Il bagno di sangue degli Hedge Funds

Fleursdumal

फूल की बुराई
"Il bagno di sangue degli Hedge Funds" preso da www.borsari.it

Dopo aver dissertato riguardo le possibili influenze planetarie sui grafici borsistici seguendo la logica della fisica classica, torniamo adesso sulla… Terra e parliamo di un problema molto reale accaduto tra il 16 gennaio e il 3 marzo 2003.

In quel periodo il mercato azionario mondiale stava cercando quello che poi si sarebbe rivelato un minimo importante, mi verrebbe quasi di scrivere “il minimo dell'anno”, ma non è corretto, non fosse altro che l'anno solare non si è ancora concluso.

Sicuramente era nell'opinione dei più e soprattutto nell'opinione di molti operatori del settore che il minimo delle borse azionari mondiali del 12 marzo 2003 sarebbe stato violato da uno successivo tra agosto e ottobre dello stesso anno.

Della stessa opinione erano probabilmente anche alcuni investitori facoltosi, probabilmente istituzionali di medio calibro, che generalmente speculano nelle due direzioni del mercato, gli Hedge Funds appunto.

Il mercato a cui facciamo riferimento è quello che fa capo alle opzioni MIBO, il cui sottostante è l’indice italiano dei trenta titoli a maggiore capitalizzazione, il MIB30.

Vediamo alcuni esempi.

il 16 gennaio pomeriggio tra le 15:15 e le 15:30 sono partiti 5 ordini di pesanti acquisti sull’opzione MIBO PUT SET 18000, con prezzi che oscillavano tra i 515 e i 525 tic (1 tic = 2,5 Euro) e con il sottostante a 24900 (massimo intraday). In tutto, 400 contratti per un controvalore di circa 1 miliardo di vecchie lire.

Gli ultimi scambi precedenti risalivano al 10 gennaio per 280 tic. In Dicembre la stessa opzione era stata scambiata a 720. Con una differenza però: i VOLUMI. In Dicembre 1 o 2 contratti, il 16 gennaio 400 in circa un quarto d'ora, in contro-fase rispetto al movimento rialzista intraday.

All'epoca avevo fatto alcune considerazioni, che riporto:

(1) è assai probabile che il compratore non sia stato un privato, ma probabilmente l’accordo è stato pattuito da due market makers: l'acquirente avrà avuto quasi sicuramente tante ENI in portafoglio da smuovere il sottostante alla fine di un movimento impulsivo ribassista (che tanto prima o poi tra agosto e ottobre ritenevo ci sarebbe sicuramente stato) ed a un certo punto, il nostro amico avrebbe iniziato a picchiare con il FIB. Viceversa il venditore, strappato un buon prezzo, avrebbe scommesso almeno su una scarsa forza del mercato in discesa.

(2) La seconda considerazione è sullo strike price entro il terzo venerdì di settembre (il 19 per la precisione). Supponiamo che il MIB30 avesse toccato quota 16800 per fine agosto, tanto per fare un esempio di un ribasso violento e veloce. L'anno scorso in agosto a 20 giorni dalla scadenza un'opzione di 1200 punti IN THE MONEY valeva circa 1350 tic, ovvero il 5% del sottostante. Supponiamo di chiudere l'operazione in forza del movimento ribassista spuntando un prezzo medio di 1560 tic. Commissioni zero perché abbiamo a che fare con un market maker: Il rapporto Beneficio/Rischio è dunque uguale a 3 che si ottiene dal rapporto tra il valore alla chiusura dell’operazione diviso il valore all’acquisto (nel nostro caso 1560/520).

Non mi sembrava un'operazione brillantissima, considerando il carattere rischioso della stessa (acquisto di DEEP OUT OF THE MONEY a scadenza lontana) anche se 16800 era un possibile target anche se spazialmente lontano. Tuttavia un Beneficio/Rischio uguale a 3 per questo tipo di operazioni poteva risultare a mio avviso troppo basso. Ovviamente se l’acquirente avesse voluto spuntare prezzi a lui più vantaggiosi non avrebbe trovato una controparte disposta ad accollarsi il rischio mercato, dall’altra parte c’era un analista, mica uno sprovveduto.

(3) Come si acquistano tante opzioni in un mercato non liquido? Relativamente semplice risponderanno i gestori che come noto hanno una notevole “potenza di fuoco”: si inserisce un prezzo appetibile che il mercato tuttavia rifiuta e nell’intraday si smuove velocemente l'indice al rialzo comprando massicciamente i titoli che pesano maggiormente nel sottostante per poi rivenderli nelle ore successive. Ovviamente non a caso, ma correlandosi agli altri mercati europei o meglio ancora americani, su qualche dato macro o societario.

Nel frattempo, a una settimana di distanza con il mercato debole ed anemico......

Giovedì 23 gennaio 2003

Acquisto di 400 put 23500 giugno 2003 + 400 put 23500 settembre 2003 (MIB a 23185) in due trances alle 10:00 venivano piazzati i primi due ordini 200 giugno e 200 settembre e alle 12:00 venivano piazzati i secondi due ordini 200 giugno e 200 settembre per un controvalore di circa 9 miliardi di lire.

Per la serie: 23500 (21 set 2001 dovuto alla parte finale del movimento sponsorizzato “Twin Towers”) è una barriera che il mercato difficilmente scavalcherà e manterrà nella seconda parte dell'anno 2003 (era ciò che veniva pensato praticamente da tutti).

Se il mercato avesse raggiunto l'area 20530 (minimo 2002) sarebbero stati ripresi i soldi investiti, soprattutto se il movimento avesse avuto luogo prima del 3° venerdì di giugno.

Qualora poi si fosse rotto quel supporto e se il 18000 fosse diventato IN THE MONEY……

Chi ha così tanti soldi ha i mezzi per manipolare l'indice di un mercato non efficiente e relativamente piccolo come il nostro e, durante i rintracciamenti correttivi, con grande “zelo” fa incetta di ENI, ENEL e GENERALI in modo da avere in mano il MIB30, essendo questi titoli quelli che pesano maggiormente sull’indice.

I giornali diranno poi che ENI ENEL e GENERALI rappresentano i titoli più sicuri e meno bastonati nella valanga dei ribassi e qualcuno si metterà a ruota comprando sui massimi di questi titoli "più sicuri" e "molto sottovalutati rispetto al loro valore".

E quando i mercati mondiali si saranno fatti nuovamente deboli, gli smaliziati gestori si sarebbero lasciati cadere il "pane di mano" amplificando il ribasso. E cosa avrebbero usato? Ma ENI, ENEL E GENERALI ovviamente.

Da buoni manipolatori, il giochino avrebbe funzionato soprattutto se si fossero trascinati dietro una valanga di stop loss. A ciò si aggiunga il fatto che, in corrispondenza della vendita delle azioni che controllano il MIB30 questi signori generalmente vendono pure i contratti Futures (sarebbe stato un film già visto, vedasi il ribasso iniziato a primavera del 2002 e il modo in cui è stato cavalcato dagli Hedge Funds).

Le opzioni però hanno l'indubbio vantaggio di rischiare "solo" il premio (10 miliardi di lire), mentre il margine di garanzia dei FIB sarebbe stato di 13 miliardi e 250 milioni di lire, con il "piccolo" inconveniente di avere rischio potenzialmente illimitato o comunque delle perdite lineari anziché "smorzate" come quelle che hanno le opzioni quando si è sbagliato la direzione del trade. Per farla breve, le opzioni sono costate loro un po' meno, ma il vero vantaggio è di non rischiare il capitale del corrispondente venditore di FIB qualora il mercato avesse svoltato al rialzo. I compratori di opzioni comunque hanno anche i loro svantaggi, il loro grande nemico è la diminuzione della volatilità implicita di medio periodo.

Tralascio il commento delle singole altre operazioni e vediamo la tabella completa con tutti i movimenti importanti di quel periodo sulle scadenze trimestrali lontane.

Ora
Data
Val. MIB30
Tipo
Strike Price
Scadenza
Num. Contratti
Premio (Tic)
Controval. (Euro)











15:15-15:30
16 GEN
24900
PUT
18000
19 SET
400
520
520.000

10:00-12:00
23 GEN
23185
PUT
23500
20 GIU
400
-----
4.650.000

10:00-12:00
23 GEN
23185
PUT
23500
19 SET
400
-----

14:25
29 GEN
22094
CALL
22500
20 GIU
200
1495
747.500

15:55
30 GEN
22770
PUT
23000
20 GIU
200
2000
1.000.000

15:55
30 GEN
22770
PUT
22000
20 GIU
200
1595
797.500

-----
3 FEB
23199
PUT
18000
19 SET
200
695
347.500

-----
3 FEB
23199
PUT
20000
19 SET
400
1248
1.248.000

-----
3 FEB
23199
PUT
25000
19 SET
200
3583
1.791.500

15:47
6 FEB
22540
CALL
25000
20 GIU
200
675
337.500

12:04
6 FEB
22790
CALL
23000
19 SET
200
1750
875.000

12:07
6 FEB
22784
PUT
23000
19 SET
200
2580
1.290.000

------
6 FEB
22534
CALL
23000
19 SET
300
1720
1.290.000

10:00-14:00
7 FEB
22654
PUT
21500
20 GIU
200
1320
660.000

12:33
10 FEB
22494
PUT
23000
20 GIU
100
2070
517.500

12:33
10 FEB
22494
PUT
23000
19 SET
100
2675
668750

------
10 FEB
22494
CALL
27000
20 GIU
300
250
187.500

10:02
13 FEB
22686
PUT
21500
20 GIU
135
1165
393.188

10:00
13 FEB
22678
PUT
23000
20 GIU
100
1970
492.500

14:55
13 FEB
22968
CALL
26000
20 GIU
200
450
225.000

14:56
13 FEB
22970
CALL
26000
19 DIC
200
1065
213.000

15:26
13 FEB
22922
PUT
21500
20 GIU
100
1165
291.250

16:47
13 FEB
22821
PUT
23000
19 DIC
500
2750
3.437.500

15:50
18 FEB
23636
CALL
23000
20 GIU
250
1850
1.156.250

9:50
18 FEB
23301
CALL
24000
20 GIU
200
1275
637.500

12:15
18 FEB
23451
CALL
27000
20 GIU
80
325
65.000

15:39
18 FEB
23616
CALL
23000
19 SET
250
2150
1.343.750

14:41
18 FEB
23555
CALL
24000
19 DIC
200
200
100.000

16:54
3 MAR
23221
PUT
23000
20 GIU
200
1520
760.000

15:39
3 MAR
23502
PUT
23000
19 SET
200
2100
1.050.000

16:15
3 MAR
23550
PUT
21000
19 DIC
200
1560
780.000

16:15
3 MAR
23550
CALL
30000
19 DIC
600
308
462.000

12:00
3 MAR
23326
CALL
23000
19 SET
400
1520
1.520.000

12:00
3 MAR
23326
PUT
23000
19 SET
400
2390
2.390.000


Nella prima colonna e nella seconda abbiamo rispettivamente ora e data dell'acquisto, nella terza il valore corrispondente del sottostante, nella quarta il tipo di opzione, nella quinta e sesta rispettivamente lo strike price e la scadenza, nella settima il numero di contratti comprati contemporaneamente dall'acquirente, nell'ottava colonna il valore in tic del singolo contratto, e infine nell'ultima colonna il controvalore in Euro dato semplicemente dal prodotto nel numero di contratti per il valore in tic del contratto (1 tic = 2,5 Euro).

Come è facile osservare, il controvalore complessivo ammonta ad oltre 60 miliardi di vecchie lire. Ovviamente sono stati considerati solamente gli scambi "pesanti", in quanto il mercato ha visto anche tagli inferiori, che tuttavia non interessano per studiare i movimenti dei fondi speculativi.

La nostra attenzione è subito catturata dal fatto che se si escludono le scadenze del 19 dicembre, tutte le altre opzioni sarebbero dovute essere già state esercitate. A prescindere che oggi sappiamo come è andata ("il senno di poi è scienza esatta"), è facile verificare che il vero affare lo hanno fatto i venditori. Infatti il 20 giugno il MIB30 ha aperto a 26123 e l'unica opzione che a scadenza avrebbe fatto guadagnare l'acquirente sono stati i 200 contratti CALL 25000 acquistati alle 15:47 del 6 febbraio a 675 tic. La differenza non ha certo giustificato il rischio corso da chi le opzioni le ha acquistate. Il massimo prezzo raggiunto dal contratto sono stati 1295 tic (18 giugno), per un Beneficio/Rischio di 1,9 (basso davvero per un’operazione di acquisto di opzioni DEEP OUT OF THE MONEY).

Ovviamente non conosciamo la storia successiva dei contratti in quanto una volta che la scadenza si è avvicinata, l'opzione è diventata via via più liquida e le posizioni inizialmente assunte potevano eventualmente essere chiuse prima della scadenza stessa, o a loro volta coperte da contratti CALL, o acquisto di FIB.

Per quanto riguarda le scadenze settembre (venerdì 19), il MIB30 apriva a 26205 e solo pochi acquirenti (quelli delle CALL 23000) hanno potuto gioire, avendo tuttavia un Beneficio/Rischio a scadenza compresi tra 1.5 e 1.8, quindi bassi anche in questo caso.

Cosa è successo? Perché quasi tutti gli acquirenti sono stati massacrati?

Perché vi è stata questa emorragia di miliardi anche da istituzionali sicuramente non sprovveduti?

Varie sono le ragioni. Dal punto di vista di analisi di mercato abbiamo assistito in questo periodo ad una contrazione della volatilità implicita che si è letteralmente mangiata il prezzo delle opzioni.

Per fare un esempio il 24 luglio 2002 un'opzione AT THE MONEY (inteso come il prezzo medio della CALL e della PUT) a sedici giorni dalla scadenza valeva 5.1% il valore del sottostante. In quella data abbiamo raggiunto il massimo della volatilità di questo ultimo periodo. Viceversa esattamente un anno dopo lo stesso contratto AT THE MONEY a 16 giorni dalla scadenza (23 luglio 2003) valeva solamente 1,7% del sottostante. Il MIB30 il 24 luglio 2002 valeva 23479, mentre il 23 luglio 2003 valeva 25188 e le opzioni rispettivamente 1174 e 428 tic l'una.

In pratica, a fronte di una variazione del sottostante del 7.3%, l'opzione perdeva circa il 70% del suo valore principalmente dovuta al calo della volatilità implicita, ovvero delle aspettative del mercato per il medio periodo, il cui movimento da direzionale si era piano piano trasformato in laterale. E in queste condizioni ad essere contenti è chi la volatilità la vende non certo chi la compra.

Ma andiamo al nocciolo della questione: perché la volatilità è così calata nei mercati internazionali (soprattutto europei) in questi ultimi mesi, quando ormai tutti si aspettavano l'ultimo strappo? E soprattutto, si poteva in corso d’opera prevedere uno scenario così sfavorevole all’acquisto di opzioni?

A queste domande risponderemo nella prossima puntata.

Alberto Caruso
 
Fleursdumal ha scritto:
"Il bagno di sangue degli Hedge Funds" preso da www.borsari.it
......

Ma andiamo al nocciolo della questione: perché la volatilità è così calata nei mercati internazionali (soprattutto europei) in questi ultimi mesi, quando ormai tutti si aspettavano l'ultimo strappo? E soprattutto, si poteva in corso d’opera prevedere uno scenario così sfavorevole all’acquisto di opzioni?

A queste domande risponderemo nella prossima puntata.

Alberto Caruso

Molto interessante.

Quello che in genere si fa, in merito allo studio della volatilità implicita delle opzioni e la costruzione del famoso smile!
Dopo aver costrutito lo smile che anche sul nostro mib30 funziona, si può tentare di prevedere la vola con il famoso Garch. Chi conosce un pò di econometria sa di che parlo. Il Garch è molto usato anche nel suo modello più semplificato.

Un'altro metodo più complesso (che io ammetto di non aver mai capito nel dettaglio) e di valutare la curva di distribuzione dei rendimenti dello opzioni su vari strike. Poi valutandone la curtosi, in teroria si dovrebbe capire da che parte va il mercato. Se vi interessa cerco e posto il titolo di un articolo interessante su questo argomento, con tutta la derivazione.

Un saluto :)

conide
 
conide ha scritto:
Fleursdumal ha scritto:
"Il bagno di sangue degli Hedge Funds" preso da www.borsari.it
......

Ma andiamo al nocciolo della questione: perché la volatilità è così calata nei mercati internazionali (soprattutto europei) in questi ultimi mesi, quando ormai tutti si aspettavano l'ultimo strappo? E soprattutto, si poteva in corso d’opera prevedere uno scenario così sfavorevole all’acquisto di opzioni?

A queste domande risponderemo nella prossima puntata.

Alberto Caruso

Molto interessante.

Quello che in genere si fa, in merito allo studio della volatilità implicita delle opzioni e la costruzione del famoso smile!
Dopo aver costrutito lo smile che anche sul nostro mib30 funziona, si può tentare di prevedere la vola con il famoso Garch. Chi conosce un pò di econometria sa di che parlo. Il Garch è molto usato anche nel suo modello più semplificato.

Un'altro metodo più complesso (che io ammetto di non aver mai capito nel dettaglio) e di valutare la curva di distribuzione dei rendimenti dello opzioni su vari strike. Poi valutandone la curtosi, in teroria si dovrebbe capire da che parte va il mercato. Se vi interessa cerco e posto il titolo di un articolo interessante su questo argomento, con tutta la derivazione.

Un saluto :)

conide

estremamnete grato se posti il link
grazie marco
ps grazie anche a Fleursdumal per il post
personalmente ,considero errato l'approccio evidenziato da caruso ,quindi aspetto con ansia le conclusioni
 
deltazero ha scritto:
conide ha scritto:
Fleursdumal ha scritto:
"Il bagno di sangue degli Hedge Funds" preso da www.borsari.it
......

Ma andiamo al nocciolo della questione: perché la volatilità è così calata nei mercati internazionali (soprattutto europei) in questi ultimi mesi, quando ormai tutti si aspettavano l'ultimo strappo? E soprattutto, si poteva in corso d’opera prevedere uno scenario così sfavorevole all’acquisto di opzioni?

A queste domande risponderemo nella prossima puntata.

Alberto Caruso

Molto interessante.

Quello che in genere si fa, in merito allo studio della volatilità implicita delle opzioni e la costruzione del famoso smile!
Dopo aver costrutito lo smile che anche sul nostro mib30 funziona, si può tentare di prevedere la vola con il famoso Garch. Chi conosce un pò di econometria sa di che parlo. Il Garch è molto usato anche nel suo modello più semplificato.

Un'altro metodo più complesso (che io ammetto di non aver mai capito nel dettaglio) e di valutare la curva di distribuzione dei rendimenti dello opzioni su vari strike. Poi valutandone la curtosi, in teroria si dovrebbe capire da che parte va il mercato. Se vi interessa cerco e posto il titolo di un articolo interessante su questo argomento, con tutta la derivazione.

Un saluto :)

conide

estremamnete grato se posti il link
grazie marco
ps grazie anche a Fleursdumal per il post
personalmente ,considero errato l'approccio evidenziato da caruso ,quindi aspetto con ansia le conclusioni
siamo in 2
anzi ti dirò di + a me sembra una grande
enorme
..............
 
Ciao, non è un link su internet ma il nome di un paper apparso su un giornale del settore. Purtoppo non ho con me tutti i riferimenti ma solo autore e titolo (non sono a casa e non ci sarà per un pò):

Autore: David Shimko
Titolo: Bounds of Probability

Ciao :)
 
Ho cercato su internet ed ho trovato i dettagli.

Shimko, David C. "Bounds of Probability." Risk Magazine 6, no. 4 (April 1993): 33-37.

conide :)
 
Ecco la seconda puntata:

L’asimmetria della volatilità implicita

Quando dopo aver viaggiato nel sottosuolo con la metropolitana, risaliamo le scalette che ci riportano in superficie e troviamo in prossimità dell'uscita i simpatici ragazzi di colore che cercano di venderci i loro variopinti ombrellini, abbiamo la certezza che il tempo nuvoloso che avevamo lasciato quando siamo entrati, è nel frattempo volto al peggio.

Perché gli ombrelli che prima non interessavano possono per alcuni diventare merce preziosa? Cosa è cambiato tra quando siamo entrati nel tunnel e quando siamo usciti?

Ma la volatilità implicita naturalmente!!

Già, la volatilità implicita…… tutti la intuiscono, ma è difficile dominarla concettualmente, pronta a pugnalarci la schiena come una lama sottile che esce dall’ombra, oppure fedele alleata che amplifica i guadagni come brezza leggera che gonfia le vele della nostra barca. La volatilità implicita è come una strada in pendenza e le speculazioni con le opzioni sono la bicicletta; sta al trader capire se vuole affrontare una salita impervia o godersi il panorama pedalando dolcemente lungo la discesa.

I modelli matematici che descrivono le opzioni non sono certo facili ed ammettendo pure di studiarli e di capirli a fondo, vanno poi correttamente interpretati in corso d'opera, in quanto, il professore che interroga - il Mercato - è tanto spietato quanto imparziale, nasconde le sue intenzioni come un abile giocatore di poker per poi attirare nelle sue trappole micidiali mostrando apparenti correlazioni che prontamente si dissolvono come miraggi nel deserto.

In genere i più smaliziati sono soliti associare la volatilità implicita al grazioso "numeretto" chiamato VIX che altro non è che un’opzione "sintetica" ottenuta dalla media ponderata dei prezzi delle 8 opzioni call e put più scambiate che possiedono una vita media residua di 30 giorni sullo S&P100 (uno dei fratelli dell'S&P500). Il VIX è giustamente considerato in grado di anticipare le inversioni di mercato dovute all'eccesso di panico o di euforia ed è spesso è studiato congiuntamente al rapporto tra il numero di put e il numero di call scambiate (put/call ratio). Per gli amanti della materia esiste anche il VXN il fratello gemello del VIX sul Nasdaq100.

La loro validità risiede nel fatto che, essendo entrambi i mercati estremamente liquidi, sono considerati essere buone approssimazioni delle tendenze del mercato azionario mondiale.

E’ bene tuttavia non trascurare il fatto che la volatilità implicita è considerata avere un andamento inverso alla tendenza del mercato, in aumento quando quest'ultimo è ribassista, viceversa in diminuzione quando è rialzista. Ciò è particolarmente vero per le opzioni PUT. Insomma se vogliamo disegnare ad una lavagna ideale il concetto astratto di AUMENTO della volatilità implicita lo assoceremmo idealmente alla PAURA.

Se da una fase di mercato laterale a cui è associata una determinata volatilità implicita, si passa ad una ribassista, i venditori di opzioni sono disposti a vendere le PUT a prezzi mediamente maggiori e i compratori sono disposti a spendere un po' di più per cavalcare l'onda del trend che si sta sviluppando. Il problema dunque si sposta sulla velocità acquisita dal sottostante in funzione delle aspettative nel breve e del suo comportamento rispetto ai valori medi, infatti il processo rallenta o addirittura inverte la propria tendenza quando coloro che acquistano non sono più disposti a credere in un ulteriore ribasso. E questa sorta di pendolo oscilla attorno a valori medi, si gonfia e si sgonfia in disarmonica e capricciosa ciclicità.

In genere quando la volatilità implicita continua a soggiornare a livelli molto bassi, è sintomo di scarsa percezione del rischio azionario e quando la tendenza si stabilizza e la variazione della volatilità tende a decrescere moderatamente o addirittura a stabilizzarsi dopo anni di eccessi, si pongono le basi per la continuazione del movimento rialzista. Ovviamente è troppo semplicistico aprire posizioni corte nella direzione della crescita della volatilità implicita solo per il fatto che questa è a valori storicamente bassi, svincolandosi dal contesto del mercato e dalla storia del sottostante sia sul breve che sul lungo periodo.

Così come può essere pericoloso anticipare un movimento ribassista solo per il fatto che il livello del put/call ratio aumenta, palesando che gli operatori hanno iniziato a coprirsi. Ovviamente, i due indicatori, soprattutto se usati congiuntamente e professionalmente, sono estremamente preziosi, ma non rappresentano la formuletta magica, seguendo la quale si fanno soldi facilmente e senza rischio.

E' tuttavia estremamente interessante verificare quante informazioni si possono ricavare dal grafico del movimento dei prezzi delle opzioni, soprattutto quando ad essere osservato non è un unico numero caratteristico medio, ma addirittura tutti suoi i singoli componenti.

Vorrei fare un esempio carpito al mercato delle opzioni sul MIB30: ore 15:00 di mercoledì 24 luglio 2002 quando il MIB30 raggiungeva l'apice del panic selling con le opzioni che erano diventate carissime in rapporto al valore del sottostante. Quel giorno comprando una CALL OUT OF THE MONEY distante circa 1000 punti dall’AT THE MONEY non si sarebbe fatto un grande affare.

Ad esempio in chiusura una CALL 24500 scadenza AGOSTO (17 giorni dalla scadenza) scambiava a 806 tic (3.4% il sottostante), la stessa opzione scadenza SETTEMBRE (42 giorni dalla scadenza) scambiava a 1288 (5.5% il sottostante). Basti pensare che il valor medio di un’opzione AT THE MONEY a 17 giorni dalla scadenza vale circa il 2.8% e a 42 giorni vale il 4%). Questo in pratica significava pagare un’opzione 1000 punti OUT OF THE MONEY il 20% in più di una AT THE MONEY “media”. Il senno di poi ci dice infatti che la molla era carica e il rialzo era a quel punto scontatissimo. …… Ma era vero o è la solita scienza esatta del “senno di poi”? ….. Che cosa è successo dopo?

Il mercato ripartiva impazzito in un trend rialzista frammentato da violente correzioni al ribasso che sfido chiunque a mercati aperti a sapere esattamente che cosa sarebbe successo nei giorni e nelle settimane successive. La storia ad esempio ci ha detto che il 31 luglio quella stessa opzione di agosto scambiava a 1310 tic e la "cugina" che scadeva il mese successivo 2084 tic. Rispettivamente a 12 e 37 giorni dalla scadenza. Quel giorno il MIB30 chiuse a 25254 circa 2700 tic sopra il minimo del 24 luglio e nonostante tutto ciò l'opzione più volatile, quella con scadenza più vicina, aveva guadagnato solo 504 tic contro i 796 della cugina che scadeva a settembre….. con il MIB30 che nel frattempo si era riconquistato la bellezza di 2700 tic.

Ma anche un coraggioso che avesse fatto sua il 24 luglio una AT THE MONEY CALL 23500 AGOSTO, la pagava 1321 tic per ritrovarsene circa 2190 il 31 luglio (solo 959 tic in più a fronte dei 2700 di indice…..) e per quanto riguarda la scadenza settembre? 1785 tic il 24 luglio erano 2310 il 31 luglio (525 tic in più….. quella sì che era pigra!!! Non ci credeva nessuno nel proseguimento del trend rialzista di medio periodo…..). Ma se le AT (che nel frattempo erano diventate IN) a scadenze più lontane (settembre contro agosto) erano così pigre a salire significava che la volatilità implicita diminuiva assai velocemente.

Bene, direte voi, ma tutto questo cosa c'entra con il bagno di sangue degli Hedge Funds e soprattutto, perché la volatilità è così calata nei mercati internazionali (soprattutto europei) in questi ultimi mesi (da marzo 2003), quando ormai tutti si aspettavano l'ultimo strappo ribassista? Si poteva in corso d’opera prevedere uno scenario così sfavorevole all’acquisto di opzioni, all'inizio del 2003?

Non è un caso, che mi sia dilungato in quelli che possono sembrare oziosi calcoli sui prezzi delle opzioni. Sono conscio del fatto che vi sarete annoiati e che non avrete seguito perfettamente tutti i ragionamenti, ma quello “che deve rimanere” dopo tanto sforzo intellettuale è questa asimmetria di comportamento del prezzo delle opzioni tra le discese e le salite di mercati.

I rialzi mediamente sono meno violenti, anche se non è una regola generale, e in genere se lo sono, sono stati spesso preceduti da una fase di ribassi di fine ciclo.

Nel frattempo la volatilità implicita (che come abbiamo accennato è il termometro della paura dei mercati) cresce allegramente durante il ribasso e quindi pudicamente si contrae nel successivo rialzo e questo è tanto più vero tanto più il trend di lungo è ribassista e la correzione rappresenta un rally da mercato di orso, soprattutto se prolungato.

…… proprio come adesso…..

e da che cosa si capisce che la salita di ottobre 2002 e quindi di marzo 2003 rischia di essere un rally da mercato di orso? Dalla sua velocità media, ovvero dallo spazio medio percorso in funzione del tempo impiegato a percorrerlo. Nessuno sa come andranno le cose in futuro, ma al momento sui mercati europei la velocità media rialzista di questo ultimo periodo è nettamente inferiore a quella ribassista iniziata nel marzo del 2000.

Ma insomma questi Hedge Funds? ……mi direte giustamente voi.

In gennaio il prezzo medio delle opzioni AT THE MONEY era rientrato nei valori medi e a quel punto erano possibili due scenari che andiamo ad analizzare:

Il primo era quello di ACQUISTARE VOLATILITA’ IMPLICITA comprando contemporaneamente una CALL e una PUT ad esempio AT THE MONEY a scadenza lontana, e alcuni lo hanno fatto se si va a confrontare la tabella dell’articolo precedente. Alcuni di essi avevano scelto come spartiacque il 23000 che approssimava il minimo del 21 settembre 2001 (Twin Towers) e il minimo del 24 luglio del 2002 e lì avevano costruito i loro “Debit Straddle” (acquisto di un ugual numero di CALL e PUT AT THE MONEY a stesso strike e stessa scadenza, “Debit Strip” e “Debit Strap” rispettivamente acquisto di un numero doppio di PUT rispetto alle CALL , e viceversa.

Ovviamente i facoltosi acquirenti si saranno augurati di un nuovo ribasso devastante e diciamoci la verità, le ragioni tecniche e fondamentali c’erano tutte per giustificarlo. Purtroppo però, o ribasso devastante era, o sarebbero stati guai seri, giacché in caso contrario il valore CALL + PUT non sarebbe aumentato (gli indici da buoni somari si erano ormai abituati alle legnate sul groppone e il nuovo ribasso doveva farsi strada su un campo di battaglia pieno di morti e feriti impauriti o per dirla diversamente i polli da spennare a questo punto erano stati tutti spennati e non era facile che nel frattempo fossero stati sostituiti da altri pollastri, vista la pubblicità negativa che nel frattempo si era fatta il mercato azionario mondiale).

Ma se l’unica possibilità di guadagno con le opzioni era solo nel ribasso, non avrebbe avuto molto senso comprare le CALL, bastava acquistare le PUT, anche se un trade direzionale, svincolato da questo contesto, sarebbe apparso molto più rischioso. E infatti molti danarosi signori avevano proprio scommesso sulle sole PUT.

Ma vi era anche una seconda possibilità: VENDERE VOLATILITA’ IMPLICITA.

E qui sì, che era interessante vendere sia CALL che PUT non necessariamente in ugual numero. Questa scelta sarebbe stata premiata da due scenari: il rialzista non impulsivo e il ribassista moderato. Il trading range (come poi è stato) sarebbe stato l’ideale per i venditori.

Diciamoci la verità, tutto faceva pensare in quel periodo ad un nuovo ribasso devastante che avrebbe condotto dopo agosto a minimi inferiori a quelli di ottobre 2002. Tutto lo faceva pensare eccezion fatta l'aumento dei volumi sui mercati azionari americani e il corrispondente storno dei mercati obbligazionari e di materie prime il 9-10 ottobre 2002 e il 12-13 marzo 2003.

Inoltre i mercati azionari americani a differenza di quelli europei avevano il minimo di marzo 2003 superiore a quello di ottobre 2002. C'era una cosa che non tornava: il grande ribasso del 2000 ha avuto il suo vero battesimo del novembre del 2000 in concomitanza del dualismo Bush-Gore post elezioni, infatti prima (in marzo) era franata la "periferia" (Nasdaq), e solo in secondo momento ne aveva risentito il "centro" (Dow Jones). Viceversa, questo aumento di volumi così forte di coperture lo si era visto in marzo 2003. Per la serie: "ragazzi adesso basta, da qui non si passa!!"

Ora, dico io, se qualcuno ha un portafoglio enorme e conoscenze superiori, come può sorprendere gli analisti di mezzo mondo? Ma andando in controtendenza ovviamente! Vendendo in un mese notoriamente rialzista e comprando massicciamente in un mese notoriamente ribassista. Mi direte giustamente: ma andare in controtendenza è uno dei comandamenti del trader suicida. Ovviamente rispondo io, purché di non faccia giocare a poker i suoi avversari con uno specchio dietro la schiena……

E mentre tutti si chiedevano cosa stava succedendo, questi compratori che conoscevano a priori i dati macro e societari "veri" hanno anticipato il trend.

E chi mai può essere che sbaraglia addirittura i fondi speculativi, veri piranha dei mercati, forti di analisti professionisti e dotati di un ricco portafoglio? Ma le….. balene, ovviamente.

Tutto e tutti in Europa erano corti al punto che l’occhio allenato, dal semplice confronto dei principali grafici delle borse azionarie mondiali ne coglie a posteriori tutti gli aspetti e le sfumature. Basta infatti osservare l'inaspettata impennata degli indici americani, l'arrancante e indecisa rincorsa di quelli europei e la partenza posticipata ma esplosiva quello giapponese, per capire che cosa è probabilmente successo.

E sapete che cosa è successo? Che forse siamo stati "vittime" di una sapiente manovra concertata di là dall'oceano…… vittime sacrificali sull’altare del PIL statunitense….

"Ubi Major, Minor cessat", che tradotto liberamente dal latino significa: “quando uomo-con-pistola incontra uomo-con-fucile, uomo-con-pistola è morto".

Approfondiremo questi argomenti nella prossima puntata.

Alberto Caruso

Per coloro che fossero interessati ad intervenire l'e-mail dell'autore è su borsari.it
 
non vedo niente di eclatante
ha descritto il gamma
e ha supposto che esistono le mani forti
quello che non mi sembra corretto è
supporre l'esatta position di quelloc he aperto quei contratti
dire che la volatilità si vende e si compra con gli straddle
sulla correlazione inversa fra vola e sottostante,io sostengo che è solo un limite della b&s
aspetto
ciao marco
 

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