Obbligazioni bancarie Obbligazioni Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca

29/09/201615:11
Pop.Vicenza: Uilca, per Mion unica soluzione e' fusione con Veneto Banca

Ma il sindacato ribadisce il "no" all'operazione (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 29 set - 'Di fronte all'insistenza del presidente Mion nel prospettare come unica soluzione la fusione con Veneto Banca, la Uilca ribadisce la propria contrarieta' rispetto a questa operazione che prospetterebbe fortissime tensioni occupazionali e l'unione tra due banche che in primo luogo devono essere risanate e rilanciate'. E' quanto si legge in un comunicato del segretario nazionale della Uilca, Fulvio Furlan, diffuso al termine dell'incontro tra i sindacati e i vertici della Banca Popolare di Vicenza, presenti il presidente Gianni Mion e l'a.d. Francesco Iorio. Furlan sottolinea inoltre che il sindacato e' 'estremamente preoccupato' per la delicatezza della situazione, che 'riteniamo debba essere affrontata immediatamente per evitare ricadute sui lavoratori, come qualcuno gia' prospetta, non gestibili'. 'Dobbiamo ricercare soluzioni tra quelle previste nel settore, con accordi condivisi e nel contratto nazionale. Le misure per contenere i costi - prosegue - dovranno essere sostenibili e dovranno partire dalla governance e dal management. La Uilca non accettera' in nessun caso i licenziamenti', conclude.
Com-Ppa- (RADIOCOR) 29-09-16 15:10:58 (0481) 3 NNNN
 
Popolare di Vicenza raddoppia i tagli


Tre ore di confronto, oggi fra i vertici della banca e i sindacati. Il presidente Mion: cedere gli npl non risolverà i problemi della banca che dovrebbe fondersi con Montebelluna. Il nuovo piano il 12 ottobre


di Elena Dal Maso




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    Si è appena conclusa la riunione durata tre ore fra i sindacati e i vertici della Banca Popolare di Vicenza. Presenti all'incontro, il presidente Gianni Mion e l'amministratore delegato Francesco Iorio, oltre al direttore del personale Gianni Rossi. A domande dirette su quanti sono oggi gli esuberi in base al nuovo piano industriale che dovrà essere presentato il 12 ottobre, i manager non hanno voluto rilasciare numeri.

    Tuttavia, secondo una fonte vicina al dossier dell’agenzia Mf-Dowjones, la banca vicentina si vede costretta a raddoppiare i tagli per rimettere in sesto i conti. Si passerebbe quindi dai 550 previsti dal vecchio piano industriale a oltre mille. Oggi i dipendenti dell'istituto di credito sono 10.600.

    "Ci hanno solo detto che stiamo attraversando il deserto che che dobbiamo alleggerire bene lo zaino", ha spiegato a Milanofinanza.it Giuliano Xausa, responsabile provinciale del sindacato dei bancari Fabi. "L'unico dato concreto che abbiamo ricevuto è che la banca conta di raggiungere l'equilibrio economico nel 2019-2020 e che la cessione degli npl non sarà una panacea, altri sono i mali che l'hanno colpita".

    Il presidente Mion ha voluto sottolineare che personalmente crede nella fusione con Veneto Banca, anche se la sua idea non viene condivisa. Il nuovo piano industriale, poi, verrà presentato con tutta probabilità il 12 ottobre "ma solo parzialmente, non sarà completo", ha aggiunto Xausa.

    Il sindacato Fabi a livello nazionale ha più volte ribadito che non accetterà alcuna deroga al contratto e che ammette solo prepensionamenti volontari o incentivati.

    Era stato lo stesso amministratore delegato Francesco Iorio, nel corso della conferenza stampa successiva alla diffusione della semestrale, ad annunciare che la riduzione del personale sarebbe stata più importante del previsto.

    "Sul fronte dei tagli del costo del lavoro, gli esuberi di personale, già previsti in 550 dipendenti circa, potrebbero non essere sufficienti" aveva spiegato Iorio ricordando che "nel primo semestre sono state chiuse 71 filiali, per un totale di 150 negli ultimi 12 mesi".

    Lunedì scorso fa si è svolta una riunione di oltre dieci ore del consiglio di amministrazione della banca che, a quanto pare, avrebbe analizzato le linee generali del piano industriale in arrivo. Il documento, ha scritto MF-Milano Finanza, potrebbe essere presentato il prossimo 12 ottobre con l'obiettivo di mettere nero su bianco il nuovo corso dell'istituto controllato dal fondo Atlante.

    Da un lato la banca guidata da Francesco Iorio dovrebbe compiere un profondo lavoro di ristrutturazione, agendo con decisione sulla voce costi. La mossa è del resto inevitabile alla luce dell'83,6% di cost/income registrato nel primo semestre e il mercato potrebbe apprezzare azioni determinate a difesa della redditività.

    Dall'altro lato si lavorerà sul rilancio gestionale con una particolare attenzione per l'anima retail dell'istituto vicentino. Un altro importante banco di prova sarà lo smaltimento delle sofferenze. Nelle prossime settimane dovrebbe partire la due diligence sui crediti deteriorati della banca per definire il perimetro di una consistente operazione di deconsolidamento prevista per l'inizio del 2017.

    Nel primo semestre Banca Popolare di Vicenza ha perso 795 milioni contro il miliardo dello stesso periodo del 2015 a causa dell’incremento dei livelli di copertura dei crediti, degli effetti legati al recesso di Cattolica Assicurazioni dagli accordi commerciali, che ha pesato per 313 milioni, e degli accantonamenti legati alle cause contro la vecchia gestione. Al netto di tali effetti il risultato sarebbe stato negativo per 85 milioni.

    Alla data del 30 giugno scorso i crediti deteriorati lordi erano 9,394 miliardi di euro (+4,8% rispetto ad un anno prima), quelli netti 5,186 miliardi (-2,5% anno su anno).

    Grazie all'aumento di capitale sottoscritto dal Fondo Atlante il Cet1 ratio è salito al 10,75%, superiore al target Bce (10,25%) e al 6,65% di fine 2015, e il total capital ratio si è portato al 12,40% rispetto all’8,13%.

    Al 30 giugno 2016 il prodotto bancario del gruppo, costituito dalla raccolta totale e dagli impieghi per cassa con clientela, ammontava a 55,706 miliardi di euro (-9,7% su base annua). La raccolta diretta si attestava a 20,029 miliardi (-8,7%).

    Nel primo semestre 2016 si è assistito a un incremento del numero dei reclami e contenziosi promossi dalla clientela saliti, al 30 giugno, a 6.936 da 2.919 al 31 dicembre 2015, a fronte del quale sono stati contabilizzati ulteriori accantonamenti al fondo rischi e oneri per 94,4 milioni, che hanno portato l'importo complessivo del fondo iscritto a fronte dei rischi connessi a 230,7 milioni al 30 giugno 2016 (136,4 milioni al 31 dicembre 2015).
 
Adriano Verlato
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BpVi, il gatto Mion e la volpe Iorio
La gente non riesce a vedere discontinuità con il passato. Se non si chiarisce come si è arrivati a questa situazione e chi l'ha provocata, impossibile ritrovare fiducia



L’argomento è stato, in parte, già trattato dal direttore di questo giornale quando ha sottolineato che Mion parla di fusione di Banca Popolare di Vicenza con Veneto Banca e non sente prima il suo equivalente presidente Anselmi (clicca qui per leggere l’articolo). Io vorrei aggiungere qualche cosa e lo faccio esaminando una delle varie interviste rilasciate dalla coppia, quella di Repubblica Affari&Finanza del 26 settembre. Intanto non mi è chiaro il perché di tante dichiarazioni sul destino della banca che direi più di competenza della proprietà, a dire il fondo Atlante. Ma proseguiamo. «La Banca Popolare di Vicenza tornerà alle sue radici e al servizio della media impresa che è cuore dell’economia del Nordest». A me sembrava che anche la piccola impresa fosse obiettivo primario della funzione della banca, un tipo di impresa che è tessuto fitto della regione veneto.

Dice Mion, e l’ad Francesco Iorio concorda, che non si può prescindere dalla valutazione di una fusione delle due venete. Ora, che accademicamente si possa ipotizzare che dei due istituti se ne possa fare uno, ci può anche stare, ma che il problema del personale in esubero,quello delle filiali da cedere o chiudere siano dei macigni che non possono essere rimossi facilmente, mi sembra dato dirimente. Iorio e Mion sembrano dimenticare che con i soci della Vicenza e credo della Veneto c’è un contenzioso non da poco, e che prima di pensare a strategie di politica bancaria, sarebbe bene cercare di venire, pur parzialmente, incontro alle loro perdite. Solo allora, con una piccola ripresa di fiducia sarebbe, a mio parere, possibile pensare a fusioni. Non cambia, comunque, il fatto che il fondo Atlante potrebbe pensarla diversamente e ritenere più monetizzabile la cessione delle due banche separatamente o altro ancora.

Trovo anche singolare che Mion, presentatosi nei primi giorni della sua nomina come digiuno di banche, abbia in così poco tempo acquisito l’esperienza di uno stratega professionale. Alla considerazione della giornalista che ricordava i mille sportelli vagheggiati da Zonin, Iorio replicava solo che è meglio avere pochi sportelli, ma maggiormente produttivi. Io non posso accettare che sul punto, un ad non dica che aumentare sconsideratamente il numero di sportelli, senza una logica economica, acquistati a prezzi incredibilmente alti, non sia stata una delle concause della distruzione della Popolare. Do per scontato che Iorio sia una persona intelligente ed è per questo che mi aspetterei da lui, e con me una marea di persone, una puntualizzazione sulle responsabilità di chi ha amministrato la banca in questi vent’anni.

L’ex presidente Zonin l’ha assunto ma ora tutte le sue responsabilità sono verso i vecchi soci ora esautorati, e il malcontento che li pervade non vuole sangue, ma verità sì. A quella non rinunciano. Riprendo anche una precedente affermazione del presidente che diceva come la colpa fosse anche dei suddetti soci che per sette volte hanno rieletto Zonin. Aritmeticamente è corretto, ma lo sa, dottor Mion, che il detto ignorantia non excusat va interpretato? Se il non sapere dipende dalla mia negligenza allora non c’è scusa, ma se il non sapere le cose era dovuto solo ad una decisione di chi non voleva e non mi dava l’opportunità di saperle, allora la cosa cambia e l’ignoranza va scusata.

Banca Nuova: «stiamo cercando di valorizzarla», dice Mion. E stato chiesto da Atlante che il presidente della Popolare Vicentina se ne occupi? E se sì, è stata fatta una verifica approfondita di come si è arrivati a fare quella acquisizione, di quale sia la sua incidenza sul mercato regionale, quali siano i costi di gestione, quali gli utili, se il personale sia congruo nel numero e tutto quello che serve per una valutazione di mercato? Dicono i due signori di cui sopra che la BpVi, per fare cassa, sta facendo stimare parte del patrimonio, sedi, immobili e beni artistici, per fare cassa. Anche in questo caso non una parola sulle sedi faraoniche di Milano e Roma, sull’inspiegabile acquisto di palazzo Repeta della Banca d’Italia che nessuno voleva, sulle circa 25 agenzie nel Lazio che nemmeno Banca Intesa. Sarà poi interessante vedere i ricavi delle opere pittoriche e raffrontarli con gli esborsi per l’acquisto.

La gente, almeno quella che frequento io, non riesce a vedere discontinuità con il passato e questo non è problema da poco. Mi rivolgo al presidente e all’ad di Bpvi: se voi non chiarite come si è arrivati a questa situazione, chi l’ha provocata o permessa, com’è potuto accadere che una banca popolare sia diventata una monarchia assoluta, sarà difficile se non impossibile che il territorio si riavvicini. Non occorre cambiare il nome della banca, ma i comportamenti degli amministratori. In particolare a Iorio dico che avere aumentato gli impieghi del 25% dal 2008 al 2014 non signifiva molto, se alla base delle operazioni di affidamento c’era il do ut des.
 
se potete aggiornarmi su questi Bond vicenza veneto col caso di m.p.s.
anche noi rischiamo una conversione dei Bond subordinati come loro??
 



Economia 3 ottobre 2016
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BpVi & Vb, Penati: «priorità è rilancio istituti»



L’obiettivo prioritario è di «rilanciare e valorizzare la banca». Secondo quanto riportato dalCorriere Economia, lo ha scritto il presidente del Fondo Atlante, Alessandro Penati, nelle lettere indirizzate alle recenti assemblee di Veneto Banca e BpVi che hanno portato alla nomina degli attuali vertici. «Auspichiamo quindi che venga rivisto il piano industriale della banca – scrive Penati – senza scartare alcuna ipotesi».

«Saremo aperti ad eventuali partnership finanziarie e industriali – aggiunge – purché sulla base di reali apporti di capitale e di know how per lo sviluppo e pronti a valutare, una volta avviata inequivocabilmente l’opera di ristrutturazione e rilancio e fatta chiarezza sui costi pregressi, ipotesi di quotazione o di fusione con altre banche, a patto che siano nell’interesse di tutti gli stakeholder».

Dunque l’azionista insiste sul fatto che la priorità è il rilancio dei due istituti e non, ad esempio, il progetto di fusione riproposto recentemente dai vertici della Popolare di Vicenza. «Ora è il momento della riconquista della fiducia, del lavoro duro e dello sviluppo di maggiore efficienza», scrive Penati

Anche l’ad di Veneto Banca Cristiano Carrus è intervenuto in merito alla fusione: «è una operazione che ha senso solamente se crea valore e al momento la nostra agenda ha altre priorità: una zavorra industriale di quasi 8 miliardi di Npl da risolvere; un sincero taglio dei costi che non riguarda il personale; lo studio dell’azione di responsabilità nei confronti dei precedenti manager; i tavoli di conciliazione con la nostra clientela».

Insomma, la priorità è riconquistare l’efficienza. Anche perchè l’unico effetto sicuro della fusione dei due istituti sarebbe, ad oggi, il fatto che degli 11.500 dipendenti ne basterebbe la metà o poco più. Con una mole notevole di prepensionamenti. Mentre non è chiaro dove stia l’interesse per gli stakeholder nella fusione di due istituti tecnicamente falliti (e tenuti in vita da Atlante), con BpVi che ha visto l’ultimo utile nel 2012 e da allora ha messo a bilancioperdite per 3 miliardi.
 

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