Buck inserisco parte di un articolo scritto da Roberto Caruso che probabilmente tu conosci. Ho visto ieri sera dei grafici che mi inquietano parecchio. Vorrei sapere cosa ne pensate.
Indici USA
S&P500 – Entrerebbe SHORT su base mensile a 1283 e uscirebbe dalla posizione LONG trimestrale(quella che fino ad ora lo ha tenuto su) a 1257, cioè poco prima del supporto di 1250 che tutti guardano.
Dow Ind. – Entrerebbe SHORT su base mensile a 12083 e uscirebbe dalla posizione LONG trimestrale (quella che fino ad ora lo ha tenuto su) a 11862, il supporto che tutti guardano.
Nasdaq – Entrerebbe SHORT su base mensile a 2725 e uscirebbe dalla posizione LONG trimestrale (quella che fino ad ora lo ha tenuto su) a 2599, cioè sul supporto di 2600 che tutti guardano.
Indici Europa
DAX – L’unico ancora LONG. Entrerebbe SHORT su base mensile a 6845 e in quel caso sarebbe già uscito dalla posizione LONG trimestrale (quella che fino ad ora lo ha tenuto su) a 6922.
FTSE – Entrerebbe SHORT su base mensile a 5753 e uscirebbe dalla posizione LONG trimestrale (quella che fino ad ora lo ha tenuto su) a 5644, cioè sul supporto che tutti guardano.
ITALIA e SMI sono già in piena fase negativa e, anche in caso di recuperi, avranno una strada lunga e ardua prima di riportarsi in trend strutturale favorevole.
ES50 è già SHORT su base mensile e ha l’ultimo supporto sul livello trimestrale di 2490, come lo STOXX 600 lo ha a 239.
Tutti i mercati citati hanno il momentum trimestrale e mensile al ribasso, mentre quello settimanale è su una giuntura di vendita e quindi tutt’altro che ipervenduto. Su nessuno di questi indici, durante questa fase di discesa, si è registrata una volatilità storicamente compatibile con un “selling climax”, quindi con un minimo significativo tale da invogliare a fare “buy on dips”.
I bonds, dal canto loro, sono spezzati: quelli dei mercati “forti” (USA per ora compresi) stanno salendo e rendono pochissimo: ad esempio, il 3 mesi USA rende lo 0.09%. I bonds dei mercati deboli stanno scendendo e, se da un lato presentano rendimenti attraenti, dall’altro pongono problematiche non da poco visti in ottica di “stato patrimoniale”.
L’oro – DA UN DECENNIO LA VALVOLA DI DEPRESSURIZZAZIONE DELL’INTERO SISTEMA
FINANZIARIO GLOBALE – manda chiari segnali di allarme. Lo spread fra S&P e Oro è a 0.80, in pieno trend negativo, e si avvicina al minimo di 0.77, toccato in Marzo 2009. Rimando ai post precedenti per un’anamnesi di questo particolare segnale. Mi limito a dire che il quadro generale che emerge dall’analisi dei numeri è UNIVOCO nell’indicare che – se non vi sarà un IMMEDIATO E STABILE RIENTRO DELLE TENSIONI, CON TENUTA DEI SUPPORTI INDICATI – un eventuale output negativo potrebbe assumere connotati di estrema pericolosità, in quanto potrebbe provocare una reazione a catena, di cui i livelli tecnici sono semplici e muti testimoni e non concause.
3 – L’azione. In situazioni come queste, che si presentano sui mercati, in forma cosi’ strutturata, coerente e coesa come rarissime volte nella storia, l’errore è l’usare metri di valutazione standard. Se gli allarmi citati dovessero scattare, per qualunque motivo o anche semplicemente perché i mercati NON CREDONO nella validità delle politiche prese per controllarne l’azione, i portafogli dovrebbero come prima cosa essere messi in sicurezza, cioè – ragionando non come un analista macro o fondamentale ma come un RISK MANAGER – proteggendo le posizioni deboli o assicurandole con opzioni, che costano – curiosamente – ancora piuttosto poco. In alternativa, si dovrebbe passare su una posizione SAFE, cioè tutelativa dello stato patrimoniale del portafoglio, fino a maggiore chiarezza, anche a costo di rischiare di perdere opportunità di breve.
Per fare due esempi calzanti, faccio rivedere i grafici mensili e trimestrali dell’ES50 e dell’S&P degli ultimi anni, da dove si puo’ evincere che il modello era rimansto in posizione SHORT (barra rossa a -2) o NEUTRO-SHORT (barra grigia a -1) per tutto il tempo della discesa, evitando a chi l’avesse seguito i danni enormi dei cali 2000-2003 e 2007-2009. Ovviamente, la posizione SHORT in questo caso puo’ agevolmente essere intesa come “non aver posizioni al rialzo”.

ES50 mensile, con le aree in cui si sono sviluppati i grandi ribassi precedenti indicati dal modello

ES50 trimestrale, con le aree in cui si sono sviluppati i grandi ribassi precedenti indicati dal modello

S&P500 mensile, con le aree in cui si sono sviluppati i grandi ribassi precedenti indicati dal modello

S&P500 trimestrale, con le aree in cui si sono sviluppati i grandi ribassi precedenti indicati dal modello
L’indicazione che emerge da quanto detto mi sembra estremamente chiara: attenti a cosa succede nei prossimi giorni, al perché succede e a quali sono le conseguenze sui mercati, in puri termini di livelli critici toccati. La partita è ancora aperta, qualche speranza obiettivamente esiste, ma il ghiaccio è sempre piu’ sottile. Termino con l’Oro. I volumi sull’ultimo rialzo sono stati enormi, complice anche la discesa del Dollar Index sui minimi degli ultimi anni, volumi tali da far pensare anche all’incipit di una fase di bolla piu’ volte paventata. Lo stop strategico sul metallo va alzato a 1540, ma vale quanto detto negli altri post: fino a che un S&P500 non varrà piu’ di un’oncia d’oro – fino a che cioè lo spread S&P/Oro non sarà tornato a 1 – la pressione non comincerà davvero a uscire in modo sano dal sistema finanziario.
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