L’analisi si riferisce ai nati fra il 1965 e il 1980 (escludendo, però, per comparabilità fra coorti, chi è entrato in attività dopo i 25 anni) e ai loro primi 15 anni di carriera di cui si rilevano due fondamentali indicatori di successo: gli anni effettivi di contribuzione e il montante accumulato in base alle regole del contributivo, entrambi sintetizzati dai loro valori medi.
Il quadro che emerge è conforme a quello indicato da
altri studi simili ed è preoccupante, dato che, in media, l’anzianità contributiva è ben inferiore a 15 anni e la frequenza dei “buchi” è più alta nelle generazioni più giovani. In media, la coorte 1965 versava contributi per circa 10 anni e 4 mesi, quella 1980 per 9 anni e 11 mesi. Quindi, in media, una vita attiva di 45 anni darebbe luogo a meno di 30 anni di versamenti effettivi.