E COMUNQUE IO PARLAVO DA SOLA ANCHE PRIMA DEL COVID19

Riporto un articolo che è visibile in rete. A lettura di tutti.
Chissà se è vero ?

Non indico mai le persone con cognome e nome, come è d’uso nei verbali di polizia e nelle sentenze,
ma in questo caso, visto che è mio intendimento quello di rinfrescare la memoria di quelli
che prendono per oro colato quel che scrive quel signore, penso sia più appropriato fare proprio come nelle sentenze che lo riguardano.

Il Sig. TRAVAGLIO Marco (che qualcuno forse potrebbe pensare essere un eccentrico collezionista di processi
più che un appartenente alla categoria definita dei “dogs watch”, con cui da qualche tempo si indicano i “giornalisti”,
ovviamente ad oggi, perché non posso sapere in futuro), per l’appunto ha collezionato un bel po’ di sentenze.

Per carità di Dio, ognuno ha diritto, e fa bene, a coltivare i propri hobby … e però … accidenti quanto è costoso il suo ….

Secondo l’enciclopedia Treccani, giornalismo è :

“l’insieme delle attività e delle tecniche relative alla compilazione, redazione pubblicazione e diffusione di notizie tramite giornali quotidiani o periodici”.

E giornalista è quindi chi svolge quelle attività.
Per poterle esercitare con la massima ampiezza possibile, e non esser soggetti a quel “bavaglio alla stampa”
da più parti denunciato in certi regimi nei quali la stampa non può scrivere liberamente, i giornalisti godono di una tutela privilegiata,
in quanto l’interesse pubblico alla conoscenza dei fatti, le notizie, è considerato prevalente.

Se amplissima è la tutela, è evidente per chiunque però che dei limiti debbano esser imposti,
onde scongiurare il pericolo che qualcuno, quali che ne siano i motivi, possa abusarne.

Il limite fondamentale che il giornalista non deve superare è la veridicità della notizia.

Come si legge nel dizionario enciclopedico, è vietato pubblicare “… informazioni inventate, ingannevoli o distorte
nel deliberato intento di disinformare o diffondere bufale …”.

Sia i giudici nazionali, che quelli della CEDU, riconoscono tutele ai giornalisti, definiti in alcune decisioni, il c.d. watchdog,
e cioè il cane da guardia dell’informazione, proprio per l’importanza del loro ruolo nella società.

La stampa, ricoprendo un ruolo vitale, che non può soffrire di limitazioni quanto a contenuti …
qualora si tratti di materia definita di “serious public concern”, e cioè di pubblico interesse,
ha un ineludibile requisito, quello … della veridicità della notizia, e cioè dei fatti.

Secondo la Corte Europea, è principio basilare che il giornalista debba essere sanzionato
“… quando manchi consapevolmente e dolosamente il requisito della verità del fatto”, e la nostra giurisprudenza è su questa stessa linea.

La libertà di espressione è tutelata da due norme di rango primario: l’art. 21 della Costituzione e l’art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Prima di pubblicare una notizia, il giornalista ha l’obbligo di controllare l’attendibilità della fonte informativa
(Cass. 3 sez. Civ., n. 2271 del 4 febbraio 2005), e il potere-dovere di raccontare accadimenti reali per mezzo della stampa.

Per esser legittimo deve osservare tre condizioni:

a) la verità della notizia pubblicata;

b) l’interesse pubblico alla conoscenza del fatto (c.d. pertinenza);

c) la correttezza formale dell’esposizione (c.d. continenza).

Per comprender meglio leggiamo i punti più significativi di una delle tante sentenze in tema.

“In tema di … danni da diffamazione a mezzo stampa, il diritto di cronaca soggiace al limite della continenza,
che comporta moderazione, misura, proporzione nelle modalità espressive, le quali non devono trascendere
in attacchi personali diretti a colpire l’altrui dignità morale e professionale, con riferimento non solo al contenuto dell’articolo,
ma all’intero contesto espressivo in cui l’articolo è inserito, compresi titoli, sottotitoli, presentazione grafica, fotografie,
trattandosi di elementi tutti che rendono esplicito, nell’immediatezza della rappresentazione e della percezione visiva,
il significato di un articolo, e quindi idonei, di per sé, a fuorviare e suggestionare i lettori più frettolosi.

La percezione visiva concorre quindi in maniera determinante all’attribuzione, da parte del pubblico dei lettori,
di un significato diffamatorio alla pubblicazione a mezzo stampa.

Questo carattere determinante dell’aspetto visivo è viepiù accentuato quando l’articolo è pubblicato su un quotidiano
ad ampia diffusione rispetto al quale i lettori appartengono ad un pubblico notevolmente indifferenziato, e comunque non specialistico;
trattasi di pubblico più incline ad una lettura poco approfondita, ed anche frettolosa, che può risolversi nella sola attenzione rivolta,
sfogliando il giornale, ai titoli ed alle fotografie.

Ne consegue la rilevanza dell’impaginazione; e, nel contesto dell’impaginazione, la rilevanza delle fotografie
e dell’accostamento al contenuto scritto di immagini, titoli e sottotitoli”. (Cass., III sez., sentenza n. 17198 del 27.08.2015).

Illuminate direi, non credete anche voi?

Ma veniamo al Sig. Travaglio.

Senza star qui a dar giudizi o commentare quel che scrive, specie di questi giorni, vorrei solo suggerire a chi lo legge,
di ricordarsi di tener presenti i principi dettati dalla giurisprudenza … e farsi poi una propria opinione …
anche alla luce del chiamiamolo “cursus honorum” di questo signore, rinvenibile agevolmente su internet, e di cui riporto una sintesi.

Il Sig. TRAVAGLIO Marco è stato condannato, con sentenze non tutte in giudicato, ma tutte per diffamazione:

  • dal Tribunale di Roma, nel 2000, a risarcire £. 79.000.000;
  • dal Tribunale di Roma, nel 2004 a risarcire €. 85.000 e spese, ridotta in appello ad €. 15.000;
  • dal Tribunale di Roma, nel 2005, ad €. 12.000 e spese;
  • dal Tribunale di Torino, nel 2008, ad €. 26,000;
  • dal Tribunale di Roma, nel 2008, ad €. 12.000 e spese;
  • dal Tribunale di Roma, nel 2008, ad 8 mesi di reclusione ed €. 100 di multa; condanna ridotta in Appello a €. 1.000 di multa (mentre in sede civile era stato condannato ad €. 20.000). Il ricorso per Cassazione fu dichiarato inammissibile, e Travaglio ricorse alla Corte Europea, che confermò, nel 2017, l’esistenza della diffamazione, in quanto il pezzo era “… fuorviante …”.
  • dalla Cassazione, nel 2009, ad €. 5.000 per diffamazione;
  • dal Tribunale di Marsala nel 2010, ad €. 15.000;
  • dal Tribunale di Torino, nel 2010, ad €. 16.000;
  • dal Tribunale di Roma, nel 2017;
  • dal Tribunale di Roma, nel 2018, ad €. 30.000;
  • dal Tribunale di Roma, nel 2018, con provvisionale di €. 150.000,00;
  • dal Tribunale di Firenze, nel 2018, ad €. 95.000;
  • dal Tribunale di Firenze, nel 2018 ad €. 50.000.
Andrebbero poi aggiunti, un processo dal quale scampò la condanna per essersi pubblicamente scusato con la parte offesa,
che ritenutasi soddisfatta, rimise la querela, e soprattutto una d’appello che, sebbene avesse confermato la condanna di primo grado,
riducendo solo la pena, il 4.01.2010 … depositava la motivazione fuori termine, l’8.01.2011, e cioè 1 anno dopo,
invece che entro i 60 giorni indicati, quando il reato era ormai PRESCRITTO
(pensate un po’, proprio a lui che accusa gli altri di aver usufruito della prescrizione, è capitato di esser suo malgrado prescritto!).


Come immagino avrete notato, non ho indicato i nomi delle parti lese in quei processi ma,
se proprio a qualcuno interessa, posso suggerire di cercarli su internet dove ci sono tantissime altre notiziuole.

Una sola ultima cosa, anzi due: la prima, senza commentare, riporto parte della motivazione del Tribunale di Marsala:

«Le modalità di confezionamento dell’articolo risultano sintomatiche della sussistenza, in capo all’autore,
di una precisa consapevolezza dell’attitudine offensiva della condotta e della sua concreta idoneità lesiva della reputazione
».

La seconda: avete fatto caso, per cosa è stato condannato … sempre per diffamazione?

Ovviamente continuate a leggerlo. E però visto che, stando alle sentenze, sembrerebbe particolarmente portato
a raccontar fatti diversi dal vero … attenzione a prendere per oro colato quel che scrive ….
 
Buffone di partito uno. Avanti i delatori. Tanto non pagate voi.

Egregio Presidente, in relazione alla situazione venutasi a creare a seguito della pandemia in corso,
che vede pesantemente colpito anche il nostro territorio – 1755 contagi all’8 aprile –
si chiede a Lei, signor Presidente, di avanzare una richiesta ufficiale alla Prefettura di Lecco
per far sì che siano resi pubblici gli elenchi delle aziende che in questo periodo
hanno ottenuto l’autorizzazione alla continuità della produzione in conformità al DPCM del 25 marzo (produzioni essenziali).



Tale richiesta è motivata dal fatto che a tutte le istituzioni, forze sociali e politiche,
ma anche a tutti i cittadini debba essere data, vista la diffusione dei contagi, la possibilità di controllo e segnalazioni
rispetto ai dispositivi di legge, ivi compresa l’applicazione del protocollo di sicurezza prevista nei luoghi di lavoro.


I profitti, a nostro giudizio, non possono e non devono avere una essenziale supremazia rispetto alla salute.
Per questo ci preoccupa non poco la presa di posizione della Confindustria regionale, assunta con alcune altre regioni del Nord.


Nella convinzione però che si debba, nel limite delle competenze e del ruolo dell’Ente Provincia,
già pensare da subito a come aiutare e contribuire all’avvio della cosiddetta ‘fase 2’,
riteniamo importante che si avvii quanto prima quella ‘cabina di regia’ proposta dal PD regionale,
al fine anche di favorire la sperimentazione, anche solo in alcune aziende, della riduzione d’orario a 35 ore a parità salario.

Tutto questo con lo scopo di salvaguardare l’occupazione che potrebbe venir meno a seguito della crisi economica
che dovesse intervenire, come molti economisti ci hanno avvertito, post emergenza sanitaria.


In attesa di cortese riscontro porgo cordiali saluti”.
 
Partito dei buffoni due. Adesso "loro" vorrebbero decidere chi apre e chi no.
Questa è l'azienda che ha attirato l'attenzioni di questi baldi esponenti che mai hanno
lavorato. L'azienda, fondata a Lecco nel 1876, conta oggi più di 600 dipendenti
ed è conosciuta in tutto il mondo come sinonimo di responsabilità, affidabilità, prestazioni ed impegno.

Il DPCM del 22 marzo ha previsto che i Prefetti siano i terminali delle comunicazioni delle aziende sul territorio
ai sensi dell’art. 1 comma 1 lettera d) del DPCM medesimo (aziende non comprese nell’elenco dei codici ATECO, deroghe funzionali di filiera),
delle comunicazioni delle aziende presenti sul territorio ai sensi dell’art. 1 comma 1 lettera g)
del DPCM medesimo (impianti ciclo continuo) e in ultimo delle richieste delle aziende presenti sul territorio
di autorizzazione ai sensi dell’art. 1 c. 1 lettera h) del DPCM medesimo (deroghe aziende strategiche).


Successivamente all’intesa intercorsa tra Governo e Organizzazioni sindacali dovrebbero essere stati attivati
tavoli di confronto delle Prefetture con le stesse Organizzazioni sindacali territoriali in merito all’iter istruttorio,
alle verifiche ed agli eventuali provvedimenti relativi alle comunicazioni delle aziende, di cui sopra.


È evidente la necessità del massimo rigore nel valutare le eccezioni alle misure di contenimento varate dal Governo
e si auspica si effettuino verifiche non meramente burocratiche sull’effettivo esercizio delle attività dichiarate dalle aziende
con previsione nel dettaglio, nel caso di attivazione dei codici Ateco alle produzioni principali,
della effettiva ridotta presenza dei lavoratori, del numero di ore settimanali lavorate salvo la riconversione di produzione.


Riteniamo inoltre che vadano intensificati i controlli sulla sicurezza nelle aziende la cui attività non si sia interrotta o che riaprano in base alle deroghe previste.

Inoltre ci preme ricordare le difficoltà di approvvigionamento dei dispositivi di sicurezza per operatori sanitari e medici di base.

Per quanto sopra esposto, ci appare doveroso richiedere che si rendano immediatamente pubblici
in ogni provincia gli elenchi delle aziende attive
, ovvero ricomprese nei codici Ateco del Dpcm 22 marzo
e successive modificazioni (“produzioni essenziali”) e soprattutto di quelle che nelle ultime due settimane hanno richiesto deroghe per riaprire.


Tale richiesta consentirebbe che i Sindaci, le Asl e tutti i soggetti interessati siano informati tempestivamente su ciascun territorio
dei flussi e degli spostamenti
delle persone per le produzioni essenziali e per le deroghe concesse.


Chiediamo che, per quanto nelle Vostre competenze, si effettuino controlli massicci su tutte le produzioni attive,
interessando Ispettorati del lavoro, Sindaci, ASL, forze dell’ordine per controlli a tappeto per fermare le produzioni non essenziali.

Nella fattispecie chiediamo come mai è stato dato il permesso ad una azienda come la ........... che non rientra nella filiera di prodotti essenziali,
di continuare la produzione con addirittura la richiesta da parte dell’azienda della presenza di tutto il personale.


Consapevoli del Vostro impegno nell’esercizio delle misure eccezionali che l’emergenza comporta,
sottolineiamo quanto sia fondamentale mappare e ridurre il movimento di migliaia di lavoratori
che tutti i giorni sono obbligati a muoversi per garantire le esigenze vitali di noi tutti e probabilmente anche di troppe produzioni
che potrebbero risultare assolutamente non indispensabili.
Un numero davvero esagerato di lavoratori impegnati in spostamenti quotidiani rischierebbe di compromettere
le misure di distanziamento sociale e contenimento della diffusione del virus.


Con osservanza
Partito della Rifondazione Comunista Lecco
 
E' fatta. Abbiamo il cappio al collo.

L'Eurogruppo ha trovato l'accordo.
Dopo i negoziati andati avanti per settimane e con lo stallo di due notte fa,
quando la riunione fiume in videoconferenza di sedici ore si era rivelata un fallimento,
i ministri delle Finanze dell'Unione, riuniti in videoconferenza, hanno trovato l'intesa.

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La riunione è iniziata alle 21:30, dopo uno slittamento di quattro ore rispetto all'orario concordato.

C'erano ancora da limare dettagli particolarmente importanti e tutti i ministri e le fonti coinvolte nelle trattative
hanno ribadito che le ore sono servite per proseguire nei contatti bilaterali per raggiungere un'intesa.

Accordi che dovevano servire per raggiungere poi l'intesa definitiva appena dopo l'inizio dell'Eurogruppo vero e proprio,
che a questo punto appariva come il momento delle "firme".

Le trattative
L'impasse si è conclusa quando Italia e Paesi Bassi, i due maggiori antagonisti
di questi giorni di intensi negoziati, sono giunti a limitare le loro richieste.

L'Olanda, ariete di sfondamento del gruppo dei falchi, aveva da subito manifestato totale dissenso verso le proposte dell'Italia,
specialmente per quanto riguarda gli eurobond.

Il governo di Giuseppe Conte, invece, alfiere dei Paesi dell'Europa meridionale, ha fino all'ultimo puntato tutto sugli eurobond
chiedendo che venisse quantomeno specificato l'avvio di un Fondo che garantisse una sorta di mutualizzaizone.

L'impressione è che lo scontro di questi due opposti schieramenti abbia poi trovato una quadratura con l'intervento di Francia e Germania,
che hanno proposto una linea che potesse mettere fine allo stallo intervenendo per garantire le due opposte fazioni.

Da una parte Angela Merkel si è assicurata di evitare il passaggio sugli eurobond per mettere fine alle incertezze di Paesi Bassi e Paesi scandinavi.

Dall'altra parte, Emmanuel Macron si è fatto carico delle proposte italiane e in parte spagnole e portoghesi
(con il supporto anche di Irlanda e Grecia) per evitare che prendesse totalmente il sopravvento la linea rigorista, soprattutto sul Mes.

L'Eurogruppo si è così di nuovo presentato oggi in videoconferenza con un accordo franco-tedesco alla base che, di fatto, è riuscito a far superare il blocco.

Un'intesa già raggiunta la scorsa settimana, ma che doveva passare però attraverso la conferma dei vari Paesi interessati.

Le prime dichiarazioni dall'Ue
il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, spiegando che l'intesa consiste in un
"pacchetto di dimensioni senza precedenti per sostenere il sistema sanitario, la cassa integrazione,
la liquidità alle imprese e il Fondo per un piano di rinascita".

Il ministro francese all'Economia, Bruno Le Maire, ha annunciato su Twitter:
"Ottimo accordo tra i ministri delle Finanze europei sulla risposta economica al coronavirus: 500 miliardi di euro disponibili immediatamente.
Un fondo di stimolo per il futuro".

Sure e Bei: accordo istantaneo
Per quanto concerne la ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti e il Sure, ovvero il fondo per il lavoro, l'Eurogruppo ha trovato da subito l'intesa.

Mes senza condizioni solo per spese sanitarie
Il Mes entra nel piano dell'Unione europea, ma sarà senza condizionalità esclusivamente per le spese sanitarie
dirette e indirette per quanto riguarda l'emergenza coronavirus.

Il fondo salva-Stati rimane sul piatto quindi, ma sarà facoltà del singolo Stato accedervi e senza condizioni
se utilizzerà quelle linee di credito per le spese concernenti il settore più colpito dalla pandemia.

Una linea su cui l'Olanda aveva già aperto da diversi gironi.


Sul fronte degli eurobond, nessuna menzione nel documento finale.
Le indiscrezioni parlano di un impegno del presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno per confermare la volontà
di alcuni Paesi di proseguire nei negoziati per i cosiddetti coronabond. Ma non saranno inseriti nell'intesa finale.


Il ministro dell'Economia, Roberto Gulatieri, esulta su Twitter:
"Messi sul tavolo i bond europei, tolte dal tavolo le condizionalità del #Mes. Consegniamo al Consiglio europeo una proposta ambiziosa. Ci batteremo per realizzarla".

Ma di fronte a questa esultanza, le opposizioni insorgono.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, parla di un vero e proprio "tradimento" che dovrà essere discusso davanti al Parlamento.

Matteo Salvini, invece, parla di una vera e propria "Caporetto" annunciando la richiesta di sfiducia verso Gualtieri:

"Siamo fuori dalla legge, siamo alla dittatura nel nome del virus. Presenteremo mozione di sfiducia al ministro Gualtieri".
 
"Non ci sono gli Eurobond che voleva Conte ma c'è il Mes, una drammatica ipoteca sul futuro, sul lavoro e sul risparmio dei nostri figli".

E ha aggiunto: "Dal 1989 ad oggi l'Italia ha versato all'Europa 140 miliardi, ora per averne a prestito 35
ci mettiamo nelle mani di un sistema di strozzinaggio legalizzato. Oltretutto, senza nessun passaggio in Parlamento,
come più volte richiesto dalla Lega. Siamo fuori dalla legge, siamo alla dittatura nel nome del virus.
Presenteremo mozione di sfiducia al ministro Gualtieri".

Infine, l'affondo: "Se il governo olandese festeggia, vuol dire che è una seconda Caporetto".

"Se è così inorridisco e chiederemo le dimissioni di un ministro dell'Economia che ha svenduto il nostro Paese".

Così il segretario leghista Matteo Salvini, a Porta a porta, riferendosi all'esito dell'Eurogruppo e al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri.

Inoltre, su Facebook, il leader della Lega, ha ricordato quanto ribadito il 6 aprile dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte:

"Il 6 aprile, Conte spergiura 'No Mes'".

Siamo fuori dalla legge, siamo alla dittatura nel nome del virus.

Dura anche la reazione di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia:

"Il ministro Gualtieri ha firmato per attivare il Mes, niente Eurobond e Italia messa sotto tutela- ha detto-
Alla fine hanno vinto i diktat di Germania e Olanda".

Poi ha aggiunto:
"Il governo in questi giorni ha fatto finta di alzare la voce ma, tanto per cambiare, si è piegato ai dogmi nordeuropei.
Non permetteremo a nessuno di banchettare sulla nostra Nazione come già successo in Grecia.
Lo abbiamo preannunciato e lo ribadiamo: ora Conte, Gualtieri e Di Maio dovranno affrontare il Parlamento,
dove Fratelli d'Italia è già schierato per impedire questo atto di alto tradimento verso il popolo italiano".
 
Faranno di tutto per tenerci ingabbiati e per non farci manifestare in piazza.
Persa completamente la "democrazia".....e la paura fa 90. Ma i conti si faranno alla fine.

Gli italiani dovranno pazientare ancora un po’.
L’isolamento domiciliare seguito all’emergenza coronavirus potrebbe quasi sicuramente essere prorogato fino al prossimo 3 maggio.

Al momento non ci sono dettagli sui termini temporali della proroga in funzione anti-coronavirus.

L’ipotesi più probabile per la fine del blocco, ovviamente se nel frattempo non ci saranno imprevisti, è il 3 maggio

. "Non ci sono le condizioni per ripartire", avrebbe spiegato il premier Conte nella videoconferenza.

Le autorità scientifiche, infatti, avrebbe spiegato, hanno sottolineato che il rallentamento dei contagi c'è
ma non è così forte da rendere possibile riaperture anticipate. Servirà un passaggio graduale.

Se il trend verrà confermato, ha aggiunto Conte,"potremmo iniziare ad allentare alcune misure già dalla fine di questo mese".

L'orientamento da giorni è quello di prolungare di almeno altre due settimane le misure restrittive.

In un’altra video conferenza tenuta con i rappresentanti dell'Anci e dell'Upi, Conte ha ribadito il concetto della cautela in questa fase.
"Al momento non siamo nelle condizioni di riaprire le attività produttive, rischieremmo di far risalire la curva dei contagi
e vanificare i risultati che abbiamo ottenuto con le misure messe in atto dal governo".
 
Andrea Martella, PD, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,
ha firmato il decreto che istituisce presso la presidenza del Consiglio dei Ministri una task force anti fake news,
che d’ora in avanti analizzerà le modalità e le fonti che generano e diffondono presunte fake news,
con il coinvolgimento dei cittadini e degli utenti.

E’ la censura preventiva, è l’invito alla delazione, è l’intervento sull’informazione con la volontà di stabilire cosa sia vero e cosa no.

Chi lo decide? Loro.

Il già citato Andrea Martella e poi Riccardo Luna, editorialista di Repubblica, Francesco Piccinini, direttore di Fanpage e David Puente, debunker di Open.

Perché non è stato istituito un gruppo di controllo trasversale?

E’ gravissimo che il Governo controlli l’informazione col pretesto di filtrare le fake news in contesti emergenziali.
 
Questa sera qualche testa di faccia di tolla festeggia.

Il problema è che questa faccia di tolla svolge il ruolo di Ministro dell’Economia:

Messi sul tavolo i bond europei, tolte dal tavolo le condizionalita del #Mes. Consegniamo al Consiglio europeo una proposta ambiziosa.
Ci batteremo per realizzarla. #Eurogroup #eurogruppo pic.twitter.com/RTtkIOQXlO

— Roberto Gualtieri (@gualtierieurope) April 9, 2020

PECCATO CHE SIA L’ESATTO CONTRARIO:

  • MES “RAGIONEVOLMENTE CONDIZIONALE” , cioè “Il solo requisito per accedere alla linea di credito del Mes
  • sarà che gli Stati si impegnino a usarla per sostenere il finanziamento di spese sanitarie dirette o indirette,
  • cura e costi della prevenzione collegata al Covid-19”: è quanto si legge nelle conclusioni dell’Eurogruppo.
  • “La linea di credito sarà disponibile fino alla fine dell’emergenza. Dopo, gli Stati restano impegnati a rafforzare i fondamentali economici,
  • coerentemente con il quadro di sorveglianza fiscale europeo, inclusa la flessibilità”

  • Questa è l’ANSA, e quindi L’Italia ha ACCETTATO ESATTAMENTE quello che diceva il WELT NEL SUO ARTICOLO:

  • Va da sé che le sovvenzioni in Italia – dove la mafia è un appuntamento fisso a livello nazionale
  • e sta solo aspettando una nuova pioggia di soldi da Bruxelles – devono essere spese solo per la salute e non per i sistemi sociali e fiscali italiani.”

  • IL SURE SONO QUATTRO SOLDI, IN PRESTITO, CONDIZIONALI. 100 miliardi per tutta Europa, in prestito.
  • Allora tanto vale andare avanti con la Cassa Integrazione. Intanto che attiviamo il SURE la gente muore di fame.

  • LA BEI sono sempre i soliti prestiti, sempre i soliti. e basta…
Insomma UNA VERGOGNA NAZIONALE. UN fallimento EPICO, che qualche buffone cerca di far passare per una vittoria.

In altri tempi a questa gente non si sarebbe permesso di tornare a casa.
 
Nell’Unione europea ci siamo già entrati ed ora è complicatissimo uscirne.

Negli Stati Uniti d’Europa non ci siamo ancora entrati, ma è lì che vogliono portarci.
Al game over:
Ffine “definitiva” delle nostre libertà democratiche e costituzionali.

Liquefazione dell’Italia in un nuovo Superstato rispetto al quale persino la UE ci susciterà nostalgia.

Ebbene, poiché prevenire è meglio che curare, stavolta non facciamoci cogliere impreparati.

In attesa che maturino altre, e più radicali, determinazioni (come ad esempio l’Italexit) rafforziamo almeno la Costituzione, rendendola “inespugnabile”.

Per la dottrina costituzionale uniforme ci sono cinquantaquattro articoli della nostra legge fondamentale
– i primi, quelli recanti i principii fondamentali e i diritti inviolabili su cui si regge la Repubblica – che non sono modificabili.

E ciò in ossequio a quanto previsto dall’articolo 139 della stessa Suprema Carta,
secondo il quale la “forma repubblicana” dello Stato non è suscettibile di modifiche, neppure con la procedura dell’articolo 138.

Memori della tragica esperienza della dittatura fascista, avallata dal Regno d’Italia,
i padri costituenti vollero che almeno un principio cardine fosse esente dalla possibilità di modifica,
foss’anche attraverso la procedura di revisione costituzionale.

E individuarono tale principio nella “forma repubblicana”, appunto, intesa non solo come configurazione istituzionale antitetica alla monarchia,
ma anche come complesso di tutti i principii fondamentali iscritti nei primi 12 articoli della Carta
e di tutti i diritti fondamentali sanciti dagli articoli dal 13 al 54.

Gli stessi principii, e gli stessi diritti, per intenderci, palesemente violati dai Trattati europei per una serie di innumerevoli ragioni (che non stiamo qui ad approfondire).

Noi siamo d’accordo, ci mancherebbe. E tuttavia coltiviamo un sogno.

Che i sommi giuristi della Nazione, e le somme giurisdizioni della stessa, si autorizzino (ci autorizzino), a un eccezionale “strappo” alla regola.

Dopotutto, i sommi economisti del globo hanno “autorizzato”, e “legittimato” (senza la nostra autorizzazione e senza alcuna legittimazione)
il cambiamento epocale di struttura della convivenza civile responsabile della rovina politica, economica, sociale del nostro Paese.

Quella rovina, quelle “rovine”, su cui oggi il Covid 19 sta semplicemente spargendo il sale.

Un piccolo ma buon argomento, in verità, per rischiare l’azzardo, ci sarebbe:
quello individuato dalla migliore dottrina, secondo la quale le modifiche alla prima parte della Carta
sarebbero eccezionalmente possibili laddove “in melius”, cioè migliorative e arricchenti rispetto ai principii ivi contenuti.

Ebbene, allora sogniamo; poco altro ci resta, e nessuno può impedirci di farlo.
E auspichiamo una modifica “in melius” – e quindi, forse, ammissibile per quanto anzidetto – di due delle norme più “rigide” della nostra legge fondamentale.

Una modifica che non toglierebbe nulla a ciò che avevano in mente i padri costituenti; anzi, rafforzerebbe lo spirito, e la “ratio”, delle “regole” da essi stessi partorite.

Il che ci consentirebbe di evitare, ora e per sempre, quella deriva altrimenti ineluttabile (all’orizzonte) che risponde al nome di “Stati Uniti d’Europa”.

Il nostro “sogno”, in altri termini, è benefico, tanto quando il “Grande sogno” unionista si è rivelato, e si sta rivelando “malefico”.

Ergo, se il secondo è stato accettato, e digerito, da quasi tutti i giuristi e inflitto, come un ergastolo, a tutti i cittadini d’Europa,
non vediamo perché il primo non possa essere preso in considerazione.

Quando arriva la “fine di un mondo”, tutti i sogni diventano realizzabili.
Non solo quelli più brutti, ma anche quelli più belli.
E siccome sognare non costa nulla, noi procediamo col sogno.
 

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