LA MONTAGNA PIU' ALTA RIMANE SEMPRE DENTRO DI NOI

Gli imbecilli che avanzano.........Una cosa è certa. Lo dicono loro.
Ogni anno muoiono in Italia 80.000 OTTANTAMILA persone per danni causati dal fumo
........quante ne sono morte per patologie pregresse, aggravate dal virus ?

Basteranno le discoteche chiuse e le mascherine in notturna oppure il governo ci rifilerà qualche altro divieto in salsa new lockdown?

Intanto, a tirar fuori un’ideona ci ha pensato il Codacons.

“Dobbiamo combattere la diffusione del virus con ogni mezzo,
per questo motivo chiediamo al Governo ed al Ministero della Salute di vietare il fumo di sigaretta all’aperto”.



“La correlazione statistica tra fumo e decessi – dice il Codacons – è spaventosa già di suo, un vero e proprio genocidio;
ogni anno il fumo uccide 7 milioni di persone (saranno 8 milioni entro il 2030), come se di colpo fosse cancellata la città di New York;
in Italia 80 mila persone l’anno perdono la vita per malattia causate dal fumo di sigaretta – dice ancora il Codacons –
secondo alcuni studi scientifici poi vi sarebbe una correlazione diretta tra il fumo ed il rischio di sviluppare forme più gravi della malattia,
aumenterebbe il rischio di ventilazione artificiale e ricovero in terapia intensiva, oltre che di morte”.


Ma fumando si rischia sul serio di aumentare il rischio di contrarre il coronavirus?


Secondo Sergio Harari, pneumologo dell’Ospedale San Giuseppe interpellato dal Corriere della Sera, in realtà

“non esiste alcuna evidenza scientifica che il fumo trasporti il coronavirus.
In letteratura non ci sono pubblicazioni a riguardo e mi sembra un problema marginale rispetto ad altre modalità di contagio decisamente più rischiose”.

Dello stesso avviso Giorgio Buonanno, docente all’Università di Cassino, che ha specificato come
“le particelle che espira un non fumatore non sono diverse da quelle rilasciate da un fumatore:
quest’utimo emette oltre all’aerosol anche il fumo, che è però neutrale rispetto al virus”.


Ora, francamente non sappiamo se il Codacons ne sappia di più rispetto a questi esperti in materia.

Di primo acchito, ma giusto per non essere troppo impietosi, abbiamo qualche dubbio al riguardo.
 
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Il nuovo patto tra M5S e Pd, con la benedizione di Italia Viva (Matteo Renzi), prepara la giubilazione del sempre più scomodo Giuseppe Conte.

Lo scrive sul “Sussidiario” Francesco Sisci, editorialista del “Sole 24 Ore” e già corrispondente della “Stampa” da Pechino.

Se oggi la coalizione giallorossa diventa stabile e si prospetta addirittura la fusione in un unico partito,
a che serve un premier “esterno” come Conte?

Lo sconosciuto “avvocato del popolo”, ricorda Sisci, era stato scelto per Palazzo Chigi nel governo gialloverde (5 Stelle e Lega)
come elemento esterno, anche se espresso dai grillini, per sostenere l’equilibrio instabile tra i due alleati.

Per lo stesso motivo era stato confermato, un anno dopo, a capo del successivo governo giallorosso, sostituito Salvini con Zingaretti.

La posizione di Conte si andrebbe facendo sempre più precaria, se si guarda all’orizzonte generale.

«Le prospettive sono che a gennaio l’Italia si renderà conto della realtà»

ovvero: sarà di fronte a una contrazione del Pil «di almeno il 20%».

Infatti, «dopo cinque mesi di chiusura virtualmente totale di ogni attività di produzione e consumo,
e con la possibilità reale di un ritorno anche parziale dell’epidemia in autunno, una contrazione del Pil del 20% è un’ipotesi ottimistica per il 2020».


In concreto, ragiona Sisci, questo significa

«un danno paragonabile a una guerra devastante, senza per giunta la speranza di un rimbalzo immediato,
perché davanti alla scampata morte violenta i sopravvissuti hanno un immediato guizzo di vita,
mentre le epidemie lasciano strascichi pesanti di paure ancestrali nella psicologia collettiva».

La combinazione di questi vari elementi «significherà milioni di disoccupati, altri milioni di persone con entrate decurtate»,
con il rischio concreto di «grandi problemi e sommovimenti sociali».

Inoltre, visto anche l’attuale aumento della spesa pubblica, il rapporto Pil-debito pubblico a questo punto potrebbe arrivare al 200%, cioè

«la situazione del Giappone, senza che l’Italia sia il Giappone», che è invece provvisto di sovranità monetaria
e quindi non teme né attacchi speculativi (spread), né carenza di liquidità
.

«Con un' economia in contrazione verticale e un debito in aumento altrettanto verticale – scrive Sisci –
minime variazioni dei tassi di interesse sul debito potrebbero rendere l’Italia insolvibile».

A quel punto, Roma potrebbe sempre «piangere miseria con la Ue e far presente che il fallimento del paese avviterebbe l’Unione in una crisi mostruosa».


Per contro, proprio la contrazione del Pil «rende la crisi italiana sempre meno minacciosa, mentre la crescita del debito ne aumenta proporzionalmente il costo».

In altre parole, continua Sisci, col passare del tempo e l’aggravarsi della situazione diventa sempre più conveniente
la tentazione di “scaricare” l’Italia, lasciandola al suo destino.

Tradotto: come si fa a spiegare ai paesi “frugali” che bisogna salvare un paese di “cicale” dove, secondo il filosofo Franco Ferrarotti,
una decina di famiglie possiede forse il 70% della ricchezza nazionale?».

Inoltre – prima ancora di questo – in autunno ci sarà il ritorno della malattia:
a prescindere dalla sua effettiva pericolosità (oggi vicina allo zero, secondo i medici),
l’allarmismo politico-mediatico aumenterà le tensioni, come già si inizia a vedere.


Prima ancora, scrive sempre Sisci, ci saranno le elezioni del 20 settembre, regionali e comunali.

«Se la neo-coalizione giallorossa tiene e vince, allora conferma la validità dell’alleanza; a quel punto – si domanda l’analista –
perché tenere l’arbitro Conte, ormai superfluo? Se invece la coalizione perde, anche in questo caso perché tenere Conte?».



La questione potrebbe diventare urgente, aggiunge Sisci, visto che cominciano ad arrivare citazioni in giudizio
per possibili errori gravi del governo durante la crisi del Covid.

«C’è anche la controversa chiusura di tutto il paese (quando chiuderne solo una parte poteva bastare)
che potrebbe essere costata oltre 100 miliardi di euro al Pil, la metà di quanto concesso dalla Ue».

Poi, ammette Sisci, il ragionamento potrebbe essere anche diverso:

davanti alle prospettive di tali sussulti nei prossimi mesi, le istituzioni potrebbero ritenere opportuno non scuotere ulteriormente gli attuali equilibri.

«Il ritorno dell’epidemia potrebbe portare a un nuovo effetto chioccia: tutti si rifugiano dietro il capo del governo in una nuova situazione di panico generale».


Potrebbe però essere anche il contrario:


«Il ritorno del virus, l’aumento delle proteste – stavolta più composte, delle opposizioni (che prima o poi dovrebbero svegliarsi dalla trita cantilena del “dagli all’immigrato”) –
e l’aumento delle tensioni sociali, potrebbero portare al progressivo isolamento del premier».

In questo senso, forse – ipotizza Sisci – l’alleanza può essere «un colpo di genio di attendismo tattico».

Nell’attuale situazione, altamente instabile, i giallorossi (con Renzi) aspettano il risultato del 20 settembre, per tirare le fila.

«A quel punto, forti della nuova alleanza, potrebbero anche essere tentati di ricorrere al voto che consolidi i nuovi rapporti e spazzi via i riottosi».

Infatti, una parte non insignificante di Pd e M5S non è entusiasta dell’alleanza e può essere tentata di mettere i bastoni fra le ruote,
specie se passa il tempo e aumentano le difficoltà.

Per Sisci, dopotutto, «si è trattato di un patto di palazzo senza discussioni interne e pubbliche,
per cui il livello di coesione all’interno delle due formazioni è minimo e rischia di sfaldarsi al primo incidente».
 
Peccato che la cima dell montagna dell'imbecillità possa essere raggiunta così facilmente da molte persone...peccato!

L’imbecillità è intollerabile, indipendentemente dal numero di soggetti. Ne basta uno solo per fare danno.

lei fa confusione, io non ho scritto che il virus non esiste, ma non venga a dirci che un velo di mascherina è la soluzione CERTA, inoltre come ho scritto si era solo mossa perchè parlando animatamente è fisiologico: se vede i reporter mentre parlano in tv la rialzano in continuazione o addirittura la tolgono per questo motivo, e poi signora stava a oltre due metri da me quindi era solo una cerca rogne.
ci sono telecamere per visionare quanto riportato coop di vetralla, ergo di imbecille si trattava ( dico imbecille non per richiamo ma per insistenza nell'inveire dopo che le ho risposta VA BENE e immediatamente ben riposizionato la mascherina (di farmacia non velo pietoso da 0,50 cent) ,,,,,,,,e vedo che pure lei nonostante il "va bene"..... non le sta bene..... dobbiamo NON vivere?) .
ore 11.25 se vuole denunciarmi
 
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Il Coronavirus è mutato?

Se sì, in che misura?



Oggi, a distanza di 8 mesi dal focolaio di Wuhan, nella Cina centrale, la risposta che tutti attendevano col fiato sospeso:

"Sì, è cambiato ed è diventato meno letale", assicura Paul Tambyah, presidente della Società Internazionale di malattie infettive in un'intervista al quotidiano La Repubblica....


Lo dicono i dati dell'infenzione che, nonostante l'incremento dei contagi nelle ultime settimane,
mostrano un netto calo dei ricoveri in terapia intensiva e, più in generale, dei pazienti che necessitano di ospedalizzazione

Un caso o un colpo di fortuna? Nessuna delle due.

La scienza conferma che la letalità per o con Covid-19 sta diminuendo in maniera sensibile.

Determinante a tal riguardo sarebbe la diffusione di un ceppo più contagioso ma meno virulento (non mortale, per intenderci).

Ha una mutazione che si chiama D614G (il nome indica il punto dell’Rna in cui è avvenuta e la lettera del gene che è cambiata)
ed è così efficiente che si è propagata in due terzi dei nuovi contagi nel mondo in tempi rapidissimi.


Ma che cosa vuol dire, è un bene o un male?


Paul Tambyah, scienziato, medico dell’ospedale universitario e segretario del partito democratico di Singapore ne è certo:
“Un virus più contagioso ma meno letale potrebbe essere una buona notizia”.

E la mutazione è troppo piccola per confondere i nostri anticorpi.
“Le due varianti sono quasi identiche. Le differenze non coinvolgono le aree che il sistema immunitario usa per riconoscere il virus. I vaccini non dovrebbero avere problemi”.


In conseguenza alla mutazione, il virus potrebbe essere diventato più vulnerabile agli anticorpi.

Secondo una ricerca dell’università della Pennsylvania pubblicata su MedrXiv:

“L’aumento di infettività ottenuto grazie a D614G avviene al costo di rendere il virus più vulnerabile agli anticorpi neutralizzanti”.

Tra le persone infettate, la presenza del virus con D614G non ha mai dimostrato di causare sintomi più gravi,
nonostante naso e gola ospitassero in media quantità superiori di microbi.
 
Zero strategia, zero prospettive.

La politica estera richiede lungimiranza e capacità diplomatiche.

Non si fa a suon di colpi di mano.

Il nostro grosso problema è l’inconsistenza dell’attuale governo italiano,
nascosto sotto le bende di un attendismo miope e in quanto tale deleterio.

Un immobilismo sconcertante soprattutto in Libia e descritto perfettamente dall’ex generale dell’Aeronautica militare,
Vincenzo Camporini, che prova a invocare un cambio di passo:

“Dobbiamo ricostruire dall’inizio una strategia del nostro Paese nel quadro delle alleanze storiche Nato e Ue – ha dichiarato Camporini a Globalist
per, prima di tutto, identificare e poi proteggere i nostri interessi.
Purtroppo, però, a mio avviso questo governo una visione non ce l’ha, al di là dell’affannarsi, in modo tutto sommato confuso, per la difesa contro la pandemia”.




A prescindere dalle alleanze possibili e dal tempo dedicato all’emergenza coronavirus emerge la letargia dell’esecutivo giallofucsia.

Il ministro Di Maio, se escludiamo estemporanee sparate e costose visite in Tunisia,
non sembra proprio rendersi conto che in Libia ci stanno sottraendo terreno in tanti.

E se la Francia giocò le sue migliori carte anti-italiane per abbattere Gheddafi, adesso nella “quarta sponda” avanzano Turchia e Germania.

Una partita a scacchi che ruota attorno all’area nordafricana e penetra in tutto il Mediterraneo. “

La vera posta in gioco – precisa Camporini – sono gli equilibri complessivi in questa regione, che stanno venendo meno,
anche per l’attenuarsi dei vincoli di alleanza storici che oggi sono messi in discussione.
Purtroppo da Roma si sta a guardare
.
Fino a qualche tempo fa, ci limitavamo ad agire di rimessa, a reagire a quello che stava accadendo per iniziativa altrui.
Oggi abbiamo rinunciato anche alla reazione.
E’ un atteggiamento di assoluta passività, da cui non c’è possibilità di trarre alcun vantaggio”.

Analisi indiscutibile e che da tempo proponiamo su questo giornale, se non altro per non assopirci e tentare di scuotere dal torpore chi è già sprofondato in un lungo sonno.


Ma dicevamo della Turchia, le cui mosse in Libia sono arcinote e proseguono ormai da tempo.

E’ però notizia di ieri che il Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli (quello per intenderci che ha sempre sostenuto l’Italia)
avrebbe concesso ad Ankara il porto di Misurata come base da utilizzare per le navi militari operanti nel Mediterraneo Orientale.

La notizia è stata diffusa dall’emittente televisiva libica 218 tv, che ha sede in Giordania ed è considerata vicina al generale Khalifa Haftar che controlla la Cirenaica.

Andrebbe quindi presa con le molle, perché proviene da chi punta a screditare il governo nemico di al-Serraj.

Ma se non è vera al 100%, è comunque del tutto verosimile.

Le fonti citate tra l’altro parlano di accordo raggiunto ieri a Tripoli tra Gna, Turchia e Qatar,
in occasione della visita nella capitale libica dei ministri della Difesa turco e qatariota.
In base a queste fonti il porto di Misurata verrebbe dato in concessione alla Turchia per un periodo di ben 99 anni.

Sarebbe più di uno schiaffo all’Italia, significherebbe l’occupazione di una città strategica
in cui sono stanziate da anni le nostre truppe (per l’esattezza 300 militari)
e la creazione di un avamposto turco in chiave anti-greca.


Ma dicevamo anche della Germania.

Attore silenzioso eppure tremendamente efficace, che adesso riveste un ruolo di primo piano in Libia.

Il governo tedesco da una parte vende armamenti alla Turchia e dall’altro si sta ponendo come mediatore nel conflitto libico.

Ha iniziato a farlo con la conferenza di Berlino dello scorso gennaio e non intende smettere.

Non c’è quindi da stupirsi se uno dei promotori dell’accordo a tre siglato tra Qatar, Turchia e Tripoli sia il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Mass.

Dunque oltre ad essere scalzati da Erdogan, nella “quarta sponda” ci fa le scarpe pure la Merkel.
 
La settimana di ferragosto ha visto interessanti spunti di riflessione sotto forma di Titoli di Stato.

Il 12 agosto il Tesoro ha offerto 7 miliardi in Bot annuali venduti in asta ad interesse negativo del -0,192% in calo rispetto al -0,124% offerto nell’ultima emissione del 10 luglio.

Il rapporto di copertura è stato del 1,74 in quanto la domanda è stata di 12,2 miliardi, quindi ben superiore rispetto all’offerta.




Giovedì 13 agosto il Tesoro ha invece offerto dei BTP con scadenza a 3, 7 e 30 anni, per un importo complessivo di 6,75 miliardi.

Il rapporto di copertura è stato anche qui interessante e precisamente del 1,63, 1,43 e 1,39, di nuovo insomma la domanda di Titoli è stata superiore all’offerta.



Ancora una volta è dimostrato il fatto che l’Italia non ha problemi nel trovare finanziatori desiderosi di comprare il suo debito, anzi.


Ma sullo sfondo di queste emissioni c’è ancora il Recovery Fund e lo SURE e, di certo, non è sparito il MES con il quale prima o poi ci indebiteremo,
visto anche il nuovo posizionamento di Mario Monti all’OMS.


Certo qualcosina in più la paghiamo sugli interessi dei BTP rispetto a spagnoli o inglesi ma questo è dovuto al fatto che l’Italia ha un Investment Grade BBB-,
quindi al fatto che le agenzie di rating, già riconosciute incapaci di dare giudizi seri dal 2008 in merito alla qualità dei debiti, continuano ad avere più credibilità di quanta ne meritino.


Agenzie di rating ma anche Banca Centrale Europea e coordinamento con le politiche fiscali dei Paesi intralciano il corretto andamento degli eventi economici
e, di riflesso, condizionano negativamente le aspettative dei cittadini.


Le Banche Centrali “espandono” i loro bilanci e la BCE supera i 6mila miliardi seguendo la FED che ha superato i 7mila.

Tale espansione è dovuta soprattutto alle politiche di acquisto di Titoli sovrani con lo scopo di immettere liquidità nei sistemi economici
in modo da aumentare la capacità di spesa dei cittadini (famiglie e imprese).

Acquisti che regolano anche lo spread che si mantiene basso quando c’è in giro la certezza che lo farà davvero o in caso servisse farlo (memo: il “whatever it takes” di Draghi).



Purtroppo le news parlano ancora di recessione, segno che qualcosa non sta funzionando probabilmente perché la moneta da sola non basta.


La BCE “produce” soldi mentre gli Stati non li controllano e non decidono correttamente come impiegarli.


Insomma, il debito oscilla tra serio e falso problema perché i finanziatori ci sono sempre stati, e continuano ad esserci,
dato che l’Italia rimane un buon posto dove investire (un Paese non è fatto di soli politici che ‘discutono’ e giornali che denigrano ma anche di persone che producono, inventano, crescono).

Del resto gli investitori sanno che gli interessi dipendono dalle farlocche agenzie di rating americane
e non realmente da possibilità di default, quindi mentre comprano sorridono sapendo che non le sostituiremo con serie agenzie europee.


Dietro (o davanti) rimane fondamentale il comportamento (nonché gli Statuti) delle banche centrali
che andrebbero rese più dipendenti dalle necessità delle comunità e meno da quelle dei mercati.

Per finire, la comunità degli stati europei dovrebbe lavorare seriamente per… la comunità
e quindi adeguare le esigenze di spesa (politica fiscale) agli interessi comuni piuttosto che preoccuparsi degli spread
e di imporre metodi di indebitamento graditi alle élite finanziarie.
 
Banca d’Italia pubblica la situazione del debito pubblico italiano, con una particolare attenzione al 2020.

I dati sono molto interessanti e meritano alcune parole di commento,
soprattutto perchè smentiscono una serie di luoghi comuni che variano dalla scarsità di liquidità di Gualtieri
al fatto che bisogna aderire al MES perchè “Costa meno”.



Da gennaio 2020 il debito dello Stato è passato da 2.444 miliardi al 31 Gennaio a 2.530 miliardi al 30 Giugno.

Un incremento di 86 miliardi dovuto alle emissioni per far fronte alle varie manovre anti Covid-19,
oltre che ai mancati incassi per il close-down e per il rinvio di alcune scadenze fiscali.


Banca d’Italia è passata dal detenere 408 miliardi del debito pubblico a Gennaio a detenerne 485.

Un incremento di 78 miliardi.

Alla fine il 90% del maggior debito dello stato è andato alla Banca d’Italia.

Ricordiamo che questo debito incrementale acquistato da Banca d’Italia ha un costo pari a zero per lo stato,
in quanto gli interessi sul debito incrementale sono restituiti al tesoro sotto forma di utile.

Con il 90% del debito incrementale in mano alla Banca centrale risulta piuttosto complesso affermare che il MES sarebbe più conveniente,
tranne che non riuscissimo ad averlo a tassi negativi, evento piuttosto improbabile.



In realtà, seguendo un’elaborazione dei dati di Canale Sovranista,
stiamo avviandoci ad una situazione di possesso del debito che abbiamo già visto nella storia della Repubblica:


debito-di-BI-detenuto-sul-totale-del-debito-pubblico.jpg






Non è impossibile che giungeremo ai picchi di detenzione del debito pubblico degli anni settanta,
quando vi erano le crisi petrolifere che costituirono una vera e propria sfida per l’economia italiana
che richiese un intervento diretto della Banca d’Italia per finanziare il deficit.

Ora sta accadendo lo stesso, ma con l’intermediazione della BCE.

Alla fine, per sopravvivere, è stato necessario mettere da parte tutte le costruzioni artificiali legate all’Unione Europea.
 
Ops....ma allora ci sono altri problemi in Italia ?


«Non tollererò ulteriori angherie da Roma, le quali ledono la dignità dei miei concittadini».

A dirlo è il sindaco di Messina, Cateno De Luca, dopo l’ennesima fuga di migranti dall’ex caserma Gasparro di Bisconte,
la cui chiusura è in programma il prossimo 28 agosto.

«Terminata la quarantena di quel che resta dei tunisini all’interno del Cas,
perché adesso si mistifica anche sul numero reale dei migranti ospiti della struttura,
il 28 agosto disporrò la chiusura immediata e definitiva della struttura colabrodo, senza se e senza ma».


E poi ancora: «Non so se essere più arrabbiato per le reiterate fughe di migranti, che espongono a pericoli se stessi e la mia comunità.
Oppure per il muro di gomma che il ministro Lamorgese ha innalzato nei miei confronti.
Mi sono beccato una denuncia per difendere il mio territorio e sono pronto a rifarlo.
E per questo che invito il ministro Lamorgese a fare un salto a Messina per un caffè,
per rendersi conto in prima persona della paura sugli occhi dei cittadini di Bisconte».


L’annuncio di chiudere la struttura era arrivato due giorni fa.

«Abbiamo fatto chiudere l’hotspot, è rimasto il Cas – aveva detto – da qui hanno tentato la fuga in 40. Di questi, 20 ci sono riusciti.
Cara ministro Lamorgese, le avevo ribadito che la caserma Gasparro di Bisconte era un colabrodo e dunque non idonea all’accoglienza.
Siamo alla quarta fuga. Ci sono 50 tunisini in giro per la città. Adesso basta, occorre chiudere definitivamente.
lg.php

Con queste politiche sbagliate state invadendo il nostro territorio – aveva aggiunto – Le consiglio di continuare sulla linea della solidarietà,
ma perché non porta i migranti in Parlamento ? Certamente lì saranno al sicuro, così siamo tutti più tranquilli».

E ancora: «A Messina non deve esserci più nessun migrante, la caserma Gasparro sarà chiusa. Non voglio più sentire parlare di hotspot e Cas a Messina».
 
Stazione Termini sempre più terra di nessuno.

Durante i controlli dei carabinieri in poche ore sono state arrestate tre persone e quattro denunciate a piede libero.

I militari hanno anche identificato 300 persone, nella maggioranza immigrati. Una situazione incandescente.


La lista dei furti e delle aggressioni poche ore è lunga.

I carabinieri hanno acciuffato due nomadi di origine bosniaca di 14 e 18 anni.

Pregiudicate, erano all’interno della fermata della linea B della metropolitana.

Avevano appena borseggiato una turista milanese.

La maggiorenne è stata posta ai domiciliari in attesa del rito direttissimo mentre la minore affidata a una casa famiglia.


Poi i carabinieri hanno arrestato un immigrato della Guinea di 25 anni. L’accusa è di furto aggravato.

Il giovane, nella Capitale senza fissa dimora, stava uscendo da uno dei negozi di abbigliamento della Stazione Termini
in possesso di capi d’abbigliamento rubati del valore di oltre 200 euro.


E ancora, dopo un lungo pedinamento un cubano di 27 anni, nella Capitale senza fissa dimora,
è stato sorpreso dai militari durante i controlli nell’area della Stazione Termini, nei pressi della fermata “Repubblica’” della metropolitana.

Aveva un portafogli oggetto di un furto messo a segno qualche minuto prima ai danni di una turista dell’Honduras.


Inoltre i carabinieri hanno pizzicato un palestinese di 22 anni e un tunisino di 21 anni, entrambi nella Capitale senza fissa dimora e pregiudicati.

Uno di loro aveva un telefono cellulare – del quale non ha saputo fornire il codice di sblocco – nascosto negli indumenti intimi.

Nello zaino in loro possesso avevano un paio di forbici e di un coltello di 20 cm.
 
E’ stato un immigrato della Sierra Leone a stuprare nella notte di Ferragosto una ragazza ventenne nel quartiere Trastevere a Roma.

La vittima di questo orrore è una ragazza che aveva trascorso la serata tra il 14 e il 15 del mese in compagnia di alcuni coetanei.

Durante la serata qualcosa è andato storto.

Un’amica della giovane ha allertato infatti la polizia dell’avvenuto stupro.

Gli agenti del reparto volanti sono subito intervenuti sul posto dopo la segnalazione.

Responsabile della violenza è stato un ragazzo della Sierra Leone di 21 anni.

Il suo arresto è stato poi convalidato nei giorni scorsi dal gip che ha disposto la custodia cautelare in carcere.


La notte di Ferragosto si è segnalata per la particolare brutalità di stranieri nei confronti di ragazze molto giovani
che non chiedevano altro che festeggiare con amici.

Ricordiamo l’orrore di Lignano, dove nelle stesse ore un “branco” composto da due albanesi e un egiziano hanno violentato una quindicenne.
 

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