Gli USA portano la guerra ovunque

Il primo ministro della Georgia denuncia il tentativo di cambio di regime degli Stati Uniti​


Georgia. Da settimane i media servi esaltano manifestazioni di giovani che stanno opponendosi al governo , inalberando la bandiera UE (sic), perché sta per varare la legge che obbliga le agenzie informative, ONG ed entità “dal basso” e libertarie del genere , se ricevono finanziamenti stranieri oltre il 20%, a dichiararlo nel farsi registrare. Insisto: tali enti“ non sarebbero chiusi – come accade in Occidente tutti i giorni per siti che non piacciono a Zuckerrberg e ai fact checker ( CIA) – ma semplicemente catalogati come agenti stranieri..

Qui il blogger Moon of Alabama spiega bene che cosa sta avvenendo, spiegata dalle voci che non vi fanno ascoltare, il governo:

Nel 18 aprile avevo menzionato un recente tentativo di rivoluzione colorata in Georgia:
Lobby USA/UE contro la legge georgiana che rivelerebbe la loro influenza segreta
Le organizzazioni che attualmente ricevono denaro dalle varie organizzazioni governative o non governative degli Stati Uniti o dell’Unione Europea
 
Raccomandazioni “eccellenti” del “Comitato Regionale di Washington”. Lasciamo che l’Europa venga uccisa dalla Russia in una grande guerra e che gli Stati Uniti stiano tranquilli lontani.
Questo è uno dei piani che stanno alla base dell’intera strategia di Washington sull’Ucraina.
Da qui la proposta, proprio nel titolo dell’articolo, di inviare lì truppe dall’Europa, e non dalla NATO, così che l’art. 5 del Trattato Nord Atlantico sulla sicurezza collettiva non si debba applicare.

La valutazione del “colonnello Kurtz”:​

Lo status di superpotenza di Washington, Pechino e Mosca non contempla la possibilità di una sconfitta militare strategica in caso di conflitto esistenziale e questo é un fatto inconfutabile. La Russia,quindi,non può essere sconfitta nella guerra in Ucraina. L’intera narrativa sostenuta dalle cancellerie occidentali a sostegno delle politiche che alimentano la procura di guerra americana é una menzogna. Washington é sempre stata consapevole che l’unica possibilità di vittoria si legava ad un regime change al Cremlino.

L’establishment euroatlantico ha gravemente fallito e messo in serio pericolo la sicurezza e la stabilità economica dell’Europa. La crisi ha dimostrato che l’UE non é in condizione di esercitare alcuna pressione militare,politica,economica nell’attuale congiuntura geostrategica. Il 20 giugno 2020,Vladimir Putin ha firmato il decreto di modifica e aggiornamento della dottrina nucleare della Federazione Russa.

Il provvedimento per la prima volta é stato reso pubblico. La dottrina, in principio, resta difensiva ma non esclude l’approccio first strike.
Gli Stati Uniti,quindi,non cercheranno mai uno scontro militare diretto con Mosca e viceversa.
Gli eserciti europei non rappresentano una seria minaccia per Mosca tale da motivare una ritorsione nucleare,ma possono essere sacrificati da Washington per stabilizzare una situazione ormai compromessa senza incorrere in conseguenze dirette.
Gli Stati Uniti hanno svuotato politicamente e marginalizzato l’Europa.
Nell’assetto di una globalizzazione multipolare il destino dell’UE é incerto e sacrificabile.
 
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Diceva Henry Kissinger che essere nemici degli Stati Uniti può essere pericoloso, ma esserne amici è fatale.
E nel caso dell’Europa odierna la fatalità, il “fattore Kissinger”, consiste nel suicidio economico impostole dagli Stati Uniti e culminato con la guerra in Ucraina, ma preparato e istigato da lungo tempo.
La vocazione autodistruttiva del nostro continente è stata preconizzata da Nietzsche due secoli fa con il concetto di “nichilismo europeo”. La sua prova generale sono state le due guerre mondiali del Novecento, e il percorso verso la soluzione finale è iniziato con il vassallaggio verso gli Usa instaurato dopo il 1945.
La sudditanza dell’Europa non è stata lineare. Si è dipanata in fasi alterne, con sussulti di indipendenza durante i quali il Vecchio continente ha reclamato la sua sovranità. Il più importante sobbalzo ha prodotto la nascita dell’Unione europea e di una valuta, l’euro, potenzialmente alternativa al dollaro.

Ma si è poi caduti sempre più in basso, fino alla corrente fase terminale.

La rottura con la Russia del 2022,
con la guerra in Ucraina, capovolge il cammino verso Est dell’Unione europea e vanifica la formula del suo capitalismo. Questa rottura comporta tre conseguenze letali, destinate ad aggravarsi nei prossimi anni salvo reazioni dettate dall’istinto di sopravvivenza.
Il primo effetto è la prosecuzione della stagnazione di lungo periodo del capitalismo europeo iniziata negli anni 70. Le previsioni del Fondo monetario parlano chiaro: il Pil dell’Unione resterà vicino allo zero per almeno tre anni, in controtendenza rispetto a quello degli Usa, della Russia e del resto del mondo. Lo stop è dovuto in massima parte alle sanzioni contro il petrolio e il gas che l’Europa acquistava a basso prezzo dalla Russia prima del 2022. Petrolio e gas che dopo lo scoppio della guerra vengono acquistati dagli Usa a prezzi fino a 4-5 volte superiori.

Nessuno parla dei veri termini della questione dei rifornimenti di energia. Troverete centinaia di articoli su quanto siamo stati bravi a ridurre nel giro di un anno le importazioni di gas dalla Russia, senza che quasi alcuno di essi parli dei folli prezzi della bolletta energetica pagata ora agli Stati Uniti e alla NOrvegia. Gli Usa hanno spinto gli alleati europei verso sanzioni estreme contro Mosca.

Dopo poche settimane dall’inizio delle ostilità hanno pressato l’Ucraina a combattere invece di concludere un accordo già quasi negoziato. E hanno completato l’opera distruggendo il gasdotto Nord Stream nel settembre 2022: tutto alla luce del sole, dopo che Biden aveva avvertito gli alleati che quel gasdotto era condannato. Un atto di guerra contro la Germania ingoiato dalla sua élite come se nulla fosse. È con questi metodi che gli Stati Uniti si sono assicurati il primo posto tra gli esportatori di gas liquefatto verso l’Europa e verso il mondo.
L’Europa è divenuta, inoltre, la prima destinazione del loro petrolio: 1,8 milioni di barili al giorno contro 1,7 verso l’Asia e l’Oceania. Un colpo “alla Kissinger” contro gli alleati d’oltreatlantico che il centro Bruegel ha valutato costare quasi un punto e mezzo del Pil dell’Unione europea.

Un colpo che è il costo più grande della guerra Nato contro la Russia.
Sommato alle spese in armamenti e agli altri oneri della belligeranza, siamo intorno – sempre secondo Bruegel – a 316 miliardi di euro, pari al 2% del Pil dell’Unione nel 2022. Cifra aumentata nel 2023 e che corrisponde, guarda caso, alla differenza tra il +2,4 del Pil Usa e il +0,4 dell’Unione. Il tutto tramite contratti-capestro firmati con gli Usa dalla Von der Leyen e da vari governi europei che proteggono lo Zio Sam da eventuali rinsavimenti della controparte tramite scadenze pluriquinquennali.

L’aumento dei prezzi dell’energia, inoltre, è responsabile del 40% dell’aumento dell’inflazione in Europa. E un altro 40% è dovuto ai superprofitti degli importatori europei di gas. Non ci si deve meravigliare, allora, se Politico.eu raccoglie gli sfoghi di alti dirigenti di Bruxelles “furiosi con l’Amministrazione Biden che sta accumulando una fortuna con la guerra a spese dei Paesi europei. Gli Stati Uniti sono il Paese che sta approfittando di più dalla guerra perché vendono più gas a prezzi più alti, e perché vendono più armi” (24.11.2022).

Ma la storia del nichilismo europeo non si ferma qui.
Il secondo elemento letale è la secca perdita di competitività delle industrie europee rispetto a quelle americane causata dall’impennata dei prezzi dell’energia. Non c’è industria manifatturiera nostrana che possa reggere un costo dell’energia 4 volte maggiore di quello sostenuto dalla concorrenza. Non troverete cenno al “fattore Kissinger” nei rapporti angosciati e codardi di Draghi e di Letta sul futuro del sistema Europa.
Il Paese più bastonato (o meglio, auto-bastonato) è stato la Germania, che sta assistendo alla distruzione della sua base industriale e alla fuga di centinaia delle sue imprese verso gli Stati Uniti. Attratte, queste ultime, anche dagli incentivi dell’Inflation Reduction Act. Un mix di misure di favore equivalenti ai famigerati “aiuti di Stato” di Bruxelles che Biden sta distribuendo a piene mani agli “amici” d’oltreatlantico per far trasferire negli Usa pezzi interi del loro apparato produttivo.
La mitica Germania è diventata un Paese in via di de-industrializzazione nonché la nazione con la peggiore performance tra tutte le economie avanzate: Pil a -0,3% nel 2023-24.

La terza pozione letale che deve trangugiare l’Europa è la fine del suo modello di crescita degli ultimi trenta anni, basato sulla Russia e sulla Cina. È stato proprio Josep Borrell a dichiarare candidamente agli ambasciatori Ue, nell’ottobre 2022, che “la nostra prosperità si è basata sulla Cina e sulla Russia: energia e mercato. Energia a basso costo dalla Russia e accesso al mercato cinese per importazioni, esportazioni, investimenti e beni di consumo a basso prezzo… Quel mondo non c’è più”. Il tramonto di quella formula di crescita ha spinto ciò che resta del capitalismo europeo in un vicolo cieco. La Russia ha reagito allo scontro con l’Europa accelerando la sua integrazione in uno spazio economico asiatico sempre più vincente. In soli due anni il commercio della Russia con l’Asia è passato dal 26 al 71%. In questo spazio Cina e India diventano ancora più competitive rispetto a Europa e Stati Uniti grazie allo sconto sui prezzi degli idrocarburi importati adesso dalla Russia. Uno spazio divenuto, inoltre, più sicuro perché le transazioni tra le potenze maggiori dell’Asia avvengono ora tramite le loro valute nazionali invece che con i dollari.

C’è qualcuno in grado di affermare, allora, che esista un modello di crescita del capitalismo europeo alternativo a quello appena distrutto dal “fattore Kissinger”? Potranno mai i balbettii neoliberali su “più mercato” e “più Europa” sostituire una credibile nuova narrativa sul posto dell’Europa nell’ordine mondiale post-americano e multipolare emerso ormai nitidamente?
 
ROMA, 6 maggio (Reuters) – Il ministro della Difesa italiano ha dichiarato lunedì che le sanzioni economiche contro la Russia sono fallite e ha invitato l’Occidente a impegnarsi maggiormente per negoziare una soluzione diplomatica con il presidente Vladimir Putin per porre fine alla guerra in Ucraina.

Guido Crosetto ha dichiarato al quotidiano Il Messaggero che l’Occidente aveva erroneamente creduto che le sue sanzioni potessero fermare l’aggressione della Russia, ma aveva sopravvalutato la sua influenza economica nel mondo.

“Invece… l’unico modo per risolvere questa crisi è coinvolgere tutti, prima la tregua e poi la pace”, ha detto Crosetto.

All’ obiezione dell’intervistatore secondo cui Putin non aveva mostrato alcuna disponibilità al negoziato, Crosetto ha risposto: “questo è un buon motivo per noi di impegnarci di più. Non dobbiamo rinunciare a nessuna possibile via diplomatica, per quanto stretta”.

Tuttavia, Crosetto ha difeso la decisione dell’Italia di continuare a inviare armi all’Ucraina, affermando che ciò mira ad ottenere “il tempo e le condizioni per raggiungere una tregua e la pace”.

L’Italia detiene quest’anno la presidenza di turno del Gruppo delle Sette Grandi Democrazie.

Il ministro italiano ha anche affermato che la controffensiva dell’Ucraina contro la Russia l’estate scorsa è stata un errore, data la superiorità militare della Russia.

Crosetto ha detto di aver avvertito personalmente il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy che il progetto era destinato al fallimento, “ma non sono stato ascoltato”.

In altre osservazioni, Crosetto ha affermato che se le truppe russe occupassero Kiev, ciò “porterebbe inevitabilmente ad uno scontro con altre nazioni, che non accetterebbero i carri armati russi ai loro confini”.[e perchè mai la Russia dovrebbe invece accettare la truppe Nato a 50Km da Mosca?]

In quest’ultima frase, Crosetto allude ovviamente alla Polonia e ai baltici, che ardono dalla voglia di farei conti storici con Mpsca trascinando tutti noi nella guerra mondiale. Non li sta approvando. Secondo me, Crosetto sta cercando di salvarci.

Adesso aspettiamo le reazioni internazionali, quelle che contano. Può essere che esista una fazione americana che aspettava questo…

Riunione dei ministri della Difesa della NATO presso la sede dell'Alleanza a Parigi


I russi hanno capito;​

Италия призывает к перемирию на Украине и мирным переговорам с участием России — Reuters

Министр обороны Италии заявил, что экономические санкции против России потерпели неудачу и призвал Запад приложить больше усилий для дипломатического решения украинского конфликта.

”Запад ошибочно полагал, что его санкции могут остановить Россию. Мы переоценили свое экономическое влияние в мире” — заявил он.

По его мнению, единственный способ решения проблемы — перемирие и дальнейшее мирное урегулирование.
 

In USA fa passi da gigante la censura made in Israel​


Il primo maggio 2024 è una data storica per gli Stati Uniti. Nulla a che fare con la Festa del Lavoro, ricorrenza che in USA casca il primo lunedì di settembre e che, per una serie di motivazioni storiche e culturali, ha ben poco a che fare con le grottesche e ipocrite celebrazioni europee. La storicità di questa data coincide con l’approvazione, da parte della Camera dei Rappresentanti, dell’Antisemitism Awareness Act.

Disegni di legge liberticidi nella terra della “libertà”​

Approvato alla Camera dei Rappresentanti con trasversale entusiasmo – con 320 voti a favore e 91 contrari di cui 70 Dem e solo 21 repubblicani[1] – a seguito delle proteste pro-Palestina dilagate in questi mesi nei campus universitari americani che hanno portato, ad oggi, a circa duemila arresti (di cui una piccola parte composta da giovani ebrei); atenei già a loro volta
 
ormai nessuno, a parte i cinesi, si ricorda di questo episodio.
 
Come dice il vecchio adagio, gli imperi muoiono per suicidio, non per omicidio.

Un Economist pessimista lamenta la fine dell’ordine (loro) – quindi del Mondo​

Maurizio Blondet 10 Maggio 2024
Articolo sorprendentemente lucido dell’Economist: “L’ordine internazionale liberale si sta lentamente sgretolando. Il suo collasso potrebbe essere improvviso e irreversibile”.
https://economist.com/leaders/2024/05/09/the-liberal-international-order-is-slowly-coming-apart
L’ironia è che, come loro stessi descrivono nell’articolo, gli Stati Uniti sono in gran parte i principali colpevoli della disintegrazione del loro stesso ordine: –
“L’Organizzazione Mondiale del Commercio compirà 30 anni l’anno prossimo, ma avrà trascorso più di cinque anni in stasi, a causa della negligenza americana” –
“Il Consiglio di sicurezza dell’ONU è paralizzato”, ancora una volta in gran parte a causa dei veti statunitensi –
“Le sanzioni vengono utilizzate quattro volte di più rispetto agli anni ’90; l’America ha recentemente imposto sanzioni “secondarie” alle entità che sostengono gli eserciti russi”
“Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, con la sua visione del mondo a somma zero, continuerebbe l’erosione delle istituzioni e delle norme”
Come dice il vecchio adagio, gli imperi muoiono per suicidio, non per omicidio.
A. Bertrand

da Moon of Alabama​


Il mese scorso alcuni politici americani, tra cui Mitch McConnell, leader dei repubblicani al Senato, hanno minacciato la Corte penale internazionale di imporre sanzioni se avesse emesso mandati di arresto per i leader di Israele, accusato di genocidio anche dal Sudafrica presso la Corte internazionale di giustizia.
 

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