Le Iene: come funzionano gli affidamenti dei minori?

Bimbi costretti a docce gelate
e mangiare vomito: condannate le suore

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http://www.ilmattino.it/primopiano/cronaca/rocca_di_papa_scuola_lager_suore_condannate-2193301.html

Botte a minorenni ospitati nella casa famiglia e costretti a punizioni da tortura: chi era costretto a subìre docce gelate, chi era costretto a dormire al freddo senza coperte e chi a forza doveva mangiare il proprio vomito. Senza tralasciare gli abusi sessuali su un minorenne arrestato per furto d'auto e ospitato nella struttura.

È l'agghiacciante quadro che emerge dalle indagini che hanno portato alla condanna in primo grado, per maltrattamenti, di tre suore sudamericane operanti in una casa famiglia di Rocca di Papa, vicino Roma. Lo ha stabilito la Procura di Velletri, come riporta Il Messaggero.
Amparo Pena Guardado, accusata anche di aver intrattenuto rapporti sessuali con un minore all'interno della struttura, è stata condannata a 5 anni e sei mesi di reclusione e al divieto di lavorare con minori per tutta la sua vita. La sorella gemella, Virginia Pena Guardado, è stata condannata invece a 2 anni di reclusione, mentre Lorena Nely Sorto Hendriquez a un anno e 11 mesi.

I fatti risalgono a circa dieci anni fa e le indagini sono partite dopo la denuncia di due donne, madri di minori ospitati nella struttura: Stefania D'Acunto e la signora Sorrenti. Oltre ad essere mal vestiti e costretti a ripulire la struttura ogni mattina, prima di andare a scuola, secondo i collaboratori, che operavano nella struttura, erano tante le situazioni di disagio dei piccoli. Uno di loro sarebbe stato costretto a dormire senza coperta nonostante il clima freddo perchè, sottratto alla madre, soffriva di enuresi notturna e le suore non gradivano di dover rilavare ogni volta le coperte. I legali delle religiose, che hanno già annunciato il ricorso, hanno criticato la sentenza di primo grado: «La Procura si è basata solo sulle testimonianze ma non ha mai autorizzato alcuna intercettazione».
Giovedì 12 Gennaio 2017, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 11:20
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anche il FORTETO è una casa famiglia gestita da cooperative di sinistra

faccio una piccola ricerca con Google e trovo alcune notizie pubblicate
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09/mar/2014 - (Rodolfo Fiesoli, il "guru" del Forteto, all'uscita del tribunale sale sulla camionetta della polizia penitenziaria. Foto Massimo Sestini) FIRENZE.



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17/mar/2014 - Nuova testimonianza choc al processo contro Rodolfo fiesoli e altre 22 psone della comunita' il Forteto. La teste, una donna di 34 anni, sentita ...



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31/mar/2014 - processo sul Forteto a Firenze, sentito oggi al processo, il guru della comunita' Rodolfo Fiesoli tento' di circuirlo sessualmente e di abusarne, ...



Altri racconti da togliere il fiato dai teste del Forteto: avances

[ Firenze ] Altri racconti da togliere il fiato dai teste del Forteto: avances omosessuali su minorenni | gonews.itforteto-a...
31/mar/2014 - Oggi uomo maturo, all'epoca il teste entrò al Forteto come giovanissimo dipendente, poi a 18 anni venne inserito come ospite nella comunità in ...

Il FORTETO fa ancora parlare di sè
Denuncia i capi per sfruttamento sul lavoro: lo investono con l’auto L’uomo, un marocchino di 40 anni, aveva denunciato di essere stato impiegato illegalmente in un'azienda di Prato. In un'occasione, dopo un suo infortunio, sarebbe stato scaricato di fronte ad un ospedale della zona. Da lì la decisione di rivolgersi alle autorità. Due uomini in manette per tentato omicidio.
L’uomo, un marocchino, ha denunciato di «essere stato a lungo impiegato illegalmente al Forteto». Ma il presidente della cooperativa Palanti, smentisce: «Non abbiamo lavoranti esterni. Ho dato mandato ai miei legali di prendere immediati provvedimenti di Giorgio Bernardini.
13 febbraio 2017 17:09
di Biagio Chiariello


Due cittadini pakistani di 55 e 57 anni sono stati fermati a Prato perché accusati di tentato omicidio dopo aver cercato di investire un 40enne di nazionalità marocchina. Sembra che alla base del gesto ci fosse una denuncia di sfruttamento lavorativo da parte della vittima. Proprio la procura di Prato ha in corso una indagine sul fenomeno del caporalato che aveva già portato nei mesi scorsi ad alcuni arresti. L’episodio era avvenuto il 30 gennaio scorso: l’uomo investito aveva riportato numerosi traumi alla testa ed alle gambe: è ancora ricoverato all’ospedale di Santo Stefano di Prato.

Secondo le indagini della procura, nel maggio del 2016, il 40enne aveva letto sui giornali dell’inchiesta della procura pratese sul fenomeno del caporalato nel Chianti, con lo sfruttamento di profughi che venivano impiegati in un’azienda vitivinicola ( la “Coli s.p.a”). Avrebbe così deciso di denunciare a sua volta di essere vittima di episodi analoghi, sempre in Toscana ma in un altro luogo. Il marocchino aveva poi raccontato ai magistrati di aver lavorato illegalmente per diversi mesi, assieme ad altri operai stranieri nella sua stessa condizione in una azienda agricola, e di essersi infortunato ad una vertebra durante una giornata di lavoro. In seguito a quest’incidente il quarantenne sarebbe stato scaricato di fronte all'ospedale di Prato da uno dei caporali pakistani che reclutavano lavoratori. La stessa persona che poi avrebbe cominciato a minacciarlo, in seguito alla denuncia.

Di fronte alla decisione di non ritirare le accuse, il 30 gennaio l’uomo è stato investito mentre attraversava la strada e non ha avuto bisogno di riconoscere i suoi attentatori, dato che sono stati loro stessi a fermarsi scendendo dalla macchina: “Stai attento, ritratta. Noi resteremo impuniti”, gli avrebbero detto i suoi aggressori. I due sono stati fermati stamane ed è in corso in queste ore l’udienza di convalida per le accuse di lesioni gravi e tentato omicidio. Il procuratore capo di Prato Giuseppe Nicolosi ha spiegato che "le indagini proseguono per capire se davvero anche in altre zone della regione esiste questo fenomeno"."Il metodo utilizzato dalle persone fermate, anche se qui non viene contestato a livello penale, e' quello mafioso", ha detto Nicolosi.

su: Denuncia i capi per sfruttamento sul lavoro: lo investono con l'auto
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Tolgono figli al padre, ragazzino prelevato da scuola durante l’esame di terza media. Rossi: “Fallimento per i servizi sociali”


Lo scorso 22 giugno è stata eseguita un’ordinanza del tribunale dei minori. Rossi: “Come padre di un bambino della medesima età, che sosteneva gli stessi esami in quei giorni, non posso non comprendere il dolore di quest’’uomo e lo strazio del figlio, uniti da un’’umiliazione pubblica facilmente evitabile con un minimo di tatto e umanità”.

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Nadia Frulli

E’ una vicenda dolorosa, una vicenda che ha toccato il cuore degli aretini. Da alcuni giorni su Facebook sta circolando un appello, reale, per aiutare e dare voce a Stefano, un padre aretino che, si racconta, “da solo ha cresciuto i suoi figli”. Una famiglia estremamente povera, che adesso si trova ad essere disgregata.

Quello che è avvenuto lo spiega in un intervento il consigliere comunale Angelo Rossi: “Con un’ordinanza del tribunale dei minori eseguita il giorno 22 giugno, a Stefano, un padre aretino, sono stati tolti i due figli per essere affidati a una comunità. È noto che il nucleo familiare versa in gravi condizioni economiche.


Uno dei bambini è stato prelevato a scuola il giorno dell’esame di terza media dalle forze dell’ordine, con una modalità traumatica che lascia quantomeno sbigottiti“.

Il 22 giugno era l’ultimo giorno di esami. Il giorno nel quale si conclude un percorso di studi. Il ragazzino quel giorno sarebbe stato prelevato dalla Polizia Municipale per essere portato nella comunità.

Mi chiedo – scrive Rossi nel suo accorato intervento –
anche se siamo di fronte alla regolare esecuzione di una sentenza, come si possa essere così insensibili e inappropriati da eseguirla palesemente in un luogo che dovrebbe essere sacro, la scuola, e senza prevedere i gravi traumi psicologici causati al minore da questo gesto.

Come padre di un bambino della medesima età, che sosteneva gli stessi esami in quei giorni, non posso non comprendere il dolore di quest’’uomo e lo strazio del figlio, uniti da un’’umiliazione pubblica facilmente evitabile con un minimo di tatto e umanità.

Quando accadono avvenimenti drammatici di questo genere è un fallimento per la collettività e, proprio per questo, per i servizi sociali del Comune di Arezzo che non sono stati in grado di aiutare adeguatamente, nel tempo e per tempo, un fragile nucleo familiare e che invece, per scopo e funzione, dovrebbero essere lo strumento atto a impedire cose del genere”.

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FINALMENTE! questi servizi sociali fanno più schifo del 3° Reich ...
Bimba venne sottratta ai genitori considerati anziani. Il pg: «Deve tornare da loro»
La richiesta in Cassazione: la coppia del Monferrato reclama la possibilità di riavere la figlia nata nel 2010. Allora la mamma aveva 57 anni e il papà 69. Furono accusati di averla lasciata per 4 minuti in macchina e quindi sbadati a causa dell’età

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