Journal to portfolio afterlife

Si aumenta il debito, per compensare (in minima parte) gli effetti negativi delle sanzioni e contro-sanzioni economiche. E poi una mancetta elettorale non fa mai male. Siete d'accordo?
L'indennità una tantum da 200 euro - per chi ha redditi sotto i 35mila euro - arriverà direttamente nelle buste paga di luglio di 13,7 milioni di lavoratori dipendenti e di 13,7 milioni di pensionati. Gli altri dovranno fare domanda all'Inps: lavoratori domestici (750 mila), disoccupati (1,1 milioni), co.co.co (270 mila), lavoratori stagionali, dello spettacolo o intermittenti (300mila), percettori del reddito di cittadinanza (900 mila). Per i lavoratori autonomi viene istituito un fondo ad hoc da 500 milioni per finanziare l'indennità una tantum.
 
 
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Secondo la Commissione, il rimedio per il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti, il cui salario è eroso dall’inflazione, è semplicemente quello di mettere mano ai risparmi accumulati durante la pandemia. Il tutto accompagnato dall’essenziale premessa, ripetuta a più riprese, che si tratta di previsioni caratterizzate da un’estrema incertezza e che – nello scenario più grave, se il flusso di gas dalla Russia si interrompesse improvvisamente nei prossimi mesi – la crescita dell’Eurozona sarebbe cancellata con un tratto di penna, scendendo nel 2022 dal 2,7% allo 0,2% e nel 2023 dal 2,3% al 1,3%. Se qualcuno avesse ancora bisogno di una spiegazione per il balbettio della Ue – in corso ormai dal 4 maggio – sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia che potrebbe coinvolgere il petrolio ed i suoi derivati, ecco la spiegazione. Sarebbe spazzata via la crescita di quest’anno e buona parte di quella del 2023. Il resto sono chiacchiere.
Osservando l’Italia, la revisione al ribasso è ancora più clamorosa. Giusto qualche settimana fa, il Def prevedeva una crescita del 3,1% e 2,4% rispettivamente per il 2022 e 2023, che ieri la Commissione ha tagliato al 2,4% e 1,9%. Anche in questo caso, se qualcuno avesse avuto bisogno di una conferma ufficiale che i numeri su cui il governo, appena il 6 aprile scorso, ha fondato la sua politica economica per il 2022 fossero scritti sull’acqua, ecco che la Commissione l’ha fornita.
L’inflazione dovrebbe toccare il picco del 6,9% nel secondo trimestre di quest’anno ed attestarsi su base annuale al 6,1% nel 2022 e 2,7% nel 2023. Non c’è dubbio che l’incremento dei prezzi dei prodotti energetici sia alla base della gran parte di questo aumento, ma non va trascurato il fatto che ormai la Commissione ammette che anche l’inflazione “core” (quella depurata da prodotti alimentari ed energetici) sarà pari al 3% nel prossimo biennio.
A completare il quadro a tinte fosche, Gentiloni ci ricorda che su tutto ciò incombe il rischio di un imminente aumento dei tassi di interesse, anche superiore al previsto, che potrebbe determinare un serio ribasso del valore delle attività finanziarie ed immobiliari.
Ma è tutta, o quasi, colpa dell’invasione russa. Chi può, metta mano ai propri risparmi. Gli altri mangino brioches.
 

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