I periodi di espansione economica sono accompagnati da tensione sui prezzi delle materie prime (petrolio, metalli, etc...) in ragione della maggiore domanda delle stesse. L'indice delle materie prime, dunque, è uno dei più affidabili indicatori del ciclo economico. La borsa, d'altronde è anch'essa correlata al ciclo economico e, pertanto, se ne deduce che borsa e materie prime devono essere strettamente correlate tra di loro.
L'indice delle materie prime ha cominciato a "crescere" da ottobre 2001, segnando in quel minimo, l'inizio di un nuovo ciclo di espansione che, ad inizio 2004, ha segnato il suo massimo. In poche parole: l'economia mondiale ha attraversato una fase di espansione da fine 2001 ad inizio 2004, che è stata prontamente recepita dagli indici e dai prezzi di borsa [il FMI calcola che il pil mondiale del 2004 sarà del +5% un vero boom..].
Grazie Lina ma...non è che hai letto Migliorino di oggi????
Adesso, lo stesso ciclo economico ha girato verso il basso e, quindi, dovrebbe trascinarsi al ribasso anche le quotazioni dei titoli azionari. Fin qui, cose che in gran parte lo sapevamo, e non è una novità che, in questa fase di espansione (ormai alle spalle), l'economia italiana non è cresciuta. Perché?
Perché il nostro è un paese non è competitivo: produce le stesse cose di altri (paesi) a costi nettamente più alti ed è addirittura meno competitivo del Botswana che è un paese povero dell'Africa. E' inevitabile che sia tagliato fuori dai mercati mondiali. Produrre in Italia le stesse autovetture che in Corea costano meno della metà, non conduce certamente ad un futuro denso di soddisfazioni; semmai costringe a dover ripensare l'intera strategia industriale di questo paese, pena l'impoverimento strutturale e il definitivo declino.
Nell'udire la parola "declino", in molti si "sollevano" e, quasi astiosamente, accusano di "disfattismo"; come se il problema stesse nella parola stessa, piuttosto che nella situazione che descrive. Questo atteggiamento ricorda quello dei Re medievali che mandavano a morte gli ambasciatori che portavano brutte notizie oppure i ministri che rappresentavano le lagnanze dei loro sudditi.
Che questo sia un paese in declino è nei fatti e non nel lessico di chi quei fatti descrive; da almeno tre anni, infatti, l'economia mondiale cresce ad un ritmo medio del 4.5% annuo, mentre il Pil italiano segna, nella media di quegli anni, un aumento dello 0.5% (nove volte di meno). I numeri, per loro intrinseca virtù, non hanno bisogno di commento e non offendono nessuno, ma dovrebbero chiarire i concetti anche ai furbi azzurrini.
Torniamo alle borse.
Da fine 2002 in poi hanno cominciato (correttamente) a scontare l'espansione (economica) successiva e, dunque, i maggiori utili delle aziende quotate. La tabellina sotto, mostra la somma degli utili delle 10 maggiori aziende quotate alla borsa di Milano (il 2004 è, ovviamente, una stima sulla base delle relative semestrali).
Anno.........utili
1996 9389
1997 10332
1998 11240
1999 12682
2000 18653
2001 13380
2002 5083
2003 14203
2004 16898
Il punto, pertanto, è il seguente: l'indice delle materie prime ha indicato (ad inizio 2004) un'inversione di tendenza dei prezzi (delle stesse materie prime) e, quindi, una fase economica di rallentamento mondiale.
Se nei periodi di forte espansione (+4.5% a livello mondiale) l'Italia è riuscita a mettere insieme un modesto +0.5%, cosa succederà nel prossimo futuro, quando, a livello mondiale, si riscontrerà un +2.5%? La previsione più logica condurrebbe a prevedere una recessione intorno a una media del -1.0% per i prossimi due anni e, questo, non è certamente lo scenario peggiore. Recessione economica significa, ovviamente, utili societari in discesa che, com'è consequenziale, condurrebbero a prezzi di borsa riflessivi o in arretramento (e neanche questo è lo scenario peggiore).
Potrebbe, infatti, verificarsi una recessione molto peggiore (tra -3.0% e -5.0% l'anno), con utili societari che si trasformano in perdite (con la sola esclusione di alcune isole felici tipo Eni ed Enel) e con prezzi di borsa che rotolano pesantemente giù, come fossero barattoli pieni di pessimi pomodori pelati Cirio Non è disfattismo, è la cosa più probabile che dovremmo attenderci ed a cui dovremmo già "adeguarci". SE l'ipotesi sarà corretta allora i prezzi dei titoli azionari dovrebbero rassomigliare molto ai prefissi telefonici e, dunque, chi fosse riuscito ad arrivarci con tutte le sue risorse finanziarie intatte, potrebbe fare degli affari unici, comprando a sconti davvero stratosferici, rispetto ai fair-values.