In questo intreccio sempre più fitto di lotta economica e militare tra capitali, chi si affanna a parteggiare per gli uni o per gli altri esercita solo una perniciosa forma di “codismo”. Piuttosto, sarebbe il caso di focalizzare che nell’economia di guerra prossima ventura la classe lavoratrice di tutti i paesi coinvolti sarà inevitabilmente sottoposta a più intensi tassi di sfruttamento, tra ulteriori rischi di declino dei salari reali e delle quote salari, accentuata precarietà, nuove militarizzazioni dei luoghi di lavoro. Un destino da carne industriale e da cannone, a meno di ricostruire un autonomo punto di vista del lavoro nella contesa tra nazioni e tra classi: un “pacifismo conflittualista”, all’altezza dei durissimi tempi a venire.