IL FUTURO DIPENDE DA CIO' CHE FAI OGGI

Decisione saggia, che in qualche modo si allinea a quanto stanno facendo moltissimi imprenditori qui e altrove
andando oltre i decreti governativi (fin troppo prudenti in materia) che sostanzialmente hanno lasciato
ampio margine discrezionale proprio al mondo dell’industria:

buona parte delle aziende di Cortenova e dei Comuni limitrofi – il cosiddetto distretto della flangia, ma non solo –
ha deciso di sospendere le attività produttive, da oggi e per una settimana, dunque almeno fino a venerdì 20 marzo.

“Penso sia una scelta responsabile – commenta uno dei capitani d’industria protagonisti – per attendere l’evolversi della situazione, che è critica”.
 
Una decisione per nulla scontata e nella quale il parere dei dipendenti ha avuto un grande peso:

da lunedì, la Fiocchi Munizioni sospenderà per un’intera settimana l’attività produttiva
consentendo ai propri lavoratori di restare in casa e tutelare la propria salute in questo periodo di grande emergenza per il Coronavirus.

Venerdì si sono svolte delle assemblee in azienda, convocate dalle RSU di Fim e Fiom a piccoli gruppi di lavoratori,
durante le quali i rappresentanti sindacali, oltre al confronto sul premio di risultato, hanno verificato gli umori dei dipendenti.

“In accordo con la proposta delle Rsu abbiamo deciso di fermare per una settimana gli impianti di produzione,
l’azienda aperta nell’attività di ufficio e amministrazione – spiega il presidente della Fiocchi Munizioni, Stefano Fiocchi
da parte nostra potevano esserci le premesse per proseguire, abbiamo attuato da subito misure importanti in ingresso alla fabbrica
per tutelare i lavoratori, distribuito le mascherine a tutti e non è stato semplice trovarne in un numero così ampio”.

“Ma capisco le paure dei lavoratori. Inoltre anche altre aziende di subfornitura con cui collaboriamo
hanno deciso di chiudere. Tenendo conto di tutti questi aspetti abbiamo deciso di fermare la produzione almeno per una settimana, poi valuteremo”.
 
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Nel primo sabato lecchese senza mercato – è stato vietato, infatti, contrariamente alle prime indicazioni,
anche all’allestimento dei soli banchi alimentari, con lo stop che si protrarrà, in città, fino al prossimo mercoledì 1 aprile –
pubblichiamo un “amarcord” di Aloisio Bonfanti su una rivoluzione che interessò proprio il mercato esattamente 20 anni fa.


Era il mese di marzo dell’anno 2000 quando il plurisecolare mercato “alzava le tende”
e si trasferiva nella nuova sede indicata dal Comune presso l’area dell’ex Piccola Velocità ferroviaria merci,
lasciando piazza XX Settembre il cui nome venne cambiato nel 25° della breccia di Porta Pia,
ricordando il 20 settembre 1870, con l’ingresso delle truppe “piemontesi” di Vittorio Emanuele
e del generale Cadorna nella capitale vaticana difesa dagli zuavi pontifici di Pio IX, l’ultimo papa re.

La deliberazione del Consiglio Comunale di Lecco del 12 settembre 1895 modificava
la denominazione della piazza del Mercato in piazza XX Settembre, in memoria “della data storica,
che seguì la fine del dominio temporale dei papi”, rappresentò l’inizio di un periodo infuocato di rapporti fra mondo laico ed ambienti clericali.

La reazione più decisa, ed immediata, fu quella dei giovani del Circolo Beato Pagano,
che videro nel provvedimento un vero insulto alle tradizioni degli avi, nonché un atto di incredibile faziosità politica.

Il Circolo vedeva l’adesione di giovani “papalini” nostalgici del potere temporale della Chiesa,
che ritenevano le truppe di Cadorna esercito invasore di Roma cattolica.


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Fu l’inizio, quel 20 settembre lontano, di una serie lunga e pesante di polemiche fra clericali e papalini.

Saranno vicende che si stempereranno solo nel primo decennio del Novecento ma che provocarono,
tra l’altro, una scissione all’interno del Corpo Musicale cittadino “Alessandro Manzoni”
dopo che la banda civica aveva aderito alla richiesta del Comune di celebrare il 20 settembre con un pubblico concerto.

Un gruppo di musicanti lasciò la Manzoni per costituire il Corpo Musicale “San Giuseppe”, subito chiamato la “banda dei Paolotti”.

Il 20 settembre venne poi ricordato dai nostalgici del Circolo Pagano con una Messa a suffragio degli zuavi caduti
difendendo l’assalto a Roma dalle truppe “massoniche” di re Vittorio Emanuele II.
 
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In questi minuti ci sono nove ambulanze parcheggiate all'esterno del pronto soccorso in attesa di trasferire i pazienti in un letto appena si renderà disponibile.
 
Questa la risposta a quel toni.

Un aumento decisamente significativo: 243 casi, dato di oggi, venerdì, contro i 113 di mercoledì.

Sono questi i dati forniti dall’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera
nella tradizionale conferenza stampa del pomeriggio rispetto alla nostra provincia.

. «Abbiamo 1.067 posti in terapia intensiva: in un giorno siamo riusciti ad aprirne 127. È stato un lavoro incredibile»,
ha detto ancora Gallera facendo il punto sull’emergenza coronavirus.

«Abbiamo coinvolto tutto il mondo sociosanitario comprese le Rsa, le case di riposo e gli ospedali privati ottenendo risultati incredibili.
Gli operatori sanitari privati accreditati stanno garantendo un supporto importante e concreto al sistema regionale.
Nessuno si sta sottraendo alla battaglia contro il coronavirus».
 
Di idioti del genere che sono stati dichiarati - dopo - positivi, ne abbiamo anche noi .......

Hanno fatto discutere le parole di Christian Jessen, medico inglese e conduttore del programma tv “Malattie Imbarazzanti” nel Regno Unito.

Durante un’intervista con Fubar Radio, Jessen ha criticato le misure restrittive adottate dal governo italiano
per affrontare l’emergenza coronavirus e le conseguenti reazioni dei cittadini.

“Potrebbe essere un po’ razzista, dovrò forse fare delle scuse… ma non credete che tutto questo sia usato un po’ come una scusa?” ha detto Jessen.

“Gli italiani stanno chiudendo tutto e smettono di lavorare, è come se stessero facendo una lunga siesta” ha aggiunto il presentatore.

Poco prima, Jessen aveva detto di essere d’accordo con le decisioni del premier britannico Johnson,
che si sta muovendo in maniera più cauta rispetto agli altri leader europei.

Johnson ha infatti annunciato che nel Regno Unito le scuole resteranno aperte, e non ha imposto particolari limitazioni sugli spostamenti.

“Credo che l’epidemia sia nei media. Alla fine, questa è solo una brutta influenza” ha detto Jessen.
 
Peccato che dopo .........

Londra, 13 marzo 2020 Coronavirus, Boris Johnson:

"Molte famiglie perderanno i propri cari prematuramente"

"Abbiamo fatto il possibile per contenere questa malattia e questo ci ha fatto guadagnare un po’ di tempo
ma ora è una pandemia globale e il numero di casi reali aumenterà significativamente
e probabilmente è già molto più alto di quelli confermati finora dai test. Voglio essere chiaro,
questo è la peggiore crisi sanitaria per una generazione. Alcuni la paragonano a un’influenza stagionale ma non è corretto.
Per via della mancanza di immunità questa malattia è più grave e continuerà a propagarsi.
Devo essere onesto con il popolo britannico, molte famiglie perderanno i propri cari prima del tempo."

Così il premier britannico, Boris Johnson, annunciando le nuove misure per fronteggiare l'emergenza coronavirus. Fonte: Facebook/Boris Johnson agenziavista.it
 
Se l’Unione Europea aiuta l’Italia noi non ci commuoviamo.

Abbiamo versato abbastanza per poter pretendere il ritorno di quattrini – sempre pochi spiccioli – di fronte a un’emergenza drammatica.

E se questa Europa burocratica allenta i vincoli per il coronavirus è semmai la conferma che
per far saltare i parametri che strangolano i popoli bisogna morire.

Diciamolo, non è una grande prospettiva.


Poi, c’è il Mes, il cosiddetto meccanismo SalvaStati.

E sembra incredibile che sia ancora lunedì all’ordine del giorno in sede comunitaria un trattato cappio nel pieno di una tragedia in corso.
 

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