Il punto della situazione
Facciamo il punto della situazione riassumendo gli avvenimenti dall'inizio dell'anno e delineando alcuni possibili trend per il futuro.
All'inizio dell'anno la crescita delle ansie inflazionistiche unita alla spinta al rialzo dei tassi da parte di diverse banche centrali in particolare anglofone e il conseguente rallentamento della liquidità globale (tematica affrontata in più post) ha cominciato ad influenzare i mercati globali.
In particolare il primo effetto manifesto è stata la distruzioni delle correlazioni che avevano caratterizzato il bull market azionario 2003/2004 quali dollaro giù e tutto il resto su oppure prezzo dei bond su e titoli legati alle commodity su.
Il secondo effetto è stata una correzione dei mercati globali che ha avuto il suo culmine ad Aprile.
Da quel momento il mercato ha sviluppato un recupero che ha avuto due fasi distinte:
la prima è stata guidata dai settori maggiormente penalizzati nella fase precedente quali ad esempio i tech ed i farmaceutici non convincendo i mercati della bontà del recupero in quanto molto simile ad un bear market rally dove i titoli maggiormente penalizzati sovraperformano il mercato
la seconda invece è stata caratterizzata da considerazioni macro su una fase di flessione economica non troppo pesante, sulla fine del movimento al rialzo dei tassi e comunque su considerazioni sulle curve dei tassi che hanno appiattito la loro conformazione ed hanno creato (aiutati da una pesante speculazione) l'ormai famoso conudrum Greenspaniano.
Condizioni di liquidità meno negative hanno permesso il recupero di tutti i trade reflazionistici, un recupero delle commodity industriali (anche se il movimento è stato essenzialmente sostenuto dal rame e dal nichel), dalle valute legate a questi trend (dollaro australiano ma non rand) e dai titoli commodity oriented (ma anche in questo caso con diverse assenze)
Queste divergenze tra settori, unite alle divergenze manifestate da diversi mercati azionari rispetto al movimento collettivo (o quasi) precedente unite a considerazioni macro non ampiamente positive pongono comunque dei dubbi sul proseguio di queste forze.
In particolare l'economia Cinese è in rallentamento in quanto l'import export da e per quel paese è in calo, la richiesta di materie prime pure ed il costo di trasporto delle materie prime si è significativamente contratto negli ultimi due mesi mentre le aziende Cinesi sono sottoposte ad una doppia pressione sui margini dall'aumento del costo della manodopera e delle materie prime non esportabili sui consumatori finali.
Il rallentamento della Cina non può non avere un impatto sulle commodity e su tutti i trend reflazionistici portando a buone correzioni le commodity industriali e sui paesi emergenti.
D'altra parte mentre la Cina rallenta l'Europa arranca e per nuove pressioni inflazionistiche che impediscono o almeno rallentano possibili ribassi dei tassi e per lo sbandamento politico e sociale che questi ultimi mesi hanno fatto emergere senza che la svalutazione competitiva della valuta riesca a risolvere i problemi economici dei paesi membri in quanto maggiormente legati alla mancanza di consumi interni.
Al di là del Giappone in una situazione economica particolare, dove ai trend economici esterni in rallentamento si innestano trend domestici positivi ma che da soli non riuscirebbero a portare il Giappone fuori dalla deflazione restano gli US ed i suoi consumatori indebitati a sostenere l'economia globale
Ma per poterlo fare occorrerà un nuovo ciclo di tassi al ribasso ed una nuova emissione di liquidità globale che però sembra che la FED voglia far partire solo dopo aver contratto la speculazione su diversi asset ed è per questo è l'unica banca centrale col ciclo dei tassi ancora al rialzo.
Questo movimento (al rialzo sui tassi) dovrebbe avvantaggiare, insieme al rallentamento globale la valuta americana e gli asset USA.
Al contrario le commodity industriali dovrebbero stornare sotto il peso del rallentamento globale (Anche sul Rame, uno dei metalli ancora in uptrend vi sono divergenze palesi...).
Discorso più complesso sull'oro.
In teoria anche l'oro al venir meno delle convinzioni inflazionistiche dovrebbe stornare ma il venir meno della valuta alternativa al dollaro (euro), i dubbi sulla stessa valuta di riserva e la mancanza di alternative credibili potrebbero ridurre le pressioni cicliche e stagionali al ribasso e consentire all'oro durante il prossimo ciclo reflazionistico di esserne un protagonista.