Journal to portfolio afterlife

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La scoperta dell'acqua calda.
Questa yellen è un genio. Ma noi che lo diciamo da sempre, come ci classifichiamo?
 
Io sono favorevole all'immigrazione, quella legale.
Curioso che sia stato sufficiente che una sola delle navi che le Ong impiegano per traghettare quasi ogni settimana in Italia immigrati illegali approdasse in un porto francese per far scoprire ai cugini d’Oltralpe che esiste una minaccia migratoria che dal mare si riversa soprattutto sulle coste italiane mandando ogni settimana in tilt gli hot-spot, soprattutto quello di Lampedusa.
Difficile poi per l’Italia accettare paternali e “lezioni di umanità” da chi ributtava di notte in Italia i clandestini fermarti in Francia o sgombrava con le ruspe gli accampamenti degli immigrati illegali a Calais. Meglio sarebbe se tutti i partner Ue si mobilitassero per impedire che trafficanti e organizzazioni private, quali sono le Ong, sostituiscano nazioni e governi nel determinare chi possa o meno attraversare i confini europei.
Ma al di là delle beghe tra confinanti in un’Europa al collasso, il vero dato politico è che gli unici a guadagnarci dalle liti tra europei sono i trafficanti di esseri umani, gli immigrati clandestini, Ong e lobby dell’accoglienza.
Solo i tifosi di interessi diversi da quelli nazionali possono fingere di non sapere che tra i finanziatori delle Ong le cui navi battono bandiere dei paesi del Nord Europa, vi sono privati, enti religiosi e amministrazioni pubbliche di Francia, Germania e altre nazioni Ue.
Tutti concordi nel sostenere organizzazioni impegnate a traghettare in Europa clandestini africani e asiatici ma a patto che li sbarchino solo in Italia: se Roma avrà il coraggio di andare fino in fondo e bloccare gli accessi ai nostri porti alle navi delle Ong l’intero business verrà meno e cesseranno pure i finanziamenti poiché nessuna nazione europea è pronta ad accettare che i clandestini vengano sbarcati nei suoi porti.
Libia e Tunisia non hanno mai accettato che gli hot-spot dove concentrare i migranti per esaminare le richieste di asilo in Europa venissero aperti sul loro territorio, per non trasformarsi da “paese di transito” dei flussi migratori illegali a “punto di arrivo”.
Non c’è quindi nessuna ragione per ritenere che Tripoli e Tunisi possano oggi cambiare idea. Meglio quindi puntare su accordi con questi due paesi che prevedano aiuti economici, il respingimento dei migranti illegali salpati dalle loro coste e il loro immediato rimpatrio nei paesi di origine con aerei messi a disposizione anche dalle agenzie dell’ONU. Meglio non dimenticare che nel 2011, durante il conflitto libico, un milione di lavoratori stranieri fuggiti in Tunisia vennero rimpatriati nei paesi d’origine con un ponte aereo gestito dalle Nazioni Unite.
 

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