@@@ gli amici di ettore_61-e-non-solo (11 lettori)

dona46

Forumer storico
E' una buona soluzione, o ci sono altre terapie meno costose?
"Le terapie migliori sono quelle legate al buon senso, come quella suggerita da Joseph Stiglitz (Premio Nobel per l'Economia 2001, ndr): non più incentivi annuali, ma quinquennali, per evitare di mettere sotto pressione i manager e valutare gli effetti della loro gestione nel lungo periodo. E poi i controlli: è ampiamente emerso che quelli esistenti non funzionano, e infatti la maggior parte delle frodi finanziarie sono state scoperte per caso, da Parmalat in Italia a Enron negli Stati Uniti. La Grant Thornton per Parmalat e la Arthur Andersen per Enron erano conniventi. Si era di fronte a sistemi d'interconnessione. Anche l'immagine pubblica di queste grandi aziende era assolutamente positiva. Si creava una sorta di pace sociale: la Enron era perfettamente a posto anche dal punto di vista della beneficenza. Una truffa istituzionalizzata, un impegno quotidiano non certo opera esclusiva di manager come Tanzi: non si tratta di frodi singole, è un sistema che va mantenuto in piedi con il lavoro quotidiano di molte persone".
sistema che si basa, scriveva qualche giorno fa l'Herald Tribune, su una filosofia da tempo imperante, che mette al centro di tutto "l'ottimismo".
"Quello che conta è la ricerca del risultato ad ogni costo. Sicuramente ottenere i risultati è un fatto auspicabile, come lo è vincere nello sport: è il come che è diventato patologico. L'assenza totale di controlli, l'esaltazione dell'orientamento al rischio, la pressione sociale si uniscono al desiderio legittimo di vincere e di accumulare denaro. Ha prevalso una sorta di cultura dell'arroganza. Non era sbagliato l'obiettivo, ma il modo, unito alla consapevolezza che i controlli sono inesistenti. I controlli costituiscono un forte elemento di deterrenza, perché "i signori dei tranelli" non vogliono perdere la faccia di fronte al proprio ambiente sociale: puoi fare quello che vuoi, ma se vieni scoperto vuole dire che non sei stato abbastanza bravo e vieni eliminato. Però non vanno bene il controlli solo alla fine: le persone così non hanno un argine".

L'aver scoperto fin troppe frodi finanziarie, il discredito sociale caduto addosso a persone che fino a poco tempo fa erano considerati i maghi della finanza, potrebbe aiutare a far cambiare le regole del gioco?
"Io sarei pessimista su questo. Le soluzioni ci sarebbero, ripeto: controlli indipendenti, togliere gli incentivi annuali, introdurre una sorta di educazione dei dipendenti delle società finanziarie ad essere socialmente responsabili. E invece già si sente dire che "i migliori" della Lehman Brothers verranno sicuramente riassunti, troveranno subito un altro ottimo lavoro. I migliori in che cosa? Non lo sapremo mai. Non si tratta di chi ha avuto il miglior dottorato a Princeton. Secondo me non c'è un'alternativa: trovarla dovrebbe essere la funzione dello Stato, ma stiamo vedendo che non si è pronti".

Cosa dovrebbe fare lo Stato?
"Cambiare le regole oppure utilizzare le regole che ci sono, è questa la strada da percorrere. In Italia ha sempre prevalso il principio dell'impunità per chi commette dei reati, si è rassegnati a questo. Sono curioso di vedere quello che succede negli Stati Uniti, alla fine quella può essere un'occasione per far crescere un'opinione pubblica, anche se mi sembra complicato. Mi sembra l'unico posto al mondo dove questo potrebbe accadere: noi siamo rassegnati su tutti i fronti, in Italia nessuno fa causa perché si sa che la causa finirà tra 30 anni e semmai ne beneficeranno i nipoti".
(30 settembre 2008)
 

dona46

Forumer storico
Seguendo le cronache di questo tracollo di fiducia nel sistema creditizio, il cittadino europeo ha scoperto di colpo che la Banca centrale europea è una tigre di carta. Fu a lungo dipinta come un'istituzione onnipotente e perfino prepotente; oggi è additata per la sua impotenza: ed è una pessima notizia. In realtà sta tutto scritto nei trattati e negli statuti. Nessuno ha mai voluto trasferire alla Bce i poteri di vigilanza, che sono rimasti gelosamente in mano alle autorità nazionali.

L'istituto di Francoforte può fissare i tassi d'interesse sull'euro e provvedere liquidità, ma non ha gli strumenti per intervenire sulla crisi di solvibilità di un colosso bancario italiano o francese o tedesco. Non ha neppure l'accesso alle informazioni più rilevanti custodite (o sepolte) nei conti delle aziende di credito. Dopo anni di crescente euroscetticismo, o anti-europeismo, in cui la destra italiana si è distinta con un ruolo di punta, questa crisi mondiale ci dimostra che abbiamo un terribile bisogno di Europa.
 

dona46

Forumer storico
Se anche il provvedimento venisse approvato, sicuramente si avrebbe un sollievo nel breve termine per i mercati azionari, magari fino alle elezioni americane. Per come si sta articolando la discussione negli Stati Uniti, il piano rappresenterà comunque un compromesso che non avrà l'efficacia sufficiente a risolvere i problemi.
In caso di approvazione è verosimile che si possa avere per i listini azionari un rally anche importante, la cui entità è difficile definire in questo momento, perché molto dipenderà da come il piano sarà venduto al mercato finanziario. Sarà un sollievo però solo di breve termine per le Borse, perché gli innumerevoli problemi che stiamo vivendo non autorizzano a credere che gli stessi possano essere risolti con tale provvedimento.
Se il piano però passa, si guadagna tempo per dare al nuovo presidente degli Stati Uniti la possibilità di trovare delle soluzioni ai problemi che non vengono affrontati con questo intervento di salvataggio. Sarà possibile che nei mesi a venire si realizzi un qualche aggiustamento, tentando di addolcire gli effetti negativi che ci sono nel complesso dell'economia mondiale.
La mancata approvazione del piano invece darà vita ad una vera e propria catastrofe, con uno scenario ben più allarmante di quello già visto nella seduta di lunedì scorso. Si spera ora nella seconda votazione con alcune modifiche negoziate, con l'obiettivo di trovare un accordo, ma non è detto che un'intesa sia raggiunta. Del resto la votazione di lunedì scorso ha dimostrato che si tratta di un processo più difficile di quanto non sembri, senza dimenticare che i tempi del mercato non corrispondono necessariamente a quelli della politica americana.
Di sedute positive come quella di ieri ne abbiamo avute anche la scorsa settimana, ma se guardiamo i valori degli indici, notiamo ad esempio che il Dow Jones (
notizie) , a prescindere dalle percentuali, era già arrivato in area 10.500 la scorsa settimana. Per quanto violenta sia stata la discesa di lunedì, siamo passati di fatto dalla parte alta a quella bassa del canale all'interno del quale l'indice già si muoveva.
Di sicuro è peggiorato il sentiment e forse c'è un principio di situazione anomala, basti pensare al Vix che si è spinto ben oltre i livelli della scorsa ottava. Nel complesso però a livello di indici non stiamo vedendo dei veri e propri tracolli che invece si potrebbero avere in caso di mancata approvazione del piano di salvataggio.
Se al contrario il provvedimento otterrà il via libera, è probabile che ci sia qualche seduta positiva, con progressiva riduzione della volatilità, aprendo le porte ad un periodo di circa 1-2 mesi di relativa calma. Questo però è un discorso valido solo per il breve periodo, perché lo scenario di fondo è ancora pesantemente negativo.
In sostanza il problema grosso deve ancora venire, perché credo che nei mesi a venire si trasleranno sull'economia reale tutti gli effetti visti finora nel settore bancario. Ciò significa che inizieremo a vedere fallimenti di aziende a go-go, disoccupazione a livelli sempre più elevati, insieme ad una caduta significativa del Prodotto Interno Lordo. Il rischio è che si inceppi il sistema che avrà comunque delle ripercussioni visto che oggi ottenere credito è difficile e costoso, nonostante i tassi ufficiali siano molto bassi.
C'è però una speranza rappresentata dal fatto che di qui a poco si approderà alle elezioni americane e si auspica che il nuovo presidente abbia la forza e il coraggio, a patto che gli sia consentito di fare, di cambiare completamente il modo di spendere degli Stati Uniti. Ma per assistere ad un simile cambiamento sarà necessario del tempo perché non si tratta certo di una trasformazione che potrà avvenire brevemente.
 

veilfast

Forumer storico
disoccupazione agosto sale a 7,5%, consensus 7,3%

BRUXELLES (Reuters) - Il tasso di disoccupazione nei quindici paesi della zona euro è salito più delle attese in agosto al 7,5%, mentre anche il dato di luglio è stato rivisto al rialzo a 7,4% da 7,3%.
Il dato, comunicato dall'ufficio di statistica comunitario Eurostat, risulta peggiore delle aspettative degli uffici studi interpellati da Reuters che erano per un tasso del 7,3%.
 

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