LASSU'

Raga... riciclo di nuovo il 3d e mi sa che rimarrà questo per tutto il mese :d:...spero che Argema non se ne avrà a male :melo:
Buona settimana a tutti :)
 
Inquietanti le recenti dichiarazioni rilasciate da Ilaria Capua che lasciano presagire la catastrofe.

“Le notizie che arrivano da oltreoceano mi inquietano.
I casi di Covid-19 sono in aumento vertiginoso soprattutto in Florida
e si parla insistentemente di breakthroughs”.


I breakthroughs sono le rotture, ovvero, tutti quei casi in cui il vaccino “non ha funzionato” o in cui una persona vaccinata viene contagiata.

“Le rotture si verificano anche quando il virus in circolazione è sufficientemente diverso
da quello che ha generato gli anticorpi (ovvero dal vaccino) da sfuggirgli”.

Uno dei fattori negativi, oltre i breakthroughs, che bisogna tener presente è che
“si ipotizzano tassi di contagio molto più elevati di quello che abbiamo visto finora”.


E poi la nota virologa lancia l’allarme:

Quello che risulta è che

“la variante Delta sta provocando rotture vaccinali con casi sintomatici in persone vaccinate.
Una persona vaccinata che oggi incontrasse la variante Delta potrebbe sviluppare sintomi simil influenzali
(quasi sempre non gravi), cosa che avveniva rarissimamente fino a qualche mese fa e “quasi certamente" non finiranno in ospedale.
Per i non vaccinati, visto come si comporta la variante Delta che ha messo l’elica del turbo, invece no e sarà ben diverso.
Temo proprio che se continueremo ad avere la popolazione vaccinata a macchia di leopardo
non ci sarà uniformità di ripresa e si ricomincerà con le ambulanze, le chiusure e le restrizioni”.
 
Il green pass è stato introdotto principalmente per tre ragioni:

avrebbe ridotto il contagio,

avrebbe fermato la proliferazione delle varianti,

avrebbe finalmente fatto finire l’incubo di lockdown e restrizioni.


Possiamo dire che il green pass è nato morto.


Vediamo nel dettaglio.


1) Come oramai sostengono la maggioranza dei virologi, il vaccino non ferma né il contagio né la diffusione del virus.

Probabilmente riduce entrambi di una percentuale, che ancora non conosciamo con esattezza.



2) Una vaccinazione di massa ad epidemia in corso, come ci avevano detto mesi fa

(quando dovevano convincerci che era giusto un nuovo lockdown),

ha buone probabilità di incentivare la proliferazione di varianti resistenti al vaccino.

Questa notizia, che era scomparsa dal discorso pubblico,

oramai è riconosciuta di nuovo apertamente da quasi tutti i virologi e dagli stessi giornali.


Anche in Italia, è stato riconosciuto dal prof. Andreoni in un intervento su Repubblica del 29 luglio e dallo stesso Burioni in un tweet del 3 agosto.

Burioni ha poi tentato di dire che in realtà la sua posizione implicherebbe una vaccinazione di massa molto veloce da fare a tutti
proprio per ridurre al minimo il contagio e quindi la proliferazione delle varianti.

Con 7 miliardi di persone, di cui la metà non ha accesso al vaccino, e con una efficacia dello stesso di 6-9 mesi,
pensare di creare,
non dico nel mondo, ma in una singola nazione una popolazione con il 90% di immunizzati contemporaneamente
è una utopia logistica prima che immunologica.



3) In Israele, patria della vaccinazione militarizzata che “cepiacetanto”, si ritorna a parlare di lockdown.


In Occidente, sta gradualmente venendo alla luce che un ciclo vaccinale completo non basta,

che la copertura potrebbe durare pochi mesi, e che servirebbe una terza dose (per ora).



La prospettiva verso cui stiamo andando è una gestione delle cose e delle persone permanentemente e radicalmente diversa
da quella che abbiamo imparato a conoscere nelle democrazie liberali moderne.

E su questo il green pass svolge una funzione di accelerazione.
 
Ricapitoliamo.

Il vaccino, ad oggi, sembra avere una grande efficacia nella riduzione delle ospedalizzazioni, soprattutto per i soggetti a rischio.

Ha una percentuale non chiarita di riduzione della diffusione del virus,
che però non dovrebbe creare danni rilevanti ai già vaccinati, in quanto coperti dalle evoluzioni più gravi.

Non ostacola la proliferazione delle varianti, anzi probabilmente la incentiva.


Dinanzi a questo scenario la vaccinazione di massa imposta surrettiziamente

non presenta un livello adeguato di proporzionalità rispetto alla sottrazione delle libertà

e dei diritti sociali fondamentali riconosciuti dalla nostra Costituzione.


Non si tratta di complottismo, ma di un’analisi di ragionevolezza sui fondamentali del nostro ordinamento giuridico.


Aggiungiamo anche che il vaccino, come ogni farmaco, produce effetti collaterali.


E che di questo vaccino, come affermano le stesse case produttrici,
non si conoscono pienamente gli effetti a lungo termine, soprattutto per le fasce più giovani
(c’è stata una sperimentazione su un campione troppo piccolo).


E che proprio per questo lo Stato ti fa firmare un consenso informato dinanzi ad un obbligo surrettizio.


E che le autorità scientifiche di importanti paesi al mondo sconsigliano la vaccinazione per i minorenni
(mentre da noi non solo la consigliamo ma la obblighiamo).


Ed abbiamo il quadro completo.


La questione non è vaccinarsi o meno.

Ma la facilità con cui la nostra cultura ha scambiato una parte fondamentale, un nucleo etico-politico,
della nostra Costituzione a fronte di un beneficio sociale su cui la stessa comunità scientifica non è concorde.


E’ questa facilità che a me, personalmente, preoccupa.


Io penso, in accordo con la Costituzione, che una limitazione alla libertà personale per motivi di salute pubblica può essere introdotta per legge.

Questo significa che bisogna scrivere su una legge il perché e il fino a quando.

Mi devi spiegare scientificamente e su una legge la posizione scientifica a fondamento di questa misura drastica
e i tempi certi che delimitano questa decisione.


Il punto però è che - nella verità - si ragiona a rinnovi semestrali dello stato di emergenza,

senza uno scenario di conclusione e che il discorso a fondamento delle decisioni del governo cambia ogni settimana,

ed è proprio questo stordimento in cui precipitiamo come opinione pubblica

a creare quella forma di confusione e di passivizzazione collettiva

che poi ci fa ingurgitare ogni decisione, anche la più irragionevole.



Ce lo ha spiegato Chomsky. (Continua dopo la foto)



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La prova che il popolo italiano non è individualista dinanzi ad una emergenza (come una certa sinistra sostiene)
sono gli ultimi 18 mesi delle nostre vite, dove abbiamo fatto lockdown e abbiamo accettato di non salutare i nostri cari in punto di morte senza fiatare.


Il punto è : c'è una motivazione scientificamente certa che questa limitazione delle libertà produca benefici proporzionali ?

Questo, ad oggi, non c’è.

E quindi il green pass rappresenta, ad oggi, un nuovo paradigma di governo.


Lasciateci pensare che la libertà sia un nucleo fondamentale

e non facilmente barattabile delle società in cui vogliamo vivere.
 
Dopo le condivisibili riflessioni sul No a quella follia del Green Pass,

il filosofo Massimo Cacciari torna all’attacco – stavolta su La Stampa – per protestare contro lo Stato d’Emergenza,

che il “governo dei migliori” ha prorogato fino al 31 dicembre 2021.




Scrive Cacciari:

“Qual è la ‘forma’ del Decreto Legge che proroga lo stato di emergenza, per la quinta volta (se non conto male) dal 31 gennaio 2020?

Esiste nel nostro ordinamento qualche norma che consenta in via generale di proclamare lo stato di emergenza?”.



“L’art.7 del Codice di Protezione Civile?

Non sembra, poiché lì è fatto esplicito riferimento soltanto a calamità naturali, quali sismi, eventi metereologici eccezionali, ecc.”.



Per Cacciari, dunque, il ricorso alla formula dello “stato di emergenza” sembra, ben più che frutto di totale improvvisazione,
l’autofondazione di una nuova norma, e cioè una, per quanto informe, innovazione di sistema.


“Anche per la fondamentale ragione che nulla si dice nel DL del 23 luglio sulla possibilità di ulteriori proroghe.
L’art.24 del Codice di Protezione Civile recita che lo stato di emergenza nazionale non può superare i 12 mesi ed è prorogabile per non più di ulteriori 12”.



E questo perché “le restrizioni coattive dovrebbero seguire la via giurisdizionale che in esso si indica.
In assenza di simili garanzie, un domani per ‘motivi di sicurezza’”
si potrà procedere a limitare la libertà della persona invocando la tutela di qualsiasi altro ‘valore'”.



Conclude Cacciari citando la disposizione del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 giugno:


“È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate,

per esempio per motivi medici… o perché non hanno ancora avuto la possibilità di farlo

o perché hanno scelto di non essere vaccinate.

Parole di qualche scemo no vax?

Parole che incitano al suicidio?

No, parole al vento, così pare.

Stiamo preparandoci a un regime,

ad una ‘intesa mondiale per la sicurezza’

(diceva un grande filosofo, Deleuze, anni fa),

per la gestione di una ‘pace’ fondata sulle paure,

le angosce,

le frustrazioni di tutti noi,

individui ansiosi di soffocare ogni dubbio,

ogni interrogazione,

ogni pensiero critico?”.
 
Con l’arrivo dell’ennesima nave carica di migranti a Lampedusa ieri
è sempre più evidente come l’Unione Europea approfitti della debolezza del governo italiano
per dirigere i flussi migratori illegali, incontrollati e destabilizzanti nel nostro paese mentre ne tutela altri.



Una prova?

Mentre da noi navi di mezza Europa scarica i risultati della pesca a strascico di “Villeggianti africani”,
e non è possibile neppure controllarne i movimenti sul territorio nazionale,
in Lituania l’Unione ha permesso che il paese imponesse una legislazione draconiana
per impedire l’accesso ai migranti irregolari provenienti dalla Bielorussia e abbia iniziato a procedere alle rapidissime espulsioni.




La Bierlorussia di Lukashenko ha capito che l’Unione Europea è un ente ipocrita:
vuole l’accoglienza, ma poi non è in grado di gestire i flussi di chi vuole arrivare.

Quindi ecco l’arma non convenzionale utilizzata dalla Bielorussia:
visti per studenti a giovani africani che poi venivano rapidamente avviati alla frontiera lituana per entrare nell’Unione.


Come hanno reagito Bruxelles e Vilnius?:


  • è arrivata Frontex con mezzi e uomini per aiutare nei pattugliamenti i lituani;

  • la Lituania ha cambiato la propria legge per l’immigrazione dando un limite di 10 giorni per la considerazione delle domande di asilo
  • ed ha già iniziato a spedire i primi migranti a casa, il primissimo in Camerun;

  • inoltre ora i migranti NON possono uscire dai centri temporanei, per evitare che possano cercare di fuggire in un altro paese.
  • Praticamente sono centri di detenzione controllata;

  • le NGO che di solito si attivano per i migranti hanno ricevuto il divieto di accedere ai centri temporanei per i migranti.

Quindi l’Unione si comporta con la solita ipocrisia:

in Italia, complice il ministro Lamorgese, il migrante è re e fa quel che vuole,

in Lituania, con l’aiuto di Frontex, viene espulso in 10 giorni.


Un governo diverso, in Italia, se ne renderebbe conto, ma qui abbiamo il PD….
 
La popolazione d’Israele sta diventando una specie di cavia mondiale sulle sperimentazioni covid.

Prima la vaccinazione di massa con il vaccino Pfizer,

quindi, al calare della sua efficacia, la decisione di sperimentare l’iniezione di richiamo, la terza puntura, già utilizzata a luglio

ora sembra che anche la terza iniezione del vaccino Pfizer non sia in grado di fornire una adeguata copertura e non fermi i contagi,


come riporta il Times of Israel:

I dati del Ministero della Sanità interna mostrano che 14 israeliani sono stati infettati da COVID-19
una settimana dopo aver ricevuto un colpo di richiamo, riporta il notiziario di Channel 12
“.


La rete televisiva afferma che 11 dei contagiati hanno più di 60 anni,
due dei quali sono stati ricoverati in ospedale, mentre gli altri tre hanno ricevuto la terza dose perché immunodepressi.

Ricordiamo che Israele ha iniziato questa pratica in anticipo,
prima di una approvazione ufficiale e che la stessa politica fosse confermata da regno Unito e Germania


Se questi dati fossero confermati, sarebbe un duro colpo alla politica vaccinale che cercava la famosa “Immunità di gregge”.


Israele è uno dei paesi al mondo con il maggior tasso di vaccinati, circa 5,2 milioni di cittadini con due iniezioni.

Però, dopo aver raggiunto un livello così alto d’inoculazioni vi è stata una nuova ondata di contagi e di ospedalizzazioni anche fra i vaccinati.


Ora non è facile comprendere se questi malati e ricoverati con la terza dose siano stati già contagiati prima,

o dopo la dose stessa, ma nel secondo caso si rischia di rivelare l’inutilità delle iniezioni di richiamo.




Come direbbe Einsten:


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Con una sentenza clamorosa la Corte Suprema Amministrativa dell’Andalusia (TSJA)

ha bocciato l’obbligo di esibire il Covid Pass, o Green Pass, per accedere alle discoteche e ai locali notturni nella regione.



Il Green pass viene concesso dietro vaccinazione completa o test anticovid-19, nel qual caso la sua durata è per sole 48 ore.


L’amministrazione della regione lo voleva introdurre per l’ccesso nei locali di divertimento notturno,
ma la TSJA lo ha sonoramente bocciato per due motivi:

  • prima di tutto dato che il portatore del Green Pass può comunque contagiare con il Covid-19,
  • pur essendo testato o vaccinato, la finalità della norma non viene raggiunta
  • e questa risulta quindi inidonea e non proporzionata;

  • inoltre la norma è priva di un termine ultimo per la sua applicazione;

Di minore Importanza i dubbi relativi alla limitazione dei diritti e della privacy delle persone e quelli di discriminazione.

Questi ultimi vengono praticamente a cadere nel momento in cui il vaccino viene a essere disponibile a una larga parte della popolazione.


Fatto sta che mentre la TSJA dell’Andalusia in altri casi ha autorizzato i coprifuoco imposti dai singoli comuni,
qui ha bocciato l’imposizione del Green pass proprio per forti dubbi sulla sua efficacia.


Del resto alcune settimane fa lo stesso ministro della sanità spagnolo aveva espresso dei dubbi sulla possibilità di applicarlo in Spagna.
 
Ahahahahahah lasciate passare questa settimana e forse anche la prossima,
poi ne riparliamo ahahahahahahah BUFFONI.


La nemesi colpisce il Green pass.

Niente cene all’aperto per chi ha il passaporto verde.

Perché?

Del resto è logico: se ci sono posti limitati e quelli con il pass possono stare sia dentro che fuori,
mentre quelli senza possono stare solo fuori, la logica della massimizzazione del risultato da parte del ristoratore
tenderà a riservare i posti dentro a chi ha il green pass, e quelli fuori per chi non ce l’ha, così da avere tutti i posti occupati.



Questa tendenza, però, sta incominciando a far saltare i nervi proprio ai possessori di Green Pass,
i quali dovranno via via dimenticarsi le belle cene estive all’aperto.


Come è ormai tristemente noto, da venerdì 6 agosto 2021 il Green pass è diventato obbligatorio
per entrare in alcuni luoghi al chiuso, come ristoranti e bar, nel caso si voglia consumare al tavolo,
ma anche in musei, mostre, palestre, piscine, parchi di divertimento, feste e strutture sanitarie.

Questo è quanto è stato disposto dal Governo con il decreto approvato lo scorso 22 luglio.

Con il decreto del 5 agosto, il Governo ha esteso l’obbligo del Green pass anche per accedere a treni di lunga percorrenza e aerei.

Il pass è inoltre obbligatorio per gli studenti universitari e per il personale della scuola, fatta eccezione per gli studenti minorenni.
Tutto questo, però, a partire dal primo di settembre.

L’esecutivo ha inoltre confermato che la certificazione verde non sarà necessaria per accedere negli hotel e nei b&b.

Tante persone, sia clienti che gestori di bar e ristoranti, sono quindi alle prese con l’uso del Green pass all’interno dei locali.


Le lamentele sono molteplici,

tra chi denuncia di dover “sprecare” un lavoratore solo per il controllo dei certificati all’ingresso,

a chi lamenta che questa misura porterà presto alla chiusura delle attvità.

Come se non fossero bastati lockdown e altre follie.


Insomma, ora che il certificato è in funzione, emerge la questione della sua applicabilità,
per la “gioia” di chi ha il Green pass e sarà costretto a mangiare sempre al chiuso.


Del resto, lo hanno tanto voluto…


Accetteranno democraticamente le conseguenze.
 
“La tirannia non si identifica necessariamente con un individuo, ma con un’idea.”


“Così voi vivreste sotto la tirannia di un’idea?”

“Proprio così.”


“E di che idea si tratta?”

“Quella del politicamente corretto, ovvio.”
 

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