ma Deutsche Bank sta fallendo?

IL MONDO PARALLELO: economia, finanza, banche USA ed Europee nel mirino
Scritto il 14 aprile 2016 alle 09:35 da Danilo DT
E che problema c’è? La borsa USA rompe livelli di resistenza importanti e si dirige verso i vecchi massimi storici. In modo impavido e quasi sfrontato. Poco importa se il quadro degli utili societari è quantomeno preoccupante.
Il grafico degli utili previsti per il primo trimestre del 2016 ci riporta un -10%. Se vi sembra poco. Ma il mercato non se ne preoccupa. Il grafico che vi riporto è veramente incredibile.
E’ dal 2011 che non si fa che registrare utili operativi in diminuzione. Ma grazie ad operazioni di finanza straordinaria si è sempre fatto moltissimo per tenere in tensione i profitti.



Il FMI denuncia diversi rischi sistemici? Il mercato non li prezza, grazie al sentiment positivo e all’atteggiamento propositivo delle banche centrali. Ma questo non ci sorprende.
Stupisce invece che 5 banche USA decisamente “big” falliscono gli stress test fatti dalla FED. Come dice The Guardian, US banks not prepared for another financial crisis


Federal Reserve and FDIC reject ‘living wills’ of Wells Fargo, Bank of America and three others that don’t meet requirements to avoid another bailout. Some of the US’s biggest banks still lack a proper plan for bankruptcy, in the event of another major financial crisis, US regulators said on Wednesday. (…) But after reviewing the plans of five institutions – JP Morgan Chase, Wells Fargo, Bank of America, Bank of New York Mellon and State Street Corp – the Federal Reserve and the Federal Deposit Insurance Corp (FDIC) have determined that the banks have yet to meet that requirement.

E le banche USA festeggiano in borsa.



Il sistema finanziario è fragile, il sistema economico è fragile, il sistema bancario è fragile, ma non importa.

Parliamo di banche fragili? E allora come non ricordare anche il colosso di Rodi tra le banche europee, ovvero Deutsche Bank!

La crisi di Deutsche Bank a inizio febbraio, ha ricordato a tutti dove si annidano i veri rischi sistemici. L’annuncio delle perdite e delle svalutazioni lanciato dalla banca ha terrorizzato i mercati, portando alla luce una realtà ben diversa da quella raccontata da Schauble. Deutsche, come un super-hedge fund, ha emesso derivati per 75mila miliardi di euro, 20 volte il Pil tedesco, e nel suo bilancio attuale pesano 32 miliardi di euro di derivati ad alto rischio e un’altissima leva finanziaria: fatti due conti, anche un calo del 4% del valore degli attivi potrebbe azzerare il capitale del colosso tedesco.


Gli ultimi dati sui derivati di DB

Avete letto bene. AZZERARE! Ma per chi segue questo blog, credo di non aver detto nulla di nuovo. Ma andiamo avanti…

Da anni tiene a bilancio ingenti quantità di titoli tossici classificati di livello 3. Ossia strumenti finanziari a cui non si riesce a dare un prezzo perché non trattati sui mercati e non equiparabili ad altri prodotti simili che invece lo sono. A quel punto è la stessa banca a decidere, attraverso dei modelli interni e con ampio margine di discrezionalità, quale valore attribuire a questi titoli. (…) Non tanto dagli attacchi speculativi, quanto piuttosto dal rischio regolatorio: mentre i mercati si preoccupavano dell’Italia, Berlino stava già segretamente lanciando la sua offensiva “diplomatica” per bloccare il varo delle nuove regole sui derivati e sulla leva finanziaria il cui debutto è fissato per il primo gennaio 2018. Dopo lo shock di febbraio, infatti, Deutsche Bank ha subito fatto presente al governo che senza cambiamenti radicali alle nuove regole internazionali sulla riduzione della leva e sul calcolo di valore dei derivati in bilancio, Deutsche Bank rischiava di diventare seriamente una banca ad alto rischio di crisi, come del resto già indicava il valore altissimo dei suoi credit default swap.

Leggete bene, DB lotta per CAMBIARE le REGOLE. Per DOMINARE sulla politica. Altro che preoccuparsi di Atlante, dell’Italia e di quanto potrebbe figurare come aiuto di Stato!

Il nodo, in sintesi, era questo: bloccare il tentativo dei regolatori di imporre alle banche la copertura totale dei derivati in bilancio, così da consentire alle banche tedesche – le più esposte ai derivati – di proseguire con il proprio sistema di calcolo che include invece la quota o il margine in contanti che viene versato dai clienti a copertura parziale del rischio.

E immaginate che cosa è successo?

L’esito della moral suasion tedesca sui regulator internazionali è stato veloce e straordinario: dopo due anni di discussioni che avevano portato alla decisione di imporre nel 2018 a tutte le banche europee lo stesso sistema di calcolo dei derivati (senza cioè l’aiuto della quota di copertura), il Comitato di Basilea ha annunciato lunedì scorso il dietro-front. Ora l’orientamento è quello di permettere a tutti di fare come Deutsche Bank, scalando i margini dal bilancio e adottando persino il suo sistema di calcolo della leva. L’annuncio formale della svolta avverrà a breve, ma la non c’è dubbio che l’offensiva tedesca abbia cambiato in corsa le regole del gioco. Che dire? Mercato Unico, regole uniche: quello che fa bene a Berlino fa bene all’Europa. Rischi sistemici compresi. (Sole24Ore)

Signori, rendetevi solo conto in quale truffa pazzesca siamo capitati. Per carità, durerà ancora e ci mancherebbe. Ma è palese un dato di fatto. Il mondo della finanza, sia in USA che in Europa, è tenuto in piedi con lo sputo grazie ad escamotages. Il “too big to fail” è quanto mai di attualità e non si sa fino a quando ce lo potremo permettere. Stiamo vivendo in un mondo parallelo dove si lavora duro sulla fiducia, nascondendo la realtà dei fatti. O forse hanno drogato non solo i mercati ma anche gli investitori/risparmiatori?

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STAY TUNED!

Danilo DT
 
+ che altro le banche non possono fare utili con tassi a 0...semplice, senza tante dietrologie
quindi o aumentano commiss ecc(questa e' la 1a cosa)...o si sbilanciano in leva su derivati ecc per avere un minimo di reddittività
quindi e' una coperta corta....non possono salvare gli stati e le banche nello stesso tempo..almeno con gli strumenti messi in atto fino adesso
 
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+ che altro le banche non possono fare utili con tassi a 0...semplice, senza tante dietrologie
quindi o aumentano commiss ecc(questa e' la 1a cosa)...o si sbilanciano in leva su derivati ecc per avere un minimo di reddittività
quindi e' una coperta corta....non possono salvare gli stati e le banche nello stesso tempo..almeno con gli strumenti messi in atto fino adesso

dimentichi:
1. speculazione sulle materie prima
2. drenaggio della liquidita' dei cittadini su pochi ricchissimi con il cesso d'oro utilizzando appunto QE, tassi a ZERO, austerity e le tasse
3. guerre appropriandosi forzatamente di risorse
4. ...

l'economia e' una truffa ma il trucco e far lavorare tutti quasi a gratis e c'e' solo un modo: la levava della avidita'
 
+ che altro le banche non possono fare utili con tassi a 0...semplice, senza tante dietrologie
quindi o aumentano commiss ecc(questa e' la 1a cosa)...o si sbilanciano in leva su derivati ecc per avere un minimo di reddittività
quindi e' una coperta corta....non possono salvare gli stati e le banche nello stesso tempo..almeno con gli strumenti messi in atto fino adesso

deutsche Non è una banca commerciale ma un hedge fund che specula e non vuole applicare le norme che noi subiamo




COMITATO DI BASILEA E DEUTSCHE BANK: ACCORDO RAGGIUNTO!
Scritto il 15 aprile 2016 alle 10:00 da icebergfinanza

Innanzitutto se la notizia venisse confermata, permettetemi ironicamente per la prima volta, di fare i complimenti alla Germania e soprattutto ad Angela e Wolfgang, un capolavoro politico ineguagliabile, il salvataggio di Deutsche Bank, banca agonizzante ormai vicina al decesso finale…

La notizia di ieri è questa addirittura pubblicata dal Sole 24 Ore dove addirittura invece di parlare di “moral hazzard” si è arrivati all’inno della “moral suasion”, roba da non credere…

La «guerra lampo» di Deutsche sui derivati
La sintesi è che sembra che i tedeschi siano riusciti a convincere il Comitato di Basilea che è un gruppo di amici che ha a cuore il destino della banche, dicevo a cambiare le regole in corsa per aiutare Deutsche Bank, addirittura imponendo agli altri lo stesso calcolo mark to FANTASY della leva.

Leggetevelo tutto non ho voglia di commentare più di tanto, se non capite nulla, se non vi interessa andate sui social a parlare di canoneRai o della partita di domenica, riporto solo l’ultimo pezzo e chiudo con una metafora…

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Non serve che andate in giro a leggere cosa siano i derivati o cosa è la leva finanziaria la sintesi ve la faccio io alla mia maniera.

Quando nel 2008 è scoppiata la crisi, i regolatori internazionali hanno pensato bene di cambiare le regole contabili per salvare le banche e i loro manager, in maniera che potessero continuare a prendere l’ elemosina dei bonus, facendo finta di concedere prestiti per aiutare l’economia reale.
Certo alcune erano solo garanzie, altri soldi sono rientrati, ma almeno 1 trilione di euro è finito in fumo, socializzando le perdite e privatizzando i guadagni, in parole povere usando i tuoi soldi versati da contribuente e togliendo risorse allo stato sociale e al welfare, alla scuola, alla sanità e via dicendo, perchè sai ci vuole più Europa e le regole vanno rispettate mica cambiate in corsa, come fanno le banche brutte e cattive!

In Europa dopo aver costretto intere nazioni a rispettare per finta regole idiote come il 3% limite deficit/pil o il fiscal compact o il bailin o altre amenità varie come gli aiuti di Stato proibiti, magari permettendo ai tedeschi di infischiarsene del limite al surplus, sembra dicevo che gli stessi tedeschi siano riusciti a convincere anche i fessi italiani, alle prese con i bailin di casa nostra a sottoscrivere il salvataggio di Deutsche Bank.

Ma tu pensa in Italia non sanno ottenere un schizzo di moratoria sul bail in per salvare il proprio sistema finanziario e in Germania riescono addirittura ad imporre agli altri le proprie regole contabili mark to FANTASY e il Sole24Ore fa un inno alla straordinaria moral suasion.

Mi dispiace bellezza, questa gente ti sta fottendo il futuro e tu sei li sui social a parlare di canoneRai o ad ascoltare un fantasma del passato che amplificato dai media di regime, chissò come spunta fuori il giorno prima dei referendum sulle trivelle e ti racconta che è legittimo astenersi e non andare a votare.

Che figata se fosse qui il mio amico Aristotele si farebbe quattro risate…

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non avete capito, dal 2009 i debiti fanno business, con le tasse e il debito pubblico
volendo si puo' valorizzare anche la me.rda in scatola (cosa gia' fatta)
ma nella m.quella vera ci stanno sempre classe media e poveri, sembra l'inferno
 
ITALIA E GERMANIA: LA VERITA’ E’ FIGLIA DEL TEMPO!
Scritto il 5 maggio 2016 alle 11:30 da icebergfinanza

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A differenza di coloro che ancora oggi non credono a questa terribile nemesi, io non finirò mai di stupirmi della puntualità della “verità figlia del tempo” non finirò mai di ricercarla in ogni angolo di questo oceano, anche se non sempre è facile, in fondo me lo ha insegnato lui, mio padre, che oggi veleggia libero Lassù.

Quando nel 2011 probabilmente unici in Italia vi raccontavamo la vera situazione nasacosta dietro a quello che stava accadendo al nostro Paese, la responsabilità delle banche francesi, tedesche e inglesi in questa crisi europea, nessuno ci credeva, eravamo dei pazzi criiminali che raccontavano leggende metropolitane.

Ora all’improvviso molti ne parlano, sottovoce, senza fare rumore, in fondo significherebbe ammettere che hanno sbagliato, diventerebbe imbarazzante o che hanno nascosto la verità.

Perchè solo ora e non allora?

Perchè quando noi sottolineavamo il ruolo infido e subdolo della Germania ma non solo anche della Francia, nella crisi del 2011, si cercava di evidenziare SOLO ed ESCLUSIVAMENTE le nostre INNEGABILI responsabilità?

Perchè negli ultimi tempi quando abbiamo più volte evidenziato l’enorme anomalia di una banca come Deutsche Bank, i suoi derivati e la sua leva finanziaria e la fragilità dell’intero sistema finanziario tedesco, in pochi hanno cercato di raccontare la verità?

Perchè nessuno, mentre tutti ossequiavano il sistema tedesco, la Merkel e Weidmann, nessuno chiedeva alla Bundesbank e alla BaFin dove erano in questi anni invece che badare alla demenziale gestione della banche tedesche, principali responsabili della crisi di DEBITO PRIVATO europea?

Nulla da dire lo abbiamo detto più volte siamo in guerra e sino ad oggi la classe politica e finanziaria tedesca ha dimostrato di essere più intelligente e più furba della nostra nel gestire questa crisi, questa guerra…

Loro e noi – Il Sole 24 ORE
… la Bundesbank, al cui direttorio lei appartiene dagli inizi del 1990, ha pesantemente influenzato la stesura dei criteri di Maastricht. Ma né la Bundesbank né il ministero delle Finanze hanno mai pubblicamente spiegato il motivo per cui il debito totale di uno Stato partecipante non debba essere superiore al 60% del suo prodotto interno lordo…Allo stesso modo, non è motivato economicamente l’altro criterio fondante che il deficit annuale di uno Stato membro non possa essere superiore al 3% del suo prodotto interno lordo».

Chissà perchè le scrivono solo ora queste cose, mentre noi le ripetiamo ossessivamente da ormai quasi sei anni, inutilmente a parte la consapevolezza di chi ci segue.

Assistiamo sorpresi al fatto che trovi ascolto, anche in casa nostra, chi come Weidmann vuole mettere un tetto agli acquisti di titoli di Stato da parte delle banche o, peggio ancora, attribuire un coefficiente di rischio agli stessi titoli e accampa questo ragionamento e altri espedienti (…)

Questa è la cruda realtà. Tutti sono molto attenti a riconoscere e sottolineare i difetti degli altri per tutelare i propri interessi. Tutti vanno a vedere la trave degli altri, ma sarebbe giusto che qualcuno dicesse loro di guardare le travi che hanno in casa non sempre e solo quelle fuori, quelle appunto degli altri. I tedeschi, gli olandesi, i finlandesi, perfino le pulci hanno la tosse (…)

E qui viene il bello, perchè ovviamente serviva la trave dello scandalo Volkswagen per accorgersi della realtà, ovvero che mondo è paese, dimenticando per anni quella ben più grande della corruzione sistematica della Siemens o delle continue truffe e manipolazioni di una banca come Deutsche Bank, più voltecondannata…

Ancora: che dire del disonore mondiale determinato dal dieselgate della Volkswagen e del surplus commerciale che viola sistematicamente i parametri concordati? La verità è che nessuno guarda davvero a che cosa fare e si impegna a realizzarlo per avere un ambiente complessivo più sicuro, eliminare le debolezze di ciascuno e contribuire a costruire una vera Europa federale che torni a fare investimenti in modo da consolidare lo slancio della domanda interna e si muova nel mondo con una difesa e una politica estera comuni. Loro non si fidano di noi e noi non ci fidiamo di loro. Questo clima è la morte dell’Europa, l’alimento migliore dei mille populismi che infatti si ingrassano, e va cambiato. Nel frattempo evitiamo almeno di schierarci dalla parte sbagliata.

Perchè solo ora sistematicamente, ricordiamo le loro responsabilità dopo esserci autoflagellati per anni, perchè sistematicamente neghiamo che euro e unione monetaria siagnificano necessariamente deflazione salariale e distruzione del potere di acquisto, della domanda interna unica alternativa in un sistema che non permette più alcuna sovranità monetaria.

Si noi siamo un blog telebano che da anni chiede perchè le banche tedesche, francesi e inglesi possono continuare a giocare e speculare selvaggiamente con i derivati ad esporre la comunità europea all’azzardo morale di banche che utilizzano leve finanziarie demenziali in grado di fare esplodere l’intera Europa?

E la verità figlia del tempo torna con un aiuto inaspettato, più di un sospetto, una certezza…

Bce: se la vigilanza non è uguale per tutti
Leggetevelo tutto di un fiato e forse capirete il significato del tempo…

La vigilanza della Bce

L’attività di vigilanza attuata finora dalla Banca centrale europea ha sollevato dubbi sulla sua imparzialità e sulla sua adeguatezza rispetto al quadro macroeconomico.
La recente pubblicazione del Rapporto annuale della Bce, relativo al 2015, è l’unica fonte di informazioni sistematiche, che può aiutare a farsi una opinione basata su dati oggettivi. Tuttavia, la lettura del Rapporto non fuga tutti i dubbi, anzi solleva pesanti interrogativi. Per riassumere, si ha l’impressione che l’attività di supervisione della Bce sia concentrata su alcuni tipi di rischi, soprattutto quello di credito, mentre altri, come quello di mercato e quello legale, siano trattati con un tocco più leggero.

È solo un sospetto (di seguito alcuni indizi), ma se fosse confermato farebbe sorgere spontanea …

la conclusione che la vigilanza unica favorisca le banche di alcuni paesi a scapito di altri. In particolare, risulterebbero favoriti gli istituti che hanno un business più focalizzato sulle attività di trading e che sono stati più coinvolti nelle cause miliardarie relative alle truffe sui mercati dei cambi e interbancario.
Al contrario, le banche più concentrate sul credito alla clientela sarebbero più pressate dalla vigilanza europea. Intendiamoci: se ciò fosse vero, non dovrebbe essere un alibi né per le banche italiane, che hanno accumulato una mole enorme di sofferenze, né per il nostro governo, che su questo fronte è intervenuto con iniziative discutibili, come la garanzia statale sulle cartolarizzazioni (Gacs) e il fondo di sistema (Atlante). Rimarrebbe però il fatto che altrettanta severità andrebbe esercitata sulle banche tedesche e francesi.

Sono solo indizi, che andrebbero possibilmente fugati da una analisi più approfondita. Peccato che i dati sui quali fare una verifica non siano disponibili. Il sito web della Bce è avaro di informazioni,(…) Dopo questo iniziale sfoggio di trasparenza, la Bce si è trincerata dietro una riservatezza che sconfina nella opacità. Il difetto di comunicazione alimenta i dubbi sulla imparzialità della vigilanza europea.

Non lo scrivo io, lo riportano loro, le sottolineature sono mie

E si potrebbe andare avanti all’infinito come ad esempio scoprendo che …

Esposizione delle banche al debito pubblico? Francia: fino a 30 volte il capitale
Ci fermiamo qui domani, vedremo insieme un’altra vicenda che ha dell’incredibile, se davvero crediamo che esista qualcosa di incredibile in mezzo a questa finanza derivata e ormai completamente fuori controllo che sta distruggendo la vita delle persone e delle Nazioni, alimentata e supporta da un sistema politico connivente e foraggiato dalle lobbies.

Noi continueremo sempre a cercare di raccontare la verità figlia del tempo, anche se ciò costa fatica, anche se significa rimetterci tutto, da qualche giorno abbiamo un motivo in più per non piangere, per lottare per chi ama la verità, per chi oggi è qui con te, per i nostri figli e i nostri nipoti, per un sistema economico migliore.

ITALIA E GERMANIA: LA VERITA’ E’ FIGLIA DEL TEMPO! | icebergfinanza
 
La pubblicazione del testo di un’audizione del 7 dicembre 2011 di Paolo Savona ha rivelato inoltre che nell’agosto 2010 l’allora ministro Tremonti avrebbe confermato l’esistenza di un piano straordinario del governo per abbandonare l’Euro e tornare alla lira. Che la Germania avesse il massimo interesse ad impedire ad ogni costo questo “piano B”, appare evidente. Ed ecco che, ora, si scoprono le manovre di Deutsche Bank per alterare il prezzo dei titoli di Stato italiani, cominciate proprio nei mesi in cui fu avviata la crisi del debito italiano che portò alla caduta del governo Berlusconi.
...
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E con lui il tentativo di concludere quel colpo di Stato con la distruzione dell’ordine democratico attraverso la demolizione della Costituzione.


tratto da
Trani indaga su Deutsche bank: la caduta del governo Berlusconi fu davvero 'un colpo di Stato'? - Il Fatto Quotidiano
Trani indaga su Deutsche bank: la caduta del governo Berlusconi fu davvero ‘un colpo di Stato’?
 
DB, troppo grande per fallire
Una sovraesposizione di miliardi e operazioni spericolate. Ma la Germania la salverà

10 FEBBRAIO 2016 – A 230 chilometri orari è molto difficile prendere appunti. Ma vale la pena tentare se a guidare – e a parlare – è Bruno Livraghi, il più importante trader italiano della City londinese. Famoso tanto per le discutibili operazioni in Borsa quanto per le corse spericolate a bordo di un’ormai leggendaria Lamborghini giallo canarino, Livraghi è l’uomo giusto al quale domandare che ne sarà della più importante banca d’affari tedesca, in questi giorni alle prese con una una tempesta che non accenna a placarsi.

  • E’ opinione ormai diffusa che la crisi bancaria italiana faccia parte di una crisi sistemica del credito a livello planetario, ci può spiegare cosa sta succedendo, in particolare in relazione al tracollo registrato nelle ultime settimane dalla Deutsche Bank?
«E’ vero che l’Italia è l’anello debole dell’eurozona e che alcune banche italiane erano nell’occhio del ciclone da tempo, ma il problema – dice bene – è sistemico. Si tratta di una tempesta perfetta: combinazione di GDP che scendono a livello globale e conseguenti aumenti attesi nelle sofferenze del sistema bancario in generale. A questo si aggiunge il problema Europa, dove prima ancora di fare un’unione bancaria si vogliono separare i destini dei Paesi da quelli delle banche».

  • Qualcuno inizia ad azzardare un paragone tra la Deutsche e Lehman Brothers, lei cosa pensa della bufera che si è abbattuta sull’istituto di credito tedesco?
«Per capire cosa sta capitando occorre fare un salto nel tempo e tornare per un attimo alla metà degli anni Novanta, a Londra. Le banche d’investimento americane dominavano la scena incontrastate mentre le banche tedesche erano totalmente marginali, molto meno presenti perfino delle francesi e giapponesi, per non parlare di quelle svizzere. Il 1995 segna l’anno della svolta: la Deutsche decide di conquistare fette di mercato e lo fa in grande stile. Inizia ad assumere decine di bankers dalle banche concorrenti a suon di milioni, sembrava il Manchester City nel calcio odierno. Una volta assunti i migliori talenti – o presunti tali – inizia a comprare spazi sul mercato, il mantra è «dobbiamo entrare in tutte le transazioni finanziarie rilevanti». E DB, forte di un rating AAA, forniva i migliori prezzi della street: come dire?, non c’era competizione, se c’era DB l’operazione era loro. Come se non bastasse, quando sul finire del 1900 il gruppo approda con le stesse modalità a New York, DB entra ufficialmente nell’Olimpo dell’alta finanza».

  • Bene il preambolo, ma veniamo al presente….
«Se non storicizza non capirà mai il presente. Le dicevo, il mantra era la conquista di fette di mercato sopratutto nel settore dei prodotti derivati. La convinzione dominante si basava sull’assunto che il mercato dei derivati fosse il bacino d’estrazione più prolifico per le banche – e badi bene, senz’altro lo era – quindi più che mai era valida l’equazione maggiore quota di mercato uguale maggiore profitto. Ma c’è un rovescio della medaglia: la DB non disdegnava nessun tipo di operazione e iniziò ad essere molto aggressiva in un contesto in cui il sistema dei controlli e il risk management erano dominati da uomini di mercato, mentre il dipartimento legale faceva buon viso a cattivo gioco. Così, nell’arco di dieci anni, Deutsche Bank ha messo le mani anche su quasi tutte le operazioni più chiacchierate in Italia».

  • Qualche esempio?
«Dai principali aumenti di capitale delle banche fino a operazioni più delicate come Parmalat, Monte dei Paschi, passando per Lodi ed Italease fino allo scandalo dei derivati delle pubbliche amministrazioni. Nella stragrande maggioranza uscendone indenne dal punto di vista strettamente legale».

  • E quindi?
«Il loro reale problema fu di strategia, non di compliance. Pensarono che la copertura dei clienti potesse avvenire con l’innovazione finanziaria e non con la conoscenza del contesto. Insomma guardarono solo al loro bel prodotto e meno al mercato sottostante. Il deus ex machina capace di trasformare DB in una grande banca d’affari fu Anshu Jain, un indiano molto intelligente, che scalò i vertici del gruppo fino a diventarne il CEO, carica lasciata nel 2015. Mentre continua a far carriera, Jain supera indenne anche il 2008 perché se DB si presenta all’appuntamento con la più grande crisi del secolo con un’esposizione lorda sui derivati mostruosa, d’altra parte ha un’esposizione netta limitata».

  • Mi spieghi meglio…
«In “The big short”, Ryan Gosling interpreta Vennet, uno specialista di derivati della DB che nel film è l’unica banca che struttura prodotti per andare corti del mercato dei subprime. DB, come le spiegavo prima, era disinteressata alla direzionalità del mercato ma voleva sempre entrare in partita quando si trattava di operazioni di rilievo. Non è semplice ma il concetto che sta alla base della mia analisi è questa: DB non perse miliardi di dollari nel crollo ma rimane il fatto che la sua esposizione al sistema era altissima».

  • Invece oggi?
«Per tornare al presente, ad un certo punto DB inizia ad avere enormi problemi legali, paga multe miliardarie per la sua condotta vicino al limite e ogni anno deve, ancora oggi, accantonare considerevoli somme per pagare i conti di quel periodo. La grande esposizione lorda sui derivati, insomma, le si ritorce contro e diventa un bacino di estrazione per i tribunali».

  • Bene, ma perché in questi giorni il titolo crolla e default swap sale? Mi pare siamo al livello del Messico, se non erro….
«La risposta a questa domanda è semplice: DB è a leva sul sistema bancario. Ma il suo vero tallone d’Achille non è la liquidità bensì il capitale. Un peccato originale che risale al 2008 quando i suoi competitor americani vennero ricapitalizzati de jure mentre DB rifiutò di ricevere – a differenza di altre banche tedesche – qualsiasi tipo di iniezione di capitali pubblici. Ora i nodi vengono al pettine».

  • Rischia di fallire?
«Ma scherza, se DB fallisse l’onda d’urto investirebbe anche Marte e Plutone. «DB is too big to fail», è troppo grande per fallire, salterebbe l’intero sistema finanziario del pianeta. Vede, se la Deutsche non fosse stata tedesca, si sarebbe già trasformata in un oggetto narrativo, protagonista di film, libri e documentari. Ma la Germania la salverà e finalmente finirà la stupida retorica sul divieto agli aiuti di Stato».

  • Perché parla di retorica?
«Il sistema bancario è lo Stato, non c’è distinzione. E chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Oppure è un folle».

  • Ha altro da aggiungere?
«Si. Se fossi in Lei scriverei solo un dato. Secondo la normativa le banche americane devono avere un rapporto tra capitale ed attivi fra il 5 e il 6 per cento. Devono, le ripeto. DBank sta al 3.5. Per colmare questo gap ci vorrebbero più di 20 miliardi di euro di capitale. Più o meno la stessa somma che servirebbe all’intero sistema bancario italiano per sanare definitivamente il problema delle sofferenze! Guardi, DB e Volkswagen sono due casi molto simili, entrambi frutto del neomercantilismo tedesco. La VW voleva acquisire fette di mercato in America così come DB ha fatto per vent’anni sui mercati finanziari. I tedeschi sono ossessionati dal mercato, non hanno eserciti ma vogliono conquistare il mondo con il commercio. Se permette ora le faccio io una domanda: sa qual è il parametro europeo meno rispettato

  • Certo, lo hanno riportato molti quotidiani in questi giorni. Il surplus commerciale tedesco verso gli altri paesi europei.
«Amen»
 

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