Fleursdumal
फूल की बुराई
"Il bagno di sangue degli Hedge Funds" preso da www.borsari.it
Dopo aver dissertato riguardo le possibili influenze planetarie sui grafici borsistici seguendo la logica della fisica classica, torniamo adesso sulla… Terra e parliamo di un problema molto reale accaduto tra il 16 gennaio e il 3 marzo 2003.
In quel periodo il mercato azionario mondiale stava cercando quello che poi si sarebbe rivelato un minimo importante, mi verrebbe quasi di scrivere “il minimo dell'anno”, ma non è corretto, non fosse altro che l'anno solare non si è ancora concluso.
Sicuramente era nell'opinione dei più e soprattutto nell'opinione di molti operatori del settore che il minimo delle borse azionari mondiali del 12 marzo 2003 sarebbe stato violato da uno successivo tra agosto e ottobre dello stesso anno.
Della stessa opinione erano probabilmente anche alcuni investitori facoltosi, probabilmente istituzionali di medio calibro, che generalmente speculano nelle due direzioni del mercato, gli Hedge Funds appunto.
Il mercato a cui facciamo riferimento è quello che fa capo alle opzioni MIBO, il cui sottostante è l’indice italiano dei trenta titoli a maggiore capitalizzazione, il MIB30.
Vediamo alcuni esempi.
il 16 gennaio pomeriggio tra le 15:15 e le 15:30 sono partiti 5 ordini di pesanti acquisti sull’opzione MIBO PUT SET 18000, con prezzi che oscillavano tra i 515 e i 525 tic (1 tic = 2,5 Euro) e con il sottostante a 24900 (massimo intraday). In tutto, 400 contratti per un controvalore di circa 1 miliardo di vecchie lire.
Gli ultimi scambi precedenti risalivano al 10 gennaio per 280 tic. In Dicembre la stessa opzione era stata scambiata a 720. Con una differenza però: i VOLUMI. In Dicembre 1 o 2 contratti, il 16 gennaio 400 in circa un quarto d'ora, in contro-fase rispetto al movimento rialzista intraday.
All'epoca avevo fatto alcune considerazioni, che riporto:
(1) è assai probabile che il compratore non sia stato un privato, ma probabilmente l’accordo è stato pattuito da due market makers: l'acquirente avrà avuto quasi sicuramente tante ENI in portafoglio da smuovere il sottostante alla fine di un movimento impulsivo ribassista (che tanto prima o poi tra agosto e ottobre ritenevo ci sarebbe sicuramente stato) ed a un certo punto, il nostro amico avrebbe iniziato a picchiare con il FIB. Viceversa il venditore, strappato un buon prezzo, avrebbe scommesso almeno su una scarsa forza del mercato in discesa.
(2) La seconda considerazione è sullo strike price entro il terzo venerdì di settembre (il 19 per la precisione). Supponiamo che il MIB30 avesse toccato quota 16800 per fine agosto, tanto per fare un esempio di un ribasso violento e veloce. L'anno scorso in agosto a 20 giorni dalla scadenza un'opzione di 1200 punti IN THE MONEY valeva circa 1350 tic, ovvero il 5% del sottostante. Supponiamo di chiudere l'operazione in forza del movimento ribassista spuntando un prezzo medio di 1560 tic. Commissioni zero perché abbiamo a che fare con un market maker: Il rapporto Beneficio/Rischio è dunque uguale a 3 che si ottiene dal rapporto tra il valore alla chiusura dell’operazione diviso il valore all’acquisto (nel nostro caso 1560/520).
Non mi sembrava un'operazione brillantissima, considerando il carattere rischioso della stessa (acquisto di DEEP OUT OF THE MONEY a scadenza lontana) anche se 16800 era un possibile target anche se spazialmente lontano. Tuttavia un Beneficio/Rischio uguale a 3 per questo tipo di operazioni poteva risultare a mio avviso troppo basso. Ovviamente se l’acquirente avesse voluto spuntare prezzi a lui più vantaggiosi non avrebbe trovato una controparte disposta ad accollarsi il rischio mercato, dall’altra parte c’era un analista, mica uno sprovveduto.
(3) Come si acquistano tante opzioni in un mercato non liquido? Relativamente semplice risponderanno i gestori che come noto hanno una notevole “potenza di fuoco”: si inserisce un prezzo appetibile che il mercato tuttavia rifiuta e nell’intraday si smuove velocemente l'indice al rialzo comprando massicciamente i titoli che pesano maggiormente nel sottostante per poi rivenderli nelle ore successive. Ovviamente non a caso, ma correlandosi agli altri mercati europei o meglio ancora americani, su qualche dato macro o societario.
Nel frattempo, a una settimana di distanza con il mercato debole ed anemico......
Giovedì 23 gennaio 2003
Acquisto di 400 put 23500 giugno 2003 + 400 put 23500 settembre 2003 (MIB a 23185) in due trances alle 10:00 venivano piazzati i primi due ordini 200 giugno e 200 settembre e alle 12:00 venivano piazzati i secondi due ordini 200 giugno e 200 settembre per un controvalore di circa 9 miliardi di lire.
Per la serie: 23500 (21 set 2001 dovuto alla parte finale del movimento sponsorizzato “Twin Towers”) è una barriera che il mercato difficilmente scavalcherà e manterrà nella seconda parte dell'anno 2003 (era ciò che veniva pensato praticamente da tutti).
Se il mercato avesse raggiunto l'area 20530 (minimo 2002) sarebbero stati ripresi i soldi investiti, soprattutto se il movimento avesse avuto luogo prima del 3° venerdì di giugno.
Qualora poi si fosse rotto quel supporto e se il 18000 fosse diventato IN THE MONEY……
Chi ha così tanti soldi ha i mezzi per manipolare l'indice di un mercato non efficiente e relativamente piccolo come il nostro e, durante i rintracciamenti correttivi, con grande “zelo” fa incetta di ENI, ENEL e GENERALI in modo da avere in mano il MIB30, essendo questi titoli quelli che pesano maggiormente sull’indice.
I giornali diranno poi che ENI ENEL e GENERALI rappresentano i titoli più sicuri e meno bastonati nella valanga dei ribassi e qualcuno si metterà a ruota comprando sui massimi di questi titoli "più sicuri" e "molto sottovalutati rispetto al loro valore".
E quando i mercati mondiali si saranno fatti nuovamente deboli, gli smaliziati gestori si sarebbero lasciati cadere il "pane di mano" amplificando il ribasso. E cosa avrebbero usato? Ma ENI, ENEL E GENERALI ovviamente.
Da buoni manipolatori, il giochino avrebbe funzionato soprattutto se si fossero trascinati dietro una valanga di stop loss. A ciò si aggiunga il fatto che, in corrispondenza della vendita delle azioni che controllano il MIB30 questi signori generalmente vendono pure i contratti Futures (sarebbe stato un film già visto, vedasi il ribasso iniziato a primavera del 2002 e il modo in cui è stato cavalcato dagli Hedge Funds).
Le opzioni però hanno l'indubbio vantaggio di rischiare "solo" il premio (10 miliardi di lire), mentre il margine di garanzia dei FIB sarebbe stato di 13 miliardi e 250 milioni di lire, con il "piccolo" inconveniente di avere rischio potenzialmente illimitato o comunque delle perdite lineari anziché "smorzate" come quelle che hanno le opzioni quando si è sbagliato la direzione del trade. Per farla breve, le opzioni sono costate loro un po' meno, ma il vero vantaggio è di non rischiare il capitale del corrispondente venditore di FIB qualora il mercato avesse svoltato al rialzo. I compratori di opzioni comunque hanno anche i loro svantaggi, il loro grande nemico è la diminuzione della volatilità implicita di medio periodo.
Tralascio il commento delle singole altre operazioni e vediamo la tabella completa con tutti i movimenti importanti di quel periodo sulle scadenze trimestrali lontane.
Ora
Data
Val. MIB30
Tipo
Strike Price
Scadenza
Num. Contratti
Premio (Tic)
Controval. (Euro)
15:15-15:30
16 GEN
24900
PUT
18000
19 SET
400
520
520.000
10:00-12:00
23 GEN
23185
PUT
23500
20 GIU
400
-----
4.650.000
10:00-12:00
23 GEN
23185
PUT
23500
19 SET
400
-----
14:25
29 GEN
22094
CALL
22500
20 GIU
200
1495
747.500
15:55
30 GEN
22770
PUT
23000
20 GIU
200
2000
1.000.000
15:55
30 GEN
22770
PUT
22000
20 GIU
200
1595
797.500
-----
3 FEB
23199
PUT
18000
19 SET
200
695
347.500
-----
3 FEB
23199
PUT
20000
19 SET
400
1248
1.248.000
-----
3 FEB
23199
PUT
25000
19 SET
200
3583
1.791.500
15:47
6 FEB
22540
CALL
25000
20 GIU
200
675
337.500
12:04
6 FEB
22790
CALL
23000
19 SET
200
1750
875.000
12:07
6 FEB
22784
PUT
23000
19 SET
200
2580
1.290.000
------
6 FEB
22534
CALL
23000
19 SET
300
1720
1.290.000
10:00-14:00
7 FEB
22654
PUT
21500
20 GIU
200
1320
660.000
12:33
10 FEB
22494
PUT
23000
20 GIU
100
2070
517.500
12:33
10 FEB
22494
PUT
23000
19 SET
100
2675
668750
------
10 FEB
22494
CALL
27000
20 GIU
300
250
187.500
10:02
13 FEB
22686
PUT
21500
20 GIU
135
1165
393.188
10:00
13 FEB
22678
PUT
23000
20 GIU
100
1970
492.500
14:55
13 FEB
22968
CALL
26000
20 GIU
200
450
225.000
14:56
13 FEB
22970
CALL
26000
19 DIC
200
1065
213.000
15:26
13 FEB
22922
PUT
21500
20 GIU
100
1165
291.250
16:47
13 FEB
22821
PUT
23000
19 DIC
500
2750
3.437.500
15:50
18 FEB
23636
CALL
23000
20 GIU
250
1850
1.156.250
9:50
18 FEB
23301
CALL
24000
20 GIU
200
1275
637.500
12:15
18 FEB
23451
CALL
27000
20 GIU
80
325
65.000
15:39
18 FEB
23616
CALL
23000
19 SET
250
2150
1.343.750
14:41
18 FEB
23555
CALL
24000
19 DIC
200
200
100.000
16:54
3 MAR
23221
PUT
23000
20 GIU
200
1520
760.000
15:39
3 MAR
23502
PUT
23000
19 SET
200
2100
1.050.000
16:15
3 MAR
23550
PUT
21000
19 DIC
200
1560
780.000
16:15
3 MAR
23550
CALL
30000
19 DIC
600
308
462.000
12:00
3 MAR
23326
CALL
23000
19 SET
400
1520
1.520.000
12:00
3 MAR
23326
PUT
23000
19 SET
400
2390
2.390.000
Nella prima colonna e nella seconda abbiamo rispettivamente ora e data dell'acquisto, nella terza il valore corrispondente del sottostante, nella quarta il tipo di opzione, nella quinta e sesta rispettivamente lo strike price e la scadenza, nella settima il numero di contratti comprati contemporaneamente dall'acquirente, nell'ottava colonna il valore in tic del singolo contratto, e infine nell'ultima colonna il controvalore in Euro dato semplicemente dal prodotto nel numero di contratti per il valore in tic del contratto (1 tic = 2,5 Euro).
Come è facile osservare, il controvalore complessivo ammonta ad oltre 60 miliardi di vecchie lire. Ovviamente sono stati considerati solamente gli scambi "pesanti", in quanto il mercato ha visto anche tagli inferiori, che tuttavia non interessano per studiare i movimenti dei fondi speculativi.
La nostra attenzione è subito catturata dal fatto che se si escludono le scadenze del 19 dicembre, tutte le altre opzioni sarebbero dovute essere già state esercitate. A prescindere che oggi sappiamo come è andata ("il senno di poi è scienza esatta"), è facile verificare che il vero affare lo hanno fatto i venditori. Infatti il 20 giugno il MIB30 ha aperto a 26123 e l'unica opzione che a scadenza avrebbe fatto guadagnare l'acquirente sono stati i 200 contratti CALL 25000 acquistati alle 15:47 del 6 febbraio a 675 tic. La differenza non ha certo giustificato il rischio corso da chi le opzioni le ha acquistate. Il massimo prezzo raggiunto dal contratto sono stati 1295 tic (18 giugno), per un Beneficio/Rischio di 1,9 (basso davvero per un’operazione di acquisto di opzioni DEEP OUT OF THE MONEY).
Ovviamente non conosciamo la storia successiva dei contratti in quanto una volta che la scadenza si è avvicinata, l'opzione è diventata via via più liquida e le posizioni inizialmente assunte potevano eventualmente essere chiuse prima della scadenza stessa, o a loro volta coperte da contratti CALL, o acquisto di FIB.
Per quanto riguarda le scadenze settembre (venerdì 19), il MIB30 apriva a 26205 e solo pochi acquirenti (quelli delle CALL 23000) hanno potuto gioire, avendo tuttavia un Beneficio/Rischio a scadenza compresi tra 1.5 e 1.8, quindi bassi anche in questo caso.
Cosa è successo? Perché quasi tutti gli acquirenti sono stati massacrati?
Perché vi è stata questa emorragia di miliardi anche da istituzionali sicuramente non sprovveduti?
Varie sono le ragioni. Dal punto di vista di analisi di mercato abbiamo assistito in questo periodo ad una contrazione della volatilità implicita che si è letteralmente mangiata il prezzo delle opzioni.
Per fare un esempio il 24 luglio 2002 un'opzione AT THE MONEY (inteso come il prezzo medio della CALL e della PUT) a sedici giorni dalla scadenza valeva 5.1% il valore del sottostante. In quella data abbiamo raggiunto il massimo della volatilità di questo ultimo periodo. Viceversa esattamente un anno dopo lo stesso contratto AT THE MONEY a 16 giorni dalla scadenza (23 luglio 2003) valeva solamente 1,7% del sottostante. Il MIB30 il 24 luglio 2002 valeva 23479, mentre il 23 luglio 2003 valeva 25188 e le opzioni rispettivamente 1174 e 428 tic l'una.
In pratica, a fronte di una variazione del sottostante del 7.3%, l'opzione perdeva circa il 70% del suo valore principalmente dovuta al calo della volatilità implicita, ovvero delle aspettative del mercato per il medio periodo, il cui movimento da direzionale si era piano piano trasformato in laterale. E in queste condizioni ad essere contenti è chi la volatilità la vende non certo chi la compra.
Ma andiamo al nocciolo della questione: perché la volatilità è così calata nei mercati internazionali (soprattutto europei) in questi ultimi mesi, quando ormai tutti si aspettavano l'ultimo strappo? E soprattutto, si poteva in corso d’opera prevedere uno scenario così sfavorevole all’acquisto di opzioni?
A queste domande risponderemo nella prossima puntata.
Alberto Caruso
Dopo aver dissertato riguardo le possibili influenze planetarie sui grafici borsistici seguendo la logica della fisica classica, torniamo adesso sulla… Terra e parliamo di un problema molto reale accaduto tra il 16 gennaio e il 3 marzo 2003.
In quel periodo il mercato azionario mondiale stava cercando quello che poi si sarebbe rivelato un minimo importante, mi verrebbe quasi di scrivere “il minimo dell'anno”, ma non è corretto, non fosse altro che l'anno solare non si è ancora concluso.
Sicuramente era nell'opinione dei più e soprattutto nell'opinione di molti operatori del settore che il minimo delle borse azionari mondiali del 12 marzo 2003 sarebbe stato violato da uno successivo tra agosto e ottobre dello stesso anno.
Della stessa opinione erano probabilmente anche alcuni investitori facoltosi, probabilmente istituzionali di medio calibro, che generalmente speculano nelle due direzioni del mercato, gli Hedge Funds appunto.
Il mercato a cui facciamo riferimento è quello che fa capo alle opzioni MIBO, il cui sottostante è l’indice italiano dei trenta titoli a maggiore capitalizzazione, il MIB30.
Vediamo alcuni esempi.
il 16 gennaio pomeriggio tra le 15:15 e le 15:30 sono partiti 5 ordini di pesanti acquisti sull’opzione MIBO PUT SET 18000, con prezzi che oscillavano tra i 515 e i 525 tic (1 tic = 2,5 Euro) e con il sottostante a 24900 (massimo intraday). In tutto, 400 contratti per un controvalore di circa 1 miliardo di vecchie lire.
Gli ultimi scambi precedenti risalivano al 10 gennaio per 280 tic. In Dicembre la stessa opzione era stata scambiata a 720. Con una differenza però: i VOLUMI. In Dicembre 1 o 2 contratti, il 16 gennaio 400 in circa un quarto d'ora, in contro-fase rispetto al movimento rialzista intraday.
All'epoca avevo fatto alcune considerazioni, che riporto:
(1) è assai probabile che il compratore non sia stato un privato, ma probabilmente l’accordo è stato pattuito da due market makers: l'acquirente avrà avuto quasi sicuramente tante ENI in portafoglio da smuovere il sottostante alla fine di un movimento impulsivo ribassista (che tanto prima o poi tra agosto e ottobre ritenevo ci sarebbe sicuramente stato) ed a un certo punto, il nostro amico avrebbe iniziato a picchiare con il FIB. Viceversa il venditore, strappato un buon prezzo, avrebbe scommesso almeno su una scarsa forza del mercato in discesa.
(2) La seconda considerazione è sullo strike price entro il terzo venerdì di settembre (il 19 per la precisione). Supponiamo che il MIB30 avesse toccato quota 16800 per fine agosto, tanto per fare un esempio di un ribasso violento e veloce. L'anno scorso in agosto a 20 giorni dalla scadenza un'opzione di 1200 punti IN THE MONEY valeva circa 1350 tic, ovvero il 5% del sottostante. Supponiamo di chiudere l'operazione in forza del movimento ribassista spuntando un prezzo medio di 1560 tic. Commissioni zero perché abbiamo a che fare con un market maker: Il rapporto Beneficio/Rischio è dunque uguale a 3 che si ottiene dal rapporto tra il valore alla chiusura dell’operazione diviso il valore all’acquisto (nel nostro caso 1560/520).
Non mi sembrava un'operazione brillantissima, considerando il carattere rischioso della stessa (acquisto di DEEP OUT OF THE MONEY a scadenza lontana) anche se 16800 era un possibile target anche se spazialmente lontano. Tuttavia un Beneficio/Rischio uguale a 3 per questo tipo di operazioni poteva risultare a mio avviso troppo basso. Ovviamente se l’acquirente avesse voluto spuntare prezzi a lui più vantaggiosi non avrebbe trovato una controparte disposta ad accollarsi il rischio mercato, dall’altra parte c’era un analista, mica uno sprovveduto.
(3) Come si acquistano tante opzioni in un mercato non liquido? Relativamente semplice risponderanno i gestori che come noto hanno una notevole “potenza di fuoco”: si inserisce un prezzo appetibile che il mercato tuttavia rifiuta e nell’intraday si smuove velocemente l'indice al rialzo comprando massicciamente i titoli che pesano maggiormente nel sottostante per poi rivenderli nelle ore successive. Ovviamente non a caso, ma correlandosi agli altri mercati europei o meglio ancora americani, su qualche dato macro o societario.
Nel frattempo, a una settimana di distanza con il mercato debole ed anemico......
Giovedì 23 gennaio 2003
Acquisto di 400 put 23500 giugno 2003 + 400 put 23500 settembre 2003 (MIB a 23185) in due trances alle 10:00 venivano piazzati i primi due ordini 200 giugno e 200 settembre e alle 12:00 venivano piazzati i secondi due ordini 200 giugno e 200 settembre per un controvalore di circa 9 miliardi di lire.
Per la serie: 23500 (21 set 2001 dovuto alla parte finale del movimento sponsorizzato “Twin Towers”) è una barriera che il mercato difficilmente scavalcherà e manterrà nella seconda parte dell'anno 2003 (era ciò che veniva pensato praticamente da tutti).
Se il mercato avesse raggiunto l'area 20530 (minimo 2002) sarebbero stati ripresi i soldi investiti, soprattutto se il movimento avesse avuto luogo prima del 3° venerdì di giugno.
Qualora poi si fosse rotto quel supporto e se il 18000 fosse diventato IN THE MONEY……
Chi ha così tanti soldi ha i mezzi per manipolare l'indice di un mercato non efficiente e relativamente piccolo come il nostro e, durante i rintracciamenti correttivi, con grande “zelo” fa incetta di ENI, ENEL e GENERALI in modo da avere in mano il MIB30, essendo questi titoli quelli che pesano maggiormente sull’indice.
I giornali diranno poi che ENI ENEL e GENERALI rappresentano i titoli più sicuri e meno bastonati nella valanga dei ribassi e qualcuno si metterà a ruota comprando sui massimi di questi titoli "più sicuri" e "molto sottovalutati rispetto al loro valore".
E quando i mercati mondiali si saranno fatti nuovamente deboli, gli smaliziati gestori si sarebbero lasciati cadere il "pane di mano" amplificando il ribasso. E cosa avrebbero usato? Ma ENI, ENEL E GENERALI ovviamente.
Da buoni manipolatori, il giochino avrebbe funzionato soprattutto se si fossero trascinati dietro una valanga di stop loss. A ciò si aggiunga il fatto che, in corrispondenza della vendita delle azioni che controllano il MIB30 questi signori generalmente vendono pure i contratti Futures (sarebbe stato un film già visto, vedasi il ribasso iniziato a primavera del 2002 e il modo in cui è stato cavalcato dagli Hedge Funds).
Le opzioni però hanno l'indubbio vantaggio di rischiare "solo" il premio (10 miliardi di lire), mentre il margine di garanzia dei FIB sarebbe stato di 13 miliardi e 250 milioni di lire, con il "piccolo" inconveniente di avere rischio potenzialmente illimitato o comunque delle perdite lineari anziché "smorzate" come quelle che hanno le opzioni quando si è sbagliato la direzione del trade. Per farla breve, le opzioni sono costate loro un po' meno, ma il vero vantaggio è di non rischiare il capitale del corrispondente venditore di FIB qualora il mercato avesse svoltato al rialzo. I compratori di opzioni comunque hanno anche i loro svantaggi, il loro grande nemico è la diminuzione della volatilità implicita di medio periodo.
Tralascio il commento delle singole altre operazioni e vediamo la tabella completa con tutti i movimenti importanti di quel periodo sulle scadenze trimestrali lontane.
Ora
Data
Val. MIB30
Tipo
Strike Price
Scadenza
Num. Contratti
Premio (Tic)
Controval. (Euro)
15:15-15:30
16 GEN
24900
PUT
18000
19 SET
400
520
520.000
10:00-12:00
23 GEN
23185
PUT
23500
20 GIU
400
-----
4.650.000
10:00-12:00
23 GEN
23185
PUT
23500
19 SET
400
-----
14:25
29 GEN
22094
CALL
22500
20 GIU
200
1495
747.500
15:55
30 GEN
22770
PUT
23000
20 GIU
200
2000
1.000.000
15:55
30 GEN
22770
PUT
22000
20 GIU
200
1595
797.500
-----
3 FEB
23199
PUT
18000
19 SET
200
695
347.500
-----
3 FEB
23199
PUT
20000
19 SET
400
1248
1.248.000
-----
3 FEB
23199
PUT
25000
19 SET
200
3583
1.791.500
15:47
6 FEB
22540
CALL
25000
20 GIU
200
675
337.500
12:04
6 FEB
22790
CALL
23000
19 SET
200
1750
875.000
12:07
6 FEB
22784
PUT
23000
19 SET
200
2580
1.290.000
------
6 FEB
22534
CALL
23000
19 SET
300
1720
1.290.000
10:00-14:00
7 FEB
22654
PUT
21500
20 GIU
200
1320
660.000
12:33
10 FEB
22494
PUT
23000
20 GIU
100
2070
517.500
12:33
10 FEB
22494
PUT
23000
19 SET
100
2675
668750
------
10 FEB
22494
CALL
27000
20 GIU
300
250
187.500
10:02
13 FEB
22686
PUT
21500
20 GIU
135
1165
393.188
10:00
13 FEB
22678
PUT
23000
20 GIU
100
1970
492.500
14:55
13 FEB
22968
CALL
26000
20 GIU
200
450
225.000
14:56
13 FEB
22970
CALL
26000
19 DIC
200
1065
213.000
15:26
13 FEB
22922
PUT
21500
20 GIU
100
1165
291.250
16:47
13 FEB
22821
PUT
23000
19 DIC
500
2750
3.437.500
15:50
18 FEB
23636
CALL
23000
20 GIU
250
1850
1.156.250
9:50
18 FEB
23301
CALL
24000
20 GIU
200
1275
637.500
12:15
18 FEB
23451
CALL
27000
20 GIU
80
325
65.000
15:39
18 FEB
23616
CALL
23000
19 SET
250
2150
1.343.750
14:41
18 FEB
23555
CALL
24000
19 DIC
200
200
100.000
16:54
3 MAR
23221
PUT
23000
20 GIU
200
1520
760.000
15:39
3 MAR
23502
PUT
23000
19 SET
200
2100
1.050.000
16:15
3 MAR
23550
PUT
21000
19 DIC
200
1560
780.000
16:15
3 MAR
23550
CALL
30000
19 DIC
600
308
462.000
12:00
3 MAR
23326
CALL
23000
19 SET
400
1520
1.520.000
12:00
3 MAR
23326
PUT
23000
19 SET
400
2390
2.390.000
Nella prima colonna e nella seconda abbiamo rispettivamente ora e data dell'acquisto, nella terza il valore corrispondente del sottostante, nella quarta il tipo di opzione, nella quinta e sesta rispettivamente lo strike price e la scadenza, nella settima il numero di contratti comprati contemporaneamente dall'acquirente, nell'ottava colonna il valore in tic del singolo contratto, e infine nell'ultima colonna il controvalore in Euro dato semplicemente dal prodotto nel numero di contratti per il valore in tic del contratto (1 tic = 2,5 Euro).
Come è facile osservare, il controvalore complessivo ammonta ad oltre 60 miliardi di vecchie lire. Ovviamente sono stati considerati solamente gli scambi "pesanti", in quanto il mercato ha visto anche tagli inferiori, che tuttavia non interessano per studiare i movimenti dei fondi speculativi.
La nostra attenzione è subito catturata dal fatto che se si escludono le scadenze del 19 dicembre, tutte le altre opzioni sarebbero dovute essere già state esercitate. A prescindere che oggi sappiamo come è andata ("il senno di poi è scienza esatta"), è facile verificare che il vero affare lo hanno fatto i venditori. Infatti il 20 giugno il MIB30 ha aperto a 26123 e l'unica opzione che a scadenza avrebbe fatto guadagnare l'acquirente sono stati i 200 contratti CALL 25000 acquistati alle 15:47 del 6 febbraio a 675 tic. La differenza non ha certo giustificato il rischio corso da chi le opzioni le ha acquistate. Il massimo prezzo raggiunto dal contratto sono stati 1295 tic (18 giugno), per un Beneficio/Rischio di 1,9 (basso davvero per un’operazione di acquisto di opzioni DEEP OUT OF THE MONEY).
Ovviamente non conosciamo la storia successiva dei contratti in quanto una volta che la scadenza si è avvicinata, l'opzione è diventata via via più liquida e le posizioni inizialmente assunte potevano eventualmente essere chiuse prima della scadenza stessa, o a loro volta coperte da contratti CALL, o acquisto di FIB.
Per quanto riguarda le scadenze settembre (venerdì 19), il MIB30 apriva a 26205 e solo pochi acquirenti (quelli delle CALL 23000) hanno potuto gioire, avendo tuttavia un Beneficio/Rischio a scadenza compresi tra 1.5 e 1.8, quindi bassi anche in questo caso.
Cosa è successo? Perché quasi tutti gli acquirenti sono stati massacrati?
Perché vi è stata questa emorragia di miliardi anche da istituzionali sicuramente non sprovveduti?
Varie sono le ragioni. Dal punto di vista di analisi di mercato abbiamo assistito in questo periodo ad una contrazione della volatilità implicita che si è letteralmente mangiata il prezzo delle opzioni.
Per fare un esempio il 24 luglio 2002 un'opzione AT THE MONEY (inteso come il prezzo medio della CALL e della PUT) a sedici giorni dalla scadenza valeva 5.1% il valore del sottostante. In quella data abbiamo raggiunto il massimo della volatilità di questo ultimo periodo. Viceversa esattamente un anno dopo lo stesso contratto AT THE MONEY a 16 giorni dalla scadenza (23 luglio 2003) valeva solamente 1,7% del sottostante. Il MIB30 il 24 luglio 2002 valeva 23479, mentre il 23 luglio 2003 valeva 25188 e le opzioni rispettivamente 1174 e 428 tic l'una.
In pratica, a fronte di una variazione del sottostante del 7.3%, l'opzione perdeva circa il 70% del suo valore principalmente dovuta al calo della volatilità implicita, ovvero delle aspettative del mercato per il medio periodo, il cui movimento da direzionale si era piano piano trasformato in laterale. E in queste condizioni ad essere contenti è chi la volatilità la vende non certo chi la compra.
Ma andiamo al nocciolo della questione: perché la volatilità è così calata nei mercati internazionali (soprattutto europei) in questi ultimi mesi, quando ormai tutti si aspettavano l'ultimo strappo? E soprattutto, si poteva in corso d’opera prevedere uno scenario così sfavorevole all’acquisto di opzioni?
A queste domande risponderemo nella prossima puntata.
Alberto Caruso