democrazia orwelliana di stampo cinese, sottoposti all’occhiuta sorveglianza di una nuova polizia sanitaria»,
con tracciature obbligatorie e spostamenti segnalati elettronicamente.

Tutto questo «metterebbe fine a molte delle nostre libertà democratiche».
 
È molto strano: se avevano un piano che contemplava potenzialmente 100mila morti,
la prima cosa da fare era comprare mascherine, tamponi, preparare il sistema sanitario fin da gennaio.

Non è stato fatto.

Chi ha sottovalutato l’emergenza?

Molto probabilmente quel piano non è stato letto dai decisori politici, altrimenti non si spiega l’inerzia che è seguita.

«Già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano, e quel piano abbiamo seguito», ha detto al “Corriere della Sera” Andrea Urbani,
direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della salute: «Con il senno di poi, sarebbe stato meglio un lockdown immediato».

Invece venne ordinato dal governo solo il 9 marzo, dopo avere chiuso la Lombardia il giorno prima.

L’emergenza è stata fronteggiata con due mesi di ritardo. Il piano è di gennaio.

Il presidente del Consiglio ha firmato la dichiarazione dello stato di emergenza il 31 gennaio: lo si è saputo solo un mese e mezzo dopo.

Perché alla proclamazione dello stato di emergenza non sono seguite vere misure di emergenza?
 

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