MA IL MARE E' COME L'ANIMA. E NON FA SILENZIO MAI. NEMMENO QUANDO TUTTO TACE.

Il ritorno di cattocomunismo e compromesso storico


Un’angosciosa domanda scuote la Repubblica.

Il cattocomunismo è tornato?

Beh, vorrebbe dire che era scomparso.

Ma era scomparso davvero?

Sì e No.

Del resto l’Italia, come mi piace ripetere, è Il Bel Paese dove il “Ni” suona.


Per quanti sforzi abbia fatto per cambiarsi la carta d’identità, il Pci, Pds, Ds, Pd
ha sempre rivendicato la continuità di ideali nel mutamento della politica: una sinistra riveduta e corretta, un socialismo edulcorato.

Quindi tracce di comunismo permangono ancora nell’organismo della politica.

E il cattolicesimo democratico?

Un partito con la specifica ragione sociale non c’è.

La Chiesa fa quello che può ma non ha più una formazione di riferimento.

La cinghia diretta di trasmissione dal Vaticano alla Repubblica è sfilacciata.

Ma un legame persisterebbe.

Il trait d’union sarebbe il presidente Giuseppe Conte.

Se fosse, al governo avremmo una troika domestica, per quanto il Papa sia due volte straniero perché argentino e perché di diritto cittadino vaticano.

Tant’è, pur sempre un trio di benintenzionati di preciso orientamento.

E il cattocomunismo?

Ce n’è, ce n’è, anche senza guardar bene.

Affiora qui e là quotidianamente, sotto la spinta dei nostri Tre.

Aggiungendo che i dissipatori pentastellati ne rinfrescano la memoria con lo statalismo,
l’interventismo, l’assistenzialismo, le orme emergono visibili a colpo d’occhio.

Neppure il cattocomunismo però è più quello di una volta.

Zingaretti non è Berlinguer.

Conte non è Moro.

E il Grillo imbolsito non fa ridere neppure.

Aveva ragione il vecchio Marx.


La tragedia degli Anni ’70 viene riproposta in forma di farsa cinquant’anni dopo.

Niente di storico nel nuovo compromesso.

Il Covid-19 terrorizza ma non è un terrorista.
 
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La libertà personale è cosa seria, forse la più seria di tutte,

ma il Governo continua a limitarla con atti che si pongono fuori dal seminato costituzionale,

dimostrando, così, di averne scarso rispetto.



La sta svuotando dall’interno con un comportamento che solo apparentemente non infrange il dettato costituzionale.
In parole semplici, per fare uscire l’acqua dalla bottiglia non rompe il vetro, ma usa una cannuccia trasparente.

Il risultato finale non cambia, ma è probabile che alla fine nessuno si accorga che l’acqua non c’è più, se non quando monterà la sete.


Guardiamo cos’è accaduto.

Il 7 ottobre il Governo ha approvato un decreto legge

e poi, il 13, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte,

ha adottato un suo decreto, il famoso Dpcm.


Scopriremo tra breve il legame tra questi due atti.

Fermiamoci per ora sul Dpcm.


Anzitutto stupisce e preoccupa che si continui a usare questo strumento con tanta disinvoltura.

Stupisce, perché fu già ampiamente criticato nella scorsa primavera con argomentazioni fulminanti.

La censura arrivò anche dalla presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia:


“La Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali,

ma offre la bussola anche per navigare per l’alto mare aperto nei tempi di crisi”.


E la bussola era ed è il decreto legge, un provvedimento bensì adottato dal Governo,
ma sottoposto alle regole delle leggi e quindi al controllo e alla firma del presidente della Repubblica,
alla discussione delle Camere, che lo possono modificare, convertire o non convertire in legge,
e al controllo eventuale della Corte costituzionale.

Questo corredo di garanzie, che sono anzitutto politiche ancor prima che giuridiche,
non accompagna il decreto del presidente del Consiglio, che, per di più, è individuale
.


Allo stupore, come detto, si somma la preoccupazione,
perché il comportamento del Governo si traduce in strisciante violazione delle regole fondamentali dello stato di diritto,
violazione che può costituire un precedente molto pericoloso per le libertà individuali.

Considerato che i padri costituenti respinsero espressamente
lo strumento della sanatoria parlamentare degli atti adottati illegittimamente dal Governo in situazioni d’emergenza,
il così detto bill d’indennità presente negli ordinamenti anglosassoni,
l’esecutivo è corso ai ripari per non continuare ad essere accusato di calpestare la Costituzione.


La toppa, però, è stata peggiore del buco.

Pur avendo formalmente seguito l’indicazione dianzi ricordata, facendo precedere il Dpcm da un decreto legge,
nella sostanza ha finito per peggiorare la distorsione delle regole:

il decreto legge non disciplina, se non in termini generalissimi, le limitazioni alle libertà;
dispone piuttosto che a questo fine sia il presidente del Consiglio, ossia lo stesso potere esecutivo, ad emanare un decreto.



Insomma, è successo questo.

Il Governo, con il decreto legge, si è auto conferito pieni poteri,

così da poter limitare le libertà personali con un successivo provvedimento del presidente del Consiglio,

in sostanziale e totale autonomia.



Qui sono in discussione non tanto l’aspetto tecnico, che pure ha grande rilievo di fronte ad una Costituzione rigida,
quanto i profili politici di un simile comportamento.

Il primo, immediato, attiene al “salvagente” che in questo modo il governo ritiene di essersi lanciato per garantirsi la legislatura.

Il secondo, ben più importante, riguarda lo svilimento delle funzioni del Parlamento e della democrazia collegiale,
a favore di una forma di democrazia “del capo” mascherata da parlamentare.


Il segno più evidente che questa sia la direzione imboccata è la dichiarazione resa ieri da Giuseppe Conte a proposito delle feste in casa:

“Non manderemo le forze di polizia nelle abitazioni private”.


Ecco, questo è il punto di non ritorno della cultura liberticida sposata, così sembra stando a queste dichiarazioni, dai partiti di maggioranza:

è il Governo e il suo presidente che, per benevola concessione, non dispongono l’intervento della polizia nelle abitazioni;

intervento, tuttavia, che, se volessero, potrebbero prevedere.


Per grazia di Dio e volontà della nazione, prima di Conte ci sono stati
Giorgio La Pira, Lelio Basso, Umberto Tupini, Umberto Terracini,
che nell’art. 14 della Costituzione scrissero, nero su bianco, che “il domicilio è inviolabile”,
sottraendo così l’Italia da qualsiasi aspirazione dispotica, rossa o nera che fosse.


Aspirazione, però, che non molla la presa, a quanto pare.


Infine, la compressione delle libertà con un provvedimento del capo del Governo fonda un precedente pericolosissimo.


Le limitazioni potrebbero essere ripetute e appesantite anche per situazioni diverse da quella attuale,

magari di sicurezza nazionale e magari create a bella posta dal leader di turno per distorcere ulteriormente i princìpi democratici.

Questo è il cuore del pericolo e di qui nasce il nostro intransigente dovere di sorveglianza.
 
Qui nessuno dice od afferma che il virus non c'è.
Ma è logica. Il virus è influenzale. Arriva il freddo. Arriva il virus.
Si fanno i tamponi.
Saltano fuori gli asintomatici e quelli che hanno gli anticorpi.
Ma il TERRORE deve avanzare.

Sono numeri impressionanti che, uniti alla riorganizzazione dei posti letto nelle terapie intensive,
fanno comprende come la situazione, in netto peggioramento, stia diventando davvero allarmante.

Nelle ultime 24 ore i nuovi contagi in Lombardia hanno raggiunto la cifra impressionante di 1844
che a fronte di 29048 tamponi effettuati ha portato la percentuale a salire al valore di 6,3%.

I posti in terapia intensiva sono saliti a 64, due unità in più rispetto all'ultima rilevazione,
mentre sono da contare altre 17 vittime che hanno portato il totale a superare le 17mila unità (17.011).

Spaventano i dati della provincia di Milano (1.032) e di Monza e Brianza (150). 29 i casi lecchesi.
 
Al di là delle conseguenze, è rilevante l'ignoranza del Governo e di tutti i suoi presunti esperti.

Non esistono definizioni giuridiche specifiche per "festa", "cerimonia", "cena" ecc. ecc.

Quindi se un matrimonio e un battesimo sono cerimonie, un ritrovo per la laurea cos'è?

Per alcuni una festa, per altri una cerimonia?

E la Prima Comunione?

E chi lo stabilisce?

6 ospiti possono essere tanti in una stanza 3x3 mq., pochi in una da 5x5 mq.;

30 persone possono essere follia in una sala ristorante da 20 posti a sedere, un'inezia se i posti disponibili sono 300.

7 mesi di tempo per pianificare eventuali interventi, con l'ausilio di task force per 450-500 presunti esperti
(strapagati più dei 300 parlamentari che hanno eliminato) e ancora scrivono scempiaggini.
 
Mi domando e vi domando....perché continuano a fare terrorismo mediatico?

Il DPCM parla di sei ospiti non congiunti e non di sei persone in totale nelle varie abitazioni.

A cena, ad esempio, se i familiari sono 4 e ospitano altri 6 non congiunti, questi sono perfettamente in regola.

Creare confusione non aiuta...o forse aiuta chi ?


"Con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato (omissis).. di ricevere persone non conviventi di numero superiore a 6"
 
Perché gli ospiti non debbono essere relativi alla metratura della casa?

Se ho un monolocale 6 ospiti sono troppi, se ho una villa pochi.

Inoltre finirà come per il lockdown.

Elicotteri e droni per il runner solitario o lo spiaggista solo per diversi kmq

e nulla per gli assembramenti del 25 aprile e 1 maggio, e quanti controlli alle bande di pusher assembrati e senza mascherine?
 

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