Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 3

Ovviamente le speranze sono alla terza votazione ... ma già dalla prima si vedrà come potrebbe andare.

Il dubbio resta sui deputati agli arresti domiciliari ... da conteggiare entro i 180 ... in subordine quelli assenti al voto.

Siamo sempre allo stesso punto, non trovo nulla e gli stessi greci fanno gli gnorri ... ma devono aver ben presente il problema.

Apperò pensavo fossi solo io che non consocevo............e invece sembra un "dubbio di Stato" :mmmm:

Allora aspettiamo di capirci qualcosa di più mercoledi mattina, almeno quello è sicuro oppure dipende dalla durata della colazione dei parlamentari :wall:
 
Apperò pensavo fossi solo io che non consocevo............e invece sembra un "dubbio di Stato" :mmmm:

Allora aspettiamo di capirci qualcosa di più mercoledi mattina, almeno quello è sicuro oppure dipende dalla durata della colazione dei parlamentari :wall:

il problema si porrà, eventualmente, solo alla terza votazione. ai 200 deputati del 17 e del 23 non ci arriveranno neanche vicini.
 
Lapavitsas aveva proposto un piano B, con ritorno alla Dracma.
La cosa che trovo più curiosa in tutta questa vicenda è che la diatriba tra ottimisti e pessimisti ruota intorno al fatto che in Syriza prevalgano i pro euro (secondo i primi) o i pro dracma (secondo i secondi).
A conti fatti, però, che Syriza abbia i numeri per uscire dall'euro è assai improbabile, e che abbia la volontà di farlo pure, perché sa a cosa andrebbe incontro.
La vera domanda da porsi, a mio parere, non è se un ipotetico governo Syriza vorrà/dovrà tenere la Grecia nell'euro (il che è scontato), quanto piuttosto se i padroni dell'euro vorranno tenere una Grecia con un governo a guida Syriza (con le conseguenti politiche anti austerità, e il rischio che altri - seguendo quel modello - le propongano altrove) o se invece preferiranno abbatterlo a colpi di spread.
 
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La cosa che trovo più curiosa in tutta questa vicenda è che la diatriba tra ottimisti e pessimisti ruota intorno al fatto che in Syriza prevalgano i pro euro (secondo i primi) o i pro dracma (secondo i secondi).
A conti fatti, però, che Syriza abbia i numeri per uscire dall'euro è assai improbabile, e che abbia la volontà di farlo pure, perché sa a cosa andrebbe incontro.
La vera domanda da porsi, a mio parere, non è se un ipotetico governo Syriza vorrà/dovrà tenere la Grecia nell'euro (il che è scontato), quanto piuttosto se i padroni dell'euro vorranno tenere una Grecia con un governo a guida Syriza (con le conseguenti politiche anti austerità, e il rischio che altri - seguendo quel modello - le propongano altrove) o se invece preferiranno abbatterlo a colpi di spread.

sarebbe l'ennesima prova dell'euro-insostenibilità.
l'unione non si regge a colpi di spread.
questo giochino sta per finire.
 
Ovviamente le speranze sono alla terza votazione ... ma già dalla prima si vedrà come potrebbe andare.

Il dubbio resta sui deputati agli arresti domiciliari ... da conteggiare entro i 180 ... in subordine quelli assenti al voto.

Siamo sempre allo stesso punto, non trovo nulla e gli stessi greci fanno gli gnorri ... ma devono aver ben presente il problema.

in un mondo normale gli arrestati dovrebbero essere già stati surrogati ...
 
Ovviamente le speranze sono alla terza votazione ... ma già dalla prima si vedrà come potrebbe andare.

Il dubbio resta sui deputati agli arresti domiciliari ... da conteggiare entro i 180 ... in subordine quelli assenti al voto.

Siamo sempre allo stesso punto, non trovo nulla e gli stessi greci fanno gli gnorri ... ma devono aver ben presente il problema.
Penso che questo sarà l'asso nella manica di Samaras, da tirare fuori all'ultimo momento, nel caso che manchino due o tre voti ai fatidici 180.
Altrimenti, inutile tirare in ballo questa opportunità!
 
Da Yahoo finanza

Grecia a rischio liquidità da marzo in caso di elezioni.

La Grecia rischia di finire a corto di liquidità a partire dal prossimo marzo, in caso di elezioni anticipate. A lanciare il monito è stato il ministro delle Finanze Guikas Hardouvelis, in una intervista al quotidiano Naftémporiki. Se il Parlamento non dovesse riuscire ad eleggere un nuovo presidente della Repubblica si rischia lo scioglimento anticipato, con conseguente voto.

Questo scenario causerebbe "uno scarto finanziario - ha detto il ministro -. E sarebbe gestibile fino a febbraio, ma poi a partire da marzo il fabbisogno aumenterà".

Secondo un rapporto del Fondo monetario internazionale dello scorso ottobre la Grecia avrà bisogno di 10 miliardi di euro di finanziamenti nel 2015. A gennaio la troika di Ue, Bce e Fmi tornerà nel Paese per negoziare una estensione dei sostegni che potrebbe essere ratificata dall'Eurogruppo del 26.

Ma questo solo se sarà stato eletto il nuovo capo dello Stato, carica per la quale il governo di Antonis Samaras ha proposto l'ex commissario europeo Stavros Dimas.
 
Ansa

La Grecia è forse l'unica nazione al mondo in cui l'elezione del Presidente della Repubblica - un atto di norma formale, che fra l'altro elegge una figura che non ha alcun potere reale - può trasformarsi in un terremoto che provochi lo scioglimento del Parlamento e andare alle elezioni anticipate. Con la conseguente polarizzazione del clima politico che mette a rischio la stabilità del Paese. E' successo nel 2009 con il Pasok (socialista) e il suo leader Giorgos Papandreou quando a capo del governo c'era Costas Karamanlis (di Nea Dimokratia, centro-destra) e potrebbe succedere tra qualche giorno per mano di Syriza (sinistra radicale e maggiore partito d'opposizione) e il suo leader Alexis Tsipras. Secondo la costituzione, infatti, se non si riesce ad eleggere il capo dello stato, il Parlamento di scioglie automaticamente

La decisione del governo di "chiudere" la questione dell'elezione del presidente prima della fine del 2014 sembra stia dando i primi segnali di questo cambiamento di tendenza.

Infatti, stando ai risultati di un sondaggio d'opinione condotto dalla società Kapa Research per conto dell'edizione domenicale del quotidiano To Vima, Syriza continua ad occupare il primo posto nelle preferenze dei greci ma il divario con Nea Dimokratia ha cominciato a ridursi. In base alla ricerca, infatti, Syriza ottiene il 25,5% delle preferenze contro il 22,7% di Nea Dimokratia. Ciò significa che la differenza tra i due partiti è scesa dal mese scorso dal 3,6% al 2,8%. Al terzo posto si trova il Pasok con il 6,7%. Seguono To Potami (Il Fiume, la nuova formazione di centro-sinistra) con il 6%, il partito filo-nazista Chrysi Avgì (Alba Dorata) con il 5,9% e il Partito Comunista di Grecia (Kke) con il 5,8%.
Gli indecisi superano il 18%.
Sempre in base al sondaggio, il 57,8% degli intervistati non vuole le elezioni anticipate e si dice favorevole all'elezione del nuovo capo dello Stato da parte dell'attuale Parlamento, mentre una percentuale molto significativa, il 72,2%, considera positiva la decisione del governo di accelerare l'elezione del presidente della Repubblica.
Inoltre il 59,9% degli intervistati considera il ricorso anticipato alle urne come uno sviluppo negativo per l'economia e per la società greca e il 57,8% (contro il 46,5% di due mesi fa) ritiene oggi che il rischio dell'uscita della Grecia dall'eurozona sia tornato.
Alla domanda su chi sarebbe il miglior premier al momento per il Paese, il 45,1% degli intervistati ha risposto Samaras, contro il 33,5% che ha detto di preferire Tsipras, mentre il 18,9% ha risposto "nessuno dei due".
Il sondaggio è stato condotto a livello nazionale nei giorni 10 e 11 dicembre.
 

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