NON SMETTIAMO Di GIOCARE PERCHE' INVECCHIAMO, MA DIVENTIAMO VECCHI PERCHE' SMETTIAMO

Qui non solo abbiamo perso "la misura", siamo ben oltre....trattativa per farli scendere dai pullman ?

SASSARI – Cento migranti barricati sui pullman. Da ore, sotto il sole cocente. Cento migranti diretti da Alghero a Palmadula in un agriturismo con tv e connessione web. Ma da quei pullman non vogliono scendere. La destinazione non è gradita perché lontana da una città più grande dove invece i migranti vorrebbero stare.
E così, nel pomeriggio di martedì 9 giugno prosegue sotto il sole a Palmadula, la borgata del comune di Sassari, la trattativa ad oltranza fra il centinaio di migranti, che hanno dato vita a una rivolta dopo essere stati trasferiti dal Centro di accoglienza di Santa Maria La Palma (Alghero), e i funzionari della questura e della prefettura che cercano di convincerli a prendere posto in una struttura privata (un agriturismo) individuata in accordo con il Comune. La maggior parte dei migranti ha deciso di non scendere dai due pullman e chiede di essere trasferita nei pressi di un centro abitato più grosso.
 
Più chiaro di così........

Fosse successo al Berlusca ? Apriti cielo.

Avrebbero già emesso 50 ordinanze di custodia cautelare, 150 avvisi di procedimento ......1500 Gip avrebbero aperto un fascicolo.......

È il 9 settembre scorso, Buzzi parla con i suoi collaboratori di un incontro con Lionello Cosentino, all’epoca segretario del Pd romano, e poi «fa riferimento alla richiesta di 6-7.000 euro avanzata da Cotticelli e alla consuetudine sistematica del “primo di ogni mese” di pagare stipendi a pubblici ufficiali». L’incontro è documentato dalle «cimici» degli investigatori che annotano: «Cotticelli spiegava che erano in estrema difficoltà, in quanto non erano riusciti a pagare gli stipendi di agosto e non sapevano cosa fare, quindi chiedeva a Buzzi se poteva aiutarli.
Buzzi dava il suo assenso dicendo che avrebbe fatto un assegno, poi chiedeva a Cotticelli che tipo di ricevuta gli avrebbe lasciato, al che quest’ultimo rispondeva: “Ti lascio una ricevuta come Partito democratico di Roma”. Buzzi gli spiegava che la ricevuta serviva per metterla in contabilità, quindi dava disposizione di elargire subito l’importo richiesto da Cotticelli. Poi disponeva la compilazione di un assegno di 7.000 euro, tratto da un conto della “29 giugno” intestato a “Pd di Roma”». (Ilaria Sacchettoni e Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera).
 
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:d
 
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Ma alle gare di moto le donne sono vere o di plastica o materiali simili. Io in giro non ne vedo mai di così :( Forse le tengono nel camion e le tirano fuori solo per le gare :eek:
 
Un po' lungo come articolo ma abbastanza chiarificatore di cosa succede in politica...perchè non facciamo finta di cadere dalle nuvole o di scandalizzarci ....è così che fanno ........si fa con gli amici degli amici degli amici.........è la scoperta dell'acqua calda.

Mi fa particolarmente piacere leggere che - eslicitamente - venga portato a galla che anche la sinistra è così.........ma questo si sapeva da decenni....basta fare gli struzzi.

Quando il Campidoglio nel 2014 vuol privatizzare la controllata Multiservizi assegnando l'appalto al Cns, Buzzi si adopera per «tenere a Roma», per la sua coop, almeno parte del lavoro. «Meglio una coop di Roma che di Cesena», sintetizza. Si scatena nei contatti politici cercando consenso (per il centrodestra parla con il consigliere Quarzo e con Alemanno, che comunque erano all'opposizione), privilegiando ovviamente la maggioranza, e tra i primi contatti che riceve c'è quello di Mattia Stella, dell'ufficio di gabinetto del sindaco Marino. Oltre all'ex presidente del consiglio comunale Mirko Coratti (Pd) e all'ex assessore Ozzimo (Pd), i carabinieri lo intercettano mentre si vanta di aver preso o fatto prendere contatti in merito al suo progetto anche con l'assessore al Patrimonio Alessandra Cattoi (tramite Ozzimo), con l'allora capogruppo Pd Francesco D'Ausilio, e persino con i consiglieri di Sel Annamaria Cesaretti e, tramite questa, con Gianluca Peciola («Già si è mosso, per fortuna, ho avuto i riscontri, avevamo concordato», spiega la Cesaretti a Buzzi). Spunta anche il vicesindaco Luigi Nieri, sempre di Sel, che secondo Buzzi «sta cosa (probabilmente la vicenda dell'appalto, ndr ) non l'ha capita (...)», tanto che «mentre dicevo sta cosa se mi aiutava per far crescere la cooperativa, me chiedeva: “ma me puoi assume questo?”. Ma uno come fa ad assumere se tu non crei lavoro, non crei occupazione? Ti sto a chiedere proprio questo, dammi la possibilità di crescere che uno, se tu cresci, puoi anche...». Tra i contatti più stretti, poi, quelli con Luca Giansanti, capogruppo della lista Marino, ma anche dipendente Cns. Che per il suo «doppio ruolo» viene coinvolto anche in un pranzo organizzato da Buzzi sull'Appia Antica con Ozzimo e il dirigente di Cns Pino Cinquanta, per convincerlo a lasciare a Roma una parte della «torta». Di certo Buzzi è gasato del suo lavoro di pubbliche relazioni politiche. Al dirigente Cns Forlenza racconta: «Io riesco ad arrivare anche al sindaco, diglielo a Pino (Cinquanta, ndr ) eh, io in due ore arrivo al sindaco, se devo arrivare al sindaco non c'è problema, però non mi va di arrivare fino al sindaco... ora chiudo l'opposizione (...) quelli della maggioranza so' tutti presi, quelli dell'opposizione mi manca solo Ghera e Onorato (...) Mo' domani sto in Campidoglio, sono l'uomo del Campidoglio, io!». Proprio a Forlenza, Buzzi chiede poi di aiutarlo a «convincere» il capogruppo Pd D'Ausilio della bontà del suo progetto. Chiarendo comunque che «i rapporti con lui sono ottimi», ma immaginando che «se glielo dici tu» è anche meglio. E evocando interventi di amici potenti: «Io ancora non ho messo in campo l'artiglieria pesante, eh? Artiglieria pesante, arriva Giuliano Poletti ».
 
Gli inquirenti indagano i rapporti dell'ex braccio destro di Veltroni, Luca Odevaine, con i personaggi istituzionali funzionali ai suoi interessi nel campo dei centri di accoglienza. Su tutti il prefetto Mario Morcone. A luglio scorso raccomanda a Odevaine di assumere - gratis - la figlia del deputato Pd e segretario regionale Fabio Melilli. Che ieri ha plaudito al passo indietro di Marco Vincenzi, il capogruppo del Pd in consiglio regionale. Il collaboratore di Odevaine Addeo, intercettato, dice al «capo»: «Morcone mi ha scaricato una persona da prendere, lui ha detto che per il momento possiamo non pagarla, e questa è la figlia di qualcuno che interessa...». Odevaine lo interrompe: «Be' a me no, a lui sì, comunque questo è il segretario regionale del Pd Fabio Melilli, è stato presidente della Provincia di Rieti, vicepresidente dell'Upi (...) speriamo ce chiedano poco perché sto momento... anzi è positivo se ci chiede i posti (...)». Odevaine vuole che la ragazza la prendano loro, perché, spiega, «è utile che Fabio (Melilli, ndr ) sappia che lavora da lui, poiché «fa sempre comodo capi... un legame coi partiti». Odevaine, che potrebbe non pagarla, intende farla lavorare sulla progettazione «di quei fondi di Mineo», così «a quel punto la facciamo pagare da chi vincerà la gara, il bando su questi 3 milioni». Odevaine è anche intercettato con Melilli che gli spiega che la ragazza, Francesca, non porta il suo cognome perché lui ha sposato la madre quando Francesca aveva già un anno. Odevaine commenta: «Anche... anche meglio».
 
Poi è chiaro che "parlando" si sparla, si monta, ci si fa vedere più grandi di quello che in realtà si è .....ma è proprio facendo così che si conquista "potere politico".....sulle balle......o no ?

Il capo della 29 giugno e il suo «stipendiato» consulente per i flussi di migranti Luca Odevaine, chiacchierano della nomina di Morcone a capo dipartimento delle Libertà civili e l'immigrazione a giugno 2014. Odevaine si vanta di aver collaborato alla nomina di Morcone per quell'incarico: «Sì, no, perché poi io ho fatto un giro anche io su Morcone... perché ho capito che c'era quest'area perché la.. l'emergenza è un casino e non sanno con chi affrontarla, Mario è esperto, è bravo, per cui l'altro giorno sono riuscito a fare un giro (inc.) su Renzi e alla fine ieri lo hanno nominato. Infatti mi ha chiamato proprio adesso per ringraziarmi e adesso stava partendo, stava andando giù in Sicilia che oggi c'è una riunione col ministro a Catania con i prefetti ed i sindaci».
 
Poi ...tra il dire ed il fare.......ci corre il mare. Ma è chiaro che l'entourage conosce, l'entourage fa e muove le pedine....il capo annuisce o rigetta.

Odevaine cerca di promuovere l'ex collaboratrice della Kyenge Patrizia Cologgi a capo della neonata Agenzia per la protezione civile del Lazio. Spiega ai collaboratori che per quell'incarico la giunta di Zingaretti deve fare «una specie di bando finto per la nomina del direttore», e lui spinge per la Cologgi, che vuol coinvolgere nell'appalto del Cara di San Giuliano di Puglia (destinata alla Cascina), nominandola in commissione di valutazione. Per questo Odevaine chiama Carlo Rosa, dirigente dell'ufficio di gabinetto del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, e marito della senatrice Pd Daniela Valentini, chiedendogli se c'è spazio per «sponsorizzare» la Cologgi. Rosa replica: «Tu hai lavorato per un po' di anni vicino a Nicola (Zingaretti, ndr ) e sai come funziona (...) arrivati a questo punto Nicola non parla, credo che abbia rimesso tutto nelle mani di Tardiola (...) io non sono della partita». Alla faccia della gara trasparente. Odevaine non molla l'osso. Chiede se «ci sono spazi per muoversi e far muovere diciamo, così, gente a supporto». Rosa spiega che, anche per un altro possibile incarico, c'era un problema di candidature interne, che solo se ritirate avrebbero permesso di andare «al bando esterno». «E lì - attacca Rosa - sicuramente, come dire, la struttura che c'è intorno a Nicola la conosci bene, non starei a presentare io ecco, e quindi... è sicuramente in quel momento può essere il momento giusto». Odevaine chiude proponendosi d'intervenire su Zingaretti, «a parte direttamente perché non ho problemi a farlo, però anche diciamo così sentendo un po' di persone che volentieri si spendono per vari motivi».
 
Oh bimbominkia, aadesso come pensi di muoverti ? Fai a fare un giretto dove ti hanno ben preso per i fondelli ? O torni a parlare del passato ?

Ora Matteo Renzi rischia di rimanere da solo a gestire l'invasione di clandestini che continuano a sbarcare sulle coste italiane.


Anche l'aiutino ventilatogli dall'Unione europea rischia ora di evaporare. Non è, infatti, così certo che l'Italia riuscirà ad allontanare, nei prossimi due anni, 24mila profughi. Gli altri Stati del Vecchio Continente non sono in vena di carità e non intendono sottoscrivere il programma di redistribuzione.
A Bruxelles c'è qualcuno che frena. Siamo lontani dalle dichiarazioni caritatevoli delle scorse settimane. Ora che l'emergenza è diventata all'ordine del giorno, si sfilano uno dopo l'altro dall'accordo. A finire nel mirino sono i ricollocamenti all'interno dei confini europei di 40mila richiedenti protezione internazionale. Di questi 24mila verrebbero dall’Italia, mentre gli altri 16mila dalla Grecia. Secondo fonti vicine al Consiglio europeo, al prossimo consiglio Affari interni di martedì non dovrebbero essere prese decisioni formali. Le fonti hanno, infatti, evidenziato nette divisioni sul meccanismo basato su una chiave di ripartizione obbligatoria, proposto dalla Commissione europea. Un ok politico è atteso dal summit dei leader del 25 e 26 giugno, ma la chiusura del dossier slitta al semestre europeo di presidenza lussemburghese, al via da luglio.
 

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