Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 2

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Athens will run out of cash in early October if the next tranche of the eurozone-International Monetary Fund rescue loan is not disbursed. But no payments are due on Greek sovereign bonds until December. Domestic banks will no doubt roll over the small amounts of short-term treasury bills maturing in coming months. The victims of Athens’ empty coffers will be not bond markets but Greek public sector employees or benefit claimants. Responsibility for them rests with their own government only.

The troika can credibly threaten to withhold aid for three months. Unless Athens makes good on its promises, that is what it should do. If the Greek state stops paying salaries and pensions, that is a tragedy – but one of Athens’ own making, which others should not take it upon themselves to prevent. Not just because they can afford to – Greek middle class penury will not trigger a financial market meltdown – but because it could finally force the Greek political class to face the truth.

editoriale FT.

Sintesi: la Troika farebbe bene a ritardare l'erogazione della tranche fino a fine anno, per assicurarsi che i politici greci stiano veramente mettendo la casa in ordine.
Se nel frattempo dovranno ritardare pagamenti, inclusi gli stipendi.. sarà stata colpa loro.
 
anche perche' "saranno mandati" e' passivo e quindi "tu e Karl" siete il soggetto, non il complemento oggetto ... ma perche' ti meravigli della mia sconfinata cultura ?
 
Banche, chi rischia di più con Italia e Grecia | Linkiesta.it

Banche, chi rischia di più con Italia e Grecia
Giorgio Arfaras, direttore della Lettera economica del Centro Einaudi.

21 settembre 2011 - 01:00
Da qualche tempo escono i numeri del salvataggio del sistema bancario europeo. Qualche settimana fa il Fondo Monetario disse che ci volevano 200 miliardi di euro per rafforzare il patrimonio delle banche (1). E giù proteste. È di questi giorni lo studio di un importante istituto di ricerca tedesco - il Deutsche Institut für Wirtschaftsforschung (DIW) - che sostiene che è necessaria una cifra appena inferiore per la sola Germania. E giù imbarazzo.

Si ha l'intrecciarsi di due fenomeni: l'interdipendenza del sistema bancario e la sua leva elevata.

L'infografica mostra l'intreccio: l'esposizione di un sistema bancario nazionale verso gli altri paesi è la somma delle obbligazioni degli altri paesi detenute, più i crediti erogati alle banche degli altri paesi, più altre voci minori. Per esempio, le banche francesi sono esposte per un totale di 496 miliardi di euro in Italia e per 65 miliardi di euro in Grecia – circa sette volte di meno. Questo vuol dire che se andassero incontro a delle perdite – molto probabilmente in Grecia, poco probabilmente in Italia - si troverebbero in difficoltà soprattutto per effetto della leva elevata.

Le banche europee hanno, infatti, una leva molto alta. Ossia, il loro attivo – i crediti verso la clientela e le varie attività finanziarie – è in media venticinque volte il loro patrimonio netto – il capitale versato più gli utili trattenuti nel corso del tempo. Vista in modo speculare, il patrimonio netto è il 4% dell’esposizione delle banche (4%X25=100%).

Ossia - vista in termini tecnici - il loro passivo può reggere le perdite fino al 4% - il capitale di rischio - prima di arrivare ad intaccare le altre voci di finanziamento: i depositi, i debiti verso altre banche, le obbligazioni. I depositi sono garantiti dalle banche centrali, perciò oltre il 4% di perdite sull'attivo, si intaccano i debiti verso le altre banche, nonché le obbligazioni emesse dalle banche stesse. Per questa ragione le banche sono riluttanti a prestarsi il denaro fra loro.

Insomma, il ridimensionamento dell’attivo tendente verso al 4% schiaccerebbe il patrimonio delle banche. Se, per riprendere l'esempio delle banche francesi, queste perdessero solo il 4% del loro patrimonio investito in Italia e in Grecia, avrebbero una minusvalenza di oltre venti miliardi ((496+65)X4)/100). Venti miliardi sono – allo stesso tempo - una frazione dei loro investimenti, ma sono parecchio rispetto al loro patrimonio netto.

Se le banche europee vedessero nei prossimi anni peggiorare la qualità dei loro crediti verso le imprese e le famiglie – un evento non remoto se l'economia cresce poco - e se dovessero registrare perdite sulle obbligazioni dei paesi europei malmessi, ecco che il loro patrimonio netto potrebbe non essere sufficiente. Da qui l’idea della ricapitalizzazione delle banche da cui eravamo partiti.

Il punto è chi le ricapitalizza. Qui si ha l'intreccio fra il ragionamento tecnico e quello politico.

Se gli aumenti del capitale delle banche fossero fatti con i prezzi correnti, che sono notevolmente inferiori a quelli che si avevano anche solo pochi anni fa, ci rimetterebbero gli azionisti storici, che vedrebbero diluire molto la propria quota, a meno di sottoscrivere anche loro (1). I nuovi azionisti dovrebbero essere attratti dai bassi prezzi correnti e quindi potrebbero sottoscrivere. Le prospettive del settore bancario non sono però rosee né per i vecchi né per i nuovi azionisti. Dovendo ricapitalizzare anche attraverso gli utili non distribuiti, le banche erogheranno, infatti, dei dividendi contenuti per molti anni. E dunque chi sottoscrive non potrà avere un dividendo elevato.

Se il settore bancario non è attraente per i privati, ecco che torna il gioco l’intervento pubblico. Molti però fanno fatica a capire perché mai il denaro pubblico debba andare a salvare chi ha rischiato più del necessario. Questo scetticismo complica la soluzione del problema delle banche europee.

NOTA:
(1) Se in passato la banca valeva in borsa 100 euro, il 10% costava 10 euro. Se la banca adesso vale 50 euro e deve varare un aumento del capitale di 50 euro, chi prima aveva il 10% si trova, se non sottoscrive, con il 5%. Sottoscrive allora l'aumento del capitale, e dunque investe per avere il 10% altri 5 euro. Alla fine, per avere il 10% ha investito 15 euro per una banca che vale 100, mentre in passato con 10 euro aveva il 10% di una banca che valeva sempre 100 euro.
 
La Grèce reste sur le gril de la troïka, "progrès" dans les négociations

Data: 21/09/2011 @ 07:45 Fonte: Bourse Web Dow Jones (French)
Athènes et Bruxelles se sont prévalus mardi soir d'avancées dans les négociations entre la Grèce et ses créanciers, qui devront toutefois se poursuivre pour conjurer un défaut de paiement, après un nouvel ébranlement de la zone euro par l'abaissement de la note italienne.
A l'issue d'une téléconférence du ministre grec des Finances, Evangélos Vénizélos, avec la troïka représentant les créanciers du pays, zone euro et FMI, le ministère et la Commission ont annoncé le retour à Athènes la semaine prochaine de cette délégation tripartite.
Elle en était partie le 2 septembre, suspendant un audit trimestriel des comptes grecs juste entamé, face aux retards grecs en matière de rigueur et privatisations. Le gouvernement grec s'est depuis engagé à se plier aux exigences des créanciers du pays, via notamment de nouvelles mesures de compression du secteur public.
Pour les Grecs, des "progrès satisfaisants" et pour le Commission de "bons progrès" ont été enregistrés au cours des discussions de mardi soir, faisant suite à une première téléconférence lundi.
M. Vénizélos doit aussi poursuivre ces discussions, portant sur les mesures convenues jusqu'en 2014 en échange du maintien du pays sous perfusion de prêts internationaux, le week-end prochain à Washington au cours de l'assemblée annuelle du Fonds monétaire international, tandis que continueront des discussions techniques.
L'enjeu est le déblocage en octobre -vital pour la Grèce- de la sixième tranche de huit milliards d'euros du prêt consenti en mai 2010 au pays.
Dans l'attente d'un accord final, le gouvernement socialiste grec doit détailler mercredi, selon les médias, ce nouveau tour de vis, qui suscite déjà la colère sociale.
Un conseil ministériel restreint est prévu en fin de matinée.
Les prévisions rendues publiques plus tôt dans la journée par le FMI tablent sur un respect total par les Grecs des conditions posées par leurs créanciers, avec un déficit public révisé à 8% du PIB contre 7,6% prévu, l'écart découlant de la récession, plus grave que prévue (-5%), et non d'un quelconque relâchement.
Une discipline budgétaire d'autant plus impérative que le FMI a fortement relevé ses prévisions pour le pic de la dette publique de la Grèce, à 189% du PIB en 2012 contre 172% dans sa précédente projection de juin.
Les inquiétudes sur la crise de la dette et sa possible contagion avaient plus tôt été relancées après que l'agence américaine de notation Standard & Poor's a abaissé d'un cran la note à long terme de l'Italie, à "A" contre "A+", invoquant la fragilité de la coalition au pouvoir et l'important endettement.
Assortie d'une menace de nouvel abaissement, via une mise en "perspective négative", cette décision ne remet toutefois pas en cause à moyen terme la solvabilité de la troisième économie de l'Union monétaire.
"C'est un non événement car on l'avait anticipé", a commenté l'économiste Cédric Thellier chez Natixis. Mais "c'est le moment de prendre à bras-le-corps des problèmes -compétitivité- qu'on a repoussés depuis longtemps pour éviter un scénario à la grecque", ajoute-t-il.
Face à un endettement de 1.900 milliards d'euros, équivalant à 120% de son produit intérieur brut (PIB), l'Italie a adopté la semaine dernière un plan d'austérité draconien de 54,2 milliards d'euros, mais sans vraiment convaincre.
Comme avec Athènes, la Commission européenne a du coup insisté mardi sur la nécessité pour l'Italie de dégager un "consensus politique national" et d'obtenir le soutien des "partenaires sociaux" au programme de rétablissement des comptes publics.
De plus, en cas d'éventuel défaut de la Grèce, le Portugal pourrait avoir besoin d'une nouvelle aide financière de l'UE et du FMI, a déclaré mardi soir le Premier ministre portugais Pedro Passos Coelho, réaffirmant toutefois la nécessité pour son pays de respecter ses engagements.
Les Bourses européennes et Wall Street ont malgré tout repris des couleurs, avec l'espoir d'une issue en Grèce, tandis que l'agence de notation Fitch Ratings exorcisait les peurs d'un éclatement de la zone euro en jugeant improbable qu'un de ses Etats membres en sorte.
Mais les questions sur la solidité du secteur bancaire européen se sont elles fait plus pressantes, la Commission européenne se ralliant aux vues du FMI pour juger qu'une nouvelle recapitalisation des banques européennes serait "peut-être nécessaire" face à la crise.
 
FMI: il manquera EUR4,6mds à la Grèce pour atteindre l'objectif 2012

Data: 21/09/2011 @ 08:49 Fonte: Bourse Web Dow Jones (French)
Il devrait manquer à la Grèce environ 4,6 milliards d'euros pour qu'elle atteigne ses objectifs de réduction du déficit budgétaire en 2012, selon un rapport présenté par le personnel du Fonds monétaire international au conseil d'administration la semaine dernière.
"Par rapport à l'objectif fixé pour 2012, nous nous attendons à un déficit d'environ 2% du produit intérieur brut", indique le rapport. Le PIB de la Grèce est d'environ 230 milliards d'euros.

[...]
Selon ce rapport, les données économiques grecques pour le deuxième trimestre sont "vraiment mauvaises". Les premières indications suggèrent qu'il n'y a pas d'amélioration au troisième trimestre. Le FMI dépeint des perspectives encore plus sombres qu'auparavant pour la Grèce, puisqu'il s'attend à une contraction de 5,5% du PIB en 2011 et de 2,5% en 2012.

-Ian Talley, Dow Jones Newswires
(Alkman Granitsas a contribué à cet article)
(Version française Emilie Palvadeau)

Entità dell'ammanco futuro... evidentemente per quest'anno il compromesso è volontariamente obbligato... :D
 
Greece 'Confident' It Will Receive Next Aid Tranche -- Source



ATHENS -- Greece is confident that it will receive the next tranche of aid, a senior finance ministry official said Tuesday, following talks with a troika of international inspectors over new austerity measures the country must take to meet its deficit goals.
"I am confident that the next aid tranche will be paid," the official, who was present in the talks, told reporters.
Following a more than two-hour long conference call, Greece reported it had made "satisfactory progress" in its talks with officials from the European Commission, the International Monetary Fund and the European Central Bank--the so-called troika.
But it also said the discussions would continue over the weekend in Washington, despite hopes that a deal would be clinched as early as Tuesday.
Greece has been under mounting pressure from its European partners to adopt new austerity measures to cut its budget deficit after it appeared the country would overshoot deficit goals set for this year.
At a weekend meeting of European finance ministers in Poland, officials warned that Greece may not receive an EUR8 billion aid tranche in October if it fails to bring its budget back in line with targets. Without that aid, Greece will run out of cash by mid-October.
In June, Greece's parliament voted on a medium-term, five-year budget plan aimed at reducing the country's yawning budget gap to around 1% of gross domestic product by 2015.
"The basic goals of the mid-term plan will not change," the official said. But he added that "to some degree we have reordered the mid-term plan and some measures may be brought forward
 
Banche, chi rischia di più con Italia e Grecia | Linkiesta.it

Banche, chi rischia di più con Italia e Grecia
Giorgio Arfaras, direttore della Lettera economica del Centro Einaudi.

21 settembre 2011 - 01:00
Da qualche tempo escono i numeri del salvataggio del sistema bancario europeo. Qualche settimana fa il Fondo Monetario disse che ci volevano 200 miliardi di euro per rafforzare il patrimonio delle banche (1). E giù proteste. È di questi giorni lo studio di un importante istituto di ricerca tedesco - il Deutsche Institut für Wirtschaftsforschung (DIW) - che sostiene che è necessaria una cifra appena inferiore per la sola Germania. E giù imbarazzo.

Si ha l'intrecciarsi di due fenomeni: l'interdipendenza del sistema bancario e la sua leva elevata.

L'infografica mostra l'intreccio: l'esposizione di un sistema bancario nazionale verso gli altri paesi è la somma delle obbligazioni degli altri paesi detenute, più i crediti erogati alle banche degli altri paesi, più altre voci minori. Per esempio, le banche francesi sono esposte per un totale di 496 miliardi di euro in Italia e per 65 miliardi di euro in Grecia – circa sette volte di meno. Questo vuol dire che se andassero incontro a delle perdite – molto probabilmente in Grecia, poco probabilmente in Italia - si troverebbero in difficoltà soprattutto per effetto della leva elevata.

Le banche europee hanno, infatti, una leva molto alta. Ossia, il loro attivo – i crediti verso la clientela e le varie attività finanziarie – è in media venticinque volte il loro patrimonio netto – il capitale versato più gli utili trattenuti nel corso del tempo. Vista in modo speculare, il patrimonio netto è il 4% dell’esposizione delle banche (4%X25=100%).

Ossia - vista in termini tecnici - il loro passivo può reggere le perdite fino al 4% - il capitale di rischio - prima di arrivare ad intaccare le altre voci di finanziamento: i depositi, i debiti verso altre banche, le obbligazioni. I depositi sono garantiti dalle banche centrali, perciò oltre il 4% di perdite sull'attivo, si intaccano i debiti verso le altre banche, nonché le obbligazioni emesse dalle banche stesse. Per questa ragione le banche sono riluttanti a prestarsi il denaro fra loro.

Insomma, il ridimensionamento dell’attivo tendente verso al 4% schiaccerebbe il patrimonio delle banche. Se, per riprendere l'esempio delle banche francesi, queste perdessero solo il 4% del loro patrimonio investito in Italia e in Grecia, avrebbero una minusvalenza di oltre venti miliardi ((496+65)X4)/100). Venti miliardi sono – allo stesso tempo - una frazione dei loro investimenti, ma sono parecchio rispetto al loro patrimonio netto.

Se le banche europee vedessero nei prossimi anni peggiorare la qualità dei loro crediti verso le imprese e le famiglie – un evento non remoto se l'economia cresce poco - e se dovessero registrare perdite sulle obbligazioni dei paesi europei malmessi, ecco che il loro patrimonio netto potrebbe non essere sufficiente. Da qui l’idea della ricapitalizzazione delle banche da cui eravamo partiti.

Il punto è chi le ricapitalizza. Qui si ha l'intreccio fra il ragionamento tecnico e quello politico.

Se gli aumenti del capitale delle banche fossero fatti con i prezzi correnti, che sono notevolmente inferiori a quelli che si avevano anche solo pochi anni fa, ci rimetterebbero gli azionisti storici, che vedrebbero diluire molto la propria quota, a meno di sottoscrivere anche loro (1). I nuovi azionisti dovrebbero essere attratti dai bassi prezzi correnti e quindi potrebbero sottoscrivere. Le prospettive del settore bancario non sono però rosee né per i vecchi né per i nuovi azionisti. Dovendo ricapitalizzare anche attraverso gli utili non distribuiti, le banche erogheranno, infatti, dei dividendi contenuti per molti anni. E dunque chi sottoscrive non potrà avere un dividendo elevato.

Se il settore bancario non è attraente per i privati, ecco che torna il gioco l’intervento pubblico. Molti però fanno fatica a capire perché mai il denaro pubblico debba andare a salvare chi ha rischiato più del necessario. Questo scetticismo complica la soluzione del problema delle banche europee.

NOTA:
(1) Se in passato la banca valeva in borsa 100 euro, il 10% costava 10 euro. Se la banca adesso vale 50 euro e deve varare un aumento del capitale di 50 euro, chi prima aveva il 10% si trova, se non sottoscrive, con il 5%. Sottoscrive allora l'aumento del capitale, e dunque investe per avere il 10% altri 5 euro. Alla fine, per avere il 10% ha investito 15 euro per una banca che vale 100, mentre in passato con 10 euro aveva il 10% di una banca che valeva sempre 100 euro.


ottimo articolo, grazie;
chiarissimo.
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

Users who are viewing this thread

Back
Alto