Granitifiandre scommette sui due ricchi mercati dopo l'avvio dei nuovi stabilimenti. Il management predeve il raddoppio dell'ebitda nel 2009
Il famoso detto «Nessuno è profeta in Patria» è una massima che può trovare adeguata applicazione anche sui mercati finanziari. Nel senso che capita di scoprire società con un elevato grado di diffusione nei portafogli di istituzionali esteri, ma quasi sconosciute tra gli operatori nazionali. E quando qualcuno si accorge dell'esistenza, spesso i migliori affari li ha già fatti un altro.
Questa fotografia potrebbe calzare a pennello per una società quale Granitifiandre, azienda emiliana leader mondiale nella produzione e commercializzazione di lastre di gres porcellanato per pavimenti e rivestimenti di alto prestigio, che ancora oggi quota molto vicino ai prezzi di Ipo di alcuni anni fa, ma con un flottante sempre più limitato grazie a una serie di fondi di investimento esteri che probabilmente hanno capito in anticipo il business e le potenzialità ancora inespresse dal gruppo. L'area di attività di Granitifiandre è molto particolare, e i suoi contenuti non possono essere paragonati ad alcun competitor specifico: i materiali prodotti in «ceramica tecnica» appaiono praticamente identici nella composizione e nell'aspetto ai marmi e ai graniti di cava, ma hanno caratteristiche superiori in termini brillantezza, omogeneità e resistenza. Sono adatti a qualsiasi tipo di applicazione architettonica e, soprattutto, hanno un costo quasi dimezzato rispetto al classico prodotto di cava. I risultati del primo trimestre comunicati al mercato alcuni giorni fa sono stati a dir poco sorprendenti, sia in termini di numeri sia di scostamento al rialzo rispetto al budget. I ricavi consolidati, pari a 56 milioni di euro, sono in crescita di oltre il 20% rispetto al medesimo periodo 2006; l'Ebitda, molto prossimo ai 10 milioni, è in crescita del 78%; l'utile netto di periodo è superiore ai 3 milioni contro una perdita di 1,3 nel pari periodo 2006, con flussi di cassa generati di oltre 9 milioni. Si tratta di risultati non occasionali o frutto di componenti straordinarie e non ripetibili, ma la normale conseguenza di un'attività oculata che ha avuto due direttive principali. La prima è il posizionamento in aree geografiche ad elevato valore aggiunto quali il Nord America e la Germania, attraverso due società controllate. La seconda è una vincente opera di ricerca e sviluppo, da cui sono scaturiti una serie di prodotti con caratteristiche praticamente identiche al «naturale» nonché un processo produttivo capace di generare una qualità superiore con economie di scala. Gli obiettivi per il prossimo triennio non sono quindi solo ambiziosi, ma molto (probabilmente) di facile realizzazione. Grazie alla prossima apertura di due nuovi stabilimenti nelle aree di maggior valore aggiunto quali Stati Uniti e Germania, si prevede un fatturato triplo rispetto al 2006 e in virtù di una marginalità in continuo miglioramento l'Ebitda dovrebbe raddoppiare entro 2009. La capacità di generare cash, stimata oggi in circa 20 milioni annui, fa sì che ogni nuova iniziativa potrà essere autofinanziata, e la posizione finanziaria netta oggi negativa di 47 milioni è prevista positiva di 4 milioni entro l'esercizio 2009. Non va infatti dimenticato che nel suo core business Granitifiandre non ha competitor. E con stabilimenti su piazze con tassi di crescita più elevati il gruppo emiliano potrà produrre direttamente in loco prodotti, che ora in quel Paese costano circa il 30% in più. La società oggi capitalizza circa 320 milioni, ed è in mano al suo fondatore che ne controlla oltre il 63%; buona parte del flottante è invece nei portafogli di investitori istituzionali esteri, le cui partecipazioni qualificate fanno sì che la gestione del gruppo sia sempre supportata da soci forti (e amici) e che il flottante reale sia oggi stimato in poco più di 50 milioni di euro. Ancora poco spazio quindi per entrare in questa società che potremmo definire la «luxury delle piastrelle». Il timing sembra quello giusto, sui fondamentali il potenziale upside oggi è notevole e, come tutte le small-cap, il titolo è in grado di andare in controtendenza anche in fasi di mercato difficili.
Da Borsa e Finanza del 2 giugno