E ANCHE SE SONO UN LIBRO APERTO, MICA TUTTI SANNO LEGGERE!

Può una Banca Centrale conseguire i propri obiettivi di politica monetaria
tentando di mantenere alta la fiducia mondiale nell’economia e nella possibilità che il mercato mondiale non crolli?

Tecnicamente si.

Vediamo come si è mossa la Banca Centrale Svizzera (SNB).

La SNB ha un problema di controllo e di limitazione della rivalutazione del Franco Svizzero
e per questo vende franchi svizzeri per comprare valute straniere.

Invece però di detenere pure riserve in euro o dollari in valori liquidi, ha deciso di acquistare titoli azionari americani.

Non parliamo di investimenti di qualche centinaio di milioni di dollari, ma di miliardi.

Gli acquisiti, aiutati dall’andamento positivo del mercato hanno fatto si che il valore di questi titoli abbia raggiunto il massimo di 94,1 miliardi di dollari alla fine del terzo trimestre 2019



Interessante come ci sia stato un incremento nei possessi di Alibaba, Microsoft, Globalpay, Juniper Networks, FIS e JD.
L’investimento in BABA e JD indica un interesse per le azioni cinesi quotate negli USA:

Fra le aziende nelle quali invece sono diminuiti gli investimenti abbiamo Apple:



Inoltre nel tempo è cambiata la composizione del portafoglio della SNB





Quindi la Banca Centrale Svizzera stampa denaro dal nulla e lo usa per deprezzare il franco svizzero
e per sostenere le speranze della finanza mondiale mantenendo alto il valore della borsa USA.

Un modo per allontanare la minaccia di una crisi globale, ma sarà sufficiente ?
 
Ilva, la tomba neoliberista: se tagli lo Stato uccidi il paese

Ilva e Alitalia, Fca in fuga insieme a Whirlpool ed Embraco.

E poi altri mille “tavoli di crisi” che disegnano il tramonto del sistema industriale italiano.

Chi si concentra solo sulle notizie del giorno (è colpa di chi ha messo in discussione lo “scudo legale”,
non si cambiano le regole in corso d’opera, Arcelor Mittal voleva 5.000 esuberi e ha giocato sporco)
è destinato a non capire cosa sta davvero succedendo, afferma Dante Barontini su “Contropiano”:

«C’è un paese che sta affondando nella de-industrializzazione, senza peraltro avere mai costruito un modello di sviluppo alternativo».

Le colpe, secondo il “giornale comunista online”, vanno equamente divise «tra una classe imprenditoriale di inqualificabile viltà e una classe politica, se si può, anche peggiore».

Entrambe, infatti, «davanti alla costruzione europea che toglieva sovranità alle scelte economiche, hanno reagito fuggendo»,
ciascuno a modo suo: gli imprenditori «girando i loro profitti nella finanza speculativa», e i politici (nessuno escluso)
di fatto «accettando i diktat europei, spogliandosi di qualsiasi responsabilità e rifugiandosi nella bolla della “comunicazione”, ossia nella menzogna professionale».

Da quasi trent’anni, dal Trattato di Maastricht in poi – ricorda Barontini – la “politica industriale” di tutti i governi è consistita in privatizzazioni e soldi a pioggia alle imprese.

In sostanza: “regali industriali” – da Telecom a Italsider, ad Autostrade – accompagnati da generose “dazioni” liquide
(sotto forma di decontribuzione, finanziamenti a fondo perduto, taglio del cuneo fiscale), «oltre che da politiche criminali sul lavoro»,
ovvero «precarietà contrattuale legalizzata, allungamento dell’età lavorativa, eliminazione delle tutele dei lavoratori, deflazione salariale»,
con la piena “complicità” di Cgil, Cisl e Uil.

E tutto questo, «accettando sempre la tagliola del “divieto agli aiuti di Stato” imposta dall’Unione Europea».
Di fatto, aggiunge Barontini, «sono state consegnate alle imprese le chiavi dello sviluppo o della morte del paese».
Le imprese ovviamente hanno pensato ai loro affari, in una situazione di cortissimo respiro:
«I “mercati” valutano le relazioni trimestrali, mica le prospettive strategiche».

Rimosso a monte l’obiettivo sistemico (lo sviluppo del paese, il benessere diffuso, posti di lavoro e salari accettabili)
non resta che il calcolo costi-benefici «tra costo del lavoro, incentivi a pioggia, efficienza delle infrastrutture, politiche fiscali nazionali».

Inevitabile, secondo Barontini, che le imprese «decidessero per la morte, ponendo ogni volta il ricatto con modalità mafiose: o ci date mano libera o ce ne andiamo da un’altra parte».
Amarezza: «C’erano una volta i lavoratori che si trasferivano là dove c’erano le industrie, con la valigia di cartone legata con lo spago.
Oggi sono le imprese multinazionali a viaggiare, spostando linee di montaggio e casseforti gonfie di soldi».

Globalizzazione selvaggia, delocalizzazioni facili: «Da questa condizione storica non si esce con misure una tantum,
con un finanziamento in più e neanche con una “partecipazione pubblica” nei casi più disperati», sostiene “Contropiano”,
segnalando che «dopo anni, è arrivato a chiederla – per la sola Ilva – persino il segretario della Cgil».

Di fronte alla dimensione del disastro economico e sociale, per Barontini c’è bisogno di una visione e di una programmazione di lungo periodo:
«C’è bisogno di decidere che cosa produrre e come farlo». Soprattutto: «C’è bisogno di investire in barba a qualsiasi “patto di stabilità europeo”,
perché un paese di 60 milioni di persone non può accettare di finire nel baratro della storia solo per rispettare “regole” scritte per favorire altri sistemi industriali, altri paesi e altre multinazionali».

Giusto nazionalizzare, ma non basta più: serve «una diversa visione del mondo e della produzione».
In altre parole, «si tratta di prendere atto che il capitalismo neoliberista non funziona più e va superato prima che esploda», seminando (come sempre nella storia) «morte e distruzione».
 
Ieri è iniziata una bella selezione delle centinaia, anzi migliaia, di emendamenti alla finanziaria del governo giallofucsia.

Circa 300 emendamenti sono stati cancellati, tra cui diverse bandiere della maggioranza,
come la riduzione dell’IVA sugli assorbenti femminili, bandiera della Boldrini e bocciata dalla maggioranza,
oppure le agevolazioni fiscali per le moto con airbag, cancellate anch’esse.

Però ne sono rimasti tanti, anzi tantissimi emendamenti presentati da partiti facenti parte della maggioranza in contraddizione con la maggioranza stessa.

Facciamo qualche esempio pratico:
Italia Viva presenta un emendamento per la cancellazione dell’irrigidimento delle sanzioni penali per gli evasori, ritenuto inutile.

Inoltre la stessa Italia Viva presenta un emendamento per il congelamento dei tributi locali, che peserebbe per 600-700 milioni sul bilancio.

Neanche LEU si tira indietro con un emendamento per la sospensione ai professionisti delle nuove stringenti normative sugli appalti

ed un altro in cui si prevede la temporaneo pubblicizzazione di Alitalia.

Questo è solo un piccolo esempio delle contraddizioni presentate dai soli partiti della maggioranza a cui si sommano anche quelli dei partiti di minoranza,
naturalmente più incidenti e che potrebbero trovare qualche sponda amichevole anche fra Italia Viva, PD, M5s e LEU.

Tutto questo trasforma la legge di bilancio in una specie di “Supermercato” delle misure di finanza in cui la minoranza, se compatta,
può fare la propria “Lista della spesa” e disegnare le norme secondo le proprie preferenze, semplicemente selezionando
fra le eterogenee proposte di fette della maggioranza, ma lasciando la responsabilità del complesso della manovra, e di tapparne i buchi alla maggioranza.

Una situazione quasi ideale, se non fosse completamente caotica e figlia di una maggioranza raccogliticcia,
senza nessuna base che non sia la pura occupazione dei posti e la sopravvivenza di deputati e senatori che sono consci di essere già, elettoralmente, trombati.

Un pasticciaccio brutto di cui pagheranno le conseguenze gli italiani.
 
Qualcuno sa spiegarmi le competenze tecniche di questa signora ? Visti gli incarichi precedenti.....penso male.
Il mose può già funzionare. E' finito. Funziona in maniera semi-automatica.
Ma a me risulta che un certo magistrato abbia bloccato il tutto.
Io dico che si poteva attivare e "vedere l'effetto che fa". Perchè nessuno lo sa ancora.

"Sarà Elisabetta Spitz", ex direttore dell'Agenzia del Demanio, il super commissario per il Mose.

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L’annuncio è stato fatto nel corso della trasmissione radiofonica “Circo Massimo” su Radio Capital dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli.

L'indicazione arriva dopo la marea record che ha colpito Venezia la notte del 12 novembre causando ingenti danni che sono tutt’ora in corso di quantificazione
e in risposta alle conseguenti critiche mosse al sistema di paratie ideato per proteggere Venezia dall’acqua alta.

Proprio in merito alle polemiche sul Mose, il ministro ha ammesso che
"ci sono stati forti rallentamenti sul progetto che oggi però è compiuto al 93%. Mancano gli ultimi 400 milioni.
Sono stati appostati dal governo, non sono fermi per motivi burocratici. Non c'è niente di fermo, i lavori stanno andando avanti".

L'obiettivo, ha spiegato il ministro, è di completarlo entro il 2021 anche se si spera “che ci siano utilizzi parziali anche prima".

Elisabetta Spitz, romana classe 1953, ex moglie dell'ex segretario Udc Marco Follini, dal 2000 al 2008 ha guidato l'Agenzia del Demanio,
l'ente che si occupa della gestione dello sterminato patrimonio immobiliare pubblico nel Paese.

Nel 1999, la dirigente era stata membro del comitato di sette esperti incaricati dall’allora governo di centro-sinistra di elaborare un progetto di riforma del ministero delle Finanze.
Dai lavori derivò la proposta di quattro nuove agenzie fiscali, ovvero l'Agenzia delle Entrate, l'Agenzia del Territorio, l'Agenzia delle Dogane e l'Agenzia del Demanio.

La Splitz fu poi confermata dal successivo governo di centrodestra.

Laureata in Architettura, e con una lunga esperienza all'interno della macchina pubblica nel settore della valorizzazione del patrimonio immobiliare,
la dirigente si è già occupata due volte in passato del capoluogo veneto.
Come si legge nel suo curriculum, dal1992 al 1999 era diventata presidente del consorzio di progettazione della salvaguardia delle aree abitate di Venezia
e, nel biennio 2009-2010, come Consulente dell’Autorità Portuale di Venezia per la formulazione del Piano di gestione del Porto di Venezia e governance delle procedure.

Dal 2008 al 2013 era stata amministratore delegato di RE Asset Management.
Dal 2013, la Spitz è stata amministratore delegato di Invimit Sgr, la società costituita dal Ministero dell'Economia e delle Finanze
finalizzata alla valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare pubblico dove è rimasta in sella fino al dicembre 2018.

Nel gennaio del 2019, la Banca d'Italia l'ha scelta come commissaria straordinaria di Sorgente sgr, la società immobiliare del gruppo Sorgente
 
Ecco che arriva uno scandalo targato sinistra: Luigi de Magistris ha nominato Eleonora De Majo assessore alla cultura del comune di Napoli.
Ahahahahahah la risposta è fantastica.

Si tratta di una decisione per la quale la comunità ebraica locale ha voluto esprimere "il proprio sconcerto e preoccupazione"
perché in passato la donna si era resa protagonista di alcune assurde posizioni:
"Aveva affermato che il 'sionismo è nazismo', paragonato l'allora premier israeliano Netanyahu a Hitler,
definito il governo israeliano 'un manipolo di assassini' e gli israeliani 'porci, accecati dall'odio,
negazionisti e traditori finanche della vostra stessa tragedia', riducendo il numero degli ebrei assassinati nella Shoah a 4 milioni".

"un esempio lampante di quell’antisemitismo di sinistra che copre di insulti la brigata ebraica alla commemorazione del 25 aprile
e non perde occasione per infangare lo Stato di Israele negandone il diritto all’esistenza e alla sicurezza".

Risposta :
"Quello che è accaduto oggi è molto grave. Un attacco mediatico squadrista, immotivato perché partito da un post che pubblicai nel lontano 2015, quando non ricoprivo alcuna carica istituzionale".
 
Nulla da fare: quando c'è di mezzo l'ipocrisia tutto è permesso, dire e fare tutto e il contrario di tutto.

L'esempio lampante ce lo mostrano ogni giorno i cosiddetti depositari della verità assoluta,
ovvero quelli che solo loro sono bravi, umani, altruisti (con i portafogli altrui ovviamente)
e che calcano i talk show per insegnarci come ci si deve comportare: porti aperti, porte (quelle degli altri) aperte,
elargizioni a mani basse senza guardare in faccia nessuno (con le tasse degli altri mentre le loro finanze sono nei paradisi fiscali).

Quelli che odiavano gli ebrei ricchi, e che ne decretarono l'eliminazione, hanno come discendenti
coloro che oggi predicano (solo per ragioni politiche) a favore degli ebrei scampati 70 anni fa
ma che poi spargono odio contro lo stato di Israele inneggiando ai terroristi palestinesi.

La coerenza non è propriamente il loro punto di forza.
 
10% - BUFFONI.

Niente recita di Natale per i bimbi della scuola dell’infanzia Gianni Rodari
di via Torino a Moie - Ancona,
che fa parte dell’istituto comprensivo Carlo Urbani.

I bimbi dai 3 ai 5 anni non vedevano l’ora di salire sul palcoscenico, tra musiche, colori, canti e balli, per quella recita che è un gioco da fare tutti insieme.
Cattolici e non. Sì perché il problema sembra essere proprio questo: quel 10% di bambini stranieri non di fede cristiana,
cui una recita di Natale potrebbe destare malcontento e offendere la sensibilità religiosa.

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«I nostri bambini non potranno fare la recita di Natale perché discriminatorio nei confronti dei bimbi non cattolici, ma vi sembra normale?»
lamentano a gran voce i genitori.

Una presa di posizione da parte delle insegnanti che però fa saltare i genitori sulla sedia, oltretutto in un paese come Moie di Maiolati Spontini
nata dai monaci benedettini e con profonde radici cristiane.

L’annullamento dello spettacolo, che da sempre rappresenta una tradizione nelle scuole del territorio,
lascia interdetto anche il sindaco Tiziano Consoli, a conoscenza della bagarre venutasi a creare in questi giorni tra genitori e insegnanti.

«Prima era "discriminatorio" il crocifisso, poi il presepe, ora le recite di Natale.
Ma sono i bimbi a sentirsi offesi, o è il fanatismo ideologico di qualche dirigente a spingere per censurare ogni simbolo e tradizione della nostra cultura?».
 
"È una presa di posizione decisamente troppo forte ed estrema quella degli insegnanti del Rodari in un sistema pluralistico come il nostro,
togliere la recita di Natale per tutelare alcune persone rischia di scontentarne altre. Per i bambini di quell'età è più un gioco,
un momento per stare insieme e divertirsi. Ma annullarlo significa ampliare il divario religioso, culturale e dei costumi di ciascun alunno, anziché favorire l'integrazione".
 
Nonostante i desideri degli uomini, che vorrebbero congelare la storia ed il mondo ad uno specifico momento,
la natura di per sé cambia gli habitat naturali. L’esempio classico è proprio la laguna, situazione temporanea fra terra, acqua dolce ed acqua salata
destinata naturalmente ad essere o interrata dagli apporti di limo delle acque dolci o inglobata dall’acqua salata al cedimento delle dighe litoranee.

Il problema nasce quando in questo ambiente effimeri si costruisce una città ed una comunità con desiderio di permanenza e di immutabilità.
In questi casi la città, con o senza successo , cerca di regolare questo equilibrio fragile e di renderlo permanente.
Nella storia questo non è sempre stato possibile, anzi, letteralmente, quasi mai:
Città del Messico, ad esempio, nasce su isole in un lago che, nel tempo, si è prosciugato. Interi porti si sono interrati, o città sono state invase dalle acque.

Venezia in questo è già una mirabile eccezione, con la sua vita ultramillenaria, perchè in natura la laguna sarebbe già sparita.
La Repubblica di Venezia ha impiegato secoli per cercare di stabilizzare l’ambiente, lo scambio di acque con il mare, ma anche l’interramento.
Il Brenta è stato deviato da complessi lavori iniziati dal trecento, ma in questo modo il problema è diventato l’acqua del mare.
Nei secoli i lidi sono stati rivestiti di resistente Pietra di Dalmazia, ma il problema delle maree è rimasto invariato.

La Repubblica, quella Italiana, ha tentato di risolvere il problema con il MOSE, MOdulo Sperimentale Elettromeccanico.
Funzionerà? Pare proprio di no, o meglio funzionerà in modo parziale. Infatti, da struttura:

  • non è mai stata provata in pratica;
  • non entrerà in funzione fino a 110 cm di acqua alta: Piazza San Marco può ancora andare a mollo;
  • non funzionerà per acque alte oltre 1 170 centimetri.
Inoltre il primo test, parziale, non ha avuto successo ed ha mostrato problemi di vibrazioni inattese, per cui l’opera,
che doveva entrare in funzione lo scorso 4 novembre, ha visto rinviata l’operatività di più di un anno.

L’alternativa se il MOSE non funzionasse? Semplicemente bisognerebbe passare a strutture fisse come quelle realizzate nei Paesi Bassi.


Oppure le barriere semicircolari utilizzate per la foce del Tamigi a Londra, per impedire il reflusso per le maree.


Soluzioni che prevedono strutture esterne, elemento che sicuramente crea problemi estetici,
ma almeno non presenterebbero i problemi di corrosione legati al MOSE, dove tutte le strutture sono immerse e soggette alla salsedine ed agli agenti marini.

Quindi le soluzioni ci sono, ma chi rimborserà i miliardi già spesi se il MOSE non funzionasse?
Perfino la Regione Veneto nega la paternità dell’opera…
 

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