MA IL MARE E' COME L'ANIMA. E NON FA SILENZIO MAI. NEMMENO QUANDO TUTTO TACE.

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A me pare idiozia. Da dementi puri, non saper fare distinzione.
Ma il tutto nasce perchè chi scrive è IGNORANTE AL CUBO.

Cosa si intende per bevanda alcoolica ?


Commercialmente si possono distinguere due grandi categorie di bevande alcoliche,

ovvero gli alcolici a bassa gradazione, inferiore ai 21 %vol, come ad esempio la birra o il vino,

ed i superalcolici, con gradazione alcolica superiore ai 21 %vol.


Nonostante ciò, le bevande possono essere definite

analcoliche quando contengono da 0 a 1,3 gradi alcolici,

alcoliche quando contengono da 1,4 a 20 gradi alcolici

e, superalcoliche quando contengono dai 21 gradi alcolici a salire.



Dato che il vino e la birra sono comprese nella seconda fattispecie, io che lavoro sino alle 18,30
non posso andare al supermercato e comprare una bottiglia di vino ?


2. E’ vietata la vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica da parte di tutte le tipologie di esercizi pubblici,

nonché da parte degli esercizi commerciali e delle attività artigianali dalle ore 18.00.

sono norme pensate dietro le scrivanie scriite con i piedi,,si vede da orario chiusura.....manca orario riapertura,,,,,praticamente all 24 chiudo,,alle 24, 10 riapro,,,,,,,,sto nel giusto.
hanno la giustificazione pure per norme a cazzum........siamo in emergenza..............LORO, MENTALE

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Ultima modifica:
5 E’ sempre vietato il consumo di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione nelle aree pubbliche compresi parchi, giardini e ville aperte al pubblico;

decine di migliaia di immigrati SEMINATI IN TUTTA ITALIA fanno questo specie aree stazioni treni parcheggi ect, MA NON HANNO NULLA DA PERDERE, SARANNO SANZIONI SOLO PER GLI ITALIANI, CHE HANNO DA PERDERE

questa è una buona notizia..........pur assurdo come provvedimento..........evita perdite CERTE di soldi e altri malati di ludopatia:ordine:
2. E’ sospeso il gioco operato con dispositivi elettronici del tipo 'slot machines, comunque denominati,
situati all’interno degli esercizi pubblici, degli esercizi commerciali e di rivendita di monopoli.


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Ultima modifica:
Ieri sera - sabato - alle 18 in punto, sono entrato in un supermercato.

Annunci e direttore davanti al reparto vino.

"Mi dispiace ma non possiamo più venderlo dopo le 18".
 
Il peggio della settimana?

Le prove di regime messe in scena da Giuseppi e il suo nutrito plotone di cortigiani.

E soldati. In sette giorni è accaduto di tutto.

Dopo aver chiuso Piazza Colonna ai giornalisti il Governo prova a richiuderci dentro casa anche se lui, il Conte, lo nega categoricamente:

“No a nuovi lockdown!” dice… Ma le bozze che filtrano da Palazzo parlano chiaro.


E a farle filtrare non è certo la stampa che, invece, riceve e pubblica.

Misure restrittive. Molto restrittive.

Tanto strette che cominciano già a fare male agli italiani, solo a sentirne parlare.

Un po’ come gli stivali dopo una lunga giornata di fatica.

Gonfiano, e non solo i piedi.


Certo, per chi ha stipendi sicuri e, soprattutto, d’oro cosa vuoi che sia una nuova chiusura?

Facile per gli statali lavorare da casa.

Il cosiddetto “smart working”, lavoro agile.

Tanto agile che, alcuni, si dimenticano perfino di accendere il PC.

Lo dicono i dati, la burocrazia si è ingolfata e le pratiche sono ferme.

Inchiodate lì, sui tavoli sporchi di sugo e di polpette.




ROBERTO SPERANZA
Tranquilli, non ci manderanno la polizia dentro casa.
Lo ha assicurato il premier, però bisogna fare i bravi!
Niente feste, e a tavola massimo sei persone extra.
Possibilmente con la mascherina.
Peggio di così? Direste voi…
Eh beh, la ciliegina sulla torta (piccola, per carità) l’ha messa il ministro della salute.

A Che tempo che fa, su Rai3 ha detto: “Bisogna vietare le feste private e servono più controlli.”

E poi la domanda di Fabio Fazio: “Ma come farete a controllare?”

Beh, tranquilli: “Confidiamo nelle segnalazioni” ha risposto il ministro.

Da qui emerge l’anima rossa di Speranza.

Lontano dalla Chiesa perché non ricorda il detto che “chi fa la spia non è figlio di Maria.”

Altro che aggiungi un posto a tavola…


GIORGIA MELONI
La leader di Fratelli d’Italia gliele ha cantate.
Alla Camera un intervento accorato e pungente.

“Questi Dpcm, presidente Conte, sono buoni soprattutto per i ‘meme’ su Internet... Non c’è credibilità in quello che fate.
Troppe domande vengono fuori. Cosa vuol dire chiudere i locali alle 24, devastando l’intero settore?
Vuol dire che il Covid è nottambulo? Il divieto vale anche per i Centri sociali che potranno ballare anche di notte,
perché sono amici del governo e non pagano le tasse? Se mi alleno per la marcia mi multano?
Perché in teatro possono entrare 200 persone e alle nozze sono ammessi massimo 30 invitati?
Qual è la ratio? Cosa vuol dire che non si possono somministrare alcolici fuori dai locali dopo le nove:
stiamo combattendo il Covid o la cirrosi epatica?”.

Come darle torto.


VINCENZO DE LUCA
Ci risiamo! Il comico De Luca torna a parlare e, come al solito, fa discutere.

“Nel weekend di Halloween, americanata che è monumento all’imbecillità, chiuderemo tutto alle 22.
Sarà il coprifuoco, non sarà consentita neanche la mobilità.”

Presidente, presidente…


GUIDO BERTOLASO
De Luca, un consiglio: presta ascolto a Bertolaso.
Piuttosto che prendertela con i ragazzi, i pantaloni alla zuava,
le donne e gli uomini n carne a passeggio sul lungomare di Napoli e la festa di “allouein”, occupati della sanità campana.
Invece del lanciafiamme usa l’estintore, come ti ha consigliato Guido Bertolaso su La7.
Una risposta alle polemiche di De Luca che si trova impreparato ad affrontare l’emergenza in Campania.
Invece di chiudere, chiudere e chiudere bisogna aprire.
Ospedali.
Senza formiche, per carità!


GLI ESPERTI
Capirai, ognuno va per conto suo. E tutti dicono il contrario di tutto.
Ma i virologi questa volta l’hanno sparata grossa:

“I rapporti sessuali? Solo con la mascherina.”

Mi raccomando, poi specificano anche che “bisogna igienizzarsi le mani.”
Certo, non si è capito se prima o dopo il rapporto.


MASSIMO CACCIARI
C’è talmente tanta confusione. Su Rai3, a Carta Bianca è sbottato.

“Quanto andremo avanti con questo delirio normativistico?
A me suona offensivo che mi vengano a dire che in casa devo stare con non più di 6 persone.
Se mi dicono non fare assembramenti lo capisco. Ma cosa sono deficiente? Ma non è possibile sono stufo.
Basta con questo controllismo fuori senso. Che dicano cose comprensibili, controllabili, razionali.”

E se lo dice lui.
 
''Se ci sono regioni già in difficoltà, significa che non è stato fatto quello che si doveva. Bisognava tenere la macchina con il motore acceso"

''E non dovrebbe essere così, anche perché in questo momento la situazione sta riguardando prioritariamente la bassa e media complessità:
i ricoveri sono tanti ma di persone con sintomi che possono essere gestiti pure nei reparti di medicina
, non casi complicati come a marzo/aprile''.

''Quando vedo una persona fare otto ore di coda per un tampone, penso che chiaramente qualcosa non ha funzionato.
Servirebbe anche maggiore oculatezza nella richiesta dei tamponi, in alcuni casi è una sorta di modo per scaricare le responsabilità,
si fanno fare perfino se non ci sono sintomi o non c'è stato un vero contatto''
 
QUESTA LA REALTA' REALE. E TUTTO QUESTO ACCADE PERCHE' IL TERRORISMO PSICOLOGICO
E LA LOBOTOMIZZAZIONE NON CHIRURGICA ALLE QUALE LE PERSONE SONO SOTTOPOSTE
OGNI GIORNO NON CONSENTE LORO DI DISCERNERE.

Il refrain - accreditato strumentalmente da politici incapaci, medici in confusione e opinionisti da bar sport -
secondo cui «la colpa» della diffusione del Covid sarebbe riconducibile ai «comportamenti irresponsabili degli italiani» non sta più in piedi.


La verità è un'altra:

l'emergenza Coronavirius ha ormai assunto la forma di una clava politica per regolamenti di conti funzionali alla gestione del potere.

Chi ha la sventura di inciampare nello sgambetto malevolo del contagio lo impara a proprie spese.

Dall'attimo in cui il corpo manifesta i sintomi dell'infezione, si apre il baratro.

Basta una telefonata all'Ats (Agenzia tutela della salute) - cioè il primo presidio che, in teoria, deve difenderti dal virus -
per capire che si è condannati a rimanere soli con la malattia.


E che quelle che ascoltate in tv sono solo chiacchiere prive di senso.

Verità virtuali che la realtà sbugiarda vergognosamente.

Altro che «assistenza domiciliare telematica».

Se hai febbre e tosse, il call center di turno ti dirotta su qualcuno che dovrebbe spiegarti il «protocollo sanitario» da seguire,
ma che in realtà è solo in grado di dirti tre cose:


1) che «devi isolarti a casa per 10 giorni»;

2) che «il tampone non possono farlo perché la lista d'attesa è lunga»;

3) che «ti richiameranno alla fine dei 10 giorni».


Un lasso temporale nel quale puoi guarire o crepare senza che mai nessuno ti «richiami» davvero».


E se chiedi: «Ma il tampone posso farlo privatamente?» (costo: dagli 80 ai 120 euro ndr), l'Ats ti zittisce:

«No. L'abbiamo presa in carico noi, lei è in isolamento e non può uscire di casa, anzi dalla sua stanza».


Peccato che la «presa in carico» sia, in concreto, una enorme presa per i fondelli.

Nei giorni successivi la telefonata di «controllo» rimane una chimera.

E il fantomatico «tracciamento dei contatti»?

Se il malato lo fa di sua volontà con un autonomo giro di telefonate, bene; altrimenti, peggio per tutti.


Una cosa è certa: l'Ats oggi non è più in grado di ripercorrere a ritroso la mappa dei potenziali soggetti a rischio contagio.

La situazione è fuori controllo.

E sulla farsa della app Immuni meglio stendere un velo pietoso.

Sta di fatto che finché i sintomi rimangono nel range della sopportabilità, il «recluso» in casa resiste.

Ma quando la sensazione è quella dell'aggravamento,
ecco che il «prigioniero» evade comprensibilmente dall'isolamento cercando aiuto al pronto soccorso.

Dove, grazie a questa catena di inefficienza, il rischio-epidemia si amplia a dismisura
.


Impressionante lo scenario testimoniato da Simone Manca, presidente di Simeu (Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza):

«I presidi ospedalieri Covid sono saturi.

I posti destinati ai contagiati che erano stati aumentati negli ospedali durante il lockdown sono stati chiusi e dismessi.

Non ci sono più i monitor e i letti.

I tempi tecnici per riattivarli non sono rapidissimi anche perché manca il personale»
.


E poi:

«I pronto soccorso sono presi d'assalto da persone che temono di avere il Covid

e cercano una risposta che la medicina territoriale non gli sta dando.

Va da sé che i cittadini vedano nel presidio ospedaliero d'urgenza l'unico punto di riferimento.

Si parla di almeno un 30% di pazienti asintomatici e paucisintomatici che dovrebbe essere gestita in modo diverso».



Ma sarebbe troppo complicato e costoso.

Molto più facile ed economico dare la colpa ai «comportamenti irresponsabili degli italiani».
 
Philippe Douste-Blazy non è una persona qualsiasi, ma un noto cardiologo, ricercatore, docente universitario, sindaco di Lourdes e politico.

Oltre che deputato nazionale francese ed europeo è stato anche ministro degli esteri, degli affari sociali e della famiglia, oltre che della sanità.

Centrista, non è sicuramente un pazzo sovranista o un estremista.


Però vi invito ad ascoltarlo, ed a leggere quello che dice in questa intervista televisiva,
circa la verità scientifica di alcune blasonate riviste come Lancet ed il New England Journal of Medicine.


Philippe Douste-Blazy ex ministro della sanità e candidato a direttore dell'OMS rivela che in una recente riunione entrambi i redattori di The Lancet e del New England Journal of Medicine hanno espresso preoccupazione x le pressioni criminali di BigPharma sulle loro pubblicazioni pic.twitter.com/QJx2lsJuuu
— Kaspercarlo (@Carlo_bis) June 23, 2020


Durante incontri riservati, in cui i partecipanti si impegnano a non rivelare quanto viene liberamente detto (questa è la Chatham House Rule),
gli editori delle riviste specializzate di medicina hanno ricevuto delle pressioni tali dalle industrie farmaceutiche per cui non sono certi di poter,
in futuro, continuare a pubblicare i dati sui risultati delle ricerche scientifiche.


Non lo dice una persona a caso, ma Horton, il direttore di Lancet.


Il potere enorme delle case farmaceutiche rischia di piegare e cancellare la libertà e la verità accademica.

Il discorso è nato dalla pubblicazione di un articolo contro idrossiclorochina su The Lancet, successivamente revisionato.

Se non si può più credere alla verità scientifica di queste riviste, allora non rimane quasi nulla del metodo scientifico accademico tradizionale.

Ci avviamo, anche nella scienza, ad una dolorosa transizione verso delle mete attualmente ignote.
 
Le tre posizioni in campo, se non andiamo errati, sono queste, in ordine di conformismo e partendo dal basso:


  1. il Covid è un virus non letale, ma pericolosissimo perchè rischia, se oltrepassato il tipping point (il punto di non ritorno), di mandare a carte quarant’otto il Sistema Sanitario Nazionale;

  2. il Covid è un virus come tanti altri, con una carica letale ormai fortemente ridotta, di cui si stanno approfittando per instaurare un regime di polizia;

  3. il Covid è un agente patogeno sintetizzato in laboratorio con lo scopo di dare il definitivo giro di vite a un Nuovo Ordine Mondiale.

Fra coloro che si pre-occupano sinceramente della faccenda – e, credetemi, sono pochissimi rispetto alla massa annichilita dal binomio tampone-televisione –
si sono create due fazioni reciprocamente (e ferocemente) ostili.

Una di esse propugna la tesi numero uno ed è composta da soggetti che si considerano “buoni”.

L’altra diffonde la tesi numero tre ed è composta da individui che vengono considerati “cattivi”.

La tesi numero due era già bazzicata da molti poi approdati alla numero tre.

Ma comincia ad essere frequentata sempre più spesso dai paladini della tesi numero uno.


In tutto questo bailamme c’è però almeno una questione sicuramente condivisa dalla squadra dei “cattivi” (supporter della tesi numero tre)
su cui potrebbe convergere, oramai, anche la formazione dei “buoni” (ultrà della tesi numero uno).

Si tratta dell’idea secondo cui le misure sempre più stringenti adottate con decreti da paese delle banane, e con piglio peronista,
dal nostro Governo sarebbero comunque “giustificate” dalla tutela della salute.


Trattasi di una narrazione cui possiamo rinunciare tutti, quale che sia l’opinione maturata rispetto alla storia della pandemia.


Diciamocelo chiaro una volta per tutte: la salute non c’entra niente.


E ai nostri politici la nostra salute interessa quanto la verità al nostro sistema di informazione.

Se, putacaso, il morbo uccidesse in casa o per strada senza costringere i cittadini a ricorrere alle cure ospedaliere e ai (troppo pochi) reparti di terapia intensiva,
lo Stato avrebbe sicuramente adottato delle contromisure, ma non i diktat sovietici con cui stanno avvitando il tappo sul barattolo delle nostre (sempre più esigue) libertà.

Lo dimostra il fatto che ogni giorno muoiono 485 persone di tumore, ma non ci risulta siano state vietate le sigarette.

Così come ci sono stati, nel solo 2019, 3.173 morti e 241.384 feriti di incidente stradale, ma non è stata proibita la circolazione.



Lo Stato tollera tranquillamente queste, e molte altre, cose dannosissime per la nostra salute.

E il fatto che la salute non sia una sua priorità lo dimostra il taglio brutale e indiscriminato di fondi al S.S.N. degli ultimi dieci anni.

Ergo, che noi siamo “buoni” o che noi siamo “cattivi”, su una cosa potremmo comunque convenire.

E dovremmo iniziare a ripetercela finché non ci entra in testa: la salute in questa partita ci entra come i cavoli a merenda.


Non è la chiave per orientarci nell’immenso casino che c’è.

Qui, nella peggiore delle ipotesi, stanno approfittando di un morbo letale per cancellare i primi cinquantaquattro articoli della Costituzione.

Nella migliore, hanno solo una fottuta paura che gli salti il sistema sanitario tra le mani perché sanno di averlo ridotto alla canna del gas.



La salute dei poveri cristi – spesso ultra-ottanteni, pluri-patologici e crepati troppo spesso da soli in corsia (grazie alle “provvidenziali” misure anti-Covid) –

importa solo al buon Dio. Ed ai prossimi congiunti.
 
Gli scandali che legano Hunter Biden alla Cina sono numerosi, legati a diverse vicende e che rimandano a cifre molto rilevanti.

Si tratta di legami talmente stretti che, in un’intervista televisiva, ha detto che sulla base di questi casi
il Partito Comunista Cinese potrebbe perfino ricattare il futuro presidente.


La prima storia è stata narrata dal New York Post.

Per dirvi quanto sia scottante la notizia, nata da informazioni prese da un computer di Hunter abbandonato in un centro di manutenzioni,
Twitter in un primo momento le ha completamente censurate, cancellando i post.

Quindi, dopo proteste degli utenti e l’intervento diretto di Jack Dorsey, è stato costretto a ripristinarli.


Il Post presenta una parte degli affari di Hunter Biden in Cina, sinora rimasti fuori dal centro del mirino
incluso un incasso di oltre 1 miliardo di dollari per la sua società pochi giorni dopo aver visitato Pechino con il proprio influente padre.



Nel 2009, Hunter Biden e Christopher Heinz, il figliastro dell’ex segretario di stato John Kerry,
hanno fondato Rosemont Seneca Partners, una società di private equity da miliardi di dollari.


Sempre al timone dell’azienda, Hunter è volato a bordo dell’Air Force Two per la Cina nel dicembre 2013,
accompagnando l’allora vicepresidente in una visita ufficiale, durante la quale però Joe ha incontrato anche i soci di affari del figlio.


Dieci giorni dopo, la società di Hunter ha firmato un accordo con la Bank of China, di proprietà statale,
e ha creato il fondo di investimento da 1 miliardo di dollari chiamato Bohai Harvest RST (BHR),
secondo quanto riferito da Peter Schweizer, presidente del Government Accountability Institute
ed autore di “Secret Empires: How the American Political Class Hides Corruption and Enriches Family and Friends”.


Un rappresentante di BHR ha detto al New Yorker nel luglio 2019 che Hunter Biden
ha presentato suo padre al dirigente cinese di private equity Jonathan Li durante il viaggio.

Li divenne in seguito amministratore delegato di BHR.

Hunter Biden è stato costretto a dimettersi dal consiglio di amministrazione di BHR nell’ottobre 2019 a seguito delle violente chiamate del presidente Trump.


Un portavoce della famiglia di Biden ha negato qualsiasi illecito o che ci fosse un collegamento tra la visita del vicepresidente e il selvaggio successo della raccolta fondi di BHR.


Tuttavia, Schweizer ha trovato quello che ha descritto come “un modello preoccupante” di Biden e Heinz
che sembrano entrambi beneficiare delle posizioni dei loro padri nell’amministrazione Obama
.


“Nel corso dei sette anni successivi, sia Joe Biden che John Kerry hanno negoziato accordi delicati e ad alto rischio con governi stranieri,
e la società Rosemont ha ottenuto una serie di accordi esclusivi spesso con quegli stessi governi stranieri”, ha scritto Schweizer nel suo libro.



In un’altra occasione , nel maggio 2017, Hunter ha incontrato il magnate cinese Ye Jianming, il presidente della compagnia energetica CEFC,
in una stanza d’albergo di Miami e la coppia ha discusso di infrastrutture e accordi energetici americani, secondo un rapporto del 2018 del New York Times.


Dopo l’incontro, Ye ha inviato a Hunter un diamante da 2,8 carati e una nota di ringraziamento
e il figlio dell’ex presidente ha iniziato a negoziare un accordo per CEFC per investire 40 milioni di dollari in un progetto sul gas naturale a Monkey Island, in Louisiana.



Sei mesi dopo, un dirigente della CEFC è stato arrestato a New York con accuse di corruzione non correlate,
e la sua prima telefonata è stata allo zio di Hunter Biden, James Biden.

Secondo il rapporto del Times, James credeva che la chiamata fosse per Hunter.


Questo è un primo caso di intrallazzi fra la famiglia Biden e la Cina.

Il secondo è stato pubblicato da Breitbart e parte dalle rivelazioni di un ex collega di affari di Hunter Biden, Bevan Cooney al giornalista investigativo Peter Schweizer.

Cooney era socio di Hunter Biden e Devon Archer ed è stato poi coinvolto in una frode, ma ora ha una gran voglia di parlare.

E' stato lui fornire una serie di email che collegano Biden e Archer al governo e ad affaristi cinesi.


In un’e-mail del 5 novembre 2011, uno dei contatti di lavoro di Archer ha suggerito di aiutare a organizzare riunioni alla Casa Bianca
per un gruppo di dirigenti cinesi e funzionari governativi che avrebbero creato “nuovi clienti potenzialmente eccezionali”.

Il gruppo, il China Entrepreneur Club (CEC), comprendeva esponenti del PCC, miliardari cinesi e almeno un “diplomatico rispettato” di Pechino.

Secondo il rapporto, il CEC, fondato nel 2006, è stato definito “un secondo ministero degli esteri” per il regime comunista cinese.

Il reddito lordo dei membri della CEC è stimato essere equivalente a circa il 4% del PIL cinese, secondo l’e-mail.





“So che è la stagione politica e la gente è titubante, ma un gruppo come questo non si presenta tutti i giorni”,
ha detto l’intermediario Mohamed A. Khashoggi per conto della CEC a un associato di Biden / Archer.

“Un tour della Casa Bianca e un incontro con un membro dell’ufficio del capo del personale e John Kerry sarebbero fantastici”, si legge nell’email.





Il coinvolgimento del gruppo di Hunter Biden è arrivato dopo diversi tentativi falliti di assicurarsi incontri con i massimi funzionari dell’amministrazione Obama-Biden senza successo.


“Dal lato di Washington , come vedrete di seguito, [CEC] hanno scritto lettere a diversi membri dell’amministrazione
e ad altri e finora non hanno avuto una forte reazione”, si legge in un’e-mail.


Quindi i legami fra Hunter Biden ed il Gotha del Partito Comunista Cinese sono stati molteplici e profondi.


Sicuramente a Pechino qualcuno sa cose che, se rivelate, potrebbero posizionare sia Hunter sia suo padre in situazioni molto spiacevoli.


Sicuramente nei prossimi giorni sentiremo numerose rivelazioni simili, anche se i media mainstream cercheranno di zittirle in goni modo.
 

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