E COMUNQUE IO PARLAVO DA SOLA ANCHE PRIMA DEL COVID19

Personalmente ritengo che stiano facendo la stessa cavolata che hanno fatto con le pensioni. APE
Un conto è se lo Stato eroga direttamente il finanziamento garantendo le banche.
Un conto è delegare le banche alla "discrezionalità" di concedere un finanziamento, seppur garantito.
E' palese - come è successo con l'APE - che i soldi li daranno a chi vogliono loro.
Un'azienda in difficoltà, al limite fidi, con qualche "fuori fido", non riceverà nulla. Credetemi.
Bisogna toccare per credere.....e le banche ti danno l'ombrello quando non piove.......per poi chiuderlo.

Il bazooka da 400 miliardi di Conte funzionerà?

È notizia di ieri che il Governo intende garantire prestiti alle imprese per ulteriori 400 miliardi

oltre ai 350 già previsti con una precedente iniziativa analoga per resistere all’emergenza covid19.

Qui in dettaglio.

L’immissione di liquidità è previsto che verrà fatta dalle banche commerciali, cioè quelle presso cui le aziende hanno i propri conti correnti.

Mi viene chiesto:

Tu come lo vedi il nuovo decreto col ‘cannone’?

Beh, erano anni che imprenditori e famiglie si lamentavano del fatto che le banche non facevano prestiti
(chiudendo gli occhi di fronte alle vere cause della scarsità della moneta), adesso sono stati accontentati.

Lo Stato vuole spingere lo sblocco dei miliardi che le banche hanno in pancia da anni senza utilizzarli,
su cui pagano tasse patrimoniali allo Stato o che impiegano per acquistare Titoli sui mercati
invece che prestarli nell’economia reale, ritenuta troppo rischiosa.

Adesso lo Stato garantirà fino a 50 mila Euro su ciascun prestito, senza neanche andare a sindacare sul merito del prenditore.

Di cosa ci lamentiamo?

I problemi a nostro avviso sono principalmente due di ordine pratico:

1) cosa te ne fai dei prestiti se c’hai la fabbrica o la bottega chiusa
e se i consumatori sono autorizzati ad accedere solo ai consumi di prima necessità,
mentre tu vendi ferramenta, fabbrichi cilindri per il settore conciario,
fai lo stilista o programmi app per la socializzazione o la logistica?


Perché: cosa ce ne facciamo dei miliardi del MES, della BCE, dello Stato o di Babbo Natale,
se le fabbriche restano chiuse e i cittadini rimangono sotto chiave?

Cioè, se non c’è niente da comprare o ci viene impedito, alla fine di tutti questi soldi che ce ne facciamo?

Chi ne pagherà i debiti?

E che inflazione ne deriverà?

Se stanno per darci dei soldi, o fanno ripartire l’economia – commercialmente parlando – o è meglio non averli (tutti), ma quelli che bastano.

2) se un’azienda finanziata salta per aria, fallisce prima di aver chiuso il “buco”,
dove li andrà a reperire lo Stato i soldi per saldare il debito e a che prezzo, ovvero a quale interesse?


Nel caso molto probabile in cui il moltiplicatore non scattasse (e non scatterà fino a quando non riaprirà tutto?)
lo Stato non avrà la liquidità per farlo e quindi si esporrà sui mercati?

Non è una soluzione ed è una strada rischiosa.

Il rischio per lo Stato è pari al rischio di impresa (era ora che lo Stato si mettesse a fianco di chi lavora)
apposta le banche non prestano i soldi in momenti di crisi.

Per questo le banche sono, per definizione, procicliche.

È un’ottima soluzione se il Governo intende far ripartire l’economia.

Se invece serve a tamponare il dissanguamento delle imprese, non sarà altro che un rinvio della crisi (già attesa da qualche anno).

Infatti le aziende, nel caso peggiore, pagheranno i mutui e i sospesi con dipendenti, fornitori e banche,
utilizzando i prestiti invece che i fondi di cassa (chi ce li ha), ma poi li dovrà ridare nuovamente alle banche una volta stabilito dallo Stato.

Certo, questa mossa andava fatta 13 anni fa, dopo il crollo di Lehman Brothers.

Non ora a economia ferma.

Adesso le condizioni economiche sono peggiori di quelle di una guerra in corso.

Quindi è giusto e sacrosanto che lo Stato intervenga quasi come prestatore di ultima istanza.
Ma gli effetti si vedranno a seconda delle strategie adottate dal Governo.
E questo ahinoi è il tarlo di tutti: cittadini, imprese, sindacati e osservatori.

Comunque, sempre meglio usare i soldi delle banche commerciali che farseli prestare a prezzo di strozzinaggio dal mercato o dal MES.

Poi è chiaro che non spetta al privato ricostruire gli ospedali, risistemare la rete viaria, la rete idrica, ecc. o ammodernare lo Stato.

Occorre che lo Stato faccia la sua parte attraverso una politica della progettazione del futuro
che dia sostegno alle aziende nel ripartire e nel proseguire negli anni il loro percorso.


In teoria, esistono molti altri modi di finanziare l’economia.
 
Questa è pura e semplice verità. Ma nessuno ve la racconta.

Ho chiamto un Cliente che mi deve fare un pagamento - per me importante -.

Mi ha detto che lui farà il possibile per pagare tutti. Il mio l'ha già fatto.

E' un fornitore FCA.

La volete sapere la notizia che nessun giornalaio da ?

FCA HA BLOCCATO TUTTI I PAGAMENTI DEL MESE DI MARZO.

Lui ha scadenze per 4.000.000 di euro (QUATTROMILIONI).
 
Il decreto liquidità è nato con la speranza che fosse in grado di portare un immediato aiuto alle aziende in difficoltà
perché ormai chiuse da tre settimane nello sforzo di contenimento del Coronavirus.

Purtroppo molte di queste aspettative sono state tradite.

In Italia non si riesce a fare nulla se non con qualcuno che vuole essere più furbo e quindi imporre assurdi limiti,
controlli, condivisioni di costi quando non necessario o addirittura controproducente.

Alla fine l'”Enorme iniezione di liquidità” si rivela essere solo un invito a fare debito,
in parte garantito dallo Stato con lacci e lacciuoli, e l’ennesimo rinvio di due mesi delle tasse.

Niente di definitivo, niente di stabile.

L’unico caso di garanzia a fondo perduto è quello per i prestiti sino a 25 mila euro.

Però 25 mila euro sono quattro soldi per le aziende, quelle vere.

per questi 25 mila euro ci sono le garanzie al 100%, quindi si saltano le procedure di autorizzazione,
ma, comunque, sarebbe stato utile prevedere una modalità ancora più rapida. Però…. meglio che niente.

Successivamente la garanzia cala al 90%, 80%, e 70%.

Il problema è che il 90% comunque richiede un’istruttoria, che il debito possa reggere etc.

Ora immaginatevi questa situazione: siete un grossista che fino a ieri serviva bar e ristorazione.

Ora andate in banche perchè volete usare la garanzia statale e chiedere 200 mila euro di A/C garantita al 90% dallo stato
per andare avanti e poter riaprire quando le cose torneranno normali.

In teoria 180 mila sono garantite dallo stato, ma con quale business plan la banca vi dà i 20 mila euro?

Dovrete comunque giustificarle che, in futuro, avrete i soldi per rimborsare il prestito, che dura solo 6 anni.

La banca vi darà un prestito per un settore che non si sa quando ricomincerà e se ricomincerà a lavorare?

Inoltre la garanzia SACE non è gratuita, ma costa, ed ha un costo crescente.

Perchè crescente? Quanto costa per le PMI?

0,25% il primo anno (250 euro su 100 mila)

0,5% il secondo ed il terzo (500 su 100 mila)

1% dal quarto in poi (1000 euro su centomila)

Non è esattamente un aiuto gratuito. Inoltre non viene fissato un tasso massimo per la banca.

Il tutto poi è sottoposto all’approvazione della UE (Secondo art 108 TFUE)
ed a condizioni possibilmente peggiorative nel regolamento applicativo del MES
.

Quanto ha stanziato, alla fine, il governo per tutto questo ben di Dio?

Pochi miliardi di euro, secondo Zanetti quattro.

Il governo continua a rimandare, rimandare, ma le aziende non riapriranno.

Un’ecatombe annunciata, mentre il governo festeggia nelle sale del potere.
 
Alla prima rata non pagata la Banca aziona la garanzia e incassa dallo Stato l'ammontare del finanziamento concesso all'imprenditore.

Lo Stato a sua volta si rivale sul finanziato mediante procedura esattoriale (leggi cartella AdE-Riscossione e tutto ciò che ne consegue).

Così funzionano i fondi di garanzia...garantiscono la banca dal rischio che i beneficiari del finanziamento non restituiscano quanto loro prestato.

Domanda:

in quale altro settore economico se un investimento va male (e per una banca un prestito non restituito o restituito solo parzialmente
altro non è che un investimento andato male) l'investitore si vede restituire il 100% del capitale investito?
 
Ma cosa vi aspettavate da questo governo?

E poi....siamo in brache di tela....e basta un virus per metterci al tappeto.

Lo dicevo fin da subito che l'italia, nelle condizioni in cui versa, non può permettersi un lockdown.

Bisognava fin dal primo febbraio attivare una politica di individuazione degli infetti,
metterli in quarantena e continuare a far lavorare quelli sani (che sono il 90% ricordiamolo).

La manovra è una presa peril c*** generale.

Nessuno ci aiuterà...a meno che non incominciamo a ragionare seriamente su come fare mercato interno,
nazionalizzare l'occorrente e far circolare al nostro interno la Lira sovrana
 
Chi ha memoria storica sa bene che il nome del Pio Albergo Trivulzio evoca quello di Mario Chiesa
e l’inchiesta “Mani Pulite” che nella prima metà degli anni Novanta portò alla caduta della Prima Repubblica
attraverso l’eliminazione per via giudiziaria prima del segretario socialista Bettino Craxi
e poi di gran parte della classe dirigente del Psi, della Dc, del Psdi, del Pli
e della santificazione della sinistra democristiana e degli eredi del Partito Comunista Italiano.

Ora la magistratura milanese torna ad occuparsi del Pio Albergo Trivulzio alla ricerca del Mario Chiesa di oggi
a cui addebitare non ammanchi di soldi, ma i morti da coronavirus avvenuti nella struttura.

Ed il sindaco di Milano, Beppe Sala, tanto per ribadire il parallelismo tra ieri ed oggi,
ha incaricato di aprire una inchiesta comunale all’ex magistrato di Mani Pulite, Gherardo Colombo.

Ma chi sarebbe il cinghialone odierno a cui riservare la sorte del vecchio cinghialone Bettino?

La circostanza che ha a battere la pista del Pio Albergo Trivulzio ci stiano pensando la Repubblica ed Il Fatto Quotidiano
seguiti a ruota dai componenti dell’antico circuito mediatico-giudiziario e che in autunno si dovranno svolgere le elezioni amministrative,
dovrebbe far scattare le antenne al governatore lombardo Attilio Fontana.

A pensare male si fa peccato.

Ma, forse, mai come in questa occasione, ci si azzecca!
 
Ennesima conferenza stampa del presidente Giuseppe Conte.

Ormai pensavamo di esserci abituati all’appuntamento serale con un premier a guisa di “Signorina buonasera”
che ci annuncia i programmi della sera contenuti nel palinsesto governativo.

Ma questa volta qualcosa non torna, qualcosa stride creando un cortocircuito tra i nostri studi economici
e i suoi proclami relativi a forze poderose messe in campo ammontanti a quattrocento miliardi di euro.

I dubbi che ci attanagliano sono sostanzialmente due, ma saranno sicuramente attribuibili
alla nostra scarsa comprensione delle dinamiche macroeconomiche ed econometriche a cui forse, son passati troppi anni.

Quindi non ricordiamo, preferivamo lo studio delle colleghe più carine.

Sarà sicuramente colpa nostra, ma comunque i conti non tornano.

È come se avessimo un altezzoso rifiuto a farci spiegare l’economia da uno storico (il ministro Roberto Gualtieri),
da un avvocato del Popolo (il presidente Conte) e da una filosofa (la ministra Lucia Azzolina).

Ma veniamo al punto.

Il primo dubbio riguarda l’utilità della cosiddetta “liquidità poderosa”: immaginate un imprenditore con il capannone chiuso,
gli operai a casa, i costi fissi che incombono, le spese che non si fermano, le scadenze che aleggiano.

Cosa se ne fa della liquidità se il suo problema è quello di ricominciare a produrre e sperare che la domanda assorba la sua produzione?

La sua preoccupazione è quella di riaprire trovando qualcuno che i suoi dannati prodotti se li compri.

La liquidità è l’ultimo dei suoi problemi.

Magari nel frattempo – per rimanere in vita – ha solo bisogno di qualcuno che gli abbuoni qualche incombenza
e non di aumentare la sua massa debitoria con tutti i dubbi che nutre sulla sua effettiva futura capacità di restituzione.

Il secondo dubbio è il seguente: in cosa consisterebbe questo “poderoso sforzo” governativo?

In sostanza il circuito finanziario fa credito e il Governo copre (nel senso che garantisce i debiti altrui).

L’imprenditore è quindi l’unico che ci mette risorse sue (a debito) garantite dallo Stato.

Di soldi freschi iniettati nell’economia non ce ne sono.

L’imprenditore si indebita, lo Stato garantisce e lo stesso imprenditore restituisce.

C’è qualcosa di sbagliato nel favorire il credito?

I liberisti anglosassoni sarebbero contenti di questa scelta
mentre i keynesiani obietterebbero che senza finanziamenti pubblici a pioggia non si va da nessuna parte.

Noi, più modestamente, pensiamo che un modello economico che non tenga conto delle variabili contingenti,
basandosi solo su schemi teorici puramente ideologici sia fuffa mischiata con aria fritta.


Tempus regit actum
– dicono coloro che hanno studiato – e quindi non tutto ciò che è vero in condizioni normali
lo è anche in condizioni di emergenza.

Ma questa è solo una nostra modestissima opinione: il credito garantito sarà anche una buona cosa
ma non chiamiamolo “aiuto poderoso” di quattrocento miliardi.

Altrimenti il cittadino comune pensa che lo Stato prenda quattrocento miliardi di soldi suoi e li inietti nel sistema Paese.

Niente di più falso.


Poi l’illuminazione: vuoi vedere che c’è una furbata sotto?

In sostanza, io Stato favorisco l’indebitamento dell’imprenditore perché l’imprenditore possa onorare le scadenze (in contanti e subito)
onde poi restituire (l’imprenditore ovviamente e mica Pantalone) i soldi al prestatore.

Non ne siamo sicuri ma pensiamo che Giuseppe Conte abbia compiuto qualcosa che assomiglia molto a una Manovra in autotutela.

Legittimo, ma non chiamiamolo aiuto poderoso.
 
Circa 6 mila frontalieri hanno perso il lavoro a causa dell’Emergenza coronavirus.

«Si tratta in primis di lavoratori stagionali del settore turistico».

Analoga situazione la stanno vivendo diversi lavoratori assunti e retribuiti dalle agenzie
(a differenza di quanto accade in Italia) per poi prestare la loro opera nei vari settori.

I frontalieri impiegati nei tre Cantoni (Ticino, Grigioni e Vallese) sono 80 mila, 67900 dei quali impiegati in Ticino.

«Abbiamo chiesto di estendere ai frontalieri ed ai cittadini italiani residenti stabilmente all’estero - rientrati in Italia per la perdita del lavoro -
le indennità previste per le lavoratrici ed i lavoratori italiani nelle misure contenute nel Decreto Legge Cura Italia».

La Cisl spiega che il passo fatto rappresenta «un segnale rispetto alla condizione che vivono molti lavoratori frontalieri».

É chiaro che laddove non è presente il contratto collettivo di lavoro, l’onda lunga dell’emergenza
coronavirus potrebbe davvero farsi sentire in modo marcato.

Anche perché - nonostante il cauto ottimismo manifestato ieri dal medico cantonale Giorgio Merlani
(«Abbiamo toccato il picco dei contagi e ora stiamo scendendo») - difficilmente le restrizioni soprattutto in Ticino potranno essere tolte da un giorno all’altro.

Argomento questo su cui si è soffermata ieri anche la presidente della Confederazione, Simonetta Sommaruga.

Nel Cantone di confine, il numero dei contagi ha toccato quota 2546, con 189 decessi.

In Svizzera i contagi hanno superato quota 21 mila (21282 per la precisione) con 734 decessi.

Il medico cantonale Giorgio Merlani si è soffermato anche sul tema delle mascherine protettive,
alla luce anche dell’ordinanza in essere nella vicina Lombardia.
«Se uno ha mascherine, può benissimo utilizzarle - ha spiegato il medico cantonale -.
Ma visto che il numero non è infinito, vanno date le priorità al personale sanitario e alle persone malate».
Nessun obbligo per i cittadini, dunque.

Nel consueto punto operativo della situazione, il governo di Bellinzona ha posto l’accento anche su un altro fattore
e cioè che «pazienti con malattie croniche prendono il Covid-19 e ciò potrà portare ad un aumento dei ricoveri nei mesi a venire».

La Confederazione ha annunciato, con tutta l’enfasi del caso, che
«le 92 tonnellate di attrezzature mediche dedicate a 13 ospedali ticinesi e romandi sono arrivate a Ginevra provenienti dalla Cina».

In Ticino, in particolare, riceveranno tali attrezzature l’Ente Ospedaliero Cantonale e la Fondazione Cardiocentro Ticino.

Questa sarà comunque una settimana decisiva anche oltreconfine per valutare l’impatto delle misure in essere
sul numero complessivo dei contagi. Bellinzona ha già fatto capire che dopo Pasquetta sarà fatta una nuova valutazione circa lo stato dell’arte.
 
“Ci avevano chiesto di essere collaborativi ma votare oggi questo ulteriore e
deludente
decreto governativo per l’economia farebbe di noi dei collaborazionisti.

Per questo dico, così non va, governo Conte.

Su di noi potrà contare solo per miglioramenti concreti in Parlamento non per una fiducia a occhi chiusi”.

Maurizio D’Ettore, parlamentare di Forza Italia e membro della Commissione bilancio
e vicepresidente della Commissione d’inchiesta sulle banche, non le manda a dire,
sia pure attraverso un linguaggio forbito e almeno, in parte, diplomatico.

Cosa non va?

Diciamo che fornire garanzie per futuri indebitamenti da parte di piccole, medie e grandi imprese
equivale a fornire un possibile contorno facendo però saltare a tutta la popolazione il piatto forte.

Che sarebbe stato?

Un’iniezione di soldi veri e propri da dare direttamente ai cittadini che andrebbero anche risarciti
per un’epidemia che è scoppiata e dilagata anche per evidenti negligenze governative,
come l’avere chiuso tutto solo un mese e mezzo dopo avere firmato il decreto che metteva il Paese in stato di emergenza.

Forse i soldi per questo piatto forte non c’erano.

Beh, su questo si potrebbe discutere.
Però prima bisogna essere generosi e giusti con i cittadini che si governano, soprattutto nel momento
che si pretende da parte della Ue la stessa solidarietà che poi si nega in patria.

Non mi dica che giustifica l’Europa?

Ma quando mai. Però va detto che, al netto delle liti sul Fondo salva Stati, e sui Coronabond,
qualcosa di più concreto di quanto ha fatto sinora il governo in sede europea si è fatto.
Penso alla ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti
e alla mobilitazione massiccia della Bce, sia pure dopo un paio di false partenze.

A proposito del Fondo salva Stati lei che ne pensa di questa polemica ideologica soprattutto in seno al governo?

Sempre stato contrario tanto ai totem quanto ai tabù.
Il vecchio Salva Stati è ovviamente fuori gioco.
Ma nessuno può chiederci di accettare troike o condizioni vessatorie.
Se il Mes diventa però senza condizioni e viene rimodulato con l’accordo di tutti – nel caso cambiamogli anche il nome –
non vedo perché non prendersi quei 35 miliardi di soldi veri già pronti per noi da distribuire agli italiani,
magari come antipasto in attesa del piatto forte che nel caso della Ue sarebbero i corona o gli Eurobond.

Comunque, Giuseppe Conte non ha ascoltato le opposizioni dopo essersi appellato a quell’unità auspicata da Sergio Mattarella.

Su questo non ci piove.

Hanno avuto sinora il braccino molto corto.

Anche sulle tasse solo rinvii, mentre noi avevamo chiesto uno slittamento di un trimestre minimo.
Meglio due, di ogni pagamento comprese le rottamazioni e le rateazioni in essere,
semplicemente spostando le rate saltate in coda a quelle da pagare.

Poi c’era anche la proposta di trasformare le rottamazioni in essere in saldi a stralcio,
anche quella è una maniera di aiutare le piccole e medie imprese e i professionisti
che costituiscono il 95 per cento della platea di chi si avvale di rottamazioni e rateazioni varie.

Ma anche su questo non c’è stato peggior sordo di chi non ha voluto sentire.

E allora, adesso, in cosa può sostanziarsi questa collaborazione con Conte?

In un tentativo di migliorare in Parlamento questo deludente decreto.

Ma, ribadisco, se mettono la fiducia salta tutto.

Noi possiamo essere collaborativi ma non collaborazionisti.
 
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