Oggi la chiesa Ebbra di Santo spirito festeggia San Pirlo, Santo bresciano
San Pirlo, prima di diventare santo, era un assiduo frequentatore di bettole e osterie di infima categoria.
Sbevazzava senza ritegno e limonava ogni bipede che gli passava nei paraggi, senza distinzione di sesso, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Insomma bastava che quello respirasse e lui, ciocco disfato già di primo mattino, gli balzava al collo e subito fraternizzava.
Solo che, stranamente, perchè lui era davvero tanto buono, spesso non veniva capito e così, ogni tre per due, finiva saccagnato lungo e disteso sul pavimento che era sempre impregnato di vino e di resti di cibarie.
Peccato che non venisse capito perché il suo era un messaggio di vero amore.
Pirlo prediligeva il vino, bianco rosso o rosé per lui era lo stesso, mentre la birra gli stava indigesta e gli procurava flautolenza.
Non avendo grandi disponibilità economiche (lavorava come spolveratore di mobili presso la Villa dei Conti Malibram) era costretto ad accontentarsi di vini derivanti da uvaggi mediocri come, ad esempio, il "Rosso Filisina" (che il suo nonno adorava dicendogli sempre quella celeberrima frase : "Filisina, dalla sera alla mattina!") oppure il bianco "Cantina di Bertolo" che ti ruga dentro e fatto di puro metanolo.
Non si scoraggiava Pirlo e, alquanto bravo nel giuoco del pallone (ma questa è un'altra storia), cercava di crescere e di migliorare come persona nell'amore per il sovrannaturale, parola della quale non conosceva affatto il significato ma che Don Cotaletta - prevosto di San Faustino - gli aveva detto essere significativa e allora lui, fingendo di capire, aveva fatto sua facendo sempre "si', si'" col capo e finendo per ingraziarsi così il prelato che lo nominò chierichetto capo della parrocchia schiudendogli le porte al vin santo della domenica.
Cresceva Pirlo, come uomo e come bevitore.
E con l'avvento dei moderni aperitivi intercalava il consueto e robusto consumo di vini sfusi e cabernet con queste nuove mescolanze fatte di succo d'uva e alcolici di nuova generazione, magari non troppo rispettosi della tradizione ma comunque utili a far da ponte tra le differenti generazioni e ad aprire il dialogo con tutti, italiani e migranti, belli e brutti, maritati e putti.
E quando in chiesa, durante la messa, passava tra i banchi a raccattar le offerte dei fedeli lui, il Pirlo che tutti conoscevan e rispettavan, tra un "hic hic hic" e un ruttino che sapeva di buon vino, riceveva grato l'affetto dei concittadini che avean capito che in quel ragazzo tanto buono dimorava davvero qualcosa di di-vino.