dalla suizzera

io non ho capito perche' la svizzera non apre il conto corrente agli stranieri non residenti in europa?
ma se hai 2 milioni di euro questa regola non vale

insomma i poveracci devono pagare tutte le tasse e tenersi il capitale a rischio tassazione e i ricchi stranieri possono avere il conto "protetto"?
 
LONDRA - Londra non ha "un piano" sulla Brexit né un accordo sulla "exit strategy". Lo rivela un documento segreto ottenuto dal Times. Secondo la nota, scritta il 7 novembre da un consulente del governo e chiamata 'Brexit Update', a causa delle forti divisioni tra i ministri di Theresa May"ci vorranno altri sei mesi" prima di mettere a punto un piano, il che rende praticamente impossibile l'attivazione del famoso articolo 50 a marzo, come annunciato dalla May. Un portavoce di Downing Street ha smentito il documento.

Nel governo May ci sarebbero, secondo il documento, due schieramenti. Da un parte il ministro degli Esteri Boris Johnson con il ministro per la Brexit David Davis e il ministro per il Commercio internazionale Liam Fox. Dall'altra il Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond con il ministro del Commercio Greg Clark.

Ogni ministero, scrive il Times, ha sviluppato un piano per fronteggiare le conseguenze della Brexit, anche nel caso "dello scenario peggiore". Ma quello che manca è un "piano del governo" e una "strategia complessiva per negoziare l'uscita" della Gran Bretagna dall'Unione europea.
 
MOSCA - Il mega-arco progettato per coprire il reattore numero 4 della centrale atomica di Chernobyl è stato finalmente posizionato. L'operazione di traslazione, parte di uno dei progetti ingegneristici più ambiziosi al mondo, è durata due settimane: l'arco è stato infatti fatto 'scivolare' sul reattore grazie a un sistema di martinetti idraulici.

Gli operai inizieranno ora a smantellare le parti instabili del 'sarcofago' costruito in fretta e furia 30 anni fa. La nuova struttura protettiva, costruita in acciaio e disegnata per resistere almeno 100 anni, è larga 275 metri, alta 108 metri ed è costata 1,5 miliardi di euro










BERNA - Se il popolo svizzero dovesse decidere in votazione il 27 novembre di spegnere le centrali nucleari prima del previsto, Axpo, che gestisce gli impianti di Beznau e Leibstadt, è pronta a chiedere alla Confederazione un risarcimento di 4,1 miliardi di franchi. Lo ha indicato il numero uno di Axpo, Andrew Walo, in un'intervista pubblicata oggi dalla NZZ am Sonntag. "Tutti i pareri legali che abbiamo sollecitato finora su questo tema mostrano che ci sono le basi per una compensazione di questo tipo", ha spiegato.

Il Consiglio federale respinge l'iniziativa dei Verdi e stima le eventuali richieste di risarcimento in alcune centinaia di milioni di franchi per centrale nucleare. L'importo di 4,1 miliardi di franchi è stato calcolato - secondo Walo - in base alle previsioni dei prezzi dell'elettricità fornite dall'Ufficio federale dell'energia, che a medio termine dovrebbero aumentare. Oltre alle mancate entrate, ha spiegato, la chiusura anticipata comporta anche costi aggiuntivi.

UFE prudente con le stime

L'Ufficio federale dell'energia non commenta la cifra avanzata da Axpo. "Non so a quale stima dell'UFE il signor Walo faccia riferimento", replica Marianne Zuend, responsabile della divisione media e politica, contattata dall'ats.

Zuend precisa che i prezzi di mercato per il 2017 si situano a 37,45 euro/MWh (40,64 franchi/MWh) e non mostrano segni di ripresa nel 2018 (32,13 euro/MWh) e nemmeno nel 2019 (31,1 euro/MWh). Certo, una stima dell'UFE prevede una risalita dei prezzi, ma solo fra il 2025 e il 2030.

"Stime di questo tipo sono molto difficili da stabilire nelle attuali condizioni di mercato e vanno interpretate con prudenza", ha precisato Zuend.

Tutto un bluff, secondo la SES

Non si è fatta attendere nemmeno la reazione della Fondazione svizzera dell'energia (SES), che in una nota parla di "bluff" da parte di Axpo. La richiesta di un risarcimento è possibile, "ma non ha alcuna possibilità di successo in tribunale" poiché Axpo non guadagna denaro con Beznau, né oggi né in un futuro prevedibile, si legge. La SES ritiene invece che i contribuenti rischiano di vedersi costretti a pagare lo smaltimento delle scorie, per evitare un "grounding" delle società elettriche. "Le prospettive delle centrali nucleari sono così pessime che non è più garantito il finanziamento del loro smantellamento", avverte la SES.






06/11/2016 -
Due centrali nucleari ad un franco
Alpiq avrebbe tentato di regalare le centrali nucleari al concorrente francese EDF che ha però declinato l'offerta. «La Confederazione dovrebbe acquistare Gösgen e Leibstadt»


BERNA - Alpiq avrebbe tentato di regalare le centrali nucleari di Gösgen (SO) e Leibstadt (AG), per le quali si profilano anni di deficit, al concorrente francese EDF, che ha declinato l'offerta. Visto il fallimento di questa strategia, il gruppo vorrebbe cedere le due centrali, anche per un solo franco simbolico, alla Confederazione. L'informazione proviene da un verbale di una commissione del Consiglio nazionale, di cui la SonntagsZeitung ha preso conoscenza. Contattato dall'ats, Alpiq non commenta "informazioni confidenziali".

Il domenicale cita passaggi del verbale di una seduta della Commissione dell'ambiente, della pianificazione del territorio e dell'energia (CAPTE) della Camera del popolo in cui si è tra l'altro espresso il presidente del consiglio di amministrazione (cda) di Alpiq Jens Alder. Pure presente il suo omologo di Axpo Thomas Sieber, che avrebbe condiviso le posizioni di Alder perlomeno riguardo alla pessima situazione economica dell'energia nucleare.

Le discussioni nelle commissioni del parlamento, come ricorda il giornale stesso, sono confidenziali. Aline Elzingre-Pittet, portavoce di Alpiq, ha proprio così giustificato il "no comment" dell'azienda sulle indiscrezioni, pubblicate a tre settimane dalla votazione sull'iniziativa "Per un abbandono pianificato dell'energia nucleare".

«Con le centrali nucleari nei prossimi dieci anni perderemo solo denaro; e in merito a quello che avverrà in seguito, nessuno sa nulla», avrebbe testualmente detto Alder alla CAPTE secondo una citazione riportata dal settimanale. Neppure la SonntagsZeitung ha ottenuto conferme dall'azienda; questa ha però ricordato che all'ultima assemblea generale Alder ha fatto notare che attualmente la corrente prodotta con l'atomo non è vendibile.

Il numero uno dell'energia in Svizzera pubblicamente ha manifestato una posizione diversa. Lunedì scorso, in un comunicato, ha annunciato la richiesta di un risarcimento di 2,5 miliardi di franchi in caso di spegnimento anticipato dei reattori di Gösgen e Leibstadt in seguito ad un sì di popolo e Cantoni all'iniziativa dei Verdi il prossimo 27 novembre. La motivazione era che la fine dell'esercizio degli impianti a breve termine è economicamente svantaggiosa.

Se l'iniziativa ecologista fosse accettata, la disattivazione degli impianti di Gösgen e Leibstadt avverrebbe rispettivamente nel 2024 e nel 2029, ossia 45 anni dopo la loro messa in esercizio. Alpiq possiede una partecipazione del 40% nella centrale nucleare solettese e del 32,4% in quella argoviese.

Stando a quanto affermato davanti alla CAPTE, il contesto economico delle due centrali sarebbe assai fosco. Tanto che Alpiq avrebbe persino tentato di regalare gli impianti al concorrente francese Électricité de France (EDF). «Sono stato il primo ad offrire in regalo a EDF le nostre centrali. Ma l'offerta è stata declinata» perché il gruppo francese ha parecchi problemi nel settore dell'energia nucleare, avrebbe riferito l'ex Ceo di Swisscom ai commissari. Alpiq non ha del resto trovato nessuna altra società europea disposta a rilevate i due impianti.

Per questo il gruppo attualmente avrebbe altri piani: «Venderemmo volentieri le nostre centrali allo Stato, anche al prezzo simbolico di un franco». L'ironia della sorte vuole che una posizione assolutamente analoga è difesa da uno dei parlamentari che più si sono profilati contro l'atomo: il consigliere nazionale e capogruppo socialista Roger Nordmann (VD) spiega la sua posizione in un documento pubblicato una settimana fa sul suo sito in vista della consultazione del 27 novembre.

Dato che in caso di fallimento dei gruppi elettrici la legge prevede che sia la Confederazione ad assumersi tutti i costi per la disattivazione delle centrali e lo smaltimento dei rifiuti, tanto vale che lo Stato avvii negoziati per rilevare i reattori fintanto che è ancora possibile contare su attivi delle società. E queste ultime, date le «perdite colossali» generate dal settore saranno ben liete di disfarsi della patata bollente, scrive Nordmann.

"Dobbiamo in qualche modo trovare una soluzione per uscire da questa situazione" economicamente insostenibile, avrebbe detto Alder ai parlamentari della CAPTE invocando il loro aiuto.




 
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BERNA - Preoccupa anche in Svizzera la presenza di predicatori attivi nella diffusione dell'islam radicale. Quest'oggi, tramite un'interrogazione, chiede chiarimenti al Consiglio federale il deputato pipidino Marco Romano .

A proposito di divieti per gruppi e organizzazioni che diffondono visioni estreme e violente dell'islam, il parlamentare rileva come l'organizzazione salafista "Lies" sia stata messa fuori legge in Germania. Altri Stati come l'Austria, argomenta, vietano gruppi e organizzazioni che diffondono per strada, con la distribuzione del Corano, visioni estreme e violente dell'islam in aperto contrasto con l'ordinamento giuridico vigente. "Si fomenta la radicalizzazione", rimarca il deputato ticinese. È ipotizzabile un divieto per Lies e "We Love Muhammad", e per i loro leader, anche in Svizzera? Il Consiglio Federale intende agire a livello nazionale o la competenza è nelle mani dei Cantoni?
 
MOSCA - La Russia mette da parte colossi della tecnologia come Apple e Google e si affida ad una piccola società finlandese. D'ora in poi i dispositivi di istituzioni e aziende avranno a bordo il sistema operativo Sailfish OS, progettato da Jolla, una società nata da una costola di Nokia.

Il software ha ottenuto la certificazione dal governo che - specifica il sito TechCrunch - vuole ridurre la dipendenza dai big della tecnologia statunitensi, arrivando entro dieci anni ad una quota di mercato del 50% con sistemi operativi 'fatti in casa'.
 
SYDNEY - Studenti di scuola media in Australia, con l'assistenza di scienziati universitari, hanno riprodotto ad un costo minimo un farmaco essenziale, l'antiparassitario Daraprim, di cui una casa farmaceutica Usa aveva rialzato il prezzo di oltre il 5000%, da 13,50 a 750 dollari Usa per pillola. E gli studenti l'hanno riprodotto nel laboratorio della scuola a un costo di 2 dollari per dose.

Il Daraprim, usato per combattere infezioni come la toxoplasmosi e la malaria, è nella lista di medicine essenziali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. È usato per trattare persone con sistemi immunitari deboli, come le persone che vivono con l'Hiv, i pazienti di chemioterapia e le donne incinte.

Nel settembre dello scorso anno il gestore di fondi speculativi, o hedge funds, Martin Shkreli aveva acquisito il controllo della Turing Pharmaceuticals e ne aveva aumentato enormemente il prezzo di vendita, attirandosi critiche globali, compresa la condanna dell'ex candidata democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton.

La docente di chimica dell'Università di Sydney, Alice Williamson ha pensato fosse il farmaco ideale da sintetizzare in un laboratorio scolastico. Sotto la sua guida, gli studenti di chimica della Sydney Grammar School hanno cominciato con 17 grammi del materiale di base, detto 2.4-chlorophenyl acetonitrile, disponibile online a poco prezzo.

Per produrre il Daraprim, hanno operato per prove ed errori in diverse fasi, non potendo seguire il percorso brevettato che comporta l'uso di reagenti pericolosi. E hanno trovato una procedura innovativa per passare dal composto base al prodotto finale. Alice Williamson ne ha confermato la purezza analizzandolo in uno spettrografo all'università. E i giovanissimi scienziati hanno presentato ieri i risultati in un simposio di chimica organica dell'Australian Chemical Institute a Sydney.
 
BERLINO - La cancelliera tedesca Angela Merkel e quattro ministri del suo governo dovranno presentarsi di fronte alla commissione d'inchiesta del Bundestag che indaga sullo scandalo del dieselgate di Volkswagen. Lo rivela il quotidiano Saarbruecken Zeitung nell'edizione di oggi. L'audizione della cancelliera è già stata fissata per l'otto marzo 2017, aggiunge il quotidiano, secondo cui i ministri che saranno convocati sono i titolari di Economia e vice cancelliere Sigmar Gabriel (Spd), Trasporti Alexander Dobrindt (Csu), Ambiente Barbara Hendricks (Spd) e il capo della cancelleria Peter Altmeier (Cdu).
 
NEW YORK - Bruxelles stringe la presa sulle banche non europee che operano nell'Ue, in una mossa che potrebbe aumentare i costi per le banche americane e avere un impatto su Londra dopo la Brexit. Lo riporta il Financial Times.

La commissione europea si prepara infatti a presentare norme simili a quelle in vigore negli Stati Uniti, che costringeranno se approvate le banche americane e non solo ad accantonare ulteriore capitale e liquidità nell'Ue così che le autorità europee possano agire su di loro in caso di crisi europea. Le norme, elaborate prima della Brexit, potrebbero avere un impatto su Londra in qualità di centro finanziario non europeo.

Le nuove regole, che l'Ue potrebbe presentare mercoledì prossimo, sono benvenute dalle banche europee, che da tempo lamentano come le regole non siano uguali per tutti. Le banche europee che operano negli Stati Uniti devono accantonare ulteriore capitale e liquidità. Molti guardano alla bozza europea come una "vendetta" del Vecchio Continente che, quando le regole americane sono state annunciate nel 2014, ha parlato di ''protezionismo''.

L'iniziativa europea rischi di alimentare le tensioni fra Europa e Stati Uniti, già alte sul caso Deutsche Bank.
 
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump torna a twittare poche ore dopo la pubblicazione del video contro la Cnn, e si scaglia ancora contro i media: "I media disonesti non ci impediranno MAI di raggiungere i nostri obiettivi per contro del GRANDE POPOLO AMERICANO!#AmericaFirst", si legge sul profilo del presidente Usa, con allegato il video del suo intervento ieri sera al Kennedy Center di Washington, dove pure se l'era presa con i media.

"È un giorno triste quando il presidente degli Stati Uniti incoraggia la violenza contro i reporter". È stata oggi la reazione della Cnn al video postato sul profilo twitter di Trump in cui il presidente ha mandato kappaò un uomo con il volto coperto dal logo del network (VEDI VIDEO DELLA CNN). "Invece di prepararsi per il prossimo viaggio in Europa e l'incontro con Putin - ha continuato il network tv nella sua reazione - assume atteggiamenti infantili non all'altezza del suo ruolo. Noi continueremo a fare il nostro lavoro. Lui dovrebbe cominciare a fare il suo". Ma il presidente, appunto, ha continuato sulla propria strada. Ed è nuova polemica.


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Heil Trump !
 

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