Dedicato all'euro

Ciao Cirimar, ti posto questa di Borghi

Gentile professore, mi sono permesso di segnalarla a "la7" perchè se nei programmi di quell'emittente vedono solo me, poi pensano che ci sia solo io a pensare queste cose strampalate sull'Euro...
Uno solo è un matto, due ingenerano dubbi.Sono sicuro che a "omnibus" apprezzeranno la sua competenza anche se il piddino fra gli ospiti non manca mai.
Con stima
Claudio Borghi Aquilini

Il gentile Professore è Bagnai.
 
Già che ci sono posto anche questa di Emiliano Brancaccio, un pò risentito dopo l'attacco subito da Bagnai.

In primo luogo, non so se rassicuro Bagnai o rovino esteticamente il suo presunto, splendido isolamento, ma credo sia utile ricordare un fatto: a rigor di termini, e fino a prova contraria, gli economisti italiani che sarebbero disposti a sostenere un’uscita dalla zona euro sono quasi 300. Nel giugno 2010, quando Goofynomics non aveva ancora emesso un vagito e l’eventualità di una deflagrazione era considerata a dir poco lunare, la Lettera degli economisti terminava con le seguenti parole: “Qualora le opportune pressioni che il Governo e i rappresentanti italiani delle istituzioni dovranno esercitare in Europa non sortissero effetti, la crisi della zona euro tenderà a intensificarsi e le forze politiche e le autorità del nostro Paese potrebbero esser chiamate a compiere scelte di politica economica tali da restituire all’Italia un’autonoma prospettiva di sostegno dei mercati interni, dei redditi e dell’occupazione”. Ricordo che questa frase finale suscitò comprensibili preoccupazioni tra i colleghi promotori della Lettera. Ma alla fine, grazie anche al sostegno di Sergio Cesaratto, insistemmo per inserirla nella stesura finale. Naturalmente, fu quella la parte del testo che creò le maggiori perplessità tra i possibili firmatari. Del resto, eravamo appena ai primordi della crisi greca e la gravità estrema della situazione europea non era pienamente percepita nemmeno tra gli economisti. Proprio a causa di quella frase, quindi, probabilmente perdemmo per strada un candidato Nobel, alcuni economisti di Bankitalia e vari altri autorevoli colleghi, pur simpatetici con la nostra iniziativa. Qualche altro, forse, firmò senza leggere fino in fondo (è il caso, temo, dell’economista che oggi mi accusa di fomentare la guerra). Alla fine, però, le adesioni furono comunque numerosissime e di notevole rilievo.


Insomma non sono il solo matto che scrive fuori dall'euro, già nel giugno 2010 c'erano 300 illustri economisti che paventavano questa soluzione.
 
Già che ci sono posto anche questa di Emiliano Brancaccio, un pò risentito dopo l'attacco subito da Bagnai.

In primo luogo, non so se rassicuro Bagnai o rovino esteticamente il suo presunto, splendido isolamento, ma credo sia utile ricordare un fatto: a rigor di termini, e fino a prova contraria, gli economisti italiani che sarebbero disposti a sostenere un’uscita dalla zona euro sono quasi 300. Nel giugno 2010, quando Goofynomics non aveva ancora emesso un vagito e l’eventualità di una deflagrazione era considerata a dir poco lunare, la Lettera degli economisti terminava con le seguenti parole: “Qualora le opportune pressioni che il Governo e i rappresentanti italiani delle istituzioni dovranno esercitare in Europa non sortissero effetti, la crisi della zona euro tenderà a intensificarsi e le forze politiche e le autorità del nostro Paese potrebbero esser chiamate a compiere scelte di politica economica tali da restituire all’Italia un’autonoma prospettiva di sostegno dei mercati interni, dei redditi e dell’occupazione”. Ricordo che questa frase finale suscitò comprensibili preoccupazioni tra i colleghi promotori della Lettera. Ma alla fine, grazie anche al sostegno di Sergio Cesaratto, insistemmo per inserirla nella stesura finale. Naturalmente, fu quella la parte del testo che creò le maggiori perplessità tra i possibili firmatari. Del resto, eravamo appena ai primordi della crisi greca e la gravità estrema della situazione europea non era pienamente percepita nemmeno tra gli economisti. Proprio a causa di quella frase, quindi, probabilmente perdemmo per strada un candidato Nobel, alcuni economisti di Bankitalia e vari altri autorevoli colleghi, pur simpatetici con la nostra iniziativa. Qualche altro, forse, firmò senza leggere fino in fondo (è il caso, temo, dell’economista che oggi mi accusa di fomentare la guerra). Alla fine, però, le adesioni furono comunque numerosissime e di notevole rilievo.


Insomma non sono il solo matto che scrive fuori dall'euro, già nel giugno 2010 c'erano 300 illustri economisti che paventavano questa soluzione.

Si grazie, sono un assiduo lettore del prof. Bagnai, ne ero a conoscenza.
 

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