Val
Torniamo alla LIRA
Morti, malati, quarantena, crisi economica, attacco batteriologico, virus naturale.
E poi polemiche, paura, propaganda, task force contro le fake news e molto altro.
Il mondo ai tempi del coronavirus è impazzito.
È complicato, al momento, fornire un’interpretazione lucida e attendibile sulla situazione provocata dal Covid-19.
Se, ad esempio, da una parte viene sostenuta la tesi di un virus sviluppatosi tra la fauna e trasmesso all’uomo,
dall’altra vi sono versioni che propendono per la natura “umana” dell’odierna pandemia.
Quotidianamente si diffondono notizie complottiste o addirittura fandonie che forniscono spiegazioni sulla propagazione
di un virus che è ormai in tutto il globo grazie alla mondializzazione dei mercati,
del commercio e dei rapporti “semplificati” tra persone di diversa provenienza.
Al momento, l’unico dato certo è il diffondersi della malattia in quasi tutto il pianeta
e la difficoltà dei governi di fornire risposte chiare e convincenti.
Il coinvolgimento globale del coronavirus, infatti, è sotto gli occhi di tutti.
Al di là dei Paesi occidentali, già di per sé abbastanza evoluti in materia di ricerca, prevenzione e cura di numerose patologie,
la pandemia pare essere meno presente in alcuni Paesi, in particolare l’Africa nera e il sud-est asiatico.
Da quando il covid-19 si è spostato dalla Cina all’Europa, in particolare l’Italia, arrivando poi in Spagna,
Gran Bretagna, Germania, Francia e anche negli Stati Uniti, da più parti si è fatta strada l’ipotesi di un virus “scappato” da lavoratori cinesi.
Ma che cos’è un attacco biologico?
Vi sono diverse modalità di condurre un’aggressione bellica a uno o più Stati stranieri.
Una di queste è l’attacco condotto con armi biologiche, indecifrabili, non localizzabili
e per questo particolarmente insidiose per la loro estrema capillarità nella diffusione.
Per anni, durante la cosiddetta “guerra fredda”, gli analisti occidentali e, dall’altra parte sovietici,
si sono interpellati sull’utilizzo dell’arma biologica, in particolare se questa arrecasse effettivamente
danni rilevanti al nemico o si rivelasse un boomerang per il Paese aggressore.
All’epoca, fortunatamente, ci si è attenuti ad una situazione di minacce e null’altro.
Ma nell’attuale grande partita a Risiko, non si è tenuto conto degli effetti collaterali che le armi biologiche,
anche se solamente in fase di studio e attualizzazione, avrebbero potuto provocare.
L’irresponsabilità di alcuni Governi, in primis Cina e Corea del nord, ha portato a sospettare
che almeno uno dei due Stati abbia inteso, seppur con il dubbio del dolo/colpa,
sperimentare gli effetti di un’eventuale pandemia mondiale sugli andamenti economici,
favorevoli o meno, rispetto ai canoni di una diffusione mondiale di un virus.
Il dossier cinese del 2019
E in questo periodo è emersa anche la notizia della presentazione, avvenuta nell’agosto 2019, di un dossier “segreto”
delle autorità cinesi che avrebbe fornito informazioni circa i benefici economici di un’eventuale pandemia mondiale
provocata da un virus a fronte del quale, seppur “inopinatamente” sfuggito al controllo dei laboratori militari cinesi,
avrebbero ottenuto le autorità cinesi.
Successivamente a questo documento, nel settembre 2019, i cinesi avrebbero condotto una simulazione di propagazione,
da parte di un paziente affetto da Coronavirus proprio nella zona dell’aeroporto di Wuhan, e munito di una “dirty bomb”.
E poi, il 2 novembre 2019, un “tecnico” del laboratorio di medicina militare di Wuhan,
stanziato a poca distanza dal locale mercato del pesce, viene trovato morto a seguito di una non meglio descritta “infezione da coronavirus”.
A fronte di questo allarme la Russia, tramite le informazioni ottenute dai propri servizi segreti,
anticipando la concorrenza occidentale e dimostrandosi più che all’altezza della situazione,
avrebbe chiuso i confini e limitato l’epidemia, anticipando tutti i servizi di sicurezza mondiali
e assicurandosi la quasi piena immunità dal virus.
Secondo questa versione, l’Occidente per intero non viene informato dell’imminente pandemia
e non prende provvedimenti idonei all’espandersi di quest’ultima.
A questo punto, i labili confini dell’Ue, così come quelli degli Usa, vengono infranti da un numero indefinito di infetti
che, nel mese di marzo, provocano un’epidemia che presto si trasforma in una pandemia mondiale.
La Cia, assai solerte in questo specifico caso, allerta i vertici Usa che, comunque, sottovalutano l’allarme.
In Europa invece, dove la comunità cinese è preponderante rispetto alle altre, arriva un incolpevole portatore di batteri del virus Covid -19.
E accade anche che alcuni negozi gestiti da cinesi decidono di chiudere l’attività per “riposo” dal 23 marzo al 20 aprile,
ancora prima delle decisioni del governo italiano.
Il parere degli israeliani
Il 27 gennaio scorso i debunker del circuito di Poynter hanno contattato Dany Shoham,
ex ufficiale dei servizi segreti israeliani, esperto di armi biologiche, il quale smentisce categoricamente
di aver affermato che il coronavirus possa essere stato originato dal laboratorio di Wuhan.
“Ho suggerito un possibile collegamento al programma di guerra biologica cinese – afferma Shoham –ripreso da Tgcom –
sotto forma di fuga del virus, ma ho aggiunto che finora non ci sono prove o indicazioni per tale incidente.
L’intero evento potrebbe ovviamente essere del tutto naturale, ed è così che sembra essere in questo momento.
Sono necessarie ulteriori informazioni sull’origine del virus”.
Un’analisi basata sulle prime informazioni sull’epidemia, divenuta ad oggi una vera e propria pandemia,
analisi insolitamente moderata rispetto ai canoni israeliani, ma che la dice lunga sui sospetti internazionali
di una divulgazione dolosa/colposa di un virus sfuggito di mano agli esperti scienziati militari cinesi.
L’incognita Isis o Al Qaeda
In tutto questo c’è anche chi ritiene di dover considerare anche un possibile ruolo di Isis o Al Qaeda nella vicenda covid-19.
Ma al momento, l’incognita del terrorismo islamista che da sempre ha minacciato l’Occidente di ricorrere a qualsiasi arma,
convenzionale o meno, per combattere i miscredenti, è considerata solo speculazione.
Nel penultimo numero del web magazine Al-Naba, i ‘redattori’ dello Stato islamico pongono, infatti,
particolare attenzione alla pandemia di coronavirus, allertando gli adepti a “evitare di recarsi in Europa”.
Le direttive della Shari’i vincolerebbero, quindi, i seguaci dell’organizzazione terroristica, ad oggi operativa,
ad attenersi alle direttive emanate dalla presunta autorità suprema, il Califfo, il quale avrebbe interpretato
la recente pandemia come “un obbligo di fedeltà percependo che le malattie non colpiscono da sole ma per comando e decreto di Dio”.
L’interpretazione della leadership dell’Isis rivelerebbe ai consociati di “confidare in Dio”, evitando le conseguenze dirette della malattia,
con consigli pratici, simili a quelli dettati dall’odiato Occidente.
Tutto ciò, secondo alcune analisi, non escluderebbe che l’origine della pandemia possa avere avuto origine
proprio dai laboratori artigianali degli islamisti mediorientali, possibilmente in collaborazione con qualche governo consenziente dell’estremo oriente.
La Stampa contro i russi
In queste settimane complicate per la propagazione del virus, in Italia spunta anche la polemica
innescata dall’autorevole quotidiano “La Stampa” che ipotizza un invio “undercover” di personaggi
legati allo spionaggio russo sul territorio italiano, mascherati da esperti nell’ambito delle pandemie biologiche.
Pronta la risposta del ministero della Difesa russo che, per bocca del General Maggiore Igor Konashenkov,
ha ovviamente smentito qualsiasi infiltrazione di spie.
Non si intravvede, comunque, una motivazione logica per la quale il governo di Mosca avrebbe dovuto inviare
personale da infiltrare in Italia alla ricerca di chissà quale segreto.
È bene ricordare, infatti, che le spie russe da sempre sono infiltrate nel nostro paese e questo genere di infiltrazioni
da decenni rappresenta motivo di “interesse” da parte dei nostri servizi segreti.
E poi polemiche, paura, propaganda, task force contro le fake news e molto altro.
Il mondo ai tempi del coronavirus è impazzito.
È complicato, al momento, fornire un’interpretazione lucida e attendibile sulla situazione provocata dal Covid-19.
Se, ad esempio, da una parte viene sostenuta la tesi di un virus sviluppatosi tra la fauna e trasmesso all’uomo,
dall’altra vi sono versioni che propendono per la natura “umana” dell’odierna pandemia.
Quotidianamente si diffondono notizie complottiste o addirittura fandonie che forniscono spiegazioni sulla propagazione
di un virus che è ormai in tutto il globo grazie alla mondializzazione dei mercati,
del commercio e dei rapporti “semplificati” tra persone di diversa provenienza.
Al momento, l’unico dato certo è il diffondersi della malattia in quasi tutto il pianeta
e la difficoltà dei governi di fornire risposte chiare e convincenti.
Il coinvolgimento globale del coronavirus, infatti, è sotto gli occhi di tutti.
Al di là dei Paesi occidentali, già di per sé abbastanza evoluti in materia di ricerca, prevenzione e cura di numerose patologie,
la pandemia pare essere meno presente in alcuni Paesi, in particolare l’Africa nera e il sud-est asiatico.
Da quando il covid-19 si è spostato dalla Cina all’Europa, in particolare l’Italia, arrivando poi in Spagna,
Gran Bretagna, Germania, Francia e anche negli Stati Uniti, da più parti si è fatta strada l’ipotesi di un virus “scappato” da lavoratori cinesi.
Ma che cos’è un attacco biologico?
Vi sono diverse modalità di condurre un’aggressione bellica a uno o più Stati stranieri.
Una di queste è l’attacco condotto con armi biologiche, indecifrabili, non localizzabili
e per questo particolarmente insidiose per la loro estrema capillarità nella diffusione.
Per anni, durante la cosiddetta “guerra fredda”, gli analisti occidentali e, dall’altra parte sovietici,
si sono interpellati sull’utilizzo dell’arma biologica, in particolare se questa arrecasse effettivamente
danni rilevanti al nemico o si rivelasse un boomerang per il Paese aggressore.
All’epoca, fortunatamente, ci si è attenuti ad una situazione di minacce e null’altro.
Ma nell’attuale grande partita a Risiko, non si è tenuto conto degli effetti collaterali che le armi biologiche,
anche se solamente in fase di studio e attualizzazione, avrebbero potuto provocare.
L’irresponsabilità di alcuni Governi, in primis Cina e Corea del nord, ha portato a sospettare
che almeno uno dei due Stati abbia inteso, seppur con il dubbio del dolo/colpa,
sperimentare gli effetti di un’eventuale pandemia mondiale sugli andamenti economici,
favorevoli o meno, rispetto ai canoni di una diffusione mondiale di un virus.
Il dossier cinese del 2019
E in questo periodo è emersa anche la notizia della presentazione, avvenuta nell’agosto 2019, di un dossier “segreto”
delle autorità cinesi che avrebbe fornito informazioni circa i benefici economici di un’eventuale pandemia mondiale
provocata da un virus a fronte del quale, seppur “inopinatamente” sfuggito al controllo dei laboratori militari cinesi,
avrebbero ottenuto le autorità cinesi.
Successivamente a questo documento, nel settembre 2019, i cinesi avrebbero condotto una simulazione di propagazione,
da parte di un paziente affetto da Coronavirus proprio nella zona dell’aeroporto di Wuhan, e munito di una “dirty bomb”.
E poi, il 2 novembre 2019, un “tecnico” del laboratorio di medicina militare di Wuhan,
stanziato a poca distanza dal locale mercato del pesce, viene trovato morto a seguito di una non meglio descritta “infezione da coronavirus”.
A fronte di questo allarme la Russia, tramite le informazioni ottenute dai propri servizi segreti,
anticipando la concorrenza occidentale e dimostrandosi più che all’altezza della situazione,
avrebbe chiuso i confini e limitato l’epidemia, anticipando tutti i servizi di sicurezza mondiali
e assicurandosi la quasi piena immunità dal virus.
Secondo questa versione, l’Occidente per intero non viene informato dell’imminente pandemia
e non prende provvedimenti idonei all’espandersi di quest’ultima.
A questo punto, i labili confini dell’Ue, così come quelli degli Usa, vengono infranti da un numero indefinito di infetti
che, nel mese di marzo, provocano un’epidemia che presto si trasforma in una pandemia mondiale.
La Cia, assai solerte in questo specifico caso, allerta i vertici Usa che, comunque, sottovalutano l’allarme.
In Europa invece, dove la comunità cinese è preponderante rispetto alle altre, arriva un incolpevole portatore di batteri del virus Covid -19.
E accade anche che alcuni negozi gestiti da cinesi decidono di chiudere l’attività per “riposo” dal 23 marzo al 20 aprile,
ancora prima delle decisioni del governo italiano.
Il parere degli israeliani
Il 27 gennaio scorso i debunker del circuito di Poynter hanno contattato Dany Shoham,
ex ufficiale dei servizi segreti israeliani, esperto di armi biologiche, il quale smentisce categoricamente
di aver affermato che il coronavirus possa essere stato originato dal laboratorio di Wuhan.
“Ho suggerito un possibile collegamento al programma di guerra biologica cinese – afferma Shoham –ripreso da Tgcom –
sotto forma di fuga del virus, ma ho aggiunto che finora non ci sono prove o indicazioni per tale incidente.
L’intero evento potrebbe ovviamente essere del tutto naturale, ed è così che sembra essere in questo momento.
Sono necessarie ulteriori informazioni sull’origine del virus”.
Un’analisi basata sulle prime informazioni sull’epidemia, divenuta ad oggi una vera e propria pandemia,
analisi insolitamente moderata rispetto ai canoni israeliani, ma che la dice lunga sui sospetti internazionali
di una divulgazione dolosa/colposa di un virus sfuggito di mano agli esperti scienziati militari cinesi.
L’incognita Isis o Al Qaeda
In tutto questo c’è anche chi ritiene di dover considerare anche un possibile ruolo di Isis o Al Qaeda nella vicenda covid-19.
Ma al momento, l’incognita del terrorismo islamista che da sempre ha minacciato l’Occidente di ricorrere a qualsiasi arma,
convenzionale o meno, per combattere i miscredenti, è considerata solo speculazione.
Nel penultimo numero del web magazine Al-Naba, i ‘redattori’ dello Stato islamico pongono, infatti,
particolare attenzione alla pandemia di coronavirus, allertando gli adepti a “evitare di recarsi in Europa”.
Le direttive della Shari’i vincolerebbero, quindi, i seguaci dell’organizzazione terroristica, ad oggi operativa,
ad attenersi alle direttive emanate dalla presunta autorità suprema, il Califfo, il quale avrebbe interpretato
la recente pandemia come “un obbligo di fedeltà percependo che le malattie non colpiscono da sole ma per comando e decreto di Dio”.
L’interpretazione della leadership dell’Isis rivelerebbe ai consociati di “confidare in Dio”, evitando le conseguenze dirette della malattia,
con consigli pratici, simili a quelli dettati dall’odiato Occidente.
Tutto ciò, secondo alcune analisi, non escluderebbe che l’origine della pandemia possa avere avuto origine
proprio dai laboratori artigianali degli islamisti mediorientali, possibilmente in collaborazione con qualche governo consenziente dell’estremo oriente.
La Stampa contro i russi
In queste settimane complicate per la propagazione del virus, in Italia spunta anche la polemica
innescata dall’autorevole quotidiano “La Stampa” che ipotizza un invio “undercover” di personaggi
legati allo spionaggio russo sul territorio italiano, mascherati da esperti nell’ambito delle pandemie biologiche.
Pronta la risposta del ministero della Difesa russo che, per bocca del General Maggiore Igor Konashenkov,
ha ovviamente smentito qualsiasi infiltrazione di spie.
Non si intravvede, comunque, una motivazione logica per la quale il governo di Mosca avrebbe dovuto inviare
personale da infiltrare in Italia alla ricerca di chissà quale segreto.
È bene ricordare, infatti, che le spie russe da sempre sono infiltrate nel nostro paese e questo genere di infiltrazioni
da decenni rappresenta motivo di “interesse” da parte dei nostri servizi segreti.