MOSCA - Il mega-arco progettato per coprire il reattore numero 4 della centrale atomica di Chernobyl è stato finalmente posizionato. L'operazione di traslazione, parte di uno dei progetti ingegneristici più ambiziosi al mondo, è durata due settimane: l'arco è stato infatti fatto 'scivolare' sul reattore grazie a un sistema di martinetti idraulici.
Gli operai inizieranno ora a smantellare le parti instabili del 'sarcofago' costruito in fretta e furia 30 anni fa. La nuova struttura protettiva, costruita in acciaio e disegnata per resistere almeno 100 anni, è larga 275 metri, alta 108 metri ed è costata 1,5 miliardi di euro
BERNA - Se il popolo svizzero dovesse decidere in votazione il 27 novembre di spegnere le centrali nucleari prima del previsto, Axpo, che gestisce gli impianti di Beznau e Leibstadt, è pronta a chiedere alla Confederazione un risarcimento di 4,1 miliardi di franchi. Lo ha indicato il numero uno di Axpo, Andrew Walo, in un'intervista pubblicata oggi dalla NZZ am Sonntag. "Tutti i pareri legali che abbiamo sollecitato finora su questo tema mostrano che ci sono le basi per una compensazione di questo tipo", ha spiegato.
Il Consiglio federale respinge l'iniziativa dei Verdi e stima le eventuali richieste di risarcimento in alcune centinaia di milioni di franchi per centrale nucleare. L'importo di 4,1 miliardi di franchi è stato calcolato - secondo Walo - in base alle previsioni dei prezzi dell'elettricità fornite dall'Ufficio federale dell'energia, che a medio termine dovrebbero aumentare. Oltre alle mancate entrate, ha spiegato, la chiusura anticipata comporta anche costi aggiuntivi.
UFE prudente con le stime
L'Ufficio federale dell'energia non commenta la cifra avanzata da Axpo. "Non so a quale stima dell'UFE il signor Walo faccia riferimento", replica Marianne Zuend, responsabile della divisione media e politica, contattata dall'ats.
Zuend precisa che i prezzi di mercato per il 2017 si situano a 37,45 euro/MWh (40,64 franchi/MWh) e non mostrano segni di ripresa nel 2018 (32,13 euro/MWh) e nemmeno nel 2019 (31,1 euro/MWh). Certo, una stima dell'UFE prevede una risalita dei prezzi, ma solo fra il 2025 e il 2030.
"Stime di questo tipo sono molto difficili da stabilire nelle attuali condizioni di mercato e vanno interpretate con prudenza", ha precisato Zuend.
Tutto un bluff, secondo la SES
Non si è fatta attendere nemmeno la reazione della Fondazione svizzera dell'energia (SES), che in una nota parla di "bluff" da parte di Axpo. La richiesta di un risarcimento è possibile, "ma non ha alcuna possibilità di successo in tribunale" poiché Axpo non guadagna denaro con Beznau, né oggi né in un futuro prevedibile, si legge. La SES ritiene invece che i contribuenti rischiano di vedersi costretti a pagare lo smaltimento delle scorie, per evitare un "grounding" delle società elettriche. "Le prospettive delle centrali nucleari sono così pessime che non è più garantito il finanziamento del loro smantellamento", avverte la SES.
06/11/2016 -
Due centrali nucleari ad un franco
Alpiq avrebbe tentato di regalare le centrali nucleari al concorrente francese EDF che ha però declinato l'offerta. «La Confederazione dovrebbe acquistare Gösgen e Leibstadt»
BERNA - Alpiq avrebbe tentato di regalare le centrali nucleari di Gösgen (SO) e Leibstadt (AG), per le quali si profilano anni di deficit, al concorrente francese EDF, che ha declinato l'offerta. Visto il fallimento di questa strategia, il gruppo vorrebbe cedere le due centrali, anche per un solo franco simbolico, alla Confederazione. L'informazione proviene da un verbale di una commissione del Consiglio nazionale, di cui la SonntagsZeitung ha preso conoscenza. Contattato dall'ats, Alpiq non commenta "informazioni confidenziali".
Il domenicale cita passaggi del verbale di una seduta della Commissione dell'ambiente, della pianificazione del territorio e dell'energia (CAPTE) della Camera del popolo in cui si è tra l'altro espresso il presidente del consiglio di amministrazione (cda) di Alpiq Jens Alder. Pure presente il suo omologo di Axpo Thomas Sieber, che avrebbe condiviso le posizioni di Alder perlomeno riguardo alla pessima situazione economica dell'energia nucleare.
Le discussioni nelle commissioni del parlamento, come ricorda il giornale stesso, sono confidenziali. Aline Elzingre-Pittet, portavoce di Alpiq, ha proprio così giustificato il "no comment" dell'azienda sulle indiscrezioni, pubblicate a tre settimane dalla votazione sull'iniziativa "Per un abbandono pianificato dell'energia nucleare".
«Con le centrali nucleari nei prossimi dieci anni perderemo solo denaro; e in merito a quello che avverrà in seguito, nessuno sa nulla», avrebbe testualmente detto Alder alla CAPTE secondo una citazione riportata dal settimanale. Neppure la SonntagsZeitung ha ottenuto conferme dall'azienda; questa ha però ricordato che all'ultima assemblea generale Alder ha fatto notare che attualmente la corrente prodotta con l'atomo non è vendibile.
Il numero uno dell'energia in Svizzera pubblicamente ha manifestato una posizione diversa. Lunedì scorso, in un comunicato, ha annunciato la richiesta di un risarcimento di 2,5 miliardi di franchi in caso di spegnimento anticipato dei reattori di Gösgen e Leibstadt in seguito ad un sì di popolo e Cantoni all'iniziativa dei Verdi il prossimo 27 novembre. La motivazione era che la fine dell'esercizio degli impianti a breve termine è economicamente svantaggiosa.
Se l'iniziativa ecologista fosse accettata, la disattivazione degli impianti di Gösgen e Leibstadt avverrebbe rispettivamente nel 2024 e nel 2029, ossia 45 anni dopo la loro messa in esercizio. Alpiq possiede una partecipazione del 40% nella centrale nucleare solettese e del 32,4% in quella argoviese.
Stando a quanto affermato davanti alla CAPTE, il contesto economico delle due centrali sarebbe assai fosco. Tanto che Alpiq avrebbe persino tentato di regalare gli impianti al concorrente francese Électricité de France (EDF). «Sono stato il primo ad offrire in regalo a EDF le nostre centrali. Ma l'offerta è stata declinata» perché il gruppo francese ha parecchi problemi nel settore dell'energia nucleare, avrebbe riferito l'ex Ceo di Swisscom ai commissari. Alpiq non ha del resto trovato nessuna altra società europea disposta a rilevate i due impianti.
Per questo il gruppo attualmente avrebbe altri piani: «Venderemmo volentieri le nostre centrali allo Stato, anche al prezzo simbolico di un franco». L'ironia della sorte vuole che una posizione assolutamente analoga è difesa da uno dei parlamentari che più si sono profilati contro l'atomo: il consigliere nazionale e capogruppo socialista Roger Nordmann (VD) spiega la sua posizione in un documento pubblicato una settimana fa sul suo sito in vista della consultazione del 27 novembre.
Dato che in caso di fallimento dei gruppi elettrici la legge prevede che sia la Confederazione ad assumersi tutti i costi per la disattivazione delle centrali e lo smaltimento dei rifiuti, tanto vale che lo Stato avvii negoziati per rilevare i reattori fintanto che è ancora possibile contare su attivi delle società. E queste ultime, date le «perdite colossali» generate dal settore saranno ben liete di disfarsi della patata bollente, scrive Nordmann.
"Dobbiamo in qualche modo trovare una soluzione per uscire da questa situazione" economicamente insostenibile, avrebbe detto Alder ai parlamentari della CAPTE invocando il loro aiuto.