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Giustino ha gentilmente anticipato alcune osservazioni (grazie), soprattutto quando ha parlato di geometria. E' infatti evidente che lavori come quello di Delaunay o di Mondrian (superfluo postare esempi) sono creati tenendo ben presente le regole, le caratteristiche e il modo di operare della geometria, in particolare i disegni della geometria bidimensionale (non dei solidi, cioè, per i quali comunque si usano delle convenzioni che negli anni 60/70 vari autori si incaponirono a contestare).
Quello che non è subito evidente è che tale modo di operare ha come principalissimo modello operativo ... la testa, in certo modo corrispondendo al disegno/ritratto della sola testa. Nella testa il cervello sta, galleggia senza subire le offese della gravità; la testa ha come modello di esistenza le forze cosmiche, è tondeggiante come i pianeti, come le stelle ... sta nello spazio estranea all'esperienza triste del peso. Molta pittura astratta, quasi tutta quella geometrizzante, ha come riferimento l'esistenza del capo, come staccata da quella dei sentimenti e del corpo fisico. Essa sarà dunque in gran parte costruita secondo il modello del Delaunay citato, o di quanto dichiarato da Giustino.
Si è pure dato il caso di una pittura di questo tipo che però cercava di esprimere un certo sentire, e fu detta Astrattismo Lirico. Nel quale con colori, rotture di forme e altro (spesso comunque con il ritorno di una certa figurazione rientrata dalla porta di servizio, come in Klee, Marc, Licini) si cerca di recuperare, se non la fisicità terrestre, quantomeno il sentimento e la sua espressione emotiva da uomo a uomo.
Un passo ulteriore verso la fisicità lo fa la pittura di gesto, l'astrattismo, quasi mai completo, però, di Cobra (persino Jorn partiva dal caos ma poi lo organizzava intorno a forme almeno subconsciamente riconoscibili), e dall'altra parte Pollock, e Mathieu, ben più liberi dalla figurazione. Come diretta conseguenza viene a mancare ogni attenzione verso l'elemento luce nel quadro. Siamo sempre in una costruzione centripeta/centrifuga, solo che i pensieri geometrici hanno lasciato il posto al lavoro sporco della mente, al capo che cerca di recuperare il corpo perduto (cosa evidente poi a livello addirittura sociale per tutti gli anni 60/70, con il Living Theatre, gli happenings ecc). In questa ricerca del corpo taluno crede di potersi aiutare con sostanze stupefacenti: ma queste lo respingono verso il cervello, verso un loop di immagini bidimensionali non più meditative, cioè attive, ma, ahimè, indotte. Tutta la cultura visiva degli ultimi 50 anni è minata nel profondo da questo ricorso alle "facilitazioni" dei moderni paradisi artificiali.
A chi obiettasse che la cosa ha origini antiche, l'assenzio della Belle Epoque ecc ecc, devo rispondere che allora l'essere umano era strutturatissimo, quasi rigido, tanto da abbisognare volentieri di una spintarella per muoversi, mentre oggi solo pochi rari personaggi sono così "solidi" da potersi permettere l'aiutino senza crollare nella regressione artistica.
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