E' del 2011 quindi di noi non si parla ancora
Nuove strategie contro la distrofia di Duchenne: microRna, exon skipping e cromosoma artificiale
Inchiesta sulla Dmd: patologia, quadro clinico, prospettive di cura. Le maggiori speranze arrivano dalla terapia genica
Nuovi sviluppi sul fronte della
distrofia muscolare di Duchenne (Dmd). Due promettenti terapie geniche “made in Italy” potrebbero dare in futuro una concreta possibilità di cura ai pazienti affetti da questa grave malattia genetica che colpisce un bambino su 3.500.
Si chiama miR-31, il microRna identificato dal gruppo di ricercatori guidato da Irene Bozzoni del
Dipartimento di Genetica e Biologia Molecolare dell’Università di Roma “La Sapienza”, che potrebbe rivelarsi un nuovo alleato per combattere la distrofia muscolare di Duchenne. Lo studio, pubblicato il 7 gennaio 2011 su
EMBO Reports, è stato condotto su cellule muscolari murine e umane con il sostegno di
Telethon e
Parent Project Onlus.
Il team scientifico ha notato che i livelli di miR-31 sono più abbondanti nei soggetti distrofici e che questa molecola gioca un ruolo fondamentale nella sintesi della distrofina, reprimendone la traduzione.
La distrofina è una proteina assente nei pazienti affetti da Dmd a causa di una mutazione di un gene localizzato sul cromosoma X. Questa carenza conduce a una progressiva – e al momento inarrestabile – degenerazione delle fibre muscolari costringendo sulla sedia a rotelle i soggetti affetti sin dai primi anni d’età. Alla perdita della deambulazione si aggiungono anche complicazioni cardiache e respiratorie che riducono considerevolmente le aspettative di vita di questi pazienti e sono poi la causa del decesso.
I ricercatori hanno individuato nel controllo dell’attività del miR-31 una possibile strategia terapeutica poiché la sua inibizione permetterebbe di aumentare la produzione di distrofina.
Secondo Irene Bozzoni, questa tecnica potrebbe rappresentare un metodo valido per migliorare l’efficacia dell’exon skipping, un approccio terapeutico attualmente in fase di sperimentazione che è già potenzialmente in grado di ripristinare parzialmente la sintesi della distrofina, trasformando la distrofia muscolare di Duchenne nella sua variante meno aggressiva, la distrofia di Becker.
L’exon skipping (tradotto letteralmente “salto dell’esone”) è una strategia innovativa che mira a rimuovere il danno molecolare agendo direttamente sull’Rna messaggero (mRna) che codifica per la distrofina. L’idea alla base è di ripristinare il corretto schema di lettura del gene eliminando quelle sequenze in cui è presente la mutazione. La distrofina prodotta sarà ovviamente più corta del normale ma, se il pezzo eliminato non corrisponde ad una regione cruciale, la proteina potrà ancora svolgere la sua funzione muscolare. È un sistema comunque che non può essere considerato come una cura vera e propria poiché una versione ridotta della distrofina non permette un recupero totale dalla malattia, piuttosto è un modo per alleviare i sintomi e ridurre la gravità della distrofia.
Secondo il team della
Sapienza, però, la combinazione di exon skipping e miR-31 potrebbe rivelarsi un’alleanza vincente.
I primi test si sono rivelati molto promettenti. Come spiega la professoressa Irene Bozzoni:
“Controllando i livelli di miR-31 in cellule distrofiche trattate con exon skipping, abbiamo ottenuto sia aumento della sintesi di distrofina che miglioramento del differenziamento terminale delle fibre muscolari, processo compromesso nei muscoli distrofici. Il passo successivo sarà quello di riuscire a controllare in vivo la quantità di miR-31 specificamente in cellule muscolari per poi combinare questa strategia a quella dell’exon skipping.”
Sono numerosi i gruppi di ricerca nel mondo che si stanno occupando anche di exon skipping, per esempio l’equipé di Steve Wilton della
University of Western Australia, l’azienda biotech olandese
Prosensa e il consorzio britannico
MDEX. Una recente ricerca della
University of Royal Holloway London pubblicata su
Molecular Therapy ha dimostrato l’efficacia dell’exon skipping su un modello sperimentale di degenerazione muscolare e i ricercatori sono fiduciosi che questo tipo di approccio possa costituire un trattamento di successo per i pazienti distrofici.
Sempre dall’Italia arriva un’altra tecnica di terapia genica innovativa e molto promettente per combattere la distrofia muscolare di Duchenne. Si basa sull’utilizzo di un cromosoma artificiale con cui si prevede di correggere geneticamente le cellule staminali muscolari che saranno prelevate direttamente dal paziente e poi reimpiantate una volta effettuata la correzione. Lo studio, ancora in fase sperimentale, è stato avviato dal team di Giulio Cossu, della
Divisione di Medicina Rigenerativa del San Raffaele di Milano, in collaborazione con i ricercatori giapponesi della
Tottori University. La prima fase del progetto durerà tre anni e sarà finanziata da
Parent Project Onlus, attraverso il Fondo Daniele Amanti. I ricercatori sperano di poter dimostrare che cellule umane corrette in questo modo sono in grado di produrre distrofina in topi distrofici immunodeficienti ma, se tutto andrà bene, ci vorrà almeno il doppio degli anni prima di provare queste cellule sull’uomo. La procedura si presenta comunque molto costosa, lunga e complessa. Lo stesso Cossu si augura che nel frattempo altre terapie geniche più immediate – come l’exon skipping – funzionino.
Una cura vera e propria per la distrofia muscolare di Duchenne ancora deve essere scoperta. Per curare tale patologia bisognerebbe bloccare o almeno diminuire la degenerazione muscolare in corso. Ad oggi, l’unico trattamento in grado di rallentare il decorso della malattia e migliorare la qualità della vita di questi pazienti si basa sull’utilizzo di cortisone, fisioterapia, valutazione dell’attività cardiaca e respiratoria, per gestire i vari aspetti della malattia.
In ogni caso, sembra che le maggiori speranze per il futuro provengano dalla terapia genica che potrebbe rappresentare una strada percorribile in teoria, anche se nella pratica ci sono grossi ostacoli da superare. L’obiettivo più ambizioso da parte del mondo della ricerca è di poter sostituire il gene difettoso della distrofina con uno completamente sano ma le sue grandi dimensioni rendono l’impresa molto ardua. Il gene della distrofina, infatti, è il gene più grande contenuto nel nostro Dna e al momento non c’è possibilità di inserirlo nella maggior parte dei vettori virali usati normalmente per la terapia genica.
La strategia di Cossu teoricamente potrebbe bypassare l’ostacolo della grande dimensione del gene della distrofina poiché i ricercatori da una specie di “menù genetico” potranno scegliere sequenze codificanti per la distrofina, sequenze regolatorie, fattori di differenziamento e proliferazione per ingegnerizzare il cromosoma in laboratorio e inserirlo poi nelle staminali muscolari che servono al trapianto. Ma, come detto precedentemente, la sperimentazione è appena agli inizi e ci vorrà tempo prima di poter sviluppare un protocollo clinico da applicare ai pazienti.
Gli ultimi studi comunque evidenziano che non esiste una sola strada da seguire per sconfiggere questa patologia. Sia per una questione di efficacia che di costi, al momento la soluzione più ragionevole è di combinare più strategie per combattere la malattia da più fronti. Come si dice, l’unione fa la forza.
Fonti:
[URL="http://www.telethon.it/news-video/news/distrofia-di-duchenne-nuove-speranze-da-un-microrna-inibitore-della-distrofina"]http://www.telethon.it/news-video/news/distrofia-di-duchenne-nuove-speranze-da-un-microrna-inibitore-della-distrofina[/URL]