MA IL MARE E' COME L'ANIMA. E NON FA SILENZIO MAI. NEMMENO QUANDO TUTTO TACE.

I catastrofisti sono entusiasti. Superati a 10.000 casi in un giorno.
Quanti in terapia intensiva ? 52 CINQUANTADUE

Corrispondono allo 0,52% che in termini statistici è quasi IL NULLA.

Naturalmente la solita propoganda idiota.
La Lombardia la regione con maggiori contagi .

Ma la cosa ancor peggiore è che non si tratta di "malati"
ma di "positivi" al virus.

Il che fa una grande differenza. Notevole differenza.

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Ma la realtà è che i tamponi non vengono fatti negli ospedali.
Gliene fanno 1 a forfait. E solo a 1000........
E che i dispositivi "li mangiano" .........basta guardare i dati.
Questo è l'Aast di Lecco.


I tamponi effettuati al personale (circa 3.200 operatori) sul luogo di lavoro tra marzo e l'inizio di giugno sono stati 2.333:

672 nel mese di marzo,
980 nel mese di aprile,
621 nel mese di maggio,
60 nei primi nove giorni di giugno.

Al 5 giugno erano stati sottoposti al tampone 1043 operatori,
332 di loro sono risultati postivi:
215 nel polo ospedaliero di Lecco
e 117 nel polo ospedaliero di Merate.

Strettamente legato ai contagi del personale sanitario e socio-sanitario,
è il tema della quantità di dispositivi di protezione individuale forniti ai lavoratori dell'ASST:
calzari, camici, grembiuli, cuffie, mascherine FFP2, FFP3 e chirurgiche, guanti, occhiali da protezione, tute e visiere.


A fronte di poco più di 3mila operatori, tra il 21 febbraio e il 28 di maggio sono stati consegnati:

229.600 paia di calzari, (154.610 al Manzoni, 66.690 al Mandic e 8.300 alle strutture territoriali),

236.627 camici (154.654 al Manzoni, 75.545 al Mandic e 6.428 alle strutture territoriali),

2.560 grembiuli (1.380 al Manzoni, 480 al Mandic e 700 alle strutture territoriali),

146.714 cuffie (97.960 al Manzoni, 42.864 al Mandic e 5.890 alle strutture territoriali),

119.242 mascherine FFP2 (74.048 al Manzoni, 40.594 al Mandic e 4.600 alle strutture territoriali),

425 FFP3 (285 al Manzoni e 140 al Mandic),

3.413.740 paia di guanti in nitrile (2.292.800 al Manzoni, 917.040 al Mandic e 203.900 alle strutture territoriali),

410.330 mascherine chirurgiche (265.244 al Manzoni, 107.400 al Mandic e 36.695 alle strutture territoriali),

1.851 occhiali di protezione (1.095 al Manzoni, 468 al Mandic e 288 alle strutture territoriali),

10.652 tute (7.927 al Manzoni, 2.715 al Mandic e dieci alle strutture territoriali),

3.452 visiere (1.800 al Manzoni,

1.195 al Mandic e 457 alle strutture territoriali).

Un ultimo aspetto da sottolineare riguarda il numero di pazienti con Covid dimessi dall'ASST di Lecco
per essere poi ricoverati nelle Residenze socio-assistenziali (Rsa) per anziani
,
così come previsto da una discussa delibera regionale dell'inizio di marzo: sono stati 15.

In altri territori della Regione questo fenomeno ha interessato centinaia di persone,
anche se ci sono delle ASST dove questi trasferimenti sono stati ancor più sporadici:
a Bergamo Ovest se ne contarono otto,
in Valcamonica sette,
in Valtellina e Alto Lario cinque,
a Monza addirittura zero.
 
Cosi pronti che dopo otto mesi e lockdown in campania de luca chiude le scuole e porta al fallimento esercizi commerciali vari....maaaaahhhhhh.... le linee guida del governo possiamo usarle al cesso se poi i governatori possono acuire le restrizioni...invece che trovare alternative e salvaguardare aziende e posti di lavoro.....pensano solo ad alzarsi stiopendi e vitalizi
 
Ultima modifica:
Ne usciremo sì, ma con calma, ci vorranno probabilmente anni, dovremo sviluppare gli anticorpi,
una risposta immediata non c’è, mentre avremmo invece fretta, perché oggi vediamo il disastro
che si è prodotto quasi all’improvviso e che negli ultimi anni ha fatto registrare un’accelerazione.

Ma ne usciremo.

E, a conti fatti, non saranno tanto le leggi o le regolamentazioni a riportarci a galla, ma l’educazione,
imparare a saper distinguere le notizie
, a riflettere, mettersi tutti in gioco in prima persona a ragionare, ad accendere il cervello.

Niente ricette, dunque, ma un paziente lavoro quotidiano.


«Ma dobbiamo ricordarci che ciascuno di noi non è immune.
La nostra attenzione è rivolta agli episodi macroscopici, a quelli che indignano e generano discussioni,
ma spesso si verificano episodi microscopici, impercettibili, a bassa frequenza,
che pure contribuiscono a spostare un po’ più in avanti l’asticella del dicibile».


E’ stata così archiviata anche da noi la parola bufala, che indicava sì una notizia falsa ma che in qualche modo poteva essere individuata.

La differenza è che le fakenews si servono di fatti accaduti ma ne illuminano solo alcuni aspetti, inventano dettagli di sana pianta e lanciano insinuazioni.

Del resto, bufale e fakenews e quant’altro sono sempre esistiti.
Semplicemente la rete ne ha amplificato la portata.

Perché chi vive nella “bolla” si convince ogni giorno di più di essere nel giusto, nel vero.

Lo stesso meccanismo di internet, trasformato da grandiosa prateria anarchica
in una macchina da soldi per qualcuno, gli stessi famigerati algoritmi favoriscono l’autoconvincimento.

Cercare il dialogo risulta spesso impossibile, per quanto ci si sforzi, mantenendo un linguaggio pacato, evitando toni rabbiosi:
«se ti introduci in una bolla, vieni cacciato e anche per quello i suoi componenti si rafforzano nelle proprie convinzioni».

«Negli ultimi trent’anni sono venuti meno tutti gli intermediari ai quali i cittadini in passato concedevano fiducia:

i giornalisti, in primis,

ma poi la scienza,

l’accademia,

gli insegnanti.

E d’attorno un bombardamento di informazioni che ci manda in confusione
e allora vien più facile scegliere la notizia che conferma i nostri pregiudizi
anziché quella che richiederebbe un momento di riflessione.

Orientarsi in questo flusso incontenibile di notizie è un lavoro esorbitante e allora forse occorrerebbe davvero una dieta digitale.



In quanto alle leggi, l’argomento è un ginepraio e se fino a oggi non si è fatto nulla non è perché manchi la volontà,
ma perché ci si scontra con una serie di difficoltà non soltanto giuridiche.

Come il caso dell’anonimato: se può essere considerato un male perché si celano i cosiddetti odiatori,
nel contempo è un bene per chi si oppone alle dittature.

E, in fondo, la censura sarebbe controproducente e rischierebbe addirittura di provocare guai peggiori.


Quindi l’impegno di tutti, a prestare attenzione ai propri comportamenti,
a imparare e insegnare che occorre diffidare di tutte quelle notizie che quando si leggono
sembra di ricevere un pugno nello stomaco.

In questo modo, ne usciremo. Con calma.
 
LOMBARDIA


Sono i contenuti dell'ordinanza a firma del presidente della regione Lombardia che entrerà in vigore dalla mezzanotte di sabato e fino a venerdì 6 novembre,
finalizzata al contrasto alla diffusione del coronavirus.

Tra i principali punti previsti dall'Ordinanza si segnala:

- Misure anti-movida

1. Le attività di somministrazione di alimenti e bevande sia su area pubblica che su area privata
(fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, rosticcerie, pizzerie, chioschi) sono consentite sino alle ore 24.00;
in tali attività dopo le ore 18.00 il consumo di alimenti e bevande è consentito esclusivamente ai tavoli;
la misura di cui al presente punto non si applica agli esercizi situati lungo le autostrade e nelle aerostazioni;

2. E’ vietata la vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica da parte di tutte le tipologie di esercizi pubblici,
nonché da parte degli esercizi commerciali e delle attività artigianali dalle ore 18.00.
Resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio;

3. Sono chiusi dalle 18.00 alle 6.00 i distributori automatici cosiddetti “h24” che distribuiscono bevande e alimenti confezionati,
con affaccio sulla pubblica via; tale misura non si applica ai distributori automatici di latte e acqua;

4. E’ vietata dalle 18.00 alle 6.00 la consumazione di alimenti e bevande su aree pubbliche;

5 E’ sempre vietato il consumo di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione nelle aree pubbliche compresi parchi, giardini e ville aperte al pubblico;

6. I sindaci possono adottare ulteriori misure restrittive, anche in relazione al divieto assoluto di assembramento,
e devono assicurare massima collaborazione ai fini del controllo sul rispetto delle presenti misure.


- Misure di contrasto a fenomeni sociali a rischio di contagio

1. Sono sospese le attività delle sale giochi, sale scommesse e sale bingo;

2. E’ sospeso il gioco operato con dispositivi elettronici del tipo 'slot machines, comunque denominati,
situati all’interno degli esercizi pubblici, degli esercizi commerciali e di rivendita di monopoli.

- Sospensione degli sport di contatto dilettantistici a livello regionale e locale

1. Sono sospese tutte le gare, le competizioni e le altre attività, anche di allenamento, degli sport di contatto,
come individuati con provvedimento del Ministro dello Sport del 13 ottobre 2020, svolti a livello regionale o locale
‒ sia agonistico che di base ‒ dalle associazioni e società dilettantistiche.


- Accesso di visitatori a utenti presenti all’interno di unità di offerta residenziali
L’accesso alle strutture delle unità di offerta residenziali della Rete territoriale da parte di familiari/caregiver e conoscenti degli utenti ivi presenti è vietata,
salvo autorizzazione del responsabile medico ovvero del Referente COVID-19 della struttura stessa (esempio: situazioni di fine vita)
e, comunque, previa rilevazione della temperatura corporea all’entrata e l’adozione di tutte le misure necessarie ad impedire il contagio.

- Misure di prevenzione in ordine alle attività scolastiche

Le scuole secondarie di secondo grado e le istituzioni formative professionali secondarie di secondo grado
organizzano le attività didattiche con modalità a distanza alternate ad attività in presenza, ad eccezione delle attività di laboratorio.

- Raccomandazioni in ordine alle attività universitarie

Alle Università, nel rispetto della specifica autonomia, è raccomandato di organizzare le proprie attività, al fine di promuovere il più possibile la didattica a distanza.
 
Per il periodo 12-16 ottobre 2020 l’incidenza media giornaliera a livello regionale

è di 16 casi ogni 100.000 abitanti per la Regione Lombardia.
 
A me pare idiozia. Da dementi puri, non saper fare distinzione.
Ma il tutto nasce perchè chi scrive è IGNORANTE AL CUBO.

Cosa si intende per bevanda alcoolica ?


Commercialmente si possono distinguere due grandi categorie di bevande alcoliche,

ovvero gli alcolici a bassa gradazione, inferiore ai 21 %vol, come ad esempio la birra o il vino,

ed i superalcolici, con gradazione alcolica superiore ai 21 %vol.


Nonostante ciò, le bevande possono essere definite

analcoliche quando contengono da 0 a 1,3 gradi alcolici,

alcoliche quando contengono da 1,4 a 20 gradi alcolici

e, superalcoliche quando contengono dai 21 gradi alcolici a salire.



Dato che il vino e la birra sono comprese nella seconda fattispecie, io che lavoro sino alle 18,30
non posso andare al supermercato e comprare una bottiglia di vino ?


2. E’ vietata la vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica da parte di tutte le tipologie di esercizi pubblici,

nonché da parte degli esercizi commerciali e delle attività artigianali dalle ore 18.00.
 
Demente puro quello che ha scritto questa ordinanza.

Gelaterie. Il gelato lo compri. Nel cono o nella vaschetta.

E come lo mangi ? CAMMINANDO.

Lo stesso vale per un cornetto od un pasticcino.

Ed il trancio di pizza ? Come lo mangi ? E dove lo mangi ?

CAMMINANDO. PER STRADA. Su area pubblica. Magari seduti su di una panchina.

Ed il panino ? IDEM.

1. Le attività di somministrazione di alimenti e bevande sia su area pubblica
che su area privata (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie,
rosticcerie, pizzerie
, chioschi) sono consentite sino alle ore 24.00; in tali
attività dopo le ore 18.00 il consumo di alimenti
e bevande è consentito
esclusivamente ai tavoli;


4. E’ vietata dalle 18.00 alle 6.00 la consumazione di alimenti e bevande su aree pubbliche;
 

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