Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 3 (22 lettori)

g.ln

Triplo Panico: comprare
Con le Poste credi di avere un referente in grado di risolvere i problemi?

Lo sai che in caso di reclamo Ti dicono di compilare un modulo da inviare a Roma?

Valuta bene.

:ciao:

Quindi non è peggio di altre banche on line che hanno solo un call center.
Valuterò bene, ti ringrazio.
Ciao, Giuseppe
 

g.ln

Triplo Panico: comprare
Fineco la ha sedi fisiche
Inoltre si appoggia a tutti gli sportelli uniceedit
Infine la piattaforma (powerdesk2) e' fra le meglio se non la meglio in italia per clienti retail (semi professional)
Riflettici
Nb
Io ho fineco e non lavoro per fineco

Grazie, approfondirò, anche se non ha filiale/sede fisica nella mia città.
Ciao, Giuseppe
 

bleish

Forumer attivo
Quindi non è peggio di altre banche on line che hanno solo un call center.
Valuterò bene, ti ringrazio.
Ciao, Giuseppe

hanno pure un form online o la possibilità di inviare un fax. in genere rispondono in tempi brevi (max 24ore).... mi ricordo quella volta del PSI quando non hanno comunicato che stava avvenendo il concambio... dopo il fax, l'ufficio postale dove era radicato il conto mi ha chiamato dopo poche ore per farmi andare in filiale a firmare il modulo per aderire... con lo stupore dell'impiegato poi quando ha saputo che me ne ero uscito in forte gain :D
 

g.ln

Triplo Panico: comprare
piccolo ma utile ot

Le poste hanno una discreta piattaforma, accettabili le commissioni, ma in fatto di avere un referente fisico... beh, lasciamo stare. una volta ho faticato una settimana tra varie sedi per avere l'emissione di un biglietto assembleare!
Inoltre non mi pare si possano tradarei futures (sulle commodities ad esempio) e nemmeno AIM o i warrant di società su AIM (ad esempio agronomia) e non tutti i mercati esteri (Atene per esempio)

Quindi hai poi cambiato piattaforma? Dove sei adesso?
Grazie, Giuseppe
 

g.ln

Triplo Panico: comprare
hanno pure un form online o la possibilità di inviare un fax. in genere rispondono in tempi brevi (max 24ore).... mi ricordo quella volta del PSI quando non hanno comunicato che stava avvenendo il concambio... dopo il fax, l'ufficio postale dove era radicato il conto mi ha chiamato dopo poche ore per farmi andare in filiale a firmare il modulo per aderire... con lo stupore dell'impiegato poi quando ha saputo che me ne ero uscito in forte gain :D

:up: grazie
 

bleish

Forumer attivo
Quindi hai poi cambiato piattaforma? Dove sei adesso?
Grazie, Giuseppe

Sono in poste, ancora... da queste parti, le uniche banche fisiche vicine (credem e mediolanum)) hanno commissioni elevate e gli impiegati cascano dal cielo per certe cose, spingendoti sempre ad aderire ai loro prodotti (quelli di poste invece se ne strafregano su cosa investi, a meno che non sono i loro buoni postali!)
 
Ultima modifica:

bleish

Forumer attivo
scusate l'ot

poi sarebbe utile un app per smartphone, magari non dipositiva ma solo informativa, per tenere tutto sotto controllo :mumble:
 

Setteteo

Mind the Global Cucumber
Io ho iniziato con le poste (ci facevo il grecia dicembre 2011, tra gli altri :brr:), se fai abbastanza eseguiti il trading box (se esiste ancora) non è neanche male come prezzi.

Ricordo che funzionava bene sia per i collocamenti che per la best execution, il dramma è quando per qualche motivo si esce dal digitale e si deve avere a che fare con le persone che devono ''lavorare'' i documenti cartacei.
 

IL MARATONETA

Forumer storico
Fmi: si dimette Blanchard, voce fuori dal coro

Alla fine Olivier Blanchard se ne va.
(© Ansa) Il capo economista del Fondo monetario internazionale, Olivier Blanchard


Il 14 maggio il direttore del dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale (Fmi) ha presentato sul tavolo di Christine Lagarde la sua richiesta di dimissioni.
Blanchard, ha riferito il comunicato ufficiale diramato dall'organizzazione di Washington, lascerà ufficialmente il Fondo il 30 settembre 2015 per raggiungere gli analisti del Peterson Institute for International Economics, sempre nella capitale americana.
DA HARVARD AL FMI. Francese di nascita, statunitense per carriera, Blanchard è uno degli economisti più citati nel mondo accademico.
Ha insegnato nelle più grandi università dell'Ivy League americana: docente ad Harvard, dal 1998 al 2003 ha diretto il dipartimento di Economia dell'Mit di Boston.
Era alla guida del dipartimento studi dell'Fmi dal 2008. Dove, ha dichiarato la stessa Lagarde, «è stato al fronte della risposta che il Fondo monetario ha dato alla crisi finanziaria globale, spingendo per un fondamentale ripensamento della politica macroeconomica che si è riverberato nei circoli accademici e della politica».
A FAVORE DELLA POLITICA ESPANSIVA. Il suo nome è noto tra gli addetti ai lavori e oscuro ai cittadini comuni. Eppure la presenza di Blanchard alla guida del dipartimento di ricerca del Fmi ha significato la progressiva infiltrazione nei cenacoli dei decisori di un approccio differente.
Blanchard non ha dimenticato i suoi studi sulla politica monetaria, le bolle speculative, il mercato del lavoro e i fattori che determinano la disoccupazione. E arrivato negli uffici del Fmi è rimasto fedele al rigore della scienza economica. Sostenitore in un primo tempo dell'austerità espansiva, cioè di un mix di politiche di rigore affiancate alla leva dello stimolo monetario, lo studioso francese ha ammesso di essersi sbagliato. Anche a costo di smentire platealmente le stesse ricette imposte dalla sua organizzazione ai Paesi in crisi
Dalla Grecia al mercato del lavoro: le prese di posizione di Blanchard
(© Ansa) Christine Lagarde, direttore dell'Fmi.

Clamoroso fu il caso della Grecia.
Mentre i rami operativi dell'organizzazione di Washington imponevano cure di austerity lacrime e sangue ad Atene, a gennaio 2013 Blanchard pronunciava un inedito mea culpa. «Sull'austerity ci siamo sbagliati», disse semplicemente il capo del dipartimento del Fmi secondo quanto riportato in evidenza dal Washington Post. Il rapporto pubblicato a giugno 2013 dal suo dipartimento spiegava che le ricette della Troika si erano rivelate sbagliate.
E che il loro effetto era stato quello di rendere insostenibile il debito pubblico del Paese. Se avesse preso in considerazione i report del gruppo di Blanchard, già nel 2013 il Fondo monetario avrebbe dovuto proporre una ristrutturazione ad Atene. Non proprio una bella figura per Washington, che di fatto proseguì con il programma concordato nel memorandum con gli altri creditori.
CONTRO LA LIBERALIZZAZIONE. L'ultima grande divergenza si è consumata con la pubblicazione del World economic outlook di metà aprile 2015.
Nell'analisi sugli andamenti dell'economia globale, con cui Blanchard ha fatto apprezzare il lavoro del suo centro studi a livello internazionale, si spiegava come non ci fosse nessun dato capace di dimostrare la correlazione tra liberalizzazione dei mercati del lavoro e aumento della competitività.
I ricercatori del Fondo stavano di fatto cancellando con poche righe e riducendo a mera ideologia anni di richieste che l'Fmi aveva presentato ai tavoli di governi indebitati che chiedevano aiuto all'organizzazione a traino americano. Uno strappo evidente
LA NATURA BIFRONTE DEL FONDO. Oggi nelle dichiarazioni di Lagarde si legge solo stima verso il suo capoeconomista.
«Ho apprezzato immensamente la leadership intellettuale di Olivier, il saggio consiglio, l'amicizia e la lealtà durante i passati quattro anni. Come ogni altra persona al Fondo, ne sentirò la mancanza», si legge nel comunicato. Eppure negli ambienti degli economisti, la natura bifronte del Fmi iniziava a essere persino oggetto di ironia: «Un caso da studiare per un sociologo delle organizzazioni», scherza Francesco Saraceno di Sciences Po a Parigi.
Con l'uscita di scena di Blanchard, non se ne va non solo uno dei più grandi economisti del mondo, ma anche l'uomo capace dire: «L'imperatore è nudo».
 

adg

Forumer attivo
Alla fine Olivier Blanchard se ne va.
(© Ansa) Il capo economista del Fondo monetario internazionale, Olivier Blanchard


Il 14 maggio il direttore del dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale (Fmi) ha presentato sul tavolo di Christine Lagarde la sua richiesta di dimissioni.
Blanchard, ha riferito il comunicato ufficiale diramato dall'organizzazione di Washington, lascerà ufficialmente il Fondo il 30 settembre 2015 per raggiungere gli analisti del Peterson Institute for International Economics, sempre nella capitale americana.
DA HARVARD AL FMI. Francese di nascita, statunitense per carriera, Blanchard è uno degli economisti più citati nel mondo accademico.
Ha insegnato nelle più grandi università dell'Ivy League americana: docente ad Harvard, dal 1998 al 2003 ha diretto il dipartimento di Economia dell'Mit di Boston.
Era alla guida del dipartimento studi dell'Fmi dal 2008. Dove, ha dichiarato la stessa Lagarde, «è stato al fronte della risposta che il Fondo monetario ha dato alla crisi finanziaria globale, spingendo per un fondamentale ripensamento della politica macroeconomica che si è riverberato nei circoli accademici e della politica».
A FAVORE DELLA POLITICA ESPANSIVA. Il suo nome è noto tra gli addetti ai lavori e oscuro ai cittadini comuni. Eppure la presenza di Blanchard alla guida del dipartimento di ricerca del Fmi ha significato la progressiva infiltrazione nei cenacoli dei decisori di un approccio differente.
Blanchard non ha dimenticato i suoi studi sulla politica monetaria, le bolle speculative, il mercato del lavoro e i fattori che determinano la disoccupazione. E arrivato negli uffici del Fmi è rimasto fedele al rigore della scienza economica. Sostenitore in un primo tempo dell'austerità espansiva, cioè di un mix di politiche di rigore affiancate alla leva dello stimolo monetario, lo studioso francese ha ammesso di essersi sbagliato. Anche a costo di smentire platealmente le stesse ricette imposte dalla sua organizzazione ai Paesi in crisi
Dalla Grecia al mercato del lavoro: le prese di posizione di Blanchard
(© Ansa) Christine Lagarde, direttore dell'Fmi.

Clamoroso fu il caso della Grecia.
Mentre i rami operativi dell'organizzazione di Washington imponevano cure di austerity lacrime e sangue ad Atene, a gennaio 2013 Blanchard pronunciava un inedito mea culpa. «Sull'austerity ci siamo sbagliati», disse semplicemente il capo del dipartimento del Fmi secondo quanto riportato in evidenza dal Washington Post. Il rapporto pubblicato a giugno 2013 dal suo dipartimento spiegava che le ricette della Troika si erano rivelate sbagliate.
E che il loro effetto era stato quello di rendere insostenibile il debito pubblico del Paese. Se avesse preso in considerazione i report del gruppo di Blanchard, già nel 2013 il Fondo monetario avrebbe dovuto proporre una ristrutturazione ad Atene. Non proprio una bella figura per Washington, che di fatto proseguì con il programma concordato nel memorandum con gli altri creditori.
CONTRO LA LIBERALIZZAZIONE. L'ultima grande divergenza si è consumata con la pubblicazione del World economic outlook di metà aprile 2015.
Nell'analisi sugli andamenti dell'economia globale, con cui Blanchard ha fatto apprezzare il lavoro del suo centro studi a livello internazionale, si spiegava come non ci fosse nessun dato capace di dimostrare la correlazione tra liberalizzazione dei mercati del lavoro e aumento della competitività.
I ricercatori del Fondo stavano di fatto cancellando con poche righe e riducendo a mera ideologia anni di richieste che l'Fmi aveva presentato ai tavoli di governi indebitati che chiedevano aiuto all'organizzazione a traino americano. Uno strappo evidente
LA NATURA BIFRONTE DEL FONDO. Oggi nelle dichiarazioni di Lagarde si legge solo stima verso il suo capoeconomista.
«Ho apprezzato immensamente la leadership intellettuale di Olivier, il saggio consiglio, l'amicizia e la lealtà durante i passati quattro anni. Come ogni altra persona al Fondo, ne sentirò la mancanza», si legge nel comunicato. Eppure negli ambienti degli economisti, la natura bifronte del Fmi iniziava a essere persino oggetto di ironia: «Un caso da studiare per un sociologo delle organizzazioni», scherza Francesco Saraceno di Sciences Po a Parigi.
Con l'uscita di scena di Blanchard, non se ne va non solo uno dei più grandi economisti del mondo, ma anche l'uomo capace dire: «L'imperatore è nudo».

Allora arriva accordo anche del fmi
 

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