Le femministe potrebbero malgiudicare non tanto il tuo singolo atto nell'àmbito del progetto, quanto la diseducatività.
Ovvero: nel tuo contesto, "è giusto" che un padre stia lontano dalla famiglia 5 giorni su 7 per lavoro, ma è altrettanto "giusto" che una madre, che sta in famiglia 7 giorni su 7, perda un'opportunità che le aprirebbe - sia pur potenzialmente - spiragli lavorativi interessanti e motivanti.
Puoi benissimo elogiare i Paesi Scandinavi dove non ci sono discriminazioni di genere, dove i papà stanno a casa ad accudire i figli esattamente come le mamme, e così via, mapperò le tue tesi pèrdono forza quando ti comporti - legittimamente - all'opposto di quel che dici/rivendichi.
E quindi: non pensi di poter plasmare la percezione dei diritti lavorativi degli uomini e delle donne nella mente di tuo figlio?
A parole gli comunichi "dobbiamo essere tutti uguali", nei fatti gli dici "io ho più doveri del vostro padre". A me risulta che si educa mooooooolto più con gli esempi che con le parole.
Ma magari la soluzione è meno contorta di quello che ho in mente io: magari l'opportunità cui rinunci era una delle tante, e/o aveva solo l'unpermille di probabilità di condurre a qualcosa di significativo.
Pace e bene.
Parli così perché non sai calarti (non per colpa tua) nei panni di un bambino che son 3 anni che non vive stabilmente con il padre.
E parli così perché non ti rendi conto (Sempre non per colpa tua) del fatto che mio figlio vede, sa e capisce.
Il messaggio che, velato, avrebbe percepito sarebbe stato il seguente:
"La mamma sta sempre con noi, papà mai. Alla mamma pesa, tanto che, appena c'è papà, si libera di noi e delle nostre cose, per lasciar fare a lui e lei va a fare altro".
Mai e poi mai in vita mia vorrei che mio figlio pensasse che andare a vederlo gareggiare in una competizione scolastica, intellettuale e importante (l'iniziativa ha preso un premio due anni fa alla regione Lombardia), veder messa a frutto la sua intelligenza e la sua capacità sia, per me, un sacrificio.
Anche perché mio figlio si rende ben conto (molto più lui della figlia), che la famiglia pesa tutta sulle mie spalle e spesso nelle cose che fa e dice, si percepisce una domanda: "Ma io e mia sorella intralciamo i piani di vita della mamma?"
Mi sento in colpa, se pensa questo. Non è colpa loro se talvolta accade.