Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 3

Tu credi che l'Italia abbia tutti i denti sani???

Se la Grecia "salta" il mantra dell'irreversibilita' dell'Euro finisce.

Un investitore estero si sentirebbe "al sicuro" in Italia???

...esatto

salvare la grecia puo piacere o non piacere

vuol dire salvare l europa

se non si riesce ad accordarsi su questo salvataggio...

sta europa non ha senso...

i privati sono gia stati massacrati volontariamente :D

basterebbe uno sforzo ...di intelligenza

ma questo è quello che mi preoccupa :D
 
Skourletis: tre mesi proroga del contratto collettivo nazionale

Incontro con la GSEE era Martedì il ministro del Lavoro





Incontro con la GSEE è stato Martedì mattina al Ministro del Ministero del Lavoro, Panos Skourletis, a seguito di una richiesta presentata dalla Confederazione sulla proroga del contratto collettivo nazionale generale.


In un comunicato il presidente del GSEE Panagopoulos ha detto il ministro lo ha informato che già ha presentato un emendamento per estendere il contratto, che scade alla fine del mese di giugno, per altri tre mesi a fine settembre.

'Già nella realizzazione del collaterale avevano ripreso tre mesi estendono dalla fine marzo.

Il signor Panagopoulos ha detto che si compiace di questa decisione del ministro, ma, come detto, non cambia la richiesta di base per il reset dei contratti collettivi e il ripristino del salario minimo di 751 €.

(To Vima)
 
In Grecia, Faymann per evitare una Grexit







Per evitare un'uscita della Grecia dalla riunione di euro finalizzato domani ad Atene del cancelliere austriaco Werner Faiman con il primo ministro Alexis Tsipras, effettuata in consultazione con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker ha detto oggi il cancelliere austriaco.

Faiman anche oggi ha ribadito le dichiarazioni che ha fatto ai giornalisti che Atene deve rispettare gli impegni assunti nel quadro del programma di salvataggio in corso.

Ma ha aggiunto: "Abbiamo bisogno di un programma a lungo termine, che sarà anche legata a condizioni, ma significherebbe anche (...) che chi vuole investire in Grecia saprà che investire in un paese che continuerà ad avere l'euro in un anno da ora. "

Fonte: ANA-MPA
 
TOMMY non vedo telefonate tra i leader

...l eurogruppo non può andare bene senza " spinta" e qui spinte nun ce stanno ...per ora

domandona Tommy

risposta post eurogruppo :

SI

NO

1/2 SI-NO

...una delle tre o solo una delle prime due...

che ventaglio di risposte hanno quante buste possono avere 2 o 3 ?
 
Questo pomeriggio incontro Juncker- Dijsselbloem- Tusk- Schulz- Draghi






Meeting si terrà questo pomeriggio a Bruxelles tra il capo della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz e il capo della BCE, Mario Draghi.


Questo Capital.gr fonti rapporto da parte dell'ufficio di M. Schulz sottolineando che il tema centrale dell'incontro sarà la relazione dei cinque sedie attorno alla realizzazione dell'Unione economica e monetaria, che saranno presentate alla prossima riunione del Consiglio europeo. Secondo le stesse informazioni, questo incontro sarà certamente discussa e la questione greca.


Questo incontro è indicativa della mobilità reso questi giorni in merito alla gestione della crisi greca. Si noti che il Sueddeutsche Zeitung ha scritto che se i ministri delle Finanze della zona euro non hanno proceduto ad un accordo con la Grecia sulla questione del debito, allora i dirigenti stessi utenti - Stati si riuniranno a Bruxelles.


D. Katsaganis


(capital.gr)
 
TOMMY non vedo telefonate tra i leader

...l eurogruppo non può andare bene senza " spinta" e qui spinte nun ce stanno ...per ora

domandona Tommy

risposta post eurogruppo :

SI

NO

1/2 SI-NO

...una delle tre o solo una delle prime due...

che ventaglio di risposte hanno quante buste possono avere 2 o 3 ?

Credo che le telefonate ci siano ... ma restano privatissime.

Per il momento tutte le controparti si muovono con toni "bassi", segnale che nessuno vuole essere motivo di rottura.

Resta la guerriglia sui media.

Stasera teleconferenza EWG, domani c'è Faymann ... trattativa aperta.
 
Tu credi che l'Italia abbia tutti i denti sani???

Se la Grecia "salta" il mantra dell'irreversibilita' dell'Euro finisce.

Un investitore estero si sentirebbe "al sicuro" in Italia???

Al tuo quesito risponde, con un ragionamento sottile, ma per nulla rassicurante, Andrea Bonanni, in questo articolo:

lunedì 15 giugno 2015
Repubblica 15.6.15
La strategia del cerino
di Andrea Bonanni

SULLA crisi greca si sono dette, necessariamente, molte bugie. La più grossa, ripetuta dagli europei come un mantra estenuante, è che non esista un “piano B” per il default greco. Bugia legittima. Perché la prima regola del “piano B” è proprio quella di non dare ai mercati l’impressione di aver in qualsiasi modo favorito il default di Atene e di non aver cercato di scongiurarlo in tutti i modi. Insomma, di non farsi beccare dall’incendio greco con il cerino in mano. Questo spiega, da Parigi a Berlino, da Roma a Bruxelles, il comportamento di ministri, commissari, presidenti e capi di governo.
E CIOÈ perché abbiano cercato in tutti questi mesi di sopire la crescente irritazione per l’atteggiamento del governo Tsipras e si siano prodigati in solenni dichiarazioni sull’ineluttabilità della permanenza della Grecia nella moneta unica. Il motivo di questa ipocrisia è abbastanza semplice. Un default greco comporta due costi: il primo elevato, il secondo insopportabile. Il primo costo è rappresentato dal volume del debito che i governi europei hanno garantito alla Grecia. Se questa dovesse fare bancarotta, i contribuenti europei sarebbero chiamati a ripianare un buco di centinaia di miliardi (solo per l’Italia si parla di quaranta miliardi). Sarebbe un salasso pesante per un continente che sta finendo di mettere i conti in ordine dopo la crisi, ma non mortale.
Il secondo costo che si rischia di pagare riguarda la natura stessa della moneta unica e la sua sopravvivenza. Fin da quando Draghi, tre anni fa, ci salvò dalla crisi di sfiducia dei mercati promettendo che avrebbe fatto “ whatever it takes “ per garantire la tenuta e l’indivisibilità dell’eurozona, il postulato dell’indissolubilità dell’euro è diventato il suo unico scudo dagli attacchi dei mercati. Un postulato garantito dalla Bce con il consenso e la benedizione dei governi e delle istituzioni comunitarie.
È evidente che se ora la Grecia dovesse fare default, e soprattutto se dovesse uscire dalla moneta unica, il “postulato Draghi“ verrebbe rimesso pesantemente in discussione. E se i mercati dovessero smettere di credere che l’Europa difenderà la propria moneta “costi quel che costi“, si riaprirebbe inevitabilmente la guerra dei debiti sovrani. Gli spread tornerebbero a volare. I governi europei, soprattutto quelli più vulnerabili come l’Italia, si ritroverebbero alla casella di partenza di questo mostruoso Gioco dell’Oca innescato dalla crisi, azzerando i risultati di anni di sacrifici dolorosi. Difficilmente l’Europa potrebbe permettersi di pagare un prezzo simile.
È questo il motivo per cui i governi e le istituzioni della Troika hanno cercato in tutti i modi di spingere i greci ad accettare il piano di salvataggio. Ed è anche il motivo per cui Tsipras ha pensato di poter trattare con Berlino e Bruxelles da posizioni di forza: convinto di tenere in ostaggio la sopravvivenza stessa della moneta unica.
Ma l’Europa non può neppure permettersi di tenere la Grecia nell’euro azzerandone i debiti e finanziando all’infinito una politica che rifiuta di fare le riforme necessarie. Se imboccasse questa strada, i partiti populisti di tutti i Paesi in difficoltà, dalla Spagna all’Italia alla stessa Francia, avrebbero buon gioco nel chiedere lo stesso trattamento riservato ai greci. E probabilmente, ostentando l’esempio di uno Tsipras trionfante, vincerebbero le elezioni decretando, per altra strada, la morte della moneta unica. Di fronte a una Grecia che, almeno fino ad ora, rifiuta di piegarsi al principio di realtà e si avvia verso il baratro del default, l’Europa non ha dunque altra scelta che quella di rendere evidente, soprattutto agli occhi dei mercati, che essa è stata fino all’ultimo disposta a fare whatever it takes per
salvare Atene e tenerla nell’euro. La moneta unica non è una prigione. Questo anche i mercati lo riconoscono. Se un Paese rifiuta, in modo peraltro assolutamente legittimo, di fare le scelte necessarie per restare nell’Unione monetaria, nessuno ha il diritto di obbligarlo. Se dunque risulterà chiaro che il default è una scelta sovrana del governo di Atene, che non vuole ridurre il proprio deficit o tagliare un sistema pensionistico più generoso di quello tedesco, i mercati non avranno motivi di rimettere in discussione il “postulato Draghi“. E dunque non avranno motivo di attaccare la coesione dell’Unione monetaria, che resterà appannaggio di quei Paesi che ne condividono le regole.
Se invece si dovesse diffondere la sensazione, peraltro ingiustificata, che sia stata proprio l’Europa a spingere la Grecia verso il default con richieste illegitime e non praticabili, il teorema della indivisibilità dell’euro subirebbe un colpo mortale. L’Europa si ritroverebbe con il cerino acceso in mano. E i mercati potrebbero essere nuovamente tentati di metterne in discussione la tenuta.
Ecco perché il “piano B“, che certamente esiste, parte proprio dalla necessità di confermare la determinazione degli europei a fare whatever it takes , sia sul piano monetario sia su quello delle scelte politiche nazionali, per restare uniti. Se poi in questo contesto qualcuno dovesse decidere di andarsene, sarà libero di farlo. Il cerino resterà in mano a lui. Agli europei toccherà leccarsi le ferite e pagare il prezzo di una fiducia mal riposta. Ma non quello, ben più salato, di una solidarietà tradita.
 

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