ho già capito che la raccoglierò nel cesso..sto titolo....
Unicredit: Blackrock vende oltre metà della sua quota
Fondo americano scende a Natale dal 4,02% all'1,71%
Oggi, ore 17:17 -
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Brutte notizie per Unicredit, che a partire dal prossimo 9 gennaio dovrà dare inizio all’operazione di aumento del capitale per 7,5 miliardi. Uno dei suoi principali azionisti, il fondo americano Blackrock, ha annunciato di avere ridotto la sua partecipazione dal precedente 4,02% all’1,71%. L’informativa risale allo scorso 27 dicembre e questo spiegherebbe il motivo per cui il titolo Unicredit abbia perso valore, durante la settimana di Natale, cosa che era stata spiegata dagli analisti quale un cedimento, in vista della ricapitalizzazione imminente. Il corso delle azioni era, infatti, passato da 7,10 a 6,50 euro.
E che si sia trattato di una vendita nei giorni di Natale lo dimostrerebbe anche il fatto che il socio si era presentato all’assemblea straordinaria per la ricapitalizzazione dello scorso 15 dicembre, con la quota integra al 4,02%. La vendita, a questo punto, sarebbe scattata tra il 16 e il 27 dicembre.
La partecipazione di Blackrock risale al 2009, quando avendo inglobato Barclays, già azionista Unicredit per il 2%, aveva mantenuto tale quota, per incrementarla al 3,8% entro lo stesso anno e per portarla ai massimi nel maggio 2010.
In seguito, anche dopo le dimissioni di Alessandro Profumo e i dati disastrosi dell’ultima trimestrale pubblicata, quella relativa al terzo trimestre 2011, nonostante le perdite per 10,5 miliardi nel solo periodo luglio-settembre, il fondo aveva dimostrato fiducia verso la banca e l’intero sistema Italia, giudicando non credibile il differenziale di rendimento tra i nostri BTp e i Bund tedeschi.
A questo punto, ci si interroga sul significato di tale atto, che non viene commentato a Piazza Cordusio, ma che certamente rischia di avere un effetto deprimente sull’ottimismo, che pure veniva ostentato fino a pochi giorni fa, riguardo all’esito della ricapitalizzazione.
C’è, addirittura, chi avanza il sospetto che altro non sia che un’operazione di arbitraggio, nel senso che Blackrock abbia venduto più della metà della sua quota, per poi acquistare i nuovi titoli, che saranno emessi con l’aumento del capitale, a prezzi scontati. Infatti, le azioni di nuova emissione sconterebbero un prezzo inferiore al 30-35% del Terp, ossia del valore di riferimento all’ultima quotazione, prima dell’inizio della ricapitalizzazione.
Ricordiamo che il fondo americano è anche azionista del 2,8% di Intesa, del 2% di Mediobanca, del 2,8% di Generali, del 2,7% di Enel, del 2,68% di Eni, del 3,1% di Fiat, del 2% di Mediaset e del 2,8% di Saipem.
In sostanza, se dovesse essere un segno di sfiducia verso il sistema Italia, tale atto rischierebbe di portarsi dietro anche molte altre società italiane, anche per via di un potenziale effetto domino che avrebbe sugli altri investitori esteri.
Dunque, siamo dinnanzi a un semplice fatto tecnico o a un segnale di sfiducia verso Piazza Cordusio? Non è semplice interpretare quanto comunicato, ma sappiamo per certo che la ricapitalizzazione richiederà all’ad Federico Ghizzoni un maggiore sforzo, rispetto al previsto. La Fondazione Cariverona, ad esempio, eserciterà il diritto di opzione solo per il 3,51%, anziché del 4,2% e Carimonte parteciperà al 3% del 3,4% potenziale. La stessa Allianz, oggi socia al 2,08%, potrebbe anche non esercitare per intero il suo diritto, costringendo così Unicredit a rivolgersi maggiormente ai nuovi soci. Questo è l’effetto di una mancanza di volontà delle fondazioni di esporsi ulteriormente nelle banche, per la cui ricapitalizzazione dovrebbero passare per l’accrescimento del loro indebitamento.
A questo punto, lo sblocco della quota in mano ai libici di Lia è diventata una vera benedizione, dato che il fondo sovrano e la banca centrale di Tripoli posseggono complessivamente il 7,5% e oggi sarebbero tra gli azionisti più forti in Unicredit.
Torna, tuttavia, a farsi strada l’ingresso di due fondi nuovi, uno del Qatar e un altro della Cina, che era un’ipotesi di cui si era discusso, nel caso in cui i libici non avessero avuto la possibilità di partecipare alla ricapitalizzazione. Con i suoi 50 miliardi di dollari a disposizioni, il fondo cinese resta tra i più papabili potenziali nuovi soci, dato che il titolo Unicredit, svalutatosi del 60% nel 2011, farebbe gola a chiunque, posto che si abbia fiducia nello stato dei suoi conti.