IL REPARTO PSICHIATRICO MI HA SCELTO COME TESTIMONIAL

Il Giappone ha la sovranità monetaria. Non sarà un problema per loro. Hanno gli strumenti per difendersi e reagire. Beati loro.
Salvo altri fattori fortemente esogeni ed incontrollabili.
Siamo piuttosto noi ignoranti italici appartenenti alla nEUROdeliri ad avere sicuramente molti problemi, a breve. Sicuramente.
Preoccupiamoci del nostro. Che non siamo ancora riusciti a risolverlo visto che tutti i politici attuali al governo sono europeisti convinti.
Senza dimenticare le imposte e tasse previste dal MEF in arrivo a pioggia un po' per tutti, specie per le fasce di reddito medio-basse.
Sembra che a tutelarci dai danni europei rimanga solo la Meloni. Sembra, al momento....

Il PIL Giapponese del IV trimestre 2019 segna una caduta praticamente verticale con un bel -1,6%, come potete vedere dal successivo grafico:



Il coronavirus Covid-19 però questa volta non c’entra proprio nulla perchè questo PIL si riferisce ad un periodo precedente,
in quanto il Covid-19 è divenuto di pubblico dominio a gennaio 2020. In questo caso il colpevole è Shinzo Abe.
Infatti a cadere verticalmente sono i consumi (-2,9%) e le spese delle aziende (-3,7%),
mentre la spesa pubblica è cresciuta ad un tasso inferiore (+0.,2% contro il +0,7% dell’anno precedente).

Insomma un bel disastro messo in luce dalle spese delle famiglie calate di un 11%.



Un bel disastro, e, tra l’altro, un bel disastro annunciato, perché ogni volta che il Giappone ha toccato l’IVA i consumatori,
per un paio di mesi, hanno dato dei bei tagli ai consumi, anche in modo irrazionale.

Shinzo Abe aveva parlato della necessità di raffreddare i consumi, di avere una spesa più responsabile,
di contenere il deficit pubblico e quindi ha avuto questa fantastica idea di aumentare l’IVA dal primo ottobre 2019,
dopo aver rinviato più volte questa decisione, ha applicato l’aumento del 2% dell’IVA, portandola al 10%.

Una mossa inutile, perché l’inflazione giapponese, nonostante l’iniezione continua di denaro da parte della Banca Centrale,
è rimasta al livello del 0,8%, ben lontana dal target del 2%, quindi c’era ben poco da raffreddare.
Molti consiglieri avevano proposto di dividere l’aumento, per renderlo meno sensibile,
ma ormai Abe aveva preso un impegno e quindi lo ha voluto portare a termine.

I risultati li vediamo sopra: i consumatori hanno smesso di comperare.

Ora, solitamente, il Giappone si riprende da queste batoste nell’arco di qualche mese, ma questa volta si inserisce la complicazione del Covid-19,
che ha colpito proprio il trimestre successivo, mandando al diavolo le reti logistiche dell’industria e diffondendo una giustificata paura nella popolazione.

Quindi difficilmente ci sarà una ripresa, e per veder tempi migliori bisognerà aspettare il secondo se non addirittura il terzo trimestre 2020, con le Olimpiadi di Tokio.
Sempre che queste si tengano…..
 
Il Consiglio dei Ministri, pochi giorni fa, ha approvato la riforma del processo penale, quella che, nelle intenzioni,
dovrebbe fare da contraltare all’azzeramento della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, velocizzandolo in modo rilevante.

Vediamone gli aspetti principali, che sono quattro, distinguendo di volta in volta
cosa disastrosamente vuol fare il Governo e cosa invece dovrebbe fare per risolvere la situazione, ma non farà.


1) Il Governo vuole imporre una durata non superiore a quattro anni – o cinque per i reati più gravi – dei processi,
modulando in modo più articolato la durata delle indagini e sanzionando i giudici se essi dovessero superare quel termine.

Il Governo sposa qui la stessa logica – folle ed antigiuridica – del celebre “letto di Procuste”, brigante di cui narra la mitologia greca – forse ignoto a Di Maio –
che usava torturare i malcapitati di passaggio con un metodo sicuro e molto spiccio: li deponeva su di un letto molto lungo se di bassa statura
e su di uno molto corto se di alta statura, stirando atrocemente le membra dei primi e segando gli arti dei secondi,
allo scopo di farli aderire esattamente alla lunghezza del letto prescelto.


Il sapere mitologico stigmatizzava in questo modo l’apparire di uno stolido pensiero unico che, incapace di risolvere dall’interno i problemi reali,
preferisce violentarli dall’esterno, a costo di fare più danni di quanti ne riesca a rimediare.

Così Procuste. Così il Governo col processo penale.

Immaginatevi poi il giudice al quale il difensore chieda di ascoltare un teste determinante per la difesa, ma ormai sulla soglia dei cinque anni:
ovviamente si guarderà bene dall’ammetterlo, per salvarsi da una sanzione disciplinare, con tanti saluti alla giustizia delle sentenze,
della quale, è ormai evidente, al Governo non importa assolutamente nulla.

Qui, cosa dovrebbe fare il Governo, ma non farà?
Dovrebbe solo depenalizzare massicciamente una mole impressionante di reati che ingolfano inutilmente i Tribunali (si pensi ai reati d’opinione come la diffamazione),
sgravandoli di oltre il 30 per cento del lavoro e consentendo loro di occuparsi delle cose davvero serie.

Non si farà.

2) Il Governo ha sposato il doppio binario per la prescrizione, la quale se dopo il primo grado di giudizio l’imputato è assolto continuerà a decorrere, se invece è condannato si bloccherà.

Si tratta di una previsione chiaramente incostituzionale, perché dimentica che ogni imputato, secondo la Costituzione, è innocente fino alla sentenza definitiva
e che perciò non si può impunemente introdurre una disciplina di favore a vantaggio di uno e a svantaggio di altro, così creando una indebita ed illegittima sperequazione.

Ma questa cosa così semplice per i pentastellati è come parlare turco e comunque urta contro il loro endemico furore giacobino,
incurabile finché non si tocchi uno di loro in prima persona: allora cambierà tutto. Aspettiamo.

Qui, cosa dovrebbe fare il Governo, ma non farà?
Dovrebbe tornare a disciplinare la prescrizione senza isterismi e furori ideologici, comprendendo di cosa si tratti e prevedendo una prescrizione diversificata a seconda della gravità del reato contestato.

Non si farà.

3) Il Governo intende incentivare il ricorso al patteggiamento, estendendone la possibilità anche per i reati puniti fino ad otto anni di reclusione
e dichiarandosi sorpreso per lo scarso ricorso ai riti alternativi finora sperimentato.

Il Governo ignora che se i riti alternativi son poco frequentati è perché il patteggiamento è e rimane comunque fortemente punitivo,
non rappresentando per nulla quella “via di fuga” che si sperava potesse diventare rispetto al processo penale:
basti pensare che chi abbia patteggiato deve comunque pagare le spese processuali ( ma perché, se non si tratta di condanna, ma di un accordo? )
e va incontro ad impedimenti di notevole portata: per esempio, non potrà svolgere le funzioni di amministratore di società per cinque anni.

E allora perché – di grazia – un amministratore di società dovrebbe patteggiare, sapendo che questo accordo gli impedirà per lungo tempo di lavorare?
Preferisce il processo normale, sperando di essere assolto. Mi pare ovvio. Ma non per il Governo.

Qui, cosa dovrebbe fare il Governo, ma non farà?
Dovrebbe rendere il patteggiamento davvero appetibile, escludendo il pagamento delle spese processuali e soprattutto ogni effetto penalizzante su chi voglia patteggiare.

Non si farà.

4) Il Governo intende abolire la obbligatorietà dell’azione penale, dando facoltà al Procuratore della Repubblica
di concordare con il Procuratore Generale e con il Presidente del Tribunale quali reati perseguire a preferenza di altri,
tenendo conto delle risorse umane, tecnologiche e finanziarie dell’ufficio e della realtà territoriale e criminale su cui esso opera.

Peccato che la obbligatorietà dell’azione penale sia prevista dall’articolo 112 della Costituzione che recita: “Il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”.

La previsione del Governo è perciò chiaramente incostituzionale e stupisce che Giuseppe Conte – docente ed avvocato – non lo percepisca subito.

Qui, cosa dovrebbe fare il Governo, ma non farà?
Dovrebbe riformare la Costituzione attraverso l’apposito procedimento, dicendo a tutti che intende abolire la obbligatorietà dell’azione penale,
invece di farlo di nascosto, quasi sperando che nessuno se ne accorga.

E poi studiare un congegno di collegamento fra Procure e Governo sulla selezione dei reati da perseguire,
che sia pubblico e trasparente e sottratto perciò al chiuso delle stanze degli uffici di Procure e Tribunali alle quali si vorrebbe invece totalmente delegare la scelta.

Non si farà.

Come si vede, il Governo non sa quello che fa: letteralmente.

E tuttavia lo fa.

Ma non fa ciò che dovrebbe fare.

Ne attendiamo con trepida speranza la caduta più celere possibile.
 
Cosa succede quando la tecnologia riduce i costi?

Di recente, Brian Armstrong ha parlato delle implicazioni che potrebbero avere in futuro le criptovalute nella vita di tutti i giorni.
Armstrong è l‘amministratore delegato di Coinbase, azienda di San Francisco nota in tutto il mondo per essere una delle più longeve piattaforme per lo scambio di Bitcoin e criptovalute.

L’azienda, che nel 2019 ha superato i 1000 dipendenti, è certamente un osservatorio privilegiato dal quale vedere quali strade sta prendendo questo settore.
Anche la testata internazionale di economia e finanza CNBC tiene Coinbase come riferimento per lo stato dell’arte del settore
(come ad esempio in questo recente articolo Link), visto che sempre più investitori istituzionali si stanno avvicinando a questo mondo.

Ecco cosa ha detto Brian Armstrong nel suo recente intervento a proposito della rivoluzione sottesa alle criptovalute:

“In una recente conversazione con alcuni amici, ho confrontato i sistemi di messaggistica con i sistemi di pagamento
ed ho potuto vedere cosa succede quando la tecnologia riduce i costi – spiega – Nel 1800 la gente era solita inviare una lettera al mese,
poi nel 1900 i telefoni sono diventati alla portati di tutti e per 1$ al minuto potevi chiamare a lunga distanza in altri paesi, e potevi farlo anche più volte al mese.
Con l’arrivo degli SMS, a 0,20$ ciascuno, le persone hanno potuto inviare diversi messaggi al giorno.
Il picco di SMS a livello globale è stato di 20 miliardi di messaggi al giorno.
Infine – prosegue – sono arrivate WhatsApp, e-mail e molte altre App di messaggistica che hanno portato il costo per messaggio a zero,
tanto che abbiamo visto una vera e propria esplosione nella messaggistica. Centinaia di miliardi di messaggi vengono inviati ogni giorno
e non è raro che qualcuno invii 40 messaggi in un’ora. Se dicessi a quella persona nel 1800 che inviava una lettera al mese,
che un giorno le persone avrebbero inviato 40 messaggi all’ora, probabilmente penserebbero che quelle persone siano pazze.
Inoltre, con la riduzione dei costi, non solo il volume della messaggistica è cresciuto di alcuni ordini di grandezza,
ma ha anche sbloccato creatività e innovazione di tutti i tipi
. Pensa a tutti i nuovi tipi di messaggi che abbiamo ora:
meme, videochiamate, memo vocali, emoji di reazione, ecc. Ed anche la messaggistica è diventata senza confini.
Non c’è più nessuna distinzione come le telefonate interurbane o la posta internazionale: i messaggi di WhatsApp funzionano ovunque nel mondo”.

Cosa succederà quando il costo di un pagamento scenderà ai livelli di un sms o sarà senza costi?
“Pensiamo ad esempio a dove siamo con i pagamenti – sottolinea Brian Armstrong – L’americano medio invia circa 40 pagamenti al mese.
E paga circa il 2% ogni volta che striscia la carta di credito (anche se il commerciante la paga).
E i bonifici richiedono fino a 3 giorni lavorativi. Inoltre, i pagamenti sono locali non globali.
E ci sono commissioni onerose sui tassi di cambio e sulla transazione quando si effettuano pagamenti internazionali.
Cosa succederà quando il costo di un pagamento scenderà ai livelli di un sms o sarà senza costi?
E cosa succederà quando tutti i pagamenti potranno essere globali? Proprio come la messaggistica – prosegue l’esperto –
vedremo diversi ordini di grandezza in più di pagamenti (non sarà raro che qualcuno effettui 40 transazioni in un’ora, anziché in un mese),
ma vedremo anche molti tipi di nuove transazioni che potrebbero sembrarci strane oggi.
Ogni votazione o like su un sito Web potrebbe essere una transazione, oppure un’e-mail inviata con accesso prioritario,
o i cambiamenti di corsia delle auto a guida autonoma o le merci che stai scambiando nel tuo mondo virtuale.
Quando la tecnologia riduce i costi si ottengono nuovi comportamenti e innovazioni di tutti i tipi che non erano mai stati possibili prima.
L’accesso viene democratizzato ed il campo di gioco a livello globale viene livellato.
Si preannunciano tempi entusiasmanti per le criptovalute ed il sistema finanziario aperto!”, conclude Armstrong
 
Ricordate il video che sta girando di nuovo su internet, quando Maria Latella ospita l’allora presidente della Anm, Luca Palamara,
quello finito nella bufera del Csm e di cui non si sa più nulla, forse ingenuamente credendo di poter gestire ben altro Presidente,
Francesco Cossiga
, pagò la sua imprudenza … rimanendo travolta dall’imbarazzo a fronte di quel che disse?

Per chi non lo ha conosciuto, è stato uno dei Presidenti della Repubblica più amato … e allo stesso tempo … più odiato di sempre.

Esponente ortodosso dell’apparato, cessata la carica, improvvisamente iniziò a parlare con un linguaggio diverso, diretto, creando fortissimo allarme negli apparati di potere.
Il linguaggio che aveva preso a usare era pericoloso, ma la reazione doveva esser calibrata … pena il rischio di sentirgliene raccontare di ben altre,
e si cercò così di darne un’immagine … più da compatire che da contrastare.

Immediatamente i sempre pronti modellatori dell’informazione, veri e propri killer della verità, lo ribattezzarono “il picconatore”,
dipingendolo come un originale che … sì, era stato un grande presidente, ma a cui, un po’ per l’età, un po’ per le condizioni mentali, non doveva darsi più troppo credito.

Il Presidente emerito però, non solo non era affatto preda di accessi di Alzheimer o di pura follia, ma un uomo dall’altissimo senso dello Stato,
che preoccupato dallo scempio che stava vedendo profilarsi attraverso la silenziosa occupazione delle Istituzioni, aveva deciso di intervenire.

Sconcerto e timori dilagarono per i suoi altolà, originali e sibillini, ai più incomprensibili, e certo non per i destinatari,
e cioè a quelli che stavano occupando i gangli vitali dell’Ordinamento.

Era un pericolo vero e reale che metteva a repentaglio la democrazia, attraverso l’invasione di un potere in un altro.

Andatevelo a rivedere quel video, magari scorrendo prima le cronache dell’epoca, così avrete modo di rileggere quell’episodio,
che potrebbe pure apparire di colore, in una chiave un po’ diversa, ma soprattutto ascoltate con attenzione le parole di Cossiga,
e vedrete quale fu il vero messaggio che stava lanciando.

Non stava affatto trucidando, figurativamente, come potrà aver pensato qualcuno fermandosi alle apparenze, il povero Palamara,
utilizzato solo come mero strumento di trasmissione, ma i veri destinatari del messaggio, che capirono perfettamente di dover almeno rallentare.

Cossiga, con quel linguaggio, aveva avvertito chi sapeva lui, che per quella via ci sarebbero state conseguenze …
e che le avrebbe provocate proprio lui … scoperchiando qualche pentola …A buon intenditor …

E infatti, per un bel po’ non accadde più nulla e gli italiani poterono dormire sonni tranquilli … senza neppure rendersi conto della straordinaria tempesta
che aveva aleggiato sulle loro teste e che sono però convinto sarebbe stata salutare, quale ultima possibilità di scongiurare quel che è invece poi accaduto.

Ci vedeva lungo il (da me almeno … mai troppo rimpianto) Presidente … Ad avercene oggi di uomini di quella tempra …

Conservo gelosamente da anni quel video tra quelli a cui tengo di più, come una lezione di vita, e di alta, anzi altissima politica.
Quell’intervento, che suscitò tanta ilarità nei disattenti … e tanto imbarazzo alla povera Latella,
che non sapeva più come uscir fuori dalla situazione fattasi per lei scabrosa, e che però aveva lei stessa creato,
è uno dei più limpidi esempi di comunicazione trasversale che meriterebbe di divenire materia di studi universitari.

Veniamo però al video, così ci capiamo meglio su quel che voglio dire oggi.

Cossiga: “A questo tuo dibattito partecipa un magistrato che .. o non capisce nulla di diritto .. o è molto spiritoso … la faccia da intelligente non ce l’ha assolutamente”.

Latella: “Quale è la motivazione di un suo giudizio così severo?”

Cossiga: “Dalla faccia .. Io ho fatto politica per cinquant’anni e vuoi che non riconosca uno dalla faccia?”.

Bene, vi chiederete vabbè, ma che c’entra … Che c’entra???? E adesso ve lo spiego io che c’entra!

Anche se mi ero ripromesso di non scrivere un solo rigo sul cosiddetto “movimento spontaneo” di cui neppure indico il nome,
tale è la puzza di fasullo e l’istintiva ripulsa che mi suscita solo sentirlo nominare, le bestialità che sto ascoltando mi hanno indotto a recedere dall’impegno,
che poi alla fine avevo preso solo con me stesso, per cui non è un problema, e … due paroline voglio dirle.

Non voglio fare chissà che rivelazione … solo rivolgere un invito a chi leggerà.

Ripensando alla risposta di Cossiga alla Latella … l’avete osservata bene la faccia di quel tale con l’espressione gioconda,
quello che, all’età sua, gira come fosse un sedicenne, col cerchietto in testa e l’occhio perso nel vuoto, e che, l’ha detto lui,
di lavoro fa … l’istruttore di fresbee, osannato da quasi tutti i conduttori televisivi e da molti personaggi politici, anche se per qualità che nessuno riesce a far percepire?

Ecco, guardatelo … e domandatevelo da soli se davvero quel tale può essere il “creatore” di questo
asseritamente “spontaneo” movimento … di giovani, che sta suscitando tante emozioni in quelli che si commuovono part time.

E già che ci siete, guardate bene anche i video in cui il banco (si dice così dei pesci vero?) si riunisce nelle piazze …
e osservate i “tanti giovani” (come dicono i loro fan), seminascosti nella marea di capelli grigi,
per quelli che ce li hanno ancora, e pancette prominenti che, immaginandoli con qualche decennio di meno,
sembrano una sorta di residuati nostalgici del ‘68 … tipo quelli che portavano l’eskimo.


Conclusione?


Una sola: ma l’avete guardato in faccia quel tale ?
 
In Australia i clandestini li mandano su un'isola.
Noi preparariamo questo. E' la paura di perdere sempre più voti.
e cercarli da un'altra parte.


1. Protezione speciale

Cambia il nome, ma non la sostanza.
Dietro la «protezione speciale» proposta dal ministro Lamorgese si nasconde il ritorno a quell'istituto della «protezione umanitaria»,
sconosciuto nel resto d'Europa che consentiva di regolarizzare i migranti anche in assenza delle condizioni previste dalla Convenzione di Ginevra.
L'istituto giuridico, assai caro alle organizzazioni umanitarie, nel 2018, ultimo anno di vigenza prima dell'abolizione voluta da Salvini,
garantì 31.995 regolarizzazioni ovvero la grande maggioranza (67%) fra quanti si videro riconosciuta una forma di protezione.

Solo il 15 % (7.315 casi) ottenne lo status di rifugiato e il 18% (8570 casi) la protezione sussidiaria.
La nuova protezione speciale, voluta dalla Lamorgese si applicherà a casi di disagio psichico, vittime di tratta, grave vulnerabilità, nuclei familiari.
Insomma tornerà a garantire l'accoglienza a chiunque sbarchi.

2. Cittadinanza

La modifica, non richiesta da Mattarella, è un contentino a tutta quella sinistra delusa per la mancata approvazione dello «ius soli» e dello «ius culturae».
Reintroduce le vecchie norme basate sul silenzio assenso che imponevano di
concedere la cittadinanza 24 mesi dopo l'espletazione degli adempimenti formali in assenza di espressa contrarietà da parte dell'autorità statale.


3. Sanzioni alle Ong

Il Quirinale sottolineò a suo tempo come l'imposizione di multe fino a un milione di euro alle navi delle Ong sorprese a violare le acque territoriali italiane fosse sproporzionata.
In verità il governo spagnolo del socialista Pedro Sanchez ha approvato norme che prevedono sanzioni non molto diverse per arginare i salvataggi di migranti.
Grazie alla Lamorgese l'Italia tornerà ad applicare multe dai 10mila ai 50mila euro.
Un deterrente assolutamente inadeguato se rapportato agli ingenti costi di navigazione sostenuti dalle Ong.

4. Confisca delle navi

I decreti sicurezza di Salvini prevedono l'immediata confisca delle navi delle Ong sorprese a violare il divieto d'ingresso nelle acque territoriali.
Sull'argomento Mattarella non eccepì nulla di specifico limitandosi a ricordare la necessità di distinguere fra diversi tipi di natanti
e a citare la Convenzione di Montego Bay sull'obbligo di «prestar soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizione di pericolo».
Grazie alle modifiche della Lamorgese la confisca scatterà invece solo in caso di reiterazione della violazione. Carola Rackete insomma fa giurisprudenza.

5. Oltraggio a pubblico ufficiale

Per difendere l'operato delle forze dell'ordine i decreti sicurezza di Matteo Salvini introdussero l'obbligo di perseguire penalmente qualsiasi forma di oltraggio a pubblico ufficiale.
Il Quirinale osservò che la norma non distingueva tra chi viene oltraggiato mentre veste la divisa ed è impegnato a garantire l'ordine pubblico e forme più lievi d'insulto a pubblici ufficiali.
La Lamorgese reintroduce la non punibilità per la «particolare tenuità del fatto» prevista dal Codice penale senza però introdurre tutele suppletive per le forze dell'ordine.

6. Anagrafe per i richiedenti asilo

Prima dei decreti sicurezza bastava far richiesta di asilo per ottenere il diritto a venir iscritti all'anagrafe,
ottenere un codice fiscale e aver accesso al servizio sanitario nazionale.

Grazie a queste norme il migrante irregolare otteneva un effettivo permesso di soggiorno anche senza aver diritto all'accoglienza.
Grazie al piano della Lamorgese tutto tornerà come prima.
 
Incompetenti e dilettanti allo sbaraglio, ma lo fanno sulla nostra pelle.

Camomilla e coronavirus mal si conciliano, e più si continua con un andazzo incomprensibile e più crescerà la paura.
Non ci dice nessuno qualcosa di concreto.

Non siamo iscritti al partito degli sciacalli, che si mette all’indice ogni volta che viene posta una domanda.
Ma finora abbiamo capito solo che ci dobbiamo lavare bene le mani.

Delle due l’una.

O ci stanno raccontando un sacco di panzane – “in fondo è un’influenza”
oppure non si capisce il perché delle notizie che si accavallano

. In Cina disinfettano persino le banconote.

In Africa comincia la stagione della contaminazione, in Europa il primo morto a Parigi.

Che sarà stato pure un anziano cinese, ma la cosa inquieta non poco.
 
GIOVE LANCIA ASTEROIDI CONTRO LA TERRA: NE HA TUTTI I MOTIVI




Una notizia di un mese fa ci aggiornava sul fatto che il pianeta Giove, un tempo ritenuto lo scudo dai sistema solare nei confronti degli Asteroidi e degli altri corpi celesti vaganti,
fosse in realtà una sorta di fionda che lanciava questi pericolosi bolidi verso la Terra.

Viste le recenti notizie iniziamo a credere sempre di più nella saggezza del Cosmo e del pianeta che prende il nome dal re degli Dei antichi.
Perché, visto quello che si vede in Italia, non meritiamo altro che un grosso asteroide.

Perché non meritiamo un asteroide quando in televisione viene intervistata questa gente?



Qui non siamo al socratico “So di non sapere”, ma al puro elogio dell’ignoranza.
Diventa un vanto l’essere eterodiretti, ricevere ordini e combattere a favore di un potere che lo manovra come un fantoccio.
Nonostante questo va sui mass media, mostrando scientificamente che esiste il vuoto cosmico.
Se questo è l’impegno politico e culturale dei giovani, ci vuole l’asteroide.





Intanto anche i sassi sanno che nessuno vuole andare a votare e che entrambi, pur di mantenere un pizzico di potere,
farebbero il governo con Satana e con tutti i diavoli dell’inferno.
Oggi litigano, domani si giureranno eterno amore. Che teneri….

Mentre infuria il morbo in Cina, i brigatisti sono da Giletti…



Quando in TV questi personaggi sono lasciati a predicare che è meglio avere le mani sporche di sangue che lavarsele,
allora si, meritiamo veramente l’astéroïde.

Anche più di uno.
 
Intesa Sanpaolo ancora protagonista del risiko bancario con una offerta a sorpresa su Ubi banca,
che ha appena presentato il suo nuovo piano industriale al 2022.

La banca guidata da Carlo Messina ha lanciato una offerta pubblica di scambio volontario sulla totalità delle azioni di Ubi banca.

Una operazione, non concordata ma nemmeno ostile, con Ubi che non commenta l’offerta, finalizzata a “consolidare la leadership” di Cà de Sass
nel settore bancario con un gruppo in grado di realizzare utili superiori ai 6 miliardi di euro al 2022.

Per ogni 10 azioni di Ubi banca portate in adesione all’offerta saranno corrisposte 17 azioni ordinarie di Intesa Sanpaolo di nuova emissione,
valorizzando quindi Ubi 4,86 miliardi di euro. La cifra corrisponde ad un premio del 27,6% sui valori di Borsa di venerdì 14 febbraio pari a 3,3333 euro.


Il consiglio d’amministrazione di Intesa Sanpaolo sottoporrà all’assemblea straordinaria, convocata per il 27 aprile, la proposta di aumento di capitale a servizio dell’offerta.

Con il perfezionamento dell’offerta, Intesa avrà accesso ad oltre 3 milioni di clienti, tra retail, pmi e private distanding, di Ubi banca.

UnipolSai ha già raggiunto un accordo con Cà de Sass per rilevare, in caso di successo dell’Opa,
i rami d’azienda delle compagnie assicurative Banca Assurance Popolari, Lombarda Vita e Aviva Vita, partecipate da Ubi banca.


Il gruppo assicurativo bolognese sosterrà poi un aumento da un miliardo di euro per Bper di cui è primo socio per il 19,9%.

La banca guidata da Alessandro Vandelli ha sottoscritto con Intesa un contratto che prevede l’acquisto di un ramo d’azienda
composto da 1,2 milioni di clienti distribuiti su 400/500 filiali ubicate prevalentemente nel nord dell’Italia.


Entro venti giorni dalla data del 17 febbraio, Intesa Sanpaolo presenterà a Consob il documento d’offerta
e allo stesso tempo le istanze per l’ottenimento delle autorizzazioni da parte di Bce, Banca d’Italia, Ivass e le autorità straniere interessate all’operazione.

L’obiettivo dell’offerta è acquisire l’intero capitale sociale di Ubi ed il successivo delisting e fusione.

Intesa Sanpaolo ritiene che la revoca delle azioni favorirà gli “obiettivi di integrazione, di creazione di sinergie e crescita del gruppo”.
 
Auspico che i vecchi Clienti di Banca Popolare di Bergamo intervengano e pongano un out-out alla dirigenza di UBI.
 

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