Bnl (BNL) Economia Green a tutti i costi ... sarà contenta Greta

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AUTO ELETTRICHE? LE ASSICURAZIONI SI RIFIUTANO DI RINNOVARE IL CONTRATTO OPPURE AUMENTANO I PREMI ANCHE DEL 900%

Marcello Pamio - 7 ottobre 2023
Gli automobilisti che hanno optato di abbandonare benzina e diesel per salvare l'ambiente, si stanno mangiano le dita, e in alcuni casi anche altre parti del corpo...
I motivi sono diversi. Da una parte sempre più sudditi stanno prendendo coscienza di aver comprato un mega pacco e di non aver capito una sega sul discorso ambientale.
Dall'altra devono affrontare enormi aumenti dei premi assicurativi a dir poco imbarazzanti!
Sempre più assicurazioni in Inghilterra infatti si rifiutano di rinnovare il contratto per esempio alle Tesla, e i gruppi che lo fanno hanno aumentato i costi annuali dal 60% a uno sbalorditivo 940%!
Qualche automobilista si è visto ricevere un preventivo di 5000 sterline per coprire la propria auto.
Questo perché? Secondo gli analisti i costi degli incidenti sono superiori del 25% per le auto elettriche e la loro riparazione impiega il 14% di tempo in più rispetto a un diesel o benzina.
C'è poi l'enorme preoccupazione per le batterie e i danni collaterali in caso di incendio.
Ricordiamo infatti che un auto elettrica che prendesse fuoco è un problema enorme per tutte le auto e le case vicine! E chi paga?
Infine mancherebbero i meccanici specializzati nelle riparazioni.
Insomma un pacco su tutta la linea. Ma detto questo, comperate pure le auto elettriche per salvaguardare il pianeta mi raccomando
Disinformazione.it

FONTE
 
Tutto questo guerrafondaio anti-russo di cui l’Occidente ha un disperato bisogno per creare una guerra per nascondere il collasso totale della nostra economia socialista, dove i politici sanno come gestire solo promettendo programmi gratuiti per tutto.

Far saltare il gasdotto dalla Russia alla Germania per indebolire economicamente la Russia ha minato anche l’economia tedesca, il cuore dell’Europa. I livelli di inquinamento nel paese hanno infatti a volte raggiunto quelli dei paesi più inquinanti.

Le carenze energetiche che sono state deliberatamente create hanno provocato un aumento dei prezzi dell’energia. La Germania è stata costretta ad abbattere gli alberi per produrre legname e ad aumentare l’uso del carbone. Tutto questo è avvenuto mentre avrebbero dovuto impegnarsi nella lotta al cambiamento climatico e i Verdi si opponevano a qualsiasi energia nucleare.

Per mantenere le fabbriche in funzione e solo le luci accese, la Germania sta ora bruciando carbone al ritmo più veloce degli ultimi sei anni. La più grande economia europea corre il serio pericolo di una crisi economica, nonostante la spinta dell’UE ad eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili.

Molti si sono chiesti perché il nostro computer sia stato così ribassista sull'Euro. Basta guardare al settore immobiliare tedesco. Il massimo è stato nel 1999 sia in termini nominali che reali.
Poi guardiamo al 2007. Quello fu il boom immobiliare negli Stati Uniti con il disastro dei mutui ipotecari. Non ha mai superato il livello massimo del 1999.
Ora, guarda il massimo del 2021. Ancora una volta, vediamo un massimo più basso. Siamo qui a 23 anni dal massimo del 1999 e stiamo ancora apportando correzioni. A tutto ciò si aggiunge la deliberata crisi energetica e l’aumento dei costi solo per stare al caldo, che sono molto gravi.

La Germania è il cuore dell’Ue. Senza una solida performance economica da parte della Germania, l’Europa è condannata.
 

SPY FINANZA/ Le scelte green avvicinano la svendita dell’industria Ue a prezzi di saldo​

Pubblicazione: 24.11.2023 - Mauro Bottarelli

Bloomberg lancia l'allarme sulla situazione dell'industria petrolchimica europea a causa delle scelte sulla transizione green dell'Ue​

 
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tecnologia molto pulita ma troppo proibita

Una piccola frazione – le élite globali – emette una quantità di carbonio pari ai due terzi più poveri dell’umanità​

Maurizio Blondet 11 Dicembre 2023
Secondo un’analisi dell’organizzazione no-profit Oxfam International, l’1% più ricco del mondo emette circa la stessa quantità di carbonio dei due terzi più poveri del mondo .
Ciò significa che, secondo lo studio , una piccola parte delle élite globali, ovvero 77 milioni di persone, hanno prodotto tanto carbonio quanto i 5 miliardi di persone che costituiscono il 66% più povero in termini di ricchezza .
Lo studio stima inoltre che ci vorrebbero circa 1.500 anni affinché qualcuno che si trova nel 99% più povero della popolazione produca tanto carbonio quanto i miliardari più ricchi producono in un solo anno.
Lo studio si basava su una ricerca compilata dallo Stockholm Environment Institute (SEI) ed esaminava le emissioni di vari gruppi di reddito fino al 2019. In sintesi, suggeriva che la classe del jet set privato di leader e politici globali, che prendono aerei privati per condurre vertici che affrontano i presunti pericoli del cambiamento climatico, possono giustificare accuse di ipocrisia.
L’analisi è stata pubblicata mentre i leader globali si preparano a incontrarsi per i colloqui sul clima al vertice COP28 di Dubai a fine novembre, dove, proprio come in altre conferenze sul clima, alcuni partecipanti d’élite probabilmente pontificheranno sulla necessità per la gente comune di porre fine alla propria dipendenza dai fossili a buon mercato. carburante energetico per arrivare a fine mese.
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“Ipocrisia ridicola”​

 
una narrazione totalmente falsa che ha avuto come risultato il rincoglionimento di masse occidentali ottenebrate





VINCE LA RUSSIA E CAMBIA LA MUSICA. I PROPAGANDISTI DEL MAINSTREAM CAMBIANO REGISTRO SUL “GREEN”, LE FONTI FOSSILI E LA VITTORIA RUSSA.

Nelle prossime settimane continuerò a mostrarvi come i servi del mainstream, dopo due anni di menzogne sulla questione Russo-Ucraina, proseguiranno nel loro viscido cambio di registro.

️A La7 gli stessi che sostenevano che l’Ucraina avrebbe vinto e che supportavano le nuove fonti d’energia ora parlano in modo un tantinello diverso.

Si perché con la vittoria della Russia vincono i Brics e nei Brics non c’è nessuno che intenda abbandonare Gas e petrolio (proprio ieri Xi Jinping ha dichiarato che le fonti fossili hanno una resa energetica molto superiore alle rinnovabili ed un impatto ambientale inferiore, quindi non verranno sostituite).

A LA7 parlano delle parole di Lavrov che vi abbiamo documentato (CLICCA QUI E VISIONA (Ugo Fuoco 🔥 Stop Dittatura)), del fatto che non sono più tanto convinti delle politiche green ed anche del cambiamento negli equilibri mondiali (sottointendendo con la vittoria

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Cina nucleare al torio, Germania a lignite​


Due titoli di DWN che giustapposti dicono tutto sull’arretratezza europea, e di una Germania ipocrita che si proclama pronta alla transizione Green. E si è fatta governare dai Verdi, a parole eco fanatici, che poi danno via libera alla lignite..La stessa arretratezza europea è l’effetto della politica di austerità – “freno al debito pubblico” imposta da Berlino e dai suoi stati accoliti tirchi,che ha obbligato a risparmiare sulla spesa superflua chiamata “ricerca”.

Navi portacontainer a propulsione nucleare: la Cina sconvolge i mercati energetici

Le centrali elettriche a lignite funzionano a pieno regime


 
Cosa ci faceva Rostin Behnam, numero uno della Commodity Futures Trading Commission statunitense, il 4 e 5 dicembre proprio negli Emirati Arabi Uniti?
Prima un discorso sui Voluntary Carbon Markets, poi una comparsata all’Integrity Council. Interessante. Perché svela come dietro all’apparente scontro sull’abbandono del fossile presente in maniera troppo generica nella dichiarazione finale, ci sia dell’altro. Un business già pronto a partire. Al di là e in maniera totalmente svincolata dalle formule più o meno di circostanza.

Occorre partire da un presupposto: La COP28 è stata un successo. Fin dal primo giorno, quando la presidenza degli EAU ha presentato il cadeau di benvenuto: un fondo da 30 miliardi di dollari. Soldi veri e sonanti per la transizione e la sostenibilità? Di fatto, un new lease che ha evitato l’esplosione della bolla ESG. Risultato non da poco, stante gli outflows registrati dagli Etf etici e i tonfi dei titoli del comparto, come vi ho mostrato più volte negli ultimi articoli. Una prima, esiziale pezza per molti Level3.Prima di guardare oltre.

E l’oltre in questione risponde all’acronimo CCS. Ovvero, carbon capture & storage. Per capirci, lo scorso marzo il Governo britannico ha già annunciato un investimento da 20 miliardi in 20 anni in questa tecnologia.

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Di cosa si tratta? In parole povere, la cattura della CO2 prodotta dalle lavorazioni industriali e il suo stoccaggio permanente nel sottosuolo, in giacimenti di idrocarburi esausti o formazioni rocciose. Particolarmente interessate sono le produzioni hard to abate come acciaierie, raffinerie, cementifici, chimica e cartiere. La soluzione più diffusa è la pioggia di ammine, una doccia con una soluzione che fa precipitare al suolo la CO2 e nel contempo libera anidride carbonica pura che viene raccolta.
E il motivo per cui questo processo interessa tanto Wall Street e la City e ha fatto scomodare il capo della Cftc statunitense in persona è che le principali banche (Goldman, JP Morgan, Citigroup e Barclays in prima fila) si sono da tempo dotate di carbon trading and finance desks. La finalità? Finanziare i processi di cosiddetta carbon sequestration, gestire il trading sul credito e operare da advisors per i clienti che intendono acquistare compensazioni. E il baseline scenario mostrato nel grafico ed elaborato da BloombergNEF, la società di ricerche strategiche del gruppo Usa, parla chiaro.

In un mondo che grida contro i nazionalismi, ecco che il business della cattura e stoccaggio di CO2 ama le politiche protezionistiche in tal senso. Soprattutto se combinate con quelle etiche sui diritti territoriali messe invece in campo dalle consorterie internazionali. Quelle senza alcuna legittimità popolare. Né controllo.

Boost credit prices by 63% in 2050, questa la chiave della COP28 e del suo nuovo acronimo. Fuori ESG, entra CCS. E la festa continua.
 

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