Libia e Tunisia non hanno mai accettato che gli hot-spot dove concentrare i migranti per esaminare le richieste di asilo in Europa venissero aperti sul loro territorio, per non trasformarsi da “paese di transito” dei flussi migratori illegali a “punto di arrivo”.
Non c’è quindi nessuna ragione per ritenere che Tripoli e Tunisi possano oggi cambiare idea. Meglio quindi puntare su accordi con questi due paesi che prevedano aiuti economici, il respingimento dei migranti illegali salpati dalle loro coste e il loro immediato rimpatrio nei paesi di origine con aerei messi a disposizione anche dalle agenzie dell’ONU. Meglio non dimenticare che nel 2011, durante il conflitto libico, un milione di lavoratori stranieri fuggiti in Tunisia vennero rimpatriati nei paesi d’origine con un ponte aereo gestito dalle Nazioni Unite.